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I Deathwood entrano nel roster di Overdub Recordings

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Deathwood entrano nel roster di Overdub Recordings (alternative department di Worm Hole Death). La label licenzierà il disco di debutto della Horror Punk band dal titolo “…and If It Were True?” via Code7/PHD. L’album verrà registrato, prodotto e mixato all’ACME Recording Studio dal produttore Davide Rosati (Straight Opposition, Chaos Conspiracy, La Dodicesima Notte, Disbeliever, Christine Plays Viola).  Le riprese avranno inizio il 6 ottobre, mentre l’album uscirà nei primi mesi del 2015.   “L’aspetto musicale è caratterizzato da un Horror Punk di matrice americana unito a tematiche puramente horror che si rifanno a miti e leggende delle loro terre.”

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Coffeeshower

Written by Interviste

Coffeeshower: ovvero un pezzo molto importante della scena Punk Rock italiana e probabilmente, dal 1999 ad oggi, la più importante e riconosciuta band del genere di tutto l’Abruzzo in ambito Punk e Hardcore insieme agli Straight Opposition e pochi altri. Una storia che mira a diventare leggenda ma anche piena di salite, a cominciare da una line-up sempre in mutamento e che ha ruotato soprattutto attorno ai due fratelli Fausto e Pierluigi. Chi erano i Coffeeshower nel 1999 e chi sono oggi? Come è cambiato il vostro stile col trascorrere del tempo?

FAU: ti ringrazio delle belle parole, forse troppo belle (ride ndr). Onestamente in Italia non siamo così importanti, c’è senz’altro qualche amante del Punk Rock che ci segue da sempre, ma restiamo, come diceva il nostro ex bassista Emanuele (Verrocchi ndr), un “gruppo per cultori”. (ride ndr) Certo in molti luoghi d’Abruzzo ci sentiamo molto amati e apprezzati e quando suoniamo lì è come essere a casa nostra e di questo siamo sempre molto felici. La band è nata semplicemente dalla passione che io e mio fratello Pier condividevamo con Edoardo (Puglielli ndr) per il Punk Rock, i concerti e tutta la cultura che vi ruotava attorno. Da anni personalmente cercavo una forma di espressione per quel “rock’n’roll estremo ma melodico” che avevo in mente e con loro la cosa funzionò da subito. Pescavamo a piene mani dal Punk e dall’Hardcore e ci divertivamo a scrivere brani che fossero anche un po’ differenti dai cliché dei generi di riferimento. Con gli anni certo siamo cresciuti, abbiamo sperimentato strade un po’ diverse rispetto al nostro modo di scrivere canzoni degli esordi. Soprattutto dopo la separazione con Edoardo inevitabilmente il nostro stile è cambiato, lui era quello più legato a una certa scrittura più squisitamente hardcore, mentre dopo nel nostro processo creativo ha pian piano prevalso il lato più vicino al Punk Rock e all’Alternative Rock in generale della nostra “educazione sentimentale”.

A coronamento del vostro splendido percorso artistico, lo scorso anno avete pubblicato The Glory Years, album raccolta con diversi inediti. Un punto di arrivo o l’inizio di una nuova vita?

FAU: era da tempo che avevamo questa idea, visto che spesso ci veniva chiesto se avevamo ancora copie del primo EP autoprodotto o addirittura del primo demo. Ci sembrava una bella cosa riproporre tutto il vecchio materiale, demo compreso, assieme a qualche inedito che non avevamo mai avuto la faccia tosta (ride ndr) di pubblicare prima, insieme a un paio di brani nuovi di zecca che abbiamo registrato all’ACME Recording Studio di Raiano. Indelirium ha sposato da subito il progetto e così abbiamo anche noi adesso il nostro “best of…the worst” (ride ndr).

A tal proposito, girano voci di un imminente nuovo album di brani originali. Potete darci qualche anticipazione, se le voci sono da confermarsi?

