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Rego Silenta – La Notte è a Suo Agio

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Prima prova sulla lunga distanza per i Rego Silenta, quartetto di Romagnano Sesia che ha presentato a gennaio il primo full length La Notte è a Suo Agio. Il disco completamente autoprodotto rappresenta, per i quattro piemontesi, la sintesi di quasi dieci anni di attività, dagli inizi come cover band, fino all’attuale formazione. Dieci anni di lavoro, live, sperimentazioni musicali e di generi tutti raccolti in quattordici brani, che danno vita a un lavoro molto ricco, probabilmente in maniera eccessiva, in cui si incrociano molte influenze diverse e una varietà di stili che, se da un lato sicuramente fanno emergere l’ottima padronanza e preparazione musicale del gruppo, dall’altra parte ne appesantiscono l’ascolto. La Notte è a Suo Agio può essere definito un concept album, che basa lo storytelling sulle tematiche legate al sogno e le divide in quattro momenti ben distinti: il dormiveglia, la sensazione di cadere, il diversamente incubo, infine nell’ombra.  Un taglio narrativo prevalentemente intimistico e noir, che predilige l’incubo, il tormento, i toni scuri e cupi della notte, alle candide nenie e alla dolcezza del riposo.

In questo viaggio onirico, tra stati d’animo in notturna, metafora di un più ampio percorso esistenziale, i Rego Silenta spaziano e attingono a piene mani dalla loro storia, passando dalla denuncia sociale di “Beni Primari” e“Può Essere Paura”, brani ispirati al Rock italico degli anni 90 degli Afterhours e dei Litfiba, all’apripista “L‘a(m)issione”, ballata Rock dal gusto più moderno sulla falsa riga dei Ministri. Proseguendo nell’ascolto troviamo il momento di rottura duro e crudo con lo Stoner di “Guardando in Terra Mentre Defecavo” e la psichedelia ipnotica di “Un Pretesto”, uno dei brani più toccanti, che con il recitato del cantante e un finale in crescendo che ricorda lo stile dei Massimo Volume. Passo falso nel Folk Balcanico con “Rumore” dove la massiccia aggiunta di fiati ci porta diretti in una piazza dell’Europa dell’est.Per fortuna lo scivolone rimane un episodio isolato e subito dopo siamo nuovamente riportati alle atmosfere Rock, più consone al quartetto, con “C’è una Menzogna” e il brano di chiusura “Elogio alla Banalità”. La Notte è a Suo Agio è un disco d’esordio nel complesso pretenzioso, soprattutto per lunghezza ed eccesiva varietà della proposta musicale. Un eccesso di zelo, di chi ha voglia di mostrare, per la prima volta, tutta la propria storia e le proprie capacità, ma che lascia, in questo modo, l’ascoltatore confuso e distratto rispetto all’intensità della scrittura e alla bravura dei musicisti.

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White Mosquito – Il Potere e la sua Signora

Written by Recensioni

La seconda prova dei genovesi White Mosquito si apre (“Candido”) con esigue note spirituali, tenui, estatiche che lasciano presagire ambientazioni cosmiche e psichedeliche molto retrò, ma già con l’ingresso autoritario (“Solite Parole”) di sezione ritmica, voce e taglienti sferzate elettriche sono messi sul piatto ingredienti acidi e possenti anch’essi molto stagionati ma con uno spirito certo più battagliero di una semplice lisergia introspettiva. Sia nei testi, sia in timbrica e impostazione la voce di Sergio Antonazzo si mostra in tutta la sua aitante bellezza che permette di varcare confini dell’irriverenza beffarda, molto teatralmente Progressive, ma anche di sterzare insolentemente verso territori più aspri, indemoniati e rabbiosi. L’opening track, esclusa l’intro, è un sensazionale manifesto per la band, che racchiude in poco più di cinque minuti tutta una serie di prerogative e caratteristiche che poi contraddistingueranno tutta l’opera.

L’ascolto di questo Il Potere e la sua Signora è anche la chiave di lettura per comprendere pienamente il perché, dopo l’Ep d’esordio 20 Grammi, i White Mosquito abbiano potuto aprire una delle date live dei Deep Purple. Proprio la band di Ian Gillan pare uno dei punti di riferimento più evidenti ma non mancano certo paragoni sia con l’Hard Rock tendente al Folk/Blues con sottigliezze in stile Led Zeppelin (“Dimmi”) e sia con quello più robusto alla maniera degli australiani Ac/Dc (“Demone”). Eppure anche la tradizione italiana più datata di scuola Litfiba (“Forme”, “Non Smetto”) come la più attuale aperta dagli Afterhours (“Stato Confusionale”) è omaggiata in quanto a stile e forma espressiva e la stessa scelta di accompagnare con la lingua nostrana un sound tanto anglosassone è sintomo della necessità per i liguri di legarsi alla propria terra, in qualche modo cantandone le contaminazioni, la storia e il presente.

