Settembre, 2015 Archive

Colapesce: nuovo video e nuove date del tour

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Nuovo video per Colapesce: dopo l’allegra iconoclastia di “Maledetti Italiani”, le atmosfere nouvelle vague di “L’altra Guancia” e le scorribande animate nel cinema di genere di “Reale”, Lorenzo Urciullo torna con un clip che rende omaggio alla storia e all’iconografia delle TV locali che imperversavano in Italia negli anni ’80 e ’90. Stiamo parlando di quel mondo popolato da presentatori improvvisati, vallette improbabili, performer privi del più elementare senso del ridicolo e maghi e cartomanti a ruota libera. Gli studi erano raffazzonati, il green screen onnipresente, gli effetti visivi grossolani,: nonostante tutto questo, le TV locali hanno contribuito a creare un immaginario pop i cui echi si sentono ancora oggi. “Brezsny”, il quarto estratto da Egomostro che deve il titolo al più celebre oroscopista del mondo occidentale (conosciutissimo anche in Italia grazie alla traduzione dei suoi pronostici settimanali fatta da Internazionale) è una delle canzoni più atipiche di Colapesce, grazie a delle sonorità che rimandano ad alcuni nomi storici del pop italiano e internazionale (su tutti, i Matia Bazar di “Vacanze Romane” e Talking Heads di “Remain in Light”).

09 SETTEMBRE – SESTO SAN GIOVANNI (MI) – CARROPONTE W/DI MARTINO “COINQUILINI”
12 SETTEMBRE – BIELLA – BIELLA FAKE FESTIVAL c/o Castello di Verrone
18 SETTEMBRE – ROMA – MONK CLUB
19 SETTEMBRE – NAPOLI SUO.NA.

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Patton – C

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Formato nel 1994 in Belgio, il progetto Patton, composto dai fratelli Max Bodson (guitar, vocals, electronics) e Sam Bodson (drums, vocals, electronics) con l’aiuto di Philippe Koeune al basso non è certo band di sprovveduti ragazzetti alle prime armi, pur non vantando una produzione troppo vasta con soli due album alle spalle, lavori profondamente diversi tra loro soprattutto nel risultato. È il 1997 quando vede la luce l’esordio Love Boat (un ep) proprio con Philippe Koeune. Lavoro intimamente teso all’Elettronica e al Post Rock con liriche di stampo narrativo. Il primo lavoro sulla lunga distanza è però di circa tre anni dopo, Jr for “Jaune-Rouge”; opera che non avrà il merito di suscitare l’entusiasmo della critica ma che, comunque, farà lievitare, nei limiti del caso, l’attenzione attorno al nome Patton. Da qui, i due fratelli spostano nuovamente il loro campo di ricerca, stavolta nelle terre d’America, nel sound Blues di Mississippi John Hurt e Lead Belly puntando ad una evoluzione del genere verso territori tendenti ad un Folk sperimentale misto ad Hard Rock, sempre con la commistione di fattori elettronici. Il risultato è il loro piccolo capolavoro del 2009, Hellénique Chevaleresque Récital. Da qui si chiude la collaborazione con il bassista e si va verso l’album chiamato semplicemente C, oggetto della mia recensione. La tendenza strumentale/sperimentale viene portata agli estremi, le liriche (in diverse lingue e, nella timbrica, non troppo gradevoli) sfiorano il surrealismo e così le melodie da esse scaturite. Resta la voglia di creare brani che abbiamo il sapore del Rock vecchio stampo ma il risultato è decisamente oltre il passato, sia per la ricchezza dei suoni e degli stili (oltre ai già citati, si possono cogliere divagazioni Math, Prog e Post Rock come in “Mauve=Blanc”) e sia per il risultato non solo molto ambizioso e complesso ma anche di non facile ascolto. Un lavoro che a volte diventa fin troppo pretenzioso e manieristico ma che nasconde perle di una bellezza inaudita (“Dead Flies Song”) specie per la naturalezza con la quale unisce strumentale ed elettronica. La grandezza e la mediocrità stessa di C stanno tutte qui; tanta ambizione e voglia di stupire che alternativamente ci lasciano a bocca aperta, a tratti per noia, a tratti perché sanno come farci sognare

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Nuovo disco e nuovo tour per il Teatro degli Orrori

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A tre anni di distanza dal precedente Il Mondo Nuovo, esce venerdì 2 ottobre il quarto, omonimo album de il Teatro degli Orrori: dodici tracce che dipingono l’affresco di un’Italia allo sfacelo con disarmante ironia e sarcasmo. Un viaggio nella società italiana affrontato con la rabbia viscerale e lo struggente disincanto che contraddistinguono la band.
Il Teatro degli Orrori (La Tempesta Dischi / Artist First) è un disco che si spinge verso un rock più definito ed essenziale ma anche più ricercato, sottolineando il nuovo corso intrapreso dal gruppo, dove spicca l’attenzione poetica ai testi che da sempre contraddistingue la scrittura di Pierpaolo Capovilla.
Un album pensato e scritto per essere suonato live, la dimensione naturale de Il Teatro degli Orrori dove la band si esprime al meglio e sviscera tutta l’energia e la furia dei propri brani.