FAU: senz’altro. Abbiamo praticamente finito le registrazioni dell’album nuovo. Crediamo che presto vedrà la luce, probabilmente in autunno. Ci saranno canzoni che in parte stiamo già eseguendo qua e là nei concerti e che qualcuno inizia già a conoscere, assieme ad altre davvero nuove.

FAB: abbiamo cercato di comporre l’album in modo da fotografare al meglio il nostro suono attuale, come ti diceva Fausto prima forse meno legato a sonorità tipicamente Punk Hardcore in senso stretto, ma sempre in pieno stile Coffeeshower. Spero ti piacerà quando lo ascolterai.

In quindici anni fatti di album e tour in giro per il mondo con Anti-Flag, Underoath, Taking Back Sunday, Hot Water Music, Smoke Or Fire, Chuck Ragan, Astpai, Antillectual, Atlas Losing Grip, This Is A Standoff avrete messo in cantina un’infinità di esperienze. Quale la più bella e la più importante per la vostra musica? Quale l’episodio da dimenticare?

FAB: le esperienze fatte in giro a suonare, anche quelle che apparentemente sembrano disastrose, lasciano sempre qualcosa di positivo, come un insegnamento a crescere, dal punto di vista musicale e anche personale. Non ci lamentiamo insomma (ride ndr).

FAU: personalmente ho molto rivisto la mia opinione sulle “aperture” di concerti di band importanti e sulla loro presunta utilità. Certamente dividere il palco con band grosse è sempre una cosa stimolante, hai l’occasione di incontrare personalmente musicisti che adori e anche di suonare davanti a un pubblico che altrimenti non ti avrebbe ascoltato, ma è vero anche che se a quella situazione non segue una buona promozione del nome della band, della sua musica, etc., cosa che per una band DIY è sempre un problema, alla fin fine resta solo un ricordo piacevole e non molto altro. Sicuramente comunque l’amicizia con Chuck Ragan e con gli Hot Water Music nata a seguito dei concerti fatti assieme, prima con Chuck ad inizio 2009 e poi nel 2012 con gli HWM, sono fra le cose più belle che abbiamo vissuto come uomini ancor prima che come musicisti.

Proprio pochi mesi fa siete tornati da un tour in centro Europa. Che differenze notate tra pubblico e organizzatori italiani ed esteri?

FAU: fin dal nostro primo tour abbiamo sempre lavorato in modalità DIY, facendo ovviamente una fatica bestiale  a partire dalla lunga fase preparatoria fatta di contatti prevalentemente via mail con i promoter, i centri sociali, i club, le band, etc. fino al vero e proprio viaggio per andare a suonare, con tutti i disastri finanziari che ne conseguono. Nonostante tutto però non abbiamo mai voluto far mancare alla nostra band quell’occasione di confronto con il mondo esterno. Ogni anno insomma almeno un piccolo tour all’estero deve esserci per noi, pur con tutte le difficoltà del caso. Generalmente comunque, per rispondere alla tua domanda, non abbiamo riscontrato particolari differenze tra il pubblico italiano e quello all’estero, forse fuori confine statisticamente negli anni abbiamo registrato un po’ più di attenzione e di curiosità da parte della gente che ti viene ad ascoltare, anche se per loro sei l’ennesima band sconosciuta in tour, ma ci sono sempre state serate bellissime e serate mortifere sia in Italia che all’estero. Certo quando sei all’estero in giro su un van scomodissimo e vieni da quattro serate nelle quali hai solo perso un sacco di soldi, sei stanco e malaticcio e vorresti soltanto dormire in un letto decente e succede che proprio quella sera si crea quella alchimia particolare con il pubblico di quello squat o di quel piccolissimo club di un posto lontanissimo da casa tua che non avevi mai sentito prima, beh quella è una ricarica di batterie straordinaria, è la cosa che ti fa andare avanti e che ti fa pensare di aver davvero fatto bene il tuo lavoro.