Quella lisergia e quelle ritmiche ripetitive che paiono elevare un muro sonico nello stile dei Pink Floyd più istrionici si ripresentano con la traccia numero quattro (“Manifesto”) nella quale, oltretutto, la vocalità di Antonazzo può sbizzarrirsi scivolando di volta in volta in meandri poetici e colleriche sfuriate che si chiudono con un inquietante fischiettio che richiama un noto motivo che non vi svelo, anzi vi sfido a riconoscere. Un intermezzo giocoso (“Anche Qst è Rocchenroll”) dalla difficile interpretazione apre la parte finale del disco che talvolta (“In Faccia”) nasconde delle miscele tra un moderno Alt Rock e un più classico Progressive, racchiudendo delle infinite possibilità per un genere forse messo nel cassetto con troppa solerzia. Se “Le Solite Parole” suona come un programma che evidenzi le qualità di Il Potere e la sua Signora, al contrario “Nuvola” ne mostra i limiti. I White Mosquito azzardano un testo aggressivo che sfocia nell’inverosimile, propongono un’effettistica e cenni di sperimentazione che restano solo degli abbozzi di qualcosa che sarebbe potuto essere, ma non è. Caricano le materie di veleno ma non riescono a suonare con la stessa veemenza, forse troppo attenti a non oltrepassare i limiti.

Un album di pregevole fattura quanto ad esecuzione e pieno anche di buone idee. Un disco che, per quanto peschi a piene mani dal passato, riesce a non suonare vecchio lasciando intravedere alcuni spunti potenzialmente affascinanti. I White Mosquito scelgono la strada più difficile per non apparire obsoleti, la strada più difficile per suonare originali e per farsi apprezzare dai più giovani ma dimostrano anche di avere i mezzi per scavare nuove vie di fuga dagli anni andati. Magari iniziando dalla stupefacente, per versatilità, voce di Sergio Antonazzo. Per quanto di pregio palese non avremmo avuto bisogno di un album come Il Potere e la sua Signora ma potremmo avere bisogno di band come i White Mosquito.

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Dimartino + Stazioni Lunari + The Electric Flashbacks

Written by Live Report

Note Sulle Ali di Farfalla @Teramo (Villa Comunale) 07/09/2013

La mente era lì che viaggiava verso il paradiso, pensando a Federica Moscardelli e Serena Scipione (due studentesse tragicamente decedute nel terremoto dell’Aquila nel 2009), per molti degli accorsi a questa manifestazione che, giunta alla sua quinta edizione, ha saputo fidelizzare il suo pubblico e creare anche un po’ di turismo culturale in una regione come l’Abruzzo. Per loro, e anche gli altri presenti, l’evento aveva quindi un sapore diverso rispetto al classico concerto Rock o al solito festival Indie.

Sembrava quasi, per citare parole alla Battiato “un rapimento mistico e sensuale” quello che sono riusciti a creare gli artisti che vi hanno partecipato. La sera del 7 settembre finalmente lo spettacolo “Stazioni Lunari” ideato da Francesco Magnelli (membro fondatore di BeauGeste, C.S.I. e PGR ed in passato collaboratore dei Litfiba) è approdato in terra abruzzese in occasione della quinta edizione di “Note Sulle Ali di Farfalla – Notte per Federica e Serena”, manifestazione di solidarietà che ha ospitato precedentemente artisti quali Afterhours, Marlene Kuntz, Bandabardò, Brunori Sas, Calibro 35, Offlaga Disco Pax, Bugo, I Cani e Pan Del Diavolo e che si svolge ogni anno a Teramo in ricordo delle due studentesse Federica Moscardelli e Serena Scipione, tragicamente decedute nel terremoto dell’Aquila.

scaletta dimartino

scaletta Dimartino

La cornice dell’evento è stata la Villa Comunale nel quale erano presenti anche stand alimentari, una mostra fotografica curata da Dante Marcos Spurio, un mercatino musicale, un’esposizione artistica di Massimo Zazzara, una di moda a cura di Joele, giovane stilista teramano, con i suoi figurini ideati appositamente per l’occasione e persino una di Alessandro Paolone con le sue creazioni astratte su cotone egiziano. La serata è stata aperta da Dimartino, gruppo musicale indie pop italiano originario di Palermo che prende il nome direttamente dal suo leader, il cantante e bassista Antonio Di Martino.

Qualcuno dei presenti probabilmente lo aveva già visto anche in occasione del Soundlabs Festival a Castelbasso (Te) essendo il target del pubblico lo stesso ma riascoltarlo dal vivo seppure per un breve set di dieci canzoni è stata un’emozione non da poco. La sua scaletta infatti includeva tutte le canzoni più conosciute del gruppo, da “Venga il Tuo Regno” a “Non Siamo gli Alberi” passando per “Poster di Famiglia” e “Maledetto Autunno”.

Dopo circa trentacinque minuti di spettacolo è stata poi la volta dell’attesissimo progetto Stazioni Lunari che in passato ha ospitato artisti del calibro di Bugo, Teresa De Sio, Piero Pelù (Litfiba) e  Daniele Sepe (per citarne solo alcuni) e che per l’occasione ha riunito oltre ai soliti Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco, Cisco (ex Modena City Ramblers), Cristina Donà e Cristiano Godano (voce, chitarra e anima dei Marlene Kuntz). Il format è lo stesso di sempre, Ginevra di Marco a fare gli onori di casa, padrona in movimento da una stazione all’altra che determina successioni, movimenti e favorisce commistioni fra i diversi mondi musicali degli ospiti che sono disposte su tre pedane disposte su un palco con una scenografia tanto minimalista ed essenziale quanto attraente.

scaletta stazioni lunari

scaletta stazioni lunari

Lo spettacolo è aperto da “Del Mondo”, proveniente dal repertorio dei C.S.I. che recentemente hanno deciso di riunirsi senza il loro cantante Giovanni Lindo Ferretti per un breve tour che porterà Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali e Massimo Zamboni in giro per l’Italia fino a dicembre accompagnati alla voce dalla carismatica Angela Baraldi.

