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Zocaffe – Noi Non Siamo Figli

Written by Recensioni

Certi dischi sono inequivocabilmente belli o brutti. Questo secondo disco Noi Non Siamo Figli dei lucchesi Zocaffe oltre che bello, è un disco necessario in un tempo in cui, come profetizzato da molti, la bieca civiltà dei consumi omologa di tutto e tutti come dentro un lavandino dopo che gli si è tolto il tappo, e pare che sia arrivato a fagiolo per programmare e trascinare un manciata di buona musica molto personale e con le diottrie giuste per vedere lontano.

Lavoro contro e con tutte le atleticità a posto per un ascolto intelligente, un ciclone creativo che infila generazioni a confronti, quella patina di provincia capace di tirare dalla propria parte l’orecchio, quel ruspante declinato a personaggi, storie e vicissitudini che – insaporite da Folk, Funk, frizzi Punkabilly e lazzi Rock’n’Roll – portano a sintesi un affresco genuino ed un repertorio coloratissimo di padronanza e verve; dieci tracce che non riescono assolutamente a bilanciare qualsiasi cosa che attiri noia, un giro sonoro che innesta spavalderia a mille, uno scossone vitale che non ha compromessi, o lo si ama o lo si odia, e l’amarlo è la cosa più spontanea che possa esistere. Un disco che riparte dalle meraviglie accusatorie di un Rino Gaetano, la titletrack, “I Boschi di Fiano”, “Tatiana”, la stupenda ballata con tanto di brass al seguito “Il Funerale”, lo scatto vulcanico del Pan Del Diavolo “Paoletta” e l’anima folk di un Giuradei o Muschitiello “Gianni”, tracce che raccontano  sfighe, amori, difetti, spensieratezze sospese e luci ombrate, un pozzo senza fondo di piccole gemme che si inseguono una con l’altra e che rimangono in aria per un tempo non calcolabile.

A fine ascolto tutto lascia pensare che molti altri ascoltatori si accontenteranno anche solo della confezione ordinaria per portare a casa questo meraviglioso cd, trattandosi – senza esagerare – di uno dei dischi più ispirati e beatamente squilibrati in circolazione, un album che i nostri Zocaffe hanno messo insieme pur di allungare la loro parabola artistica che non accenna – anche dopo aver lussato le giunture nei ritmi sausaliti di “Matrimonio” –  a perdere un milligrammo

http://www.youtube.com/watch?v=SiTId3QqVxY&feature=youtu.be

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