Per la prossima esibizione dal vivo ci diamo appuntamento al From the East Coast Fest di Pescara il prossimo 5 agosto. Un festival Hardcore che punta su una line-up eccelsa e che vedrà i newyorkesi H2O come band di punta. Chi ci sarà con voi e cosa dobbiamo aspettarci da un festival di questo tipo?

FAU: per noi è un onore essere stati invitati a questo festival, oltre agli H2O ci saranno gruppi leggendari dell’hardcore italiano come Strenght Approach e Straight Opposition e poi gli organizzatori hanno fatto secondo me una cosa davvero bella, quella cioè di comporre il cartellone delle band senza pensare soltanto all’Hardcore ma inserendo anche una nutrita rappresentanza Punk Rock, quasi a tirar su una vera e propria “unity fest punk-hc”: bello vero?

Avendo vissuto voi da protagonisti la nascita e lo sviluppo del Punk e dell’Hardcore, che differenze pensate ci siano tra quelli delle origini e quelli odierni? Quanto è venuto meno l’aspetto sostanziale (fatto di tematiche sociali e violenza espressiva) a favore di fattori formali (legati ad estetica e stile puro)?

FAU: quando abbiamo cominciato a suonare insieme, nel Punk e nell’Hardcore era già stato tutto scritto. Fin dalla metà degli anni 70 il Punk era già nato, morto e risorto tante volte, così come le varie ondate Hardcore statunitensi si erano già susseguite fin dagli anni 80. Ma era anche un momento in cui l’estetica Punk, la cultura dello skate, della strada, dei concerti e tutta una serie di altri elementi erano tornati in auge tra i ragazzi. Erano gli anni del “nuovo Punk Hardcore melodico”. Ricordo come quell’ondata di gruppi e uscite discografiche fosse vista dai vari recensori e intellettualoidi che si divertono a fare i sociologi quando parlano di musica come un qualcosa di vuoto, di spento, come una copia di cose già dette prima, una merda in pratica. Già allora insomma si diceva che quel movimento fosse tutta estetica e poca sostanza. Oggi però leggi ovunque che i Green Day di allora erano un gruppone e che i Nofx e i Lagwagon sono le band migliori della storia e che le band di oggi fanno schifo al confronto. Noi eravamo dei semplici appassionati, ci trovavamo con mio fratello e con Edoardo ad ascoltare insieme quella musica per tanti lunghi pomeriggi e a condividere molte cose di quella specie di “rinascimento Punk”. Partivamo e facevamo centinaia di chilometri per andare a questo o quel concerto al nord, era bello incontrare continuamente sui treni o nelle aree di servizio delle autostrade tanta gente con le Vans ai piedi e la tua stessa t-shirt che andava allo stesso evento. Si respirava un’aria di novità e di ribellione quando andavi a un festival o a un concerto in un centro sociale. Poi arrivò Genova e quello fu un brusco risveglio per molti di noi, ma parlare di questo ora sarebbe lungo e complicato. Per noi comunque fu una conseguenza naturale quella di cominciare a scrivere canzoni insieme e fare le prime prove, in tre, senza basso, in una stalla di un paese a 20 chilometri da L’Aquila dove un nostro amico aveva approntato un impianto elettrico davvero precario che a ripensarci mi vengono i brividi (ride ndr). E’ nato tutto molto spontaneamente, senza avere insomma la pretesa di poter recitare un ruolo in “scene” o situazioni che nel frattempo avevano già scritto pagine importanti. Avevamo solo voglia di divertirci a suonare e di urlare al mondo quello che avevamo dentro.

Esiste ancora una scena Hardcore tricolore? Quali sono le aree geografiche che ritenete più in fermento in Italia? Cosa distingue le band nostrane dal resto del mondo?