Tornando invece alla serata del 7 dicembre c’è da dire che massiccia è stata la partecipazione del pubblico che si rivelerà sempre educato e composto (nessun tentativo di pogo, neanche durante i pezzi più animati). La scaletta in questo caso ha incluso invece pezzi provenienti dal repertorio dei singoli artisti (ad esempio “Lieve” e “Trasudamerica” dei Marlene Kuntz) e persino un sentito omaggio al genio musicale di Lucio Dalla (“Com’è Profondo il Mare”) e brani tradizionali della nostra penisola.

Gradita ed inaspettata sorpresa è stata la ricomparsa sul palco verso la fine del concerto di Antonio Di Martino che ha voluto lasciare così un suo ulteriore contributo alla serata che si è conclusa con l’esibizione al laghetto della Villa Comunale del nuovo progetto di  Tito, leader dei Tito & the Brainsuckers, The Electric Flashbacks e con un dj set a cura di VxVittoria C. & Marco Mattioli (COSEPOP). “Note su ali di farfalla – Notte per Federica e Serena” quest’anno ha supportato il centro antiviolenza “ La Fenice”, di cui è intervenuta anche una rappresentante che ha spiegato le attività che svolge durante una breve intervista.

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Voglio un Piano Quinquennale: Massimo Zamboni

Written by Interviste

Massimo Zamboni regala a Rockambula una breve ma significativa intervista, tra reunion dei CSI, collaborazione con la Baraldi, David Gilmour e piani quinquennali. Ecco cosa significa non ascoltare Indie Rock negli anni dieci.

Gli ultimi due dischi li hai fatti con Angela Baraldi…come nasce la collaborazione con lei? (a proposito un mio caro amico vorrebbe sapere come lei possa essere sempre così bella e fantastica sul palco).
Per puro caso, come accade per tutte le cose sensate. Componendo una canzone per la colonna sonora di un film di Andrea Adriatico sull’AIDS, il regista mi ha proposto di farla cantare ad Angela, molto adatta alla canzone, a suo dire. Così è stato, e Angela è ancora qua.

Una “reunion” inaspettata quella con i tuoi ex compagni di squadra dei CSI… potrebbe mai portare a un nuovo disco in studio o live?
Questo davvero non lo sa nessuno. Godiamoci questa indecisione dove le idee si assestano su strade nuove….

A questo punto dopo quella dei primi Litfiba e quella quasi completa dei CSI cui accennavamo poco fa la domanda nasce spontanea:  “A quando una dei CCCP?”
Mi sembra davvero improbabile.

Sei stato autore di diverse colonne sonore. Qual è il tuo rapporto con il cinema?
Lavorare sulle immagini ti insegna a non privilegiare necessariamente la melodia, come accade nelle canzoni, ma a creare atmosfere o paesaggi sonori armonici, a lavorare sulle peculiarità espressive dei suoni; e ancor più, ti insegna a non mettere al centro della composizione il tuo io narrante, e ingombrante.

L’ex bassista dei CCCP, Umberto Negri, tempo fa ha pubblicato un libro fotografico sui suoi anni nel gruppo. Tu hai mai pensato di mettere mano al tuo archivio e di fare un’operazione simile?
Direi di no.

Quali erano i chitarristi che sognavi di emulare da ragazzino?
Quelli che sogno di emulare ancora oggi, David Gilmour su tutti e Neil Young.

Chi pensi che un giorno invece possa raccogliere la tua eredità musicale?
Ecco questo proprio non saprei. Non so neanche se augurarmelo! Credete che io possa avere una eredità musicale? Non ci avevo mai pensato….

Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale indipendente italiana?
Davvero non ho pensieri, non ascolto mai nulla…

Vuoi ancora un piano quinquennale, la stabilità come diceva la canzone “Live in Pankow”?
Certo! Anche se so che non funzionano mai, continuo a lanciare mentalmente i miei piani quinquennali. Anche solo per me….

Secondo te Internet ha davvero rappresentato la morte della musica?
In fondo la pirateria musicale esisteva già 30 anni fa quando si registravano le cassette dai vinili o dalla radio… Non credo proprio, la musica non muore certo per Internet, né per le cassette che registravamo da ragazzini. La musica muore quando c’è interesse, economico e culturale, a farla morire. Ma poi non muore mai.

Che ricordi hai del Consorzio Produttori Indipendenti e dei Dischi del Mulo?
Bei ricordi di una grande fatica e di buone soddisfazioni. Sentirsi parte promotrice di tante realtà musicali/culturali è stato confortante e stimolante. Ma non si può fare più di una volta per vita!

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vivere?

