Marzo, 2015 Archive

“Sensi di Colpa”, il primo video dei salentini Incomodo

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Esce finalmente oggi “Sensi di Colpa”, il primo videoclip ufficiale dei salentini Incomodo, tratto dall’album d’esordio Un po’ di Silenzio. Il video racconta con la forza prorompente delle immagini il dualismo tra istinto e razionalità, protagonista del brano “Sensi di Colpa”, quarta traccia di Un po’ di Silenzio. Girato a Roma, diretto e sceneggiato dal regista, sceneggiatore e attore Giulio Neglia, nonché prodotto dall’Associazione Culturale “Salenzia”, ideata e fondata dallo stesso Neglia, il video di “Sensi di Colpa” racchiude perfettamente ciò che caratterizza l’anima della band: la musica scarna e diretta è enfatizzata dalle ambientazioni del video, tra ruderi, fabbricati distrutti e vecchie stanze impolverate. Le parole degli Incomodo sembrano poi provenire direttamente dalle viscere dell’inconscio, dando vita ad uno scenario quasi onirico e surreale che, rinunciando ai confini netti, evoca espressioni universali.

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Gadjos

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Incontriamo i Gadjos, sappiamo già di avere poco tempo perché i ragazzi sono alle prese con un nuovo album (Bordellandia) e con il lancio del primo singolo estratto dall’album (“Iride”). Più che di un nuovo album si tratta di un progetto molto grosso, complesso e particolare, parliamone direttamente con loro.

Ciao ragazzi, grazie per averci dedicato questo tempo, sappiamo che siete alle prese con qualcosa di molto importante, ma partiamo dall’inizio: chi sono i Gadjos?
I Gadjos sono 5 ragazzi normalissimi che si sono uniti con l’obiettivo di amare il più possibile la loro musica, di farla apprezzare alla gente e di far capire cosa sia il ROCK…nel senso sporco del termine…non usiamo questa parola per far moda…e di gruppi così ce ne sono troppi!

Non siete novellini del settore Rock, da dove siete partiti? Dove volete arrivare?
Siamo partiti un po’ come tutti…dalle sala-prove in polvere e in lamiera…con tanta energia positiva e voglia di mettere subito in chiaro le cose…che la musica inedita emergente debba ribaltare questa politica discografica, che rispecchia fedelmente quello che oggi è il nostro paese…è da folli pensare di poterci riuscire…ma ci eccita provarci!!!

Sappiamo che state lavorando sul vostro nuovo album, Bordellandia, ma sappiamo anche che non si tratta di un album classico, ci potete dare qualche informazione in più?
Si tratta di un lavoro complesso…un lavoro in atti, come in teatro: 4 album, 4 canzoni per disco, un totale di 16 inediti! Ora stiamo registrando “BORDELLANDIA ATTO I: IL PESO DELL’INCOSCIENZA”, sono 4 canzoni davvero cazzute e mature…figli di diversi stili musicali.

L’album verrà lanciato con un singolo, “Iride”, in questi giorni abbiamo visto un piccolo trailer del video, quali sono le date che dobbiamo tenere d’occhio per non perderci nessuna novità che riguardi i Gadjos?
Abbiamo qualche data in Puglia, però stiamo lavorando ad un evento live, e per scaramanzia non diciamo!!! Se andrà in porto saremo ben orgogliosi di comunicarvi tutto!!! E sarebbe una bellissima soddisfazione per una band emergente! Seguiteci sulla nostra pagina Facebook per tutte le novità! https://www.facebook.com/pages/GADJOS/105869616118973?fref=ts

Per i musicisti è molto importanti essere al centro della scena musicale, per quanto riguarda l’Italia tutto sembra che parta da Milano, una delle scene più attive per quanto riguarda i live e gli eventi. Voi venite dalla Puglia, è tutto più difficile o è solo diverso? Per voi Milano cosa rappresenta?
Da noi si fa una fatica assurda, forse oseremmo dire imbarazzante. Il boom delle tribute band sta lacerando ogni comunicazione tra gli emergenti e i locali che fanno musica, nel nostro piccolo si suona anche tanto ed è bello che la gente ti faccia complimenti suoi tuoi lavori…per fortuna siamo ottimisti per natura e si va avanti con determinazione, per il semplice motivo che ci divertiamo quello che suoniamo, vorremmo portare questa energia positiva anche a Milano, non ci siamo mai stati, ma non vogliamo essere nebbia di Piazza Duomo, ma un raggio solare che incuriosisca e faccia scatenare un po’ di rock’n’roll!!