FAU: forse non siamo le persone più adatte per darti questo tipo di lettura, siamo sempre stati un po’ fuori dai giri, dalle scene vere e proprie, probabilmente il fatto di venire da una piccola città d’Abruzzo non ci ha aiutato a essere pienamente parte di un fenomeno che altrove stava andando avanti. Parlo di città come Roma o Milano o di altre realtà europee dove le cose erano e sono tuttora più facili di un posto come L’Aquila, anche se poi quando parli con altre band di Roma o Milano anche loro ti elencano tutte le cose che non vanno della loro città, del loro giro dei gruppi, delle sette e delle varie faide, etc. etc., ma questo è un altro discorso. Pur non vivendo insomma al centro di “scene” o situazioni più vivaci abbiamo però sempre avuto la fortuna di girare l’Italia e l’Europa per andare a suonare, abbiamo visto tanti posti e conosciuto tante persone stupende, così come tanti stronzoni. Certo non avrò mai, penso, l’opportunità di suonare tipo al The Fest a Gainesville in Florida o al Groezrock, quindi non so risponderti su come sia vivere oggi, da band, quel tipo di situazioni che viste da fuori sembrano il paese dei balocchi per chi come noi ama ancora il Punk e l’Hardcore. Posso dirti però che la sensazione che almeno nel nostro piccolo si avverte andando a suonare in giro adesso, rispetto ai nostri primi tour, è quella di un po’ di disinteresse verso questa musica e questa cultura, di grande difficoltà per gli organizzatori di concerti nel coinvolgere le persone, di grande freddezza generale purtroppo.

FAB: anche se come dice Fausto andando a suonare in giro ora si percepisce un po’ di disinteresse e di stanchezza, ci sono ancora tante persone che si sbattono per creare delle realtà nella loro città organizzando concerti e movimentando la quotidianità dei posti dove vivono. Credo che questo sia lo spirito positivo, immortale, di questo genere musicale. Quello che permette alle varie realtà di rimanere vive in questo momento di “torpore culturale”.

Quale è il ruolo sociale del Punk o dell’Hardcore oggi e quale il loro ruolo all’interno della musica Underground (o comunque non mainstream)? Credete che ci possano essere, negli anni a venire, prospettive di crescita e sviluppo del genere o lo stesso è destinato a ripetersi negli anni con lo sguardo sempre rivolto al passato?

FAU: Il Punk e l’Hardcore, pur con tutte le differenze e anche i conflitti che storicamente ci sono stati tra queste due grandi tendenze della cultura underground, sono entrambi nati dalla strada e sono linguaggi che dovrebbero parlare dritto al cuore della gente, ma è difficile farlo se questa gente non vuole ascoltarti più. Siamo onesti, un ragazzo che va a scuola oggi generalmente trova molto più interessante e stimolante un concerto Hip Hop o un dj set di un dj famoso piuttosto che un festival Punk, a volte sembra non importare più a nessuno del Punk e dell’Hardcore, almeno dalle nostre parti. E’ triste, ma bisogna fare i conti con questa realtà. Altrettanto vero è però che finché esisteranno questa attitudine, questa cultura e questi filoni musicali ad essa legati, quantomeno esisterà una “strada alternativa”, che forse un giorno i ragazzi torneranno a percorrere. Come dice Frank Turner:  “punk is for the kids that don’t fit in with the rest”. Probabilmente questo passaggio culturale un po’ buio per la cultura Punk è più evidente nella nostra Europa decadente, mentre nella tanto vituperata America le cose non stanno proprio così. Mi sorprendo ogni giorno a scoprire tantissimi nuovi gruppi che si fanno strada negli States e che pur suonando ancora con la vecchia formula chitarra, basso, batteria e 4 accordi scrivono canzoni magistrali e aggiungono sempre qualcosa di nuovo a un giocattolo che ai più sembra ormai obsoleto. Penso a band come Balance And Composure, Hostage Calm, Make Do And Mend, Pianos Become The Teeth, Captain We’re Sinking, Red City Radio, Iron Chic, Banner Pilot, solo per citarne alcuni a caso. E comunque, quello che voglio dire è che fin quando succederà che quattro ragazzi vorranno rinchiudersi in un garage per condensare tutta la rabbia possibile in una manciata di canzoni e condividerla con il mondo là fuori allora tutto questo avrà ancora motivo di esistere.