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Cani di Diamante – Le Mie Creature

Written by Recensioni

Undici pezzi che sanno di amore acido sparpagliato tra arrangiamenti Rock e solide atmosfere pesantemente Stoner, è il secondo disco in studio per i bergamaschi Cani di Diamante, il frutto delle registrazioni completamente in presa diretta si chiama Le Mie Creature uscito sotto etichetta Ulula Records.  Non si scherza affatto con una visione decisamente Rock Italian Style portata gelosamente nel cuore dai Cani di Diamante, forti influenze provenienti dalle band più conosciute del Rock tricolore a comporre questo disco vario e imprevedibile. L’imprevedibilità che Le Mie Creature crea a volte risulta uno scombussola umore per chi ascolta. Il disco è tiratissimo ma con dei suoni vecchi arrangiati e suonati benissimo, la voce “precisina” e“fiscale” potrebbe piacere (perché merita davvero) ma con il rischio di stancare già dal secondo ascolto, esaltazione della tecnica per una mancanza di stimoli, un effetto innaturale quanto costruito a tavolino. Però c’è sempre un però a cui fare capo. Togliamo adesso il fatto che non ci troviamo davanti a nessun tipo di inventiva nel campo musicale e guardiamo il disco sotto la luce di un prodotto “normale” che non vuole fare la rivoluzione. L’album si apre con “Il Cantico”, pezzo bello tosto e dritto dalle somiglianze (soprattutto vocali) molto Litfiba, comunque sia una gradevole soddisfazione. Poi arriva “Seta” con un graffio dispettosamente Grunge. Il resto lo ascolto senza troppo entusiasmo perché non mi emoziono affatto nell’udire canzoni di puro Rock esageratamente italiano con delle chitarre obbligate a suoni molto sporchi per ragione di risultato. La presa diretta della registrazione risulta insostituibile per la riuscita dell’impatto de Le Mie Creature, non riesco ad immaginare una soluzione diversa, la forza dell’album deve tutto a questa scelta. Poi Rock italiano, Rock italiano, Rock italiano fino alla fine dei sensi, con un basso pesante e martellante preso in prestito alla produzione dei Tool o dei Kyuss (a voi il piacere della scelta), e la voce assume qualcosa di diverso in “Viola Cade”.  Poi Rock italiano.

E la sorpresa che non ti saresti mai aspettato arriva proprio nel finale con “Meglio di Così”, brano in cui spicca la notevole partecipazione di Nagaila, la cantante dei viaggi interstellari. Tutto sommato ci troviamo dinanzi un disco valido con alcune problematiche riguardanti la singolarità del sound, viene inevitabile il paragone di somiglianza con questo piuttosto che con quest’altro, Le Mie Creature dei Cani di Diamante risulta poco originale (e questo si era stra-capito) ma dalla buona orecchiabilità, un disco onesto di musica italiana che comunque si difende dalla feccia che ormai siamo costretti a spararci nelle orecchie. Non sarà sicuramente il miglior disco dell’anno ma neanche il peggiore. Un disco di Rock italiano.

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Sabù e la Vigilia – Logica Egoistica

Written by Recensioni

“L’uomo si uniforma bene al progresso della perfetta imperfezione”, così si apre Logica Egoistica,e già dalle prime parole si comprende la linea guida di questo album Rock. Si entra nel vivo del disco con la  seconda traccia (che è anche quella che da il nome al disco), “Logica egoistica” appunto, un brano dalle sonorità in stile Litfiba dei primi tempi.  Se si pensa che l’uomo nasce egoista in quanto insegue il proprio piacere personale per tutta la propria esistenza e cresce all’interno di una società che insegna quanto questa logica vitale non sia sbagliata ma anzi un pregio, allora pare ovvio anche pensare a come questo meccanismo schiacci quelli che non accettano questa visione, quelli che vengono definiti dunque i “perdenti,” e come quest’ultimi vengano plagiati per accettare e diventare omologati al resto della società. Questo è il tema della terza traccia, “Deviato” che non lascia alcun dubbio attraverso un testo diretto e descrittivo: “Deviati, dei prodotti bene plastificati, non lo vedi quanto siamo deviati?”. Ci si discosta dalle critiche per lasciarsi andare ad un momento di romanticismo con “E’ un Attimo” e “Oltre il Dolore”, per poi proseguire con i sentimenti profondi e spesso invisibili dentro ognuno di noi, e cioè “L’essenza”, fatta di silenzi, respiri, pensieri e molto altro, che spesso decidiamo di nascondere e non ascoltare per paura di soffrire o sbagliare. Synth e cassa dritta aprono “Dove Sarà”, brano che fotografa la vita metropolitana milanese, frenetica e in cerca perenne di felicità, voce nasale e testo critico verso il nostro tempo è “Trinacria Revolution” dove il malessere sociale non è solo italiano ma generale e senza bandiere politiche: c’è chi aspetta inerme che qualcosa accada e chi invece, come questo cantautore palermitano ma milanese di adozione, non si accontenta di una vita passiva. Arriviamo alla fine con “Lontano” e “Cosa Resta” (Bonus Track), qui il cerchio musicale si chiude lasciando nell’ascoltatore un sapore amaro di rancore misto speranza, perché infondo sono queste le parole che più mi vengono in mente per descrivere le atmosfere di questo album.

Se pensate ad un disco Rock con influenze Indie vi sbagliate, qua si sta parlando di Rock italiano ben confezionato e pensato, controcorrente rispetto alla “moda alternativa” che di questi tempi riempie il panorama musicale italiano, e “Logica Egoistica” è un disco di puro Rock italiano, niente di più e niente di meno. Niente di complicato, niente parole auliche, solo sincerità e voglia di esprimersi con parole semplici, cosa che forse in questi tempi confusi abbiamo bisogno.

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Rockambula propone i Festival dell’estate e intervista Costello’s per il Pending Lips Festival

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Quest’estate fatti un giro rock, invece della solita vacanza al mare; leggi Rockambula e scegli il Festival che fa al caso tuo. In quest’articolo la nostra redazione propone i migliori festival in giro per la penisola e non solo. In più un esclusiva intervista a Simone Castello della Costello’s booking agency. Buona lettura e buone vacanze!!!