Quali sono le difficoltà che una band incontra per arrivare ad avere un po’ di spazio e farsi conoscere? Servono di più i live o i social?
Oggi il miglior manager che possa darti un minimo di visibilità sei tu stesso, non siamo ossessivi dei social, i locali sono quelli che sono, un business ignorante, ma crediamo ciecamente nella potenza dei live, sui dischi siamo tutti bravi oggi, la differenza la fanno i palchi, noi veniamo dal sudore e dell’energia del rock, non ci piace suonare dal vivo con sequenze e aiutini, la trinità del “basso-batteria-chitarra” è vangelo per la nostra musica.

Cosa serve ai Gadjos per avere più possibilità di farsi apprezzare dal pubblico? Un’etichetta può essere la soluzione o è solo uno dei tanti step che servono ai musicisti?
Servono produttori esecutivi che debbano avere il coraggio di investire nuovamente tra gli emergenti, è una pura utopia, ma abbiamo il sentore che la debacle musicale italiana sia talmente devastante oggi, a tal punto da rivalutare la situazione, di sbirciare nei sotterranei e li ci siamo anche noi.

Gadjos e interviste: tanti gruppi che ho intervistato sono a disagio con un microfono sotto il naso o una telecamera puntata in faccia, voi come vivete questa situazione? Tortura necessaria o opportunità? O entrambe?
Ad oggi è sempre un piacere raccontarci, dovesse diventare una fortunata routine … non siamo dei santi, ci potrebbe risultare una gran rottura di scatole, ma ingoieremmo questo amaro calice volentieri!!!

Quando potremo finalmente vedervi dal vivo a Milano?
Speriamo presto!!! Anche a minuti!!!

Grazie mille per il tempo che vi abbiamo rubato, possiamo tornare presto a fare due chiacchiere con voi per sapere come procedono i lavori?
Molto volentieri!!!! un saluto a tutti e sempre sintonizzati nel nostro recinto, Iene!!!!Rock’n’Roll!!!!

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Ravenscry: il mini-video di “Alive” contro la violenza sulle donne

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I Ravenscry hanno scelto proprio l’8 marzo, Giornata Mondiale della Donna, per lanciare una breve anticipazione del video del loro terzo singolo “Alive” insieme all’hashtag #iLiveALive. Infatti, la ballad tratta dall’album The Attraction Of Opposites descrive e denuncia un caso di violenza e si contrappone al singolo “Noir Desire”, uscito il 12 gennaio, che ha fatto da apertura ad Alive, descrivendo invece una prospettiva diversa degli abusi subiti dalle donne.

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Troppe Note (Ma in compenso anche troppe parole), nuovo disco di Simone Cicconi

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Simone Cicconi, un emergente che non è emergente per niente. Suona e canta da sempre ed è un ottimo creatore di soundtrack per videogiochi. Uno tosto. Forte, fragile e un po’ dannato. Ma col cuore buono. E tanta ironia. Oggi ci sorprende con l’album Troppe Note (Ma in compenso anche troppe parole), un disco ormonale, umorale e generazionale. Il genere è rock elettronico. Ma bisogna andare oltre. Colpisce che ha fatto tutto lui. Un artista completo. Si è mosso con due superfidi: il chitarrista Nazzareno Zacconi e il bassista Matteo Moretti. Fin dalle prime note l’album graffia. Picchia. Ma diverte ed emoziona anche tanto. All’inizio tenti di inquadrarlo sotto qualche rassicurante etichetta. Subsonica? Daniele Silvestri? Bluvertigo? Un nuovo cantautore? Certo. Questo sì. Ma poi, traccia dopo traccia, scopri sempre di più l’Artista. Quello vero. Ti lasci andare, come il pubblico dei suoi concerti, che prima lo annusa, poi lo rispetta, quindi si scatena e balla. D’altra parte è ormonale e generazionale. L’abbiamo detto. Il treno parte, ma più che un treno è un proiettile sulla shinkansen giapponese. Tastiere, chitarre, sax basso, batteria. Versi rappati, ritmo come se piovesse, chitarre doppiate dai synth.