La nostra intervista si chiude qui. Vi facciamo un in bocca al lupo per la vostra esibizione in compagnia dei mitici H2O. Un’ultima cosa. Quale messaggio pensate che debba lasciare la vostra musica nella testa di chi vi ascolta?

FAU: crepi il lupo grazie! Quanto al messaggio, noi raccontiamo storie di vita, non siamo poeti o filosofi o predicatori, scriviamo solo canzoni e le condiamo col nostro suono, ci piace suonare con gli ampli a palla e con la batteria che non si ferma mai e se tutto questo fa anche divertire chi ci sta ascoltando allora è una cosa bellissima.

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À L’Aube Fluorescente

Written by Interviste

À L’Aube Fluorescente è la band vincitrice di AltrocheSanRemo Volume4. Nella nostra home potete vedere il loro banner e cliccandolo visitare la loro pagina Facebook mentre a breve avrete la possibilità di leggere la recensione del loro nuovo lavoro e vedere il primo videoclip proprio del pezzo che li ha portati alla vittoria. Nel frattempo Silvio “Don” Pizzica li ha intervistati e il risultato, che potete leggere di seguito, è una bella chiacchierata che spazia dalle curiosità del progetto, alla loro formazione, da qualche incomprensione (vedi domanda in cui si citano i MaDeDoPo, che volevano essere presi solo come esempio di band che ce l’ha fatta non solo grazie alla musica e non un riferimento stilistico), alle critiche e i complimenti della nostra redazione, per passare agli Smashing Pumpkins e a Steven Wilson, fino alle critiche alla critica musicale. Una lunga chiacchierata, una intervista vera in cui scoprirete l’anima di una band giovanissima che prova a fare le cose da grandi, districandosi con eleganza anche tra le questioni più spinose. Signore e signori, À L’Aube Fluorescente.

Ciao a tutti. Per prima cosa come state?
Ciao a te ed a tutta la redazione di Rockambula che ci ha concesso questa intervista. Siamo tutti carichi al punto giusto, pronti per i prossimi live!

Partiamo dalla domanda più banale di questo mondo. Come è nato il nome À L’Aube Fluorescente? Cosa significa, oltre il mero significato letterale? Perché il francese, visto che non c’entra molto con il vostro stile “anglosassone”?
Diciamo che la risposta che cerchi è all’interno della domanda che hai posto. Il nome si basa proprio su questa voglia di distaccarsi, almeno per quanto riguarda il primo impatto, da quello che è lo standard dei gruppi alternative rock italiani e stranieri. Ormai siamo abituati ad una marea di termini inglesi che sono entrati costantemente nel nostro vocabolario (e non fraintenderci, è assolutamente un bene) ma semplicemente ne eravamo un po’ stufi. È stato anche un modo per rinnovarsi, per respirare aria fresca. È dunque più che altro un’esigenza personale, senza nulla di particolarmente pretenzioso. Inoltre crediamo che in un certo senso la musicalità della lingua francese si sposi in maniera perfetta con la musica che cerchiamo di proporre, nonostante i testi siano scritti in inglese. È una sorta di assonanza inconscia che ci è venuta naturale sin da subito, già dalle prime prove quando lavoravamo ai primi arrangiamenti. Per quanto riguarda il significato preferiamo rimanere piuttosto coperti a riguardo, proprio per non togliere la possibilità a nessuno di associare il nome a quello che sente quando ascolta i nostri pezzi. Possiamo solo dirti che per noi esprime un profondo senso di rinascita, musicale e non.