La musica e la cultura stanno attraversando un periodo poco felice e, spesso sotto il gioco di continui tagli e difficoltà, faticano a crescere se non addirittura a sopravvivere. I piccoli scompaiono e i grandi annaspano. Il quadro che si delinea farebbe scoraggiare anche i più impavidi, ma per fortuna ci sono realtà  che giornalmente resistono a questa “guerra silenziosa” . L’obiettivo di queste righe è di raccontare brevemente una di queste esperienze, e in particolare una che tocca da vicino il mondo dei festival. Il tema è molto ampio e in questa sede non pretendiamo di realizzare un’analisi esaustiva del fenomeno, ma dare visibilità a un piccolo spaccato di capitani coraggiosi. Risponderà alle domande Simone Castello della Costello’s Booking e Management, un’agenzia di servizi che opera nel mondo della musica e degli eventi, da qualche anno punto di riferimento per le realtà musicali del territorio milanese, con un focus specifico rivolto alle band emergenti. La Costello’s si occupa dal 2011 della direzione artistica del Pending Lips Festival,  rassegna per band emergenti che si tiene a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Innanzitutto ringraziamo Simone e la Costello’s per la disponibilità concessaci e iniziamo con le domande.

La Costello’s è una piccola realtà che riesce a essere cuore pulsante per alcuni eventi e rassegne sul territorio di Sesto San Giovanni e di Milano; vorresti raccontarci brevemente cos’è il Pending Lips festival, la sua storie e come è nata l’esigenza di realizzare una rassegna musicale?
Pending Lips Festival è nato a fine 2011 grazie a noi di Costello’s, ad Arci La Quercia, a Il Maglio e all’Assessorato alle Politiche Giovanili di Sesto S.G. supportato dall’Informagiovani. L’esigenza da parte nostra era di dare vita a un progetto che rispondesse a esigenze concrete e contemporanee di chi suona in un gruppo emergente indipendente. L’esperienza maturata negli anni ci ha aiutato nell’analizzare in che modo potesse avvenire tutto ciò. Pending Lips è venuto alla luce dopo aver pensato nei minimi particolari (dalla composizione della giuria, alla modalità di svolgimento, ecc..) a come creare un contesto innovativo, fertile e piacevole. La formula creata si è dimostrata decisamente vincente e le prime due edizioni ci hanno regalato grandi soddisfazioni. Alcuni dei gruppi che hanno suonato al Pending Lips hanno firmato poco dopo la loro apparizione con importanti etichette e operatori di settore (ad esempio l’anno scorso i MasCara dopo aver partecipato hanno firmato un contratto discografico con Eclectic Circus/Universal, i We, the Modern Age quest’anno con Ghost Records e, sempre quest’anno, Il Rumore Della Tregua ha cominciato a collaborare con Ja.La Media Activities).

Siamo consapevoli del contesto attuale e delle difficoltà che si incontrano, che anche i grandi festival patiscono. In base alla tua esperienza, quali sono le difficoltà maggiori in cui ci si imbatte nell’organizzazione di un evento di questo genere? Milano rappresenta ancora una piazza privilegiata per numeri e possibilità rispetto al resto dello stivale?
Penso che la difficoltà più grande sia legata al fatto che oggi la musica live non ha più l’appeal che poteva avere fino a qualche anno fa. Certo poi ci sono le “banalità” legate ai costi, alla burocrazia, ecc ecc… ma per quanto mi riguarda passano in secondo piano. Nel momento in cui si riesce a coinvolgere il pubblico, il resto in qualche modo si sistema. Pending Lips si svolge interamente a Sesto S.G., che è alle porte di Milano, e ottimamente collegata. In questo senso non so quanto Milano però possa essere considerata una piazza privilegiata rispetto al resto d’Italia. Gli eventi con musica live emergente che funzionano a Milano sono quasi sempre più legati ad aspetti “modaioli” che alla musica in sé (che se è la modalità per far sì che i locali che fanno musica dal vivo continuino a fare il loro, ben venga. Ieri gli hippies, oggi gli hipster?…)

Un festival è qualcosa di prettamente fisico, reale, che si sente e si vede. Che valore ha una rassegna come il Pending Lips in un contesto come quello attuale, nel quale stiamo assistendo a una smaterializzazione dei supporti a favore di uno scenario dominato da dischi virtuali e social network?
Penso che proprio la contemporaneità, insieme alla gratuità e alla direzione artistica, sia stato il valore aggiunto che Pending Lips ha portato con sé in queste due edizioni. Si è creata una rete di collaborazioni che ha garantito al festival (e di conseguenza alle band che vi hanno partecipato) sempre maggiore visibilità e che, come detto, ha dato buonissimi frutti. Come già detto, il nostro intento era quello di creare un contesto molto fertile e il più possibile al passo con i tempi e con la situazione della musica al giorno d’oggi.