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P.C.P. (Piano che Piove)

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P.C.P. è un progetto di musica indipendente, fatto da musicisti che, più o meno, per cultura o per casino hanno passato una fetta consistente della propria vita suonando per le orecchie degli altri. Adesso è disponibile il loro album d’esordio In Viaggio con Alice, un album composto da 9 brani in stile canzone d’autore con alcune influenze jazz. Ci siamo fatti raccontare dai protagonisti qualche aneddoto sulla loro musica e questo loro debutto. Buona lettura…

Benvenuti sulle pagine di Rockambula, iniziamo col parlare un po’ di voi e su come si sono conosciuti i P.C.P.
Dopo una mezza vita a fare un bel mix di musica e casino nelle cover band rock, country e chi più ne ha più ne metta, alcuni di noi si sono trovati un po’ per conoscenze, un po’ per giri vari che si usano tra i musicisti, intorno a questo progetto acustico. La nostra non è la storia degli amici che si conoscono da una vita perchè la band esiste da pochi anni e il progetto del disco ha preso vita non più di un paio di anni fa. Abbiamo tutti da una specie di vita precedente, nella quale a un certo punto, curiosando qua e là cercavamo un’idea che ci piacesse. L’idea iniziale del progetto è stata di Ruggero (Marazzi, autore dei brani), gli altri sono arrivati per ricerche sui siti musicali, conoscenze, un po’ come tutti insomma.

Cosa c’è dietro il nome P.C.P. Piano che Piove, come mai la scelta di questo nome.
Sulla copertina del nostro CD si vede un chitarrista mancino all’opera. Quel signore si chiama Mauro Lauro (o Lauro Mauro, come volete..) e tutte le volte che saluta qualcuno al telefono dice “vai piano che piove”. Si tratta sicuramente di un voto fatto a qualche santa in un momento di difficoltà (ovviamente lui non lo ammetterà mai), sta di fatto che “.. piano che piove..” una volta, due, tre, alla fine è diventato una specie di elemento permanente, e siccome ci sembrava che PCP- pianochepiove suonasse bene e avesse anche una specie di valenza come tranquillante, come invito alla calma, abbiamo deciso di adottarlo anche come nome.

In Viaggio Con Alice è il vostro primo lavoro, raccontate ai nostri lettori come è nato questo vostro album e la scelta di voler incidere i pezzi prevalentemente in acustico.
C’erano un po’ di canzoni scritte nell’arco di qualche anno, qualcuna finita, qualcuna rimasta a metà. Dopo l’idea iniziale del progetto si è posta la questione di come andare avanti, e se la scelta fosse stata quella di fare le cose seriamente, dandoci un obiettivo di più ampio respiro rispetto alla suonatina occasionale, il passo logico successivo non poteva che essere quello di riprendere il materiale, metterlo a posto come si deve e inciderlo. Così è nato il disco. Registrare senza cercare suoni diversi da quelli che usiamo dal vivo è stata una scelta precisa: da una parte ci sembrava che in un contesto più essenziale uscisse meglio la scrittura e i suoni avessero più personalità, più anima, dall’altra non volevamo presentare un lavoro che poi avesse poca attinenza con ciò che avremmo proposto dal vivo.