Raccontateci molto brevemente come nasce questo progetto, cosa avete fatto fino ad ora e quali sono le strade artistiche percorse dai vari membri.
Le nostre strade artistiche sono molto simili; pur ascoltando generi di musica a volte molto distanti, abbiamo sempre avuto un’enorme passione per quella che suoniamo, eccezion fatta forse per Alberto, il nostro batterista, che dopo l’incontro con Paride (chitarra) in una cover band antecedente a questo progetto, si è avvicinato in modo prepotente all’alternative rock (che poi nella nostra musica ha un infinità di sfumature per i motivi sopra citati), entrando dunque nella line up definitiva. Jacopo (voce e basso) porta avanti diversi side project, come i Sixty Drops (l’ep uscirà ad Ottobre) e l’Articolo Il (duo con Lorenzo Lucci ormai super affermato in zona). Francesco (chitarra) lo trovate a suonare ovunque ci sia bisogno di un chitarrista, ci dorme pure con la chitarra, anche se ormai abbiamo abbastanza monopolizzato la sua attenzione!

Come descrivereste la vostra musica?
Beh domanda da un milione di dollari. Facciamo molta fatica anche noi a classificarci e a dire il vero non ci piace nemmeno molto. Sicuramente possiamo essere inquadrati in quell’enorme calderone che è l’Alternative Rock ma è un po’ come dire tutto e dire niente. Per far riferimento ad una cosa un po’ inusuale diciamo che in ogni arrangiamento cerchiamo sempre di essere il più raffinati possibile, evitando quelle che secondo noi sono scelte vistose, atte a far emergere il singolo strumento penalizzando il risultato finale. Facciamo tutto in funzione del pezzo. Se un chitarrista deve fare due accordi tutto il tempo per la miglior riuscita del brano non c’è nessun problema. La voglia di emergere come singoli non ci appartiene. In questo senso definiamo la nostra musica raffinata (non tanto per chi ascolta, quello è un giudizio che spetta agli altri) ma proprio per il modo che abbiamo di lavorare.

Parlateci del vostro ultimo lavoro in studio. Credo sia anche il primo, giusto?
Si è il nostro primo EP e si chiama Soar. Sarà anticipato dall’uscita del videoclip di Brand New Stupid Words, che avete già avuto modo di ascoltare. È stato registrato durante il maggio di quest’anno presso l’Acme Recording Studio di Davide Rosati, che è stato anche a tutti gli effetti un produttore artistico. Quello che ne è venuto fuori è un qualcosa ben oltre le nostre aspettative proprio perchè in studio si è creata subito una forte alchimia tra noi e Davide, che ci ha permesso di lavorare molto bene e senza nessun timore di esprimere in modo sincero la singola opinione su ogni arrangiamento. Questo aspetto è stato molto importante per dare ad ogni pezzo quel qualcosa in più che temevamo mancasse alla fine delle registrazioni. Siamo molto soddisfatti.

Come nasce una vostra canzone e cosa ritenete che sia una canzone?
Molto spesso Jacopo costruisce quelli che ci piace chiamare “scheletri”; si tratta sostanzialmente di bozze di testo e linea vocale su una melodia di basso o pianoforte. Da lì cominciamo a costruire gli arrangiamenti e ne prepariamo diversi per ogni strumento, finché non troviamo la combinazione ottimale. Altre volte si parte da riff o giri di chitarra molto semplici che vengono man mano resi più articolati, sempre nel rispetto del registro stilistico del pezzo. Poi Jacopo fa un lavoro altrettanto meticoloso di completamento dei testi, accompagnato da discussioni che spesso facciamo tutti insieme sul loro significato . Siamo piuttosto pignoli sulla questione grammatica e pronuncia, è un aspetto a cui teniamo tantissimo, forse spesso sottovalutato da molte band nostrane. Una canzone è nient’altro che un’evasione dal concetto di tempo per noi. Viviamo le nostre giornate scandite in un certo modo e molti non sanno nemmeno bene perchè. Una canzone è quell’elemento che messo nell’equazione dello scorrere del tempo quotidiano la scombina, la sbilancia.