Un festival è fatto in primo luogo da musicisti. Vorresti raccontarci qualcosa sul rapporto che si instaura con le band e soprattutto come è strutturata la fase di contatto e reclutamento delle stesse?Per la prima edizione il reclutamento è avvenuto principalmente contattando in prima persona band che conoscevamo già. La seconda edizione invece, grazie anche all’apporto dei quasi 20 media-partners che abbiamo costruito, ha ricevuto più di 300 moduli d’iscrizione. I gruppi sono stati ascoltati uno per uno da 5 persone della direzione artistica di Costello’s. Non è stato facile; sono numeri davvero importanti che dimostrano quanto sia stata significativa la crescita del Pending Lips in un solo anno e quanto sia stato importante compiere sforzi per realizzare anche questa edizione. Il rapporto con i gruppi che hanno partecipato alle due edizioni è sempre stato di collaborazione e di stima reciproca. La cosa più bella che ho notato è proprio la partecipazione che si è creata durante le serate. Band che suonavano in una serata si presentavano ad assistere alla successiva. Forse, almeno tra chi suona, rimane ancora viva la curiosità, la voglia di appartenere a un movimento che possa essere stimolante e appagante, la musica insomma.

Un festival per essere un buon prodotto dovrebbe avere alcune caratteristiche imprescindibili, secondo te quali sono le cinque che una rassegna  deve assolutamente avere per essere considerata di altro livello? E soprattutto dicci un buon motivo per venire a vedere il Pending Lip festival…
Le scrivo di pancia, magari rileggendo tra qualche giorno mi verrà in mente altro:

1) Una buona idea

2) Competenza

3) Passione

4) Una buona location

5) Uno staff preparato

Penso (spero che chi c’è stato sia d’accordo) che il Pending Lips abbia tutte e 5 queste caratteristiche. Spot: “Hey amici, da oggi ci sono almeno 5 buoni motivi per venire il 4 Giugno al Carroponte ad assistere alla serata con i Diaframma con le aperture affidate ai due gruppi che hanno vinto grazie alla giuria popolare il contest: Vulvatron e JJ LaMorve. Parola di Costello’s”. Dopo questa perderemo tutto il potenziale pubblico che sarebbe venuto.

Siamo alla conclusione di questa piccolo viaggio all’interno della tua esperienza, vorresti Raccontaci il tuo “ momento migliore” durante il percorso del Pending LIps?In realtà sono state tutte serate davvero splendide… Vedere così tanta gente presente a serate con gruppi emergenti, sentire la partecipazione e la voglia di esserci, è sempre magico.Se devo trovare un momento in particolare penso che sia stato il giorno antecedente la prima serata dell’ultima edizione. Tanta emozione, tanta vicinanza e supporto, tanta voglia di ripartire. Un piccolo “miracolo” di questi tempi.

Il quadro che emerge da questa testimonianza delinea un stato dell’arte complesso, fatto di alti e bassi, che richiede passione impegno e dedizione. Fare musica e occuparsene obbliga a continui sforzi e a una costante ricerca di mezzi, di idee, di buone strategie, di conoscenze. Le band emergenti in Italia, come in altri paesi, non mancano, e le manifestazioni che si tengono in tutta Europa ne sono un esempio, ma spesso non si riesce a creare un corrispondente alone culturale e di crescita che accompagna questi eventi. L’ascoltatore dovrebbe poter essere più consapevole di quello che sta fruendo, del lavoro sotterraneo di molti e del valore che anche un piccolo festival può avere per band e artisti. I gruppi, da canto loro, devono offrire il meglio in termini di qualità, di energia, di emozione. Insomma: un implicito contratto, fatto soprattutto di reciprocità. Tra alti bassi, festival che vanno e festival che vengono, cerchiamo ora di passare in rassegna cosa succede da noi e all’estero.

 

A Perfect Day Festival
LOCATION:Villafranca di Verona (VR)
DATE:Dal 30 Agosto al 01 Settembre
LineUp: Primal Scream, Bastille, Wmerch Andise, Bloody Beetroots, Salmd, Tre Allegri ragazzi Morti, The XX, Editors
VOTO: 4

Arezzo Wave Love Festival
LOCATION:Civitella in Val di Chiana
DATE:Dal 12 al 14 Luglio
LineUp:UNHEIMLICH!, Avast, Subwayundersea, Emmecosta, Matteo Toni, Catch a Fyah, Boxerin Club, Ansomia, le Cpare a Sonagli, Swordfish Project, Blues Ash of Manaìhattan, Invers, Plof, B:Due, la Rappresentante di Lista, Etruschi From Lakota, in Medias Res, Soul Sailor & the Fuckers, Beautiful Bunker
VOTO: 3,5

Asti Musica
LOCATION:Asti
DATE:Dal 09 al 24 Luglio
LineUp:Ginevra di Marco, Area, la Fame di Camilla, Emma, Zen Circus, Goran Bregovic, Banco del Mutuo Soccorso
VOTO: 2

Bilbao BKK Live
LOCATION:Bilbao
DATE:Dal 11 al 13 Luglio
LineUp:Depeche Mode, Editors, Kings of Leon, Mark Lanegan Band, Green Day, Vampire Weekend, Fat Boy Slim
VOTO: 3,5

Carroponte
LOCATION:Sesto San Giovanni
DATE:Dal 29 Maggio al 12 Agosto
LineUp:il Teatro Degli Orrori, Diaframma, Neffa e molti altri
VOTO: 5

City sound
LOCATION:Milano
DATE:Dal 10 Giugno al 28 Luglio
LineUp:Killers, Mario Biondi, Toto, Korn, Motorhead, National, Iggy and the Stooges, Wu Tang Clan, Skunk Anansie, Atoms for Peace, Deep Purple, Santana, Blur
VOTO: 5