C’è un filo conduttore che lega le nove tracce dell’album?
Almeno un paio: certamente l’idea del vissuto quotidiano e, all’interno di questa, l’idea del viaggio come momento di relazione con i luoghi e i pensieri della nostra vita. Nelle nostre canzoni non ci sono mai amori eterni o voli impossibili, la ricerca è piuttosto verso quella poesia realista dei maestri degli anni ’60 come Paoli o Endrigo, che rompeva con la canzone classica inaugurando la stagione dei grandi cantautori. Se ci è permesso il paragone un po’ blasfemo, ovviamente…

Qual è il pezzo che più vi rappresenta o quello a cui siete maggiormente affezionati.
Difficile…, diciamo che “In viaggio con Alice”, il brano che dà il titolo al CD, è sicuramente rappresentativo degli argomenti di cui dicevamo prima e che “le ore contate” esprime bene l’idea di un sound che ci piace molto. Ce n’è anche una che (indipendentemente dal fatto che piaccia o no) è sicuramente originale come argomento ed è “Il Cartografo”.

Qual è il vostro sogno nel cassetto e come pensate di realizzarlo.
Come tutti quelli che fanno canzoni e lavorano per dar loro vita, vorremmo che queste potessero andare oltre il limite delle relazioni, grandi o piccole, che noi saremmo in grado di intessere per loro lavorando da soli. Per realizzarlo stiamo lavorando con persone che ci aiutano a trovare un percorso…

Lasciate un saluto ai lettori di Rockambula.
Se qualcuno o qualcuna di voi ascoltando un brano dei PCP ha ritrovato qualcosa di sé vuol dire che siamo riusciti a superare la barriera delle nostre paturnie quotidiane, e questo lo consideriamo un risultato. Ciao!!

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“Plouton” è il nuovo estratto dall’album degli UFOMAMMUT

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“Plouton” è il secondo estratto dal settimo LP degli UFOMAMMUT, Ecate. La traccia – e più in generale tutto il nuovo lavoro – si discosta da buona parte del restante catalogo del combo piemontese: ancora più densa e caratterizzata da ritmiche in levare, “Plouton” aggiunge toni stellari e un nuovo approccio alla psichedelia alle già consolidate abilità di una band in azione da quindici anni. Appena tre minuti e otto secondi rappresentano una frazione di tempo infinitesimale se paragonati alla durata cui ci hanno abituati i mammoth, eppure sono sufficienti per creare una quantità angosciante di tensione che prosegue poi nelle tracce successive.

https://soundcloud.com/earsplit/ufomammut-plouton/s-sS7Gw

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Stanze Vuote, il nuovo Album dei The Chairs

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E’ disponibile Stanze Vuote il nuovo Album dei THE CHAIRS distribuito e promosso da ALKA record label, dieci tracce rock trascinate dalla voce potente e suadente di Claudia Cavazzana, tra cui il brano estratto come singolo “Mondo Senza” in rotazione radio e TV. Stanze Vuote è incentrato sul tema del tempo ed i periodi della nostra vita che, col trascorrere degli anni, si concludono, rimangono nella nostra percezione come “stanze vuote del tempo”, ovvero luoghi che sono rimasti vividi nella nostra memoria, ma ai quali non ci è più possibile tornare. Stanze vuote ha fondamentalmente un’anima rock, ogni canzone è stata composta prestando particolare attenzione alla scelta di altri linguaggi musicali con i quali contaminare i brani, in modo da creare quelle immagini sonore più adatte a sottolineare (o a contrastare) le atmosfere evocate dai testi. THE CHAIRS rock band marchigiana, nasce nel 2008 fondata da Claudia (cantante e tastierista), Francesca (batterista) e Davide (chitarrista). L’attuale formazione si completa nel 2010 con Vittorio (bassista di ispirazione indie) e Francesco (chitarra ritmica e cori).

