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Maximo Park – Too Much Information

Written by Recensioni

Classico mix tra chitarra distorta VS. riff di note a tratti quasi Country, batteria dritta, synth, ed un senso di spensieratezza: questo è il sound che apre il quinto lavoro degli ormai consolidati Maximo Park. Certo, “Give, Get, Take” suona bene ed è sicuramente il singolo di punta di Too Much Information, ma alla fine risulta fin troppo ripetitivo, tanto da apparire quasi un brano noioso nonostante l’allegria che trasmette. Più pacata è invece “Brain Cells”, canzone distesa che mischia una voce lenta con sonorità Indie che vanno a braccetto con la UK Garage tanto in voga ultimamente. Si continua sulla stessa onda elettronica aggiungendo però un tocco di Future Pop con “Leave This Island” e “Is It True”, dove grazie alla voce profonda di Paul Smith e i Synth mono-nota in stile anni 80 si viene proiettati in una dimensione completamente inversa rispetto al resto del disco. Un po’ come se queste tracce fossero delle macchie grigie adagiate su di uno sfondo a colori, macchie si sbiadite e malinconiche, ma allo stesso tempo macchie che risaltano e si fanno apprezzare. Torniamo ad un suono British quasi balneare con “Lydia, the Ink Will Never Dry”, più energiche e briose sono invece “My Bloody Mind”, “I Recognise the Light” e “Her Name Was Audre”; quest’ultima decisamente più veloce ed aggressiva rispetto a tutto il resto dell’album. In “Drinking Martinis” troviamo il ricordo di una relazione ormai finita e descritta in modo lucido (sia alcolico che per il tempo passato) attraverso metafore sul modo di bere. Atmosfere simili anche per il singolo “Midnight On the Hill” (il video lo trovate qui sotto), ed una chiusura invece romantica con l’incerta ballata “Where We’re Going”, dove ad emergere sono i dubbi di una generazione allo sbando ma ancora sognante.

Mah, devo essere sincera? A me Too Much Information non ha convinto per nulla, l’idea di fondere sonorità oscure ed elettroniche con quelle dell’Alternative Rock brioso regala risultati poco omogenei e poco chiari rispetto al filo che lega i singoli brani. Insomma le canzoni non si incastrano a dovere per creare un unico puzzle, ci sono pezzi che si completano ed altri invece che rimangono abbandonati a se stessi. Dunque qual è il punto focale che la band di Newcastle avrebbe voluto comunicare? Spiegatemelo voi, perché io ancora non l’ho capito.

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