Collisioni Festival
LOCATION:Barolo (CN)
DATE:Dal 05 al 09 Luglio
LineUp:Jamiroquai, Gianna Nannini, Elio e le Storie Tese, Tre Allegri Ragazzi Morti, Marta sui Tubi, Fabri Fibra, Elton John
VOTO: 5

Festival di Villa Arconati
LOCATION:Bollate (MI)
DATE:Luglio
LineUp:Sinead O’Connor, Goran Bregovic, Daniele Silvestri, Francesco de Gregori, Mark Lanegan Band, Orquesta Buena Vista Social Club
VOTO: 3

Festival Strade Blu
LOCATION:Faenza
DATE:Dal 25 Aprile al 21 Giugno
LineUp:Lee Ranaldo and the Dust, Lambchop
VOTO: 3,5

FIB
LOCATION:Benicassim (Spa)
DATE:Dal 18 al 21 Luglio
LineUp:Queens of the Stone Age, Beach House, Beady Eye, Primal Scream, Artic Monkeys, Kaiser Chiefs, Miles kane, Killers, Jake Bugg, Black Rebel Motorcycle Club
VOTO: 4

Fuori Luogo Festival
LOCATION:San Damiano d’Asti
DATE:Dal 14 al 16 Giugno
LineUp:Aart Heering, Abdelkader Benali, Carlo Bordone, Kings of the Opera, James Walsh, Peter Murphy, Smoke Fairies, fabrizio Cammarata, Anna Viola, Davide de Martis, Turin Brakes and more…
VOTO: 4

Lucca Summer Festival
LOCATION:Lucca
DATE:Dal 6 al 27 Luglio
LineUp:Leonard Cohen, Nick Cave & the Bad Seeds, Killers, Mark Knopfler, Renzo Arbore, Neil Young, Litfiba, Thirty Seconds to Mars, Sigur Ros
VOTO: 3

MIAMI
LOCATION:Milano
DATE:Dal 7 al 9 Giugno
LineUp: Linea 77, Di Martino, Sadside Project, Bachi da Pietra, Gli Ebrei, Verbal, Bot, Riva Starr, Jennifer Gentle, HardCore Tamburo, Dumbo Gets Mad, New Ivory, at the Weekends, Selton, Amari, Phill Reynolds, Appino, Patty Pravo, Giardini di Miro’, Cosmo, Vanity, Wildmen e molti altri
VOTO: 4

Reading Festival
LOCATION:Reading (UK)
DATE:Dal 23 al 25 Agosto
LineUp:Green Day, System of a Down, Deftones, Bring me the orizon, Skindred, Eminem, Chase and Status, Foals, White Lies, Biffy Clyro, Nine Inch Nails, Fall Out Boy, Lumineers, Editors
VOTO: 4,5

Rock in Roma
LOCATION:Roma
DATE:Giugno/Luglio
LineUp:Green Day, Killers, Toto, Korn, Iggy and the Stooges, Max Gazzé, Rammstein, Arctic Monkeys, Bruce Springsteen, Mark Knopfler, Smashing Pumpkins, Mark Lanegan Band, Atoms for Peace, Ska-P, Deep Purple, Zucchero, Daniele Silvestri, Neil Young, Sigur Ros, Blur
VOTO: 4

Roma Incontra il Mondo
LOCATION:Roma
DATE:Giugno/Luglio
LineUp:Cocorosie, Steve Vai, Modena City Ramblers, Almamegretta con Raiz, Il Teatro Degli Orrori, Giuliano Palma, Neffa, Miss Kittin, Alborosie, Officina Zoe’, Apres la Classe, Elio e le Storie Tese, Kinks of Convenience, Sud Sound System, Intillimani, Skatalites
VOTO: 3,5

Sexto’nplugged
LOCATION:Sesto al Reghena (PN)
DATE:Luglio
LineUp:Loca Natives Villagers, Of Monsters and Men, MùM, Ane Burn, Rover
VOTO: 3,5

Sherwood
LOCATION:Padova
DATE:Dal 12 Giugno al 12 Luglio
LineUp:Marta sui Tubi, Modena City Ramblers, NOFX, Motel Connection, Ministri
VOTO: 3

SoloMacello Fest
LOCATION:Milano
DATE:26 Giugno
LineUp:Red Fang, Karma to Burn, in Zaire, Wrust, Fuzz Orchestra, Nero di Marte, Zolle, Black Moth
VOTO: 2,5

Southside Festival
LOCATION:Neuhausen ob Eck (GER)
DATE:Dal 21 al 23 Giugno
LineUp:Rammstein, Queens of the Stone Age, Arctic Monkeys, paul kalkbrenner, Sigur Ros, Portished, Smashing Pumpkins, Ska-P, National, Editors, NOFX, Hives, Kasabian, Gogol Bordello
VOTO: 4,5

Strummer Live Festival
LOCATION:Bologna
DATE:Dal 3 al 5 Luglio
LineUp:Goran Bregovic, Manu Chao, Modena City Ramblers, Alborosie, Africa Unite
VOTO: 2

Sziget
LOCATION:Budapest
DATE:Dal 5 al 12 Agosto
LineUp:Alex Clare, Azealia Banks, Blur, David Guetta, Die Arzte, Editors, Seeed, Ska-P, Skunk Anansie, Biffy Cliro, Mika, Nick Cave and The Bad Seeds, Bat For Lashes, Everything Everything, Flogging Molly, Afterhours, Bad Religion, !!!, Peter Bjorn & John, Editors e molti altri
VOTO: 4

