Triángulo de Amor Bizarro – oɹɹɐzıqɹoɯɐǝpolnƃuɐıɹʇ

Written by Recensioni

La band galiziana ha le carte in regola per colmare il vuoto nell’alt rock spagnolo.
[ 20.03.2020 | Mushroom Pillow | alt rock, noise ]

Ogni buon appassionato di rock alternativo nella sua accezione più ampia possibile saprà bene quanto facciano fatica nella penisola iberica a tirare fuori una band che possa farsi valere anche fuori dai confini nazionali; l’Italia non è messa meglio, direte voi, ma non è di questo che stiamo parlando ed allora concentriamoci sui lontani cugini spagnoli. Se vi trovaste a fare un gioco a quiz in casa in cui vi si chiedesse di fare il nome di una famosa rock band iberica, a chi pensereste? Difficile, vero? Probabilmente non esiste; e già, rock alternativo e spagnolo non vanno molto d’accordo.

Eppure, sembrano avere tutte le carte in regola per colmare l’enorme vuoto i Triángulo de Amor Bizarro, band galiziana di A Coruña formata poco più di quindici anni fa. Non proprio gli ultimi arrivati, quindi, ma che solo ora, con un disco praticamente omonimo esattamente come l’esordio del 2007 anche se stavolta il titolo è portato coi caratteri al contrario, sembra mettere in luce tutte quelle qualità che tanto cercavamo ad inizio articolo in una band spagnola che voglia andare oltre.

Una sorta di disco della consacrazione che, tuttavia, siamo sicuri difficilmente si tradurrà in vero successo considerando che gli stessi Isabel Cea e soci sembrano non inseguirlo con troppa ambizione (vedi titolo che non rende le cose semplici a nessuno) regalandoci qualcosa che più che a consacrazione fa pensare a fermento creativo.

L’attacco dell’opening Ruptura è il modo migliore per entrare in un caotico viaggio in un inferno nero ed ammaliante e fantastica è la citazione in quelle chitarre taglienti dei grandi Big Black di Steve Albini a ricordarci che gli spagnoli fanno sul serio. Cambia completamente il sound già con No Eres Tú; ritmiche ripetitive e la voce femminile di Isabel a creare un post punk molto vicino al suono dreamy anni Ottanta. Se non fosse chiaro che i galiziani tutto vorranno fare tranne che annoiarvi, ecco ancora una clamorosa trasformazione stilistica con Vigilantes Del Espejo e le sue chitarre, le sue melodie, i suoi ritmi veloci, quasi allegri e spensierati come il miglior indie rock tra Novanta e Duemila.

Per quei pochi di voi che non sono al primo ascolto, verrebbe da chiedersi che fine abbiano fatto i nostri e il loro frenetico noise pop, ed ecco pronta la risposta con Canción de la Fama prima e l’electro industrial di Fukushima addolcito dalla bellissima voce femminile; addirittura territori shoegaze vengono esplorati in Asmr para Ti ed il risultato è tra le cose più intriganti del disco.

La seconda parte si apre ancora con il noise di Acosadores in cui le voci femminili si moltiplicano e danzano col frastuono alle spalle, un piccolissimo e cacofonico intermezzo (Syf, Paga) e quindi Calígula 2025 che sembra quasi riassumere in meno di tre minuti tutta la rabbia del full length cantata dalla voce maschile di Rodrigo Caamano.

Il terzetto finale si apre con la bellissima Folía de las Apariciones prima del lento e ammaliante dream pop e shoegaze Cura mi Corazón per chiudersi con Los Golpes Olvidados, altro stacco cacofonico sulla falsariga di Syf, Paga che sembra solo voler evocare il rumore della porta dell’inferno che ci si socchiude alle spalle.

Un ottimo album, che ha tutto per poter piacere ad un pubblico poco avvezzo alla lingua spagnola ma che forse pecca nell’eccessiva eterogeneità del sound, che spesso confonde chi ascolta il quale si trova catapultato da un genere all’altro nel giro di pochi secondi e senza troppo preavviso; un disco che sembra una presentazione della band più varia e ampia possibile più che un disco della maturità.

Quasi un esordio in cui ancora poco chiare siano le idee su cosa concentrarsi. Tuttavia, è anche un album che parla con credibilità e riesce, grazie a melodie, linee vocali e arrangiamenti ad evocare in maniera eccelsa, odio, isolamento, disfattismo ma anche amore e sogno. Quell’amore inesplicabile, come la vita; quell’amore di cui non dovremmo avere paura, come di vivere se non vogliamo sentirci già nella tomba; quell’amore malinconico come la nostra solitudine, bramoso di incontrare un’altra solitudine con cui sentirsi solo, insieme.

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Last modified: 2 Aprile 2020