Queste le prime date confermate del tour, in partenza il 22 ottobre:
-22 ottobre al CSO Pedro di Padova
-23 ottobre all’Hiroshima Mon Amour di Torino
-24 ottobre a Il Deposito di Pordenone
-29 ottobre al Black Out di Roma
-30 ottobre alla Casa della Musica di Napoli
-31 ottobre al Barbara Disco Lab di Catania
-6 novembre all’Arci App Colombofili di Parma
-7 novembre al Circolo Magnolia di Segrate (Milano)
-14 novembre al The Cage Theatre di Livorno
-20 novembre alla Latteria Molloy di Brescia, il 21 novembre al Vidia di Cesena (Forlì-Cesena)
-27 novembre al Demodè Club di Modugno (Bari)
-28 novembre all’Urban Club di Sant’Andrea delle Fratte (Perugia)
-4 dicembre al Teatro Miela di Trieste
-5 dicembre al CSO Rivolta di Marghera (Venezia)
-7 dicembre al Container Club di Grottammare (Ascoli Piceno)
-11 dicembre al TPO di Bologna
-12 dicembre all’Auditorium Flog di Firenze
-18 dicembre all’Emporio Malkovich di Verona.

Prima dei live in tutta Italia, la band incontrerà il pubblico e presenterà Il Teatro degli Orrori in un instore tour. Queste le prime date confermate:
-2 ottobre a La Feltrinelli (Piazza Piemonte) di Milano
-6 ottobre a La Feltrinelli di Torino
-8 ottobre a La Feltrinelli di Bologna

 

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Arvioux, ecco il video di “Choices”

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Viene pubblicato oggi su Youtube il videoclip ufficiale di ‘Choices’ di Arvioux. Il brano del producer bresciano è un gioiello elettro-pop, forte di un ritornello di quelli che rimangono in testa al primo ascolto, uno di quei brani pronti a far breccia su un pubblico ad ampio raggio. Il video è stato realizzato dal collettivo Kaplan, già all’opera sui video degli Abiku e Amen!

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Quattro date in Italia per Josh T.Pearson

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Dopo la breve, ma intensa, carriera dei Lift To Experience (il loro unico album The Texas Jerusalem Crossroads fu acclamatissimo dalla stampa) Josh T Pearson ha vissuto i successivi dieci anni lontano dai riflettori. Nel 2011 il grandioso ritorno con il suo debutto solista. The Last Of The Country Gentlemen, registrato nell’arco di due anni in uno studio amatoriale di Berlino, è un disco di un’intimità estrema: la voce sofferta di Josh, la sua chitarra graffiante e occasionalmente un tocco gelido di violino e di pianoforte malinconico sono gli strumenti per raccontare il dolore profondo di un uomo che ha perso la fede in dio e nell’amore.

Quattro le date previste in Italia:
30 OTTOBRE 2015 – ROMA – MONK
31 OTTOBRE 2015 – FIRENZE – SPAZIO ALFIERI
01 NOVEMBRE 2015 – PADOVA – CHIESA DEL CROCIFISSO, ATELIER DE REFLEXION
02 NOVEMBRE 2015 – RAVENNA– BRONSON

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Nuovo album e mini-tour per gli Scisma

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L’annuncio è sulla pagina Facebook di Paolo Benvegnù e della Woodworm. Dopo una lunga pausa durata più di un decennio gli Scisma, tornano al completo con un nuovo Ep di 6 brani inediti dal titolo Mr Newman, in uscita il prossimo 9 Ottobre 2015 per Woodworm Label in formato cd, lp, digitale.
La band ha contestualmente annunciato anche le uniche date del minitour di presentazione:
10 OTTOBRE – BOLOGNA – LOCOMOTIV CLUB
17 OTTOBRE – BRESCIA – LATTERIA MOLLOY
24 OTTOBRE – ROMA – MONK CLUB

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Diverting Duo nel roster di DeAmbula Records

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Desire ed è il terzo disco dei Diverting Duo. Il lavoro edito su DeAmbula Records (in co-produzione con la norvegese Etch Wear), vedrà luce il prossimo 27 Ottobre 2015. Votata ad un etereo Dream-Pop con venature Shoegaze, la band di Cagliari affonda radici nellarea semantica che fu appannaggio della gloriosa 4AD; dunque troviamo il duo impegnato meglio che mai a rifunzionalizzare materie che videro protagonisti gruppi seminali come Cocteau Twins e Dead Can Dance.
Band dall’afflato internazionale, lontana dagli stereotipi mediterranei legati all’isola di provenienza (Sardegna), i Diverting Duo disegnano diafani paesaggi nordici sulle ali di una tessitura minimal-synth e di una voce magnetica che racconta oscure pulsioni pop e insufla suadenti litanie primaverili.