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“Diamanti Vintage” Litfiba – Desaparecido

Written by Articoli

Già da qualche anno la ribalta new-wave tutta italiana dava suoni e mosse scaltre con i Gaznevada, Neon, Denovo, quando i giovani Litfiba –  sebbene con piccole esperienze alla spalle – affrontano la forza discografica con questo “Desaparecido”, un disco che contiene impronte stilistiche di stampo Ultravox, qualcosa dei primi U2, Japan per allargarci un po’, ma che comunque li posta, anche con l’aiuto di molta stampa alternative di allora, ad inaugurare una nuova e fresca stagione musicale che li vuole fautori di un nuovo rock tricolore e  che da li a poco esploderà in tutto il suo splendore zingarato e mezzo sangue.

La formazione che vede Piero Pelù alla voce, Gianni Maroccolo al basso, Ghigo Renzulli alla chitarra, Ringo De Palma batteria e Antonio Aiazzi alle tastiere, assume tutte le caratteristiche di allora, si veste della wave oscura e decadente, abbraccia un mix di Inghilterra, oriente, torbidi sogni e nebbiose poetiche gotiche che vanno a  costituire immediatamente uno status di massa, un simbolo di appartenenza giovanile, uno specchio riflettente che durerà nel tempo, fino ai nostri giorni; otto takes che la voce di Pelù – incontrastato personaggio della band –  anche per via di una fisicità selvaggia e prestante, gestisce alla perfezione con timbriche retrò e spunti memorabili di tensione e dolcezza, mentre il resto della band si prodiga tra epicità, segmenti evocativi e una pianificazione di gruppo che rende il giusto, che evoca scenari di successo e una certa avanscoperta lungimirante.

Disco senza controindicazioni salvo la frenesia meticcia, otto tracce che tra sintetismi tattici e sonorità a caldo entrano prepotentemente a far parte della storia incandescente di questa formazione toscana, a partire dalla epicità inneggiante di “Eroe nel vento”, il buio atmosferico che veste “Lulù e Marlene”, il medioriente che avanza sinuoso in “Istambul”, i respiri zingari e il caliente sogno spagnolo “Tziganata” e “ Desaparecido”, tutti piccoli brividi che incalzano in un disco che rimarrà – e lo è – simbolo ed elegia di una stagione d’oro imbrunito che forse non si replicherà mai più.

Da li a poco il grande boom,  grandi conferme e punto di riferimento per tutta la scena alternative italiana che ancora oggi, tralasciando rancori, dissidi, mani tese e riappacificazioni, guarda ai Litfiba come padri spirituali e tara dalla quale è quasi impossibile rendersi autonomi musicalmente.

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Litfiba – Grande Nazione

Written by Recensioni

Ce ne fossero di questi “temporali amperizzati” ad oscurare il triste tran tran della musica che ciondola intorno, ce ne fossero di questi “governi elettrici” ad occupare gli scranni dei poteri (power) per guidare definitivamente la nostra strapazzata “Grande Nazione”. I giorni del gran rock tricolore sono tornati, Litfiba non è un nome che fa parte di un arredamento di tempo fa, hanno e  rappresentano la forza naturale del rock delle verità sociali, della parola “contro” amplificata in tutte le direzioni, e questo gran ritorno sulle scene “unificate” da parte di Pelù e Ghigo è un sobbalzo da vivere fino al cardiopalma.

Grande Nazione, il lavoro della riunificazione vede questa formazione in uno stato fisico e mentale completo, non sembra nemmeno che siano passati ore, giorni, mesi ed anni senza il calore della loro presenza, tutto riprende il suo posto, il suo tassello nel disegno totale della poesia e della passione elettrica delle quali il panorama musicale nostrano ne ha bisogno come il pane; dieci “peccati” taglienti che uniscono la chitarra indomita di Renzulli alla voce luciferina di Pelù come dentro un contratto artistico/umano di solidità estrema, un suono impattante che batte in gola, un serrato incedere da pogo sfrenato, una festa lesta d’amplificazioni e riscatti idealistici che spazzano come un vento di tempesta. Anche ballate da accendino acceso “Elettrica”, “Luna dark” fanno parte di questo disco guastatore e sognatore di vizi e virtù puliti e senza macchinazioni, ma a sorprendere in plus valore è il suono identificativo che i Litfiba da sempre lanciano da palchi veri e virtuali, quel compresso vivo e killer che è risuscitato dalle ombre, special modo da quell’Infinito di lontani tredici anni fa che aveva seccato la gola, torna a scoppiare di salute come non mai.

Quarantaquattro minuti di rock, emozioni e j’accuse ai malaffari, quarantaquattro minuti di fuoco incrociato che vanno dal loud alticcio della stupenda “Anarcoide” alla spirale acuminata di “Tutti buoni”, dal basso dei grandi numeri di “Brado” al movimento serpentino che muove “Squalo” per tornare all’openeir di “Fiesta tosta”, inno consacrato allo stage diving come supremo atto di devozione agli infernali Litfiba.

Non c’è altro da dire, è praticamente come parlare del Vangelo, nulla da aggiungere se non dire una cosa sacrosanta, Grazie Litfiba di essere tornati tra di noi, e con forza invidiante.

http://www.youtube.com/watch?v=wc0cxRMWMn8

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