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Solo la Bellezza ci salverà – La storia del concertino dal balconcino

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Blonde Redhead all’Hiroshima mon Amour di Torino

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Direttamente da NYC, i Blonde Redhead aprono all’Hiroshima Mon Amour il loro tour italiano. Si sono formati nel 1993 come quartetto ma, dopo due anni, sono diventati l’indivisibile trio che tutti conoscono. Kazu Makino e i gemelli Amedeo e Simone Pace, sono stati capaci di spaziare fra molti generi: da dream pop a noise rock, da post grunge a nu-gaze. Ciò li rende di difficile catalogazione ma il loro sound è diventato inconfondibile. Barragán è la loro ultima creazione, datata 2014 (Kobalt Music), caratterizzata da un nuovo percorso sonico. D’altronde, la reputazione della band è stata costruita sulla continua evoluzione delle proprie dinamiche sonore, e in questo senso Barragán non delude. È il cd più spoglio, essenziale e minimalista che il trio abbia mai fatto. L’appuntamento è per domani,10 marzo 2015 alle 22.00. Aprono il concerto i Platonick Dive, band Experimental Rock di Livorno. A seguire l’imperdibile live dei Blonde Redhead.

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Esce per la Black Vagina Records SUPERFREAK! di Belly Hole Freak

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Con la magniloquenza e l’eleganza che da sempre contraddistingue la totalità del suo staff, la Black Vagina records rende noto l’ingresso nella grande famiglia capitanata dal presidente Spike – il primo cane meticcio a capo di un’etichetta discografica – di Belly Hole Freak, bluesman influenzato dal delta blues, dal primo swing dixieland con un’attitudine rock’n’roll ispirato da artisti come Howlin Wolf, Captain Beefheart, Robert Johnson, Tom Waits, in occasione dell’uscita su vinile e cd di SUPERFREAK!, prevista proprio per il 20 marzo, con formato digitale e preorder già disponibile su Bandcamp. Accusato in passato di aver ricoperto un ruolo fondante in una trattativa internazionale nell’ambito del contrabbando di orzo e malto per la liberalizzazione del whiskey in quei paesi ancora afflitti dalla terribile piaga del proibizionismo, Belly Hole Freak ha visitato negli ultimi anni numerose taverne che lo hanno ospitato durante le tappe del suo lungo viaggio a scopi umanitari e che sono diventate scenario di imperdibili concerti, durante i tre tour europei tra Italia, Svizzera, Austria, Francia, Belgio, Germania. In questo 2015, il bluesman tornerà on the road con nuove date nei territori sopra citati, partendo da Perugia e Foligno, rispettivamente il 19 e il 20 marzo. L’intento del progetto è quello di usare un linguaggio teatrale mescolato alla musica comunicando attraverso parole “nonsense” spingendo l’ascoltatore a creare il proprio testo o il proprio tema, guidato dall’interpretazione dell’artista e dalla sensazione che prova al momento . “Immagina un mimo che inizia a parlare senza però conoscere alcuna parola, dagli una chitarra, uno stomp, un microfono, pensa ad un vecchio circo degli anni 30 e la sua atmosfera surreale… Potresti aver incontrato Belly Hole Freak che urla e ride tra la folla.”

19/03/2015 – Perugia (ita) – T-Trane
20/03/2015 – Foligno (ita) – Zut – “Superfreak “Release Party !
21/03/2015 – Piacenza (ita) – Sound Bonico
24/03/2015 – Zero branco (ita) – Altroquando
27/03/2015 – Rovereto (ita) – Toma Bar
28/03/2015 – Innsbruck (Austria) – Flat Party !
29/03/2015 – San Gallen (CH) – Rumpeltum
30/03/2015 – winterthur (CH) – Monomontac @ Portier
01/04/2015 – Zurich (CH) – Bar 3000
02/04/2015 – Ins (CH) – Schuxenhaus
03/04/2015 – Lusanne (CH) Porno Diesel
04/04/2015 – Luzern (CH) Bruch Brothers
07/04/2015 – Nancy @ le bon temps
08/04/2015 – Metz (FRA) @ 7(7) Café
09/04/2015 – Reims (FRA) L’excalibur
11/04/2015 – Amiens @ Le mosquito
13/04/2015 – Paris (FRA) bar de sports
14/04/2015 – Maubeuge (FRA) @ La Monkey Factory
15/04/2015 – Caen (FRA) @ café sauvage
17/04/2015 – La luvière (Belgium) – La Taverne du Théâtre
18/04/2015 – Bruxelles (Belgium) – Eno Atelier
22/04/2015 – Leeuwarden (Holland) @ Mukkes
23/04/2015 – Schoonhoven (Holland) @ De Bastille
24/04/2015 – Berlin (Germany) @ Salon Remise
25/04/2015 – Erfurt (Germany)@ Tikolor
27/04/2015 – Vienna (Austria) @ Fluc
29/04/2015 – Basel (CH) @ Roxy Bar
30/04/2015 – Biel (CH) – Café du Commerce
01/05/2015 – Vernier (CH) – Kultur centrum
02/05/2015 – Vevey (CH) @ le bout du monde
03/05/2015 – Basel (CH) @ Grenzwert