La vostra dimensione ottimale è quella “elettrica” ma non disdegnate serate live in acustico. In fondo è uno scendere a compromessi per poter avere più spazio possibile, no? A cosa sareste disposti a rinunciare e a cosa non rinuncereste mai per un pezzo di successo. Cosa sareste disposti a fare per diventare i nuovi Management Del Dolore Post Operatorio (perdonatemi la provocazione)?
Ma no, non si tratta di scendere a compromessi, anzi. Amiamo profondamente l’acustico, siamo cresciuti col mito di quegli unplugged straordinari che solo gli anni 90 hanno saputo darci ed è logico che ne siamo allo stesso tempo estasiati ed affascinati. Ci piace (ri)arrangiare i pezzi, trasformarli e dargli una nuova luce. È quello della musica che più amiamo. Gli acustici per noi non sono uno scendere a compromessi, ora come ora sono quasi un’esigenza. È bello ritrovarsi in intimità e far ascoltare i propri pezzi come sono nati: con un basso praticamente spento, la porta della camera socchiusa ed una chitarra acustica. Per quanto riguarda il discorso delle rinunce è una politica che non ci appartiene. Noi sappiamo fare musica solo in questo modo, non conosciamo altre strade. Speriamo di riuscire a piacere per quello che siamo, è l’unica cosa che possiamo augurarci. Un pezzo pop non sapremmo nemmeno farlo! Per quanto riguarda la domanda sui Management la risposta è molto semplice: nulla. Ma non è una risposta dettata da gusti personali. Oggettivamente non abbiamo proprio nessun elemento che possa essere di contatto con una realtà come quella del gruppo abruzzese che hai citato (a parte essere abruzzesi, è ovvio!), non vediamo dunque come possa essere possibile seguire un percorso artistico simile. Sicuramente le strade che dobbiamo battere sono altre, e sono quelle che vogliamo perchè ce le siamo scelte.

Siete i freschissimi vincitori del nostro concorso AltrocheSanRemo Volume4. Perché avete scelto di parteciparvi e cosa vi è rimasto di questa esperienza?
Ci sembrava un’ottima vetrina per poter far ascoltare il singolo prima che uscisse ufficialmente, per testarlo diciamo, ed è andata molto bene. È stata un’esperienza che ha consolidato in noi ancor di più la consapevolezza riguardo l’importanza che ha oggi il web nel proporre musica.

Vincere un concorso come questo non è solo questione di qualità ma anche di conoscenze. Quanto è importante per voi avere un pubblico di affezionatissimi, spesso amici, che vi supporta? Non pensate che avere sempre quel gruppo di supporter della porta accanto ai vostri concerti, possa trasformarsi negativamente in un’ancora che vi lascia agganciati ad una dimensione provinciale?
Beh per una band che esiste ufficialmente da qualche mese (dato che siamo stati per molto tempo in sala prove ad arrangiare la scaletta che oggi proponiamo dal vivo) è già tantissimo avere un gruppo di supporter della porta accanto. Basta rendersi conto di dove si vive, di che situazione musicale c’è e quali possibilità di suonare in giro. Non abbiamo paura di confrontarci con realtà estranee alla nostra, basti pensare che siamo stati selezionati per suonare al Voci Dal Sud music festival a Salerno dove apriremo , insieme ad altre band, il concerto di Meg, Ettore Giuradei e Valerio Jovine. Un risultato assolutamente stupefacente se si pensa che la nostra prima data insieme ufficiale è stata il 4 maggio scorso ( se escludiamo una breve apparizione “confusionaria” nei primi mesi di sala prove).

