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Recensioni | luglio 2015

Written by Recensioni

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A Place to Bury Strangers – Transfixiation (Shoegaze, Noise, 2015) Voto 7,5/10

Tra ossessioni, distorsioni e deliri, il quarto lavoro della band newyorchese si proclama punto fermo e di riferimento per lo Shoegaze/Noise contemporaneo. Album notevole.

Simon James Phillips – Blage 3 (Drone, Free Improvisation, 2015) Voto 7/10

Il genio minimalista australiano mette insieme un supergruppo per realizzare quest’opera in due parti per quasi due ore di droni e minimalismo. Un lavoro che ovviamente potrà essere apprezzato solo dagli amanti del genere, tra i più estremi per la difficoltà di ascolto, ma che saprà ripagare profumatamente chi avrà il coraggio di penetrarlo.

Telestar – Così Vicini Così Lontani (Alt Pop, Cantautorato, 2015) Voto 7/10

Se i Telestar vi conquistano al primo ascolto è perché sono squisitamente Pop, è vero, ma è anche perché sono stati abili nell’analizzare magistralmente il sound dei The National e nel rimodellarlo perché aderisse perfettamente alla lingua italiana. Una furbizia che gli perdoniamo, ma solo perché il risultato finale è notevole.

Chihei Hatakeyama – Moon Light Reflecting Over Mountains (Ambient Drone, 2015) Voto 6,5/10

Chi ha da sempre coltivato la passione musicale per il Sol Levante, sa benissimo quanto quella terra sia aperta alla sperimentazione. Hatakeyama è proprio uno dei maestri della sperimentazione Ambient; artista iper prolifico che tuttavia non raggiunge certo qui il suo culmine creativo.

Michele Maraglino – Canzoni Contro la Comodità (Cantautorato, 2015) Voto 6,5/10

Quando saremo abbastanza vecchi da aver bisogno di qualcosa che ci ricordi come sono stati i nostri trent’anni ci verrà in aiuto Michele Maraglino, cantautore tarantino trapiantato a Perugia, con le sue liriche ironiche e l’inquietudine Punk di arrangiamenti complessi ma mai eccessivi.

Olla – A Serious Talk (Noise Pop, Alt Rock, 2015) Voto 6,5/10

L’originalità non è forse il tratto peculiare delle composizioni dei piemontesi Olla, formazione Alt Rock che sceglie il cantato in inglese, ma senza dubbio il loro disco di esordio si lascia ascoltare con facilità tutto d’un fiato, conquistando con riverberi melliflui e un’attitudine Grunge e nostalgica.

Il Ballo delle Castagne – Soundtrack for Unreleased Herzog Movie (Prog, World Music, 2015) Voto 6,5/10

In questa colonna sonora immaginaria il sestetto Prog costruisce atmosfere cupe ed evocative, tra suggestioni cinematografiche ed echi mediorientali. Musicalmente intrigante ma con recitati non eccelsi, rimane comunque un viaggio interessante, inquietante ed esotico.

Gnac – Adesso (Cantautorato, Pop, Folk, 2015) Voto 6,5/10

Un declamare irritante penalizza un disco che sulla carta incuriosisce. Si salvano i suoni (freschi) e le melodie (accattivanti), oltre ad un barlume di saggezza aforistica che viene però oscurato dal peso asfissiante del luogo comune (“K2”).

Lef – New Vague (New Wave ) Voto 6,5/10

Non solo musica, ma anche cinema (Nouvelle Vague e cinema italiano degli anni ’50 e ’60), ispirazione per la stesura di testi e non solo. La band salernitana affonda le radici nella New Wave di stampo italiano (Diaframma), e lo fa bene, in maniera dichiarata ed inequivocabile, senza aggiungere troppi elementi di contaminazione.

Van Hunt – The Fun Rises, the Fun Sets (Neo Soul 2015) Voto 6/10

Il ritorno del Neo Soul dell’artista di Dayton è un inno alla voglia di libertà che tuttavia non convince fino in fondo. Poco coraggio, tanti rimandi e troppe canzoni che sulla distanza finiscono per annoiare.

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“K2” è il primo singolo degli Gnac

Written by Senza categoria

“K2” è il primo singolo con relativo video del disco d’esordio degli Gnac, quartetto padovano che con questa ballad ballabile in forma di sfogo fotografa uno spicchio di provincia italiana del duemilaquindici e disegna uno spaccato della “generazione indie” dei trentenni d’oggi, musicisti e non. Il video di “K2”, è stato realizzato dal videomaker Davide Pagin su un’idea degli stessi Gnac e anticipa l’uscita, prevista per giugno, di Adesso, il debutto degli Gnac all’insegna di un cantautorato storto, beffardamente pensoso e rivestito di abiti musicali sgargianti.

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Gnac – Luna Park EP

Written by Recensioni

Gli Gnac sono un gruppo padovano, più precisamente un quartetto con una biografia stringatissima, anzi potremmo dire inesistente. Degli Gnac sappiamo i loro nomi e talvolta nemmeno i cognomi: Matteo, voce e chitarra, Mejo, batteria e percussioni, Marco Cristofori, tastiere e Fabio Gasparini, basso. Sulla pagina facebook del gruppo ci viene detto che Gnac è una figura onomatopeica (suono, rumore simile al cigolio o a qualcosa che stride), ma facendo una ricerca su Wikipedia si può scoprire che Gnac è anche lo pseudonimo usato dal cantautore  Mark Tranmer e che deriva anche dal racconto di Italo Calvino “Luna e Gnac”, quindi comunque un rumore carico di significato. Inoltre sappiamo che il gruppo italiano definisce la sua musica “da spiaggia per una città senza spiaggia”, che a giugno uscirà il loro primo ep e che su soundcloud si possono ascoltare i primi brani di Luna Park.

Cinque brani che anche se registrati non perfettamente, in produzione casalinga, inquadrano perfettamente il sound del gruppo con chitarra ritmica che apre tutti i branie testi veloci come in “Aria” che ricorda alla lontana Jovanotti, con le sue ripetizioni insistenti di parole o frasi del testo. “È Adesso” è il secondo brano, molto cantautorale, con una struttura che si ripete sempre uguale: testo e poi momento musicale, quasi d’improvvisazione. La voce appare secca, cruda nel suo parlato molto veloce anche e soprattutto nel terzo brano “Se Tutto Fosse Semplice”. “Pazienza è la Vita” racchiude in sé tutti gli elementi già citati prima, ma che mi ha fatto venire in mente i Modena City Ramblers  e non sapendo le effettive influenze del gruppo rimane comunque un paragone aleatorio. “Uomini” è l’ultimo brano che chiude l’ep un po’ nella stessa maniera in cui si apre.

Quindi un lavoro tutto italiano nella sua tradizione ritmica, un album nel quale però si sente la mancanza di un brano acustico solo chitarra voce e null’altro per raccontare la visione e i racconti che si intravedono sullo sfondo, e un disco che chi lo sa potrebbe essere già cambiato, ma per dirlo e per esprimere un vero giudizio aspettiamo il lavoro definitivo.

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