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P.C.P. (Piano che Piove)

Written by Interviste

P.C.P. è un progetto di musica indipendente, fatto da musicisti che, più o meno, per cultura o per casino hanno passato una fetta consistente della propria vita suonando per le orecchie degli altri. Adesso è disponibile il loro album d’esordio In Viaggio con Alice, un album composto da 9 brani in stile canzone d’autore con alcune influenze jazz. Ci siamo fatti raccontare dai protagonisti qualche aneddoto sulla loro musica e questo loro debutto. Buona lettura…

Benvenuti sulle pagine di Rockambula, iniziamo col parlare un po’ di voi e su come si sono conosciuti i P.C.P.
Dopo una mezza vita a fare un bel mix di musica e casino nelle cover band rock, country e chi più ne ha più ne metta, alcuni di noi si sono trovati un po’ per conoscenze, un po’ per giri vari che si usano tra i musicisti, intorno a questo progetto acustico. La nostra non è la storia degli amici che si conoscono da una vita perchè la band esiste da pochi anni e il progetto del disco ha preso vita non più di un paio di anni fa. Abbiamo tutti da una specie di vita precedente, nella quale a un certo punto, curiosando qua e là cercavamo un’idea che ci piacesse. L’idea iniziale del progetto è stata di Ruggero (Marazzi, autore dei brani), gli altri sono arrivati per ricerche sui siti musicali, conoscenze, un po’ come tutti insomma.

Cosa c’è dietro il nome P.C.P. Piano che Piove, come mai la scelta di questo nome.
Sulla copertina del nostro CD si vede un chitarrista mancino all’opera. Quel signore si chiama Mauro Lauro (o Lauro Mauro, come volete..) e tutte le volte che saluta qualcuno al telefono dice “vai piano che piove”. Si tratta sicuramente di un voto fatto a qualche santa in un momento di difficoltà (ovviamente lui non lo ammetterà mai), sta di fatto che “.. piano che piove..” una volta, due, tre, alla fine è diventato una specie di elemento permanente, e siccome ci sembrava che PCP- pianochepiove suonasse bene e avesse anche una specie di valenza come tranquillante, come invito alla calma, abbiamo deciso di adottarlo anche come nome.

In Viaggio Con Alice è il vostro primo lavoro, raccontate ai nostri lettori come è nato questo vostro album e la scelta di voler incidere i pezzi prevalentemente in acustico.
C’erano un po’ di canzoni scritte nell’arco di qualche anno, qualcuna finita, qualcuna rimasta a metà. Dopo l’idea iniziale del progetto si è posta la questione di come andare avanti, e se la scelta fosse stata quella di fare le cose seriamente, dandoci un obiettivo di più ampio respiro rispetto alla suonatina occasionale, il passo logico successivo non poteva che essere quello di riprendere il materiale, metterlo a posto come si deve e inciderlo. Così è nato il disco. Registrare senza cercare suoni diversi da quelli che usiamo dal vivo è stata una scelta precisa: da una parte ci sembrava che in un contesto più essenziale uscisse meglio la scrittura e i suoni avessero più personalità, più anima, dall’altra non volevamo presentare un lavoro che poi avesse poca attinenza con ciò che avremmo proposto dal vivo.

C’è un filo conduttore che lega le nove tracce dell’album?
Almeno un paio: certamente l’idea del vissuto quotidiano e, all’interno di questa, l’idea del viaggio come momento di relazione con i luoghi e i pensieri della nostra vita. Nelle nostre canzoni non ci sono mai amori eterni o voli impossibili, la ricerca è piuttosto verso quella poesia realista dei maestri degli anni ’60 come Paoli o Endrigo, che rompeva con la canzone classica inaugurando la stagione dei grandi cantautori. Se ci è permesso il paragone un po’ blasfemo, ovviamente…

Qual è il pezzo che più vi rappresenta o quello a cui siete maggiormente affezionati.
Difficile…, diciamo che “In viaggio con Alice”, il brano che dà il titolo al CD, è sicuramente rappresentativo degli argomenti di cui dicevamo prima e che “le ore contate” esprime bene l’idea di un sound che ci piace molto. Ce n’è anche una che (indipendentemente dal fatto che piaccia o no) è sicuramente originale come argomento ed è “Il Cartografo”.

Qual è il vostro sogno nel cassetto e come pensate di realizzarlo.
Come tutti quelli che fanno canzoni e lavorano per dar loro vita, vorremmo che queste potessero andare oltre il limite delle relazioni, grandi o piccole, che noi saremmo in grado di intessere per loro lavorando da soli. Per realizzarlo stiamo lavorando con persone che ci aiutano a trovare un percorso…

Lasciate un saluto ai lettori di Rockambula.
Se qualcuno o qualcuna di voi ascoltando un brano dei PCP ha ritrovato qualcosa di sé vuol dire che siamo riusciti a superare la barriera delle nostre paturnie quotidiane, e questo lo consideriamo un risultato. Ciao!!

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