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Due date in Italia per i Kodaline

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Il loro album di debutto In A Perfect World, con oltre 350.000 copie vendute, è arrivato nella Top 3 in Gran Bretagna, rimasto alla numero 1 per 9 settimane in Irlanda, loro terra d’origine, ed ha conquistato Europa e Stati Uniti.
Lo scorso febbraio i Kodaline hanno fatto ritorno sulla scena musicale con un secondo lavoro, Coming Up For Air: l’album ha conquistato in breve tempo la vetta della classifica dei dischi più venduti in Irlanda ed è entrato nella Top 5 in UK.
Anticipato dai singoli “Honest” e “Ready”, con Coming Up For Air i Kodaline hanno fatto un passo avanti a livello musicale mantenendo però inalterata la qualità della loro musica dal vivo e la capacità di entrare subito in sintonia con il pubblico durante i loro concerti.
Dopo il successo del loro live in Italia lo scorso 14 febbraio ai Magazzini Generali, i Kodaline annunciano il loro ritorno a Febbraio 2016. Di seguito le date previste:

22 FEBBRAIO 2016 – MILANO – ALCATRAZ
23 FEBBRAIO 2016 – BOLOGNA – ESTRAGON

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La Band della Settimana: We Are Waves

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I We Are Waves sono un gruppo italiano, originario di Torino, di musica New Wave contaminata da elettronica moderna. Il gruppo è composto da Fabio Viassone, Cesare Corso, Fabio Menegatti e Francesco Pezzali. Esordiscono con un EP di 4 brani nel febbraio 2012. Dopo un periodo fitto di date live, il gruppo pubblica nel 2014 il primo album, Labile, diffuso dall’etichetta Memorial Records. Il disco viene ottimamente accolto da pubblico e critica, che in poco più di un anno annovera i WAW tra le “migliori band di genere in Italia” (Rockit). Nell’arco del 2014 intraprendono un lungo tour italiano. Nell’Ottobre dello stesso anno iniziano le lavorazioni ai pezzi del secondo album, “Promises“, pubblicato dall’etichetta valdostana Meatbeat Records a Maggio 2015. Tra le influenze più importanti vi sono molte band new wave attive negli anni ’80 come The Cure (cui hanno dedicato una personale rivisitazione del classico “A Forest” nel loro disco d’esordio), Joy Division, Sisters Of Mercy, Tears For Fears. Ma anche il wave-rock moderno di White Lies ed Editors, e soprattutto l’elettronica di stampo synth-rave di Nero, Vitalic, Gesaffelstein, The Toxic Avenger. Le atmosfere e i testi dei We Are Waves sono frammenti di quotidianità riverberati in una cornice introspettiva, dove malinconia e fragilità si alternano a un senso di determinazione e consapevolezza, in un continuo gioco di chiaroscuri. In quest’ottica “Promises” è il rito di iniziazione a una nuova fase della vita, là dove Labile ha rappresentato la catarsi da una serie di demoni personali.

 

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Recensioni | settembre 2015

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1aListening Sexy Music

Everything Everything – Get to Heaven (Art Pop, 2015) 7/10

Non troppe novità nell’ultimo lavoro targato E.E. ne limitano il giudizio positivo. Messo da parte questo aspetto, Get to Heaven è certamente la consacrazione di una delle più meritevoli band Indie Pop dell’ultimo decennio e probabilmente il disco più completo.

Titus Andronicus – The Most Lamentable Tragedy (Punk Rock Opera, 2015) 7/10

Un’imponente Rock Opera in salsa Punk dal sapore antico ma con la vitalità della giovinezza. Il punto di arrivo o probabilmente di rottura col passato o soltanto una parentesi che ha il sapore più appagante del resto del romanzo mai veramente troppo appagante della band del New Jersey.

Sleaford Mods – Key Markets (Post Punk, 2015) 7/10

Per la band di Nottingham è giunto il momento del disco della consacrazione, pur se inevitabilmente ad un pubblico di nicchia. Il loro Post Punk è esaltante e carico di tensione emotiva oltre che interessante sotto l’aspetto estetico grazie alla miscela accattivante di suoni e ritmiche care al Post Punk con lo Spoken Word e il Rap.

