8 pezzi per 8 episodi: la colonna sonora di “The Bear”

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Dopo anni da chef in ristoranti stellati, Carmen torna a Chicago per dare una nuova vita al diner fatiscente di famiglia dopo il suicidio del fratello Mikey.

Per i ritmi dell’Internet è già storia vecchia, perché uscita più di un mese fa su Disney+. Ma noi non ci facciamo prendere dalla FOMO e vi consigliamo di guardare The Bear, non la solita serie di cucina targata Hulu che ha raccolto il 100% di recensioni positive su Rotten Tomatoes e che soprattutto ha una colonna sonora curatissima.

Vi raccontiamo qui otto pezzi – così come otto sono gli episodi della prima stagione – che ci hanno fatto tremare le ginocchia.

Wilco – Via Chicago

Il pezzo più bello di Summerteeth (1999). È ironico pensare che, come Mickey, anche Jeff Tweedy fosse dipendente dagli antidolorifici nel momento in cui scriveva questo pezzo (ulteriori dettagli li trovate in questo splendido libro). È finita meglio per Tweedy che per Mikey, per fortuna nostra.

Pearl Jam – Animal

Da Vs. (1993) un pezzo con un testo senza senso che è tutto sudore, testosterone e caos. E infatti esprime alla perfezione l’atmosfera che si respira dentro la cucina di “The Original Beef of Chicagoland”, ma anche il fascino strappa-mutande di Carmen/Jeremy White, che non è passato inosservato nemmeno al New Yorker.

R.E.M. – Oh My Heart

Uno dei pezzi più sottovalutati della band di Atlanta, tratto da Collapse Into Now (2011), un disco di cui tutti ricordano solo Überlin per il video pazzerello con Aaron Taylor Jonhson. “This place needs me here to start / This place is the beat of my heart”: il timbro inconfondibile di Michael Stipe esprime in due righe quello che Carmen non riesce a dire a voce alta per otto puntate.

LCD Soundsystem – Call the Police

A sette anni di distanza da This Is Happening, gli LCD Soundsystem tornano nel 2017 con il loro disco più politico, American Dream. Trump è appena stato eletto, il #MeToo si è preso la copertina del Time, in cuffia c’è HUMBLE di Kendrick Lamar ma anche Despacito. Si stava meglio quando si stava peggio?

Sufjan Stevens – Chicago

Non è di Chicago come i Wilco, ma Sufjan Stevens all’Illinois(e) ci ha dedicato un disco intero nel 2005. Il settimo episodio inizia sulle note di Chicago nella sua versione Demo e lo stomaco si stringe e si rivolta fino a diventare uno straccio da cucina, perché:

Andrew Bird – Sisyphus

Quel sorriso fischiettio, quel maledetto fischiettio. Sisyphus è un pezzo che ha tutto: un testo intelligente, una melodia elegante ma anche catchy, un fischiettio come intro. E infatti il sottovalutato Andrew Bird sapeva di aver fatto un buon lavoro, tant’è che il disco l’ha intitolato My Finest Work Yet (2019). Fa ridere ma anche riflettere.

via GIFER

David Byrne & Brian Eno – One Fine Day

No, non si parla della One Fine Day degli Offspring (che sono comunque meno rumorosi della brigata di cucina del “Beef of Chicagoland”): questa è la One Fine Day classy, quella di Brian Eno e David Byrne riuniti dopo più di vent’anni in Everything That Happens Will Happen Today (2008). A volte, la perfezione è di questo mondo.

Radiohead – Let Down

La scelta piaciona. Ma chi siamo noi per trattenere la lacrimuccia?

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Last modified: 19 Dicembre 2022