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Il Video della Settimana: Kabikoff – “Psychogiraffes”

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“Psychogiraffes” è il secondo estratto da Pietraia, il feroce album della creatura capitanata da Alberto Turra (Pierpaolo Capovilla, CorLeone). “Psychogiraffes” è il secondo singolo estratto da Pietraia, terzo album in studio dei Kabikoff pubblicato da Sinusite Records/Goodfellas. La realizzazione del video è stata nuovamente affidata a Duilio Scalici, owner di Sinusite Records e manager della band: «La sceneggiatura del video prevede, sin dalle prime fasi della stesura, l’idea di rispecchiare le atmosfere del testo: un cameriere – Kino, voce dei Kabikoff – va fuori di testa per via dello stress lavorativo, al punto di fregarsene delle regole e dei clienti da servire. Il tutto è immerso in un’atmosfera ironica e volutamente trash». Il video è attualmente in rotazione su RocKTV.

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Pere Ubu 19/02/2015

Written by Live Report

Pere Ubu @Spazio 211, Torino, 19/02/2015

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Non c’è davvero bisogno di presentazioni per i Pere Ubu. La band di Cleveland, OH, United States, è attiva ormai da quarant’anni nel panorama musicale internazionale. Risale al 1978 infatti il loro capolavoro “The Modern Dance”. Molte cose sono cambiate da allora, ma altre sono rimaste invariate, come la presenza di David Thomas (unico superstite della formazione iniziale), o come la voglia di continuare a ballare una danza moderna di suoni, senza lasciarsi invadere dalla nostalgia per i tempi che furono. Dopo quarant’anni, dopo aver rappresentato il trampolino di lancio per la New Wave partendo da elementi di Blues e Punk, la loro parola d’ordine sembra essere ancora sempre e solo una: sperimentazione. Ed è proprio a questo aspetto che viene dedicata la prima parte del concerto, mentre la seconda si concentra sui brani tratti dagli ultimi lavori in studio; l’ultimo, Carnival of Souls, è dello scorso anno. La nostalgia resta in disparte anche per ciò che riguarda la performance live. Ok, Thomas ha bisogno di un bastone per camminare. Ok, canta seduto. Ok a volte il suo sguardo ha la stanchezza di chi ha visto tanto e pure troppo nella vita (o forse è solo brillo), ma questo non gli consente di evitare una performance brillante, pazzesca, ironica e inquietante allo stesso tempo. Si dimena, anche da seduto, in movimenti ed espressioni facciali tra rabbia e disperazione, e si lancia in monologhi carichi di ironia: ci confessa ad esempio che avrebbe desiderato essere un cantante Soul circondato da belle donne come Barry White. Ne segue tanto di spogliarello che si limiterà ad un solo calzino, sfilato dal piede e fatto volteggiare per aria prima di ritornare al suo posto. È mezzanotte e mezza, dopo due ore la bottiglia di Barbera accanto a David Thomas è a metà, ma il concerto è finito. Giusto il tempo di salutare e rubare la scaletta dal palco. Poi i Pere Ubu si dissolvono e a noi non resta che tornare a casa sulle note di una danza moderna ancora molto attuale.

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