Kanseil – DoinEarde (Folk Metal, 2015 ) Voto 7/10

Undici tracce tirate e potenti, aperte da una voce narrante ammaliante che catapulta tra leggende, canti e versi di altre epoche. La chiave è un Folk Metal fresco e genuino (a volte troppo) in cui la band si muove agevolmente, restituendo un sound netto e pulito. A parte qualche piccolo errore naturale per un debutto risultano buona la produzione, buono il sound e buone le idee: buona la prima.

Haiku Salut – Etch & Etch Deep (Glitch Ambient, Art Pop 2015) 6,5/10

Un mix minimale di Glitch Pop, Ambient qualche sonorità Folk ad arricchire tutto e ritmiche da Drum’n Bass. Un mix minimale ma che riesce a rapire già dai primi ascolti proprio per la sua apparente semplicità che nasconde una personalità fuori dal comune.

Howling – Sacred Ground (Ambient, Techno 2015) 6,5/10

Il cantautore australiano Ry Cuming e Frank Wiedemann confezionano un album d’esordio che unisce la Techno di quest’ultimo alle atmosfere più eteree dell’Ambient. Un album che coinvolge gli animi ben predisposti ad un certo tipo di sound minimale ma che rischia di annoiare il resto del pubblico.

Years & Years – Communion (Dance, Electropop 2015) 5,5/10

Da Londra siamo abituati a ricevere sorprese eccezionali per quanto riguarda la musica Synth Pop ma questa volta non ci ritroviamo nient’altro che l’album d’esordio di un trio abbastanza furbo da miscelare le cose più invitanti di House, Pop e Dance tutto in chiave R&B, tanto per tenersi sul pezzo. Un disco pregno di canzoni gradevoli ma questo è tutto.

Midas Fall – The Menagerie Inside (Post Progressive, 2015) 5,5/10

Per la band di Edimburgo capitanata da Elizabeth Heathon un minuscolo passo avanti rispetto alle due opere precedenti ma la conferma di un progetto che ha veramente poco da dire. Una miscela snervante di generi che ruota intorno alla voce femminile, mediocre e dalla timbrica tutt’altro che fuori dal comune.

Tess – Soul Whisperer   (Songwriter, 2015) 5/10

La statunitense trapiantata a Roma propone un disco di cantautorato classico e minimale con arrangiamenti banali, una voce senza lode e senza infamia e brani che nel complesso annoiano al primo colpo. Si salva dal disastro per qualche bella melodia ma questo è tutto.

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Tangled Thoughts of Leaving – Yield to Despair

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Dopo lo split del 2009 in compagnia degli Sleepmakeswaves, australiani come loro e postrocker come loro, e a quattro anni di distanza dall’esordio full length Deaden the Fields, tornano i ragazzi di Perth con cinque brani che uniscono gli aspetti più poderosi dell’Hardcore, alle precisioni del Math Rock di scuola statunitense anni Novanta, il tutto in forte chiave Post Rock solo in parte vicina alle icone leggendarie 65daysofstatic e Godspeed You! Black Emperor. Se gli aspetti più aggressivi e nerboruti, quasi Sludge e Post Metal a voler rischiare, sono subito messi sul piatto con l’opening “The Albanian Sleepover – Part One”, specie nei primi cinque minuti, ricalcando lo stile mogwaiano di The Hawk Is Howling soprattutto (leggi “Batcat”) la part two dello stesso brano ci mostra i Tangled Thoughts of Leaving sotto tutt’altra veste, grazie ad un uso matematico del piano, delle ritmiche, dei tempi e delle note, lambendo territori Neo Classical. Si abbassano ancora i toni con “Shacking Off Futility”, cupa ed emozionante, perfetta per evidenziare tutto l’eclettismo della band. Con “Downbeat” si torna in territori più impetuosi, infernali e oscuri, grazie ad una miscela di Noise, Avant Rock, Doom, ovviamente Post Rock e divagazioni Modern Classical prima della conclusiva e quasi toccante “Yield to Despair” che sembra voler chiudere l’album mostrandoci il lato più disturbato della formazione australiana, più tormentato e inquieto, nel suo crescendo sonico. Yield to Despair è un disco di non facile interpretazione, ponderoso per orecchie non abituate e appesantito da una moltitudine di similitudini e dalla poca freschezza del genere in sé eppure realizzato con una cura non indifferente e trasudante una sensibilità artistica notevole. Se OzProg lo ha definito come se i Dirty Three suonassero con the Necks, io non vedo loro di scrivere che i Tangled Thoughts of Leaving suonano esattamente come i Tangled Thoughts of Leaving.

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