Passiamo alle domande più “toste”, derivanti anche da alcune considerazioni scaturite dalla vostra partecipazione alle preselezione di Streetambula (p.s. complimenti, siete tra le 8 band finaliste che suoneranno il 31 agosto a Pratola Peligna (AQ)). La redazione di Rockambula ha evidenziato in voi alcuni limiti e alcuni punti di forza importanti. Ad esempio hanno criticato la poca originalità e l’eccessiva somiglianza con band come Placebo o con Melissa Auf Der Maur; qualcuno non ha apprezzato l’apparente necessità di scandire le parole da parte di Jacopo e la troppa povertà del suono delle chitarre. Particolarmente apprezzata invece la capacità di ricerca melodica, cosi come la tecnica vocale (evidente che Jacopo non si sia improvvisato cantante), e anche la pulizia sonora. Rispondete voi, come preferite, alle critiche e ai complimenti. P.s. uno solo dei redattori è stato particolarmente duro affermando che “non sono di nessun impatto e dovrebbero rivedere l’intera struttura sonora”.
Beh essendo una primissima uscita era ovvio che le critiche non potessero mancare. Sicuramente già ora, rispetto a quando abbiamo preparato i pezzi per l’ep ci sentiamo musicalmente molto cresciuti;di certo non credevamo di arrivare sulla top ten americana con un primo ep, registrato in 4 giorni. Ha ovviamente tutti i limiti che un primo lavoro , fatto molto in fretta, può avere. Ci sono delle cose da migliorare e da correggere, certo prima di esprimere giudizi di una certa rilevanza si dovrebbe tener conto delle tempistiche in studio che una band agli inizi può avere. Per quanto riguarda il sound delle chitarre è una scelta fortemente voluta. Non siamo i primi a farla e non saremo gli ultimi, è una questione di gusti di chi ascolta. Alla fin fine è solo il gusto personale che determina il successo o l’insuccesso di un brano, i tecnicismi servono a chi fa le recensioni, ma non sono quelle che fanno andare bene un singolo. Potrei dirti che il suono di Slash a me personalmente non piace, così come quello delle chitarre dei My Bloody Valentine (quasi vuote) mi faccia impazzire. A critiche e complimenti va dato il giusto peso. Siamo consapevoli di dover lavorare, le critiche ci aiutano a capire dove e come possiamo alzare la qualità.

Sul discorso dell’originalità, non siete certo gli unici che hanno guardato alle strade sicure e già battute del passato. È cosi pericoloso rischiare e provare a fare qualcosa di nuovo o semplicemente è impossibile essere considerati se si prova a sperimentare?
Questa è una domanda che leggiamo spesso nelle interviste di molte band. Molte webzine battono su questo discorso dell’originalità pensando che sia ancora una domanda “scomoda”. In realtà non lo è affatto. Seguendo questa linea di pensiero non avrebbero senso il 90% dei movimenti musicali che oggi esistono e vengono portati avanti. Dovremmo far chiudere baracca a tutto il Punk, a tutto il Post Punk, il Black Metal, il Post Grunge ed a tutti quei generi che vengono costantemente riproposti. Basti pensare che perfino i Sigur Ròs sono riusciti a diventare banali agli occhi della stampa musicale. Senza nulla togliere al grande lavoro che Rockambula fa per la musica emergente è una questione su cui c’è veramente poco da dibattere. Se c’è il talento emergi, qualunque sia il genere che proponi. Questo discorso poi in Italia vale doppio, proprio perchè rispetto agli altri paesi del mondo, a parità di genere, serve molto più talento.

Torniamo a cose più leggere. Abbiamo parlato di Placebo e Melissa Auf Der Maur. Ma quali  sono le band che più vi hanno influenzato e a cui più somigliate?
Beh due le avete già citate, le altre sono tantissime. Sarebbe impossibile farti un sunto. Diciamo che i punti fermi sono due: Smashing Pumpkins e A Perfect Circle. Non sappiamo quanto le ricordiamo, ma sicuramente ci hanno influenzato tantissimo.

Consigliatemi due band esordienti, una italiana e una straniera e quello che ritenete sia il miglior disco del 2013, italiano e straniero.
Beh in Italia gli About Wayne sono riusciti ad avere un grande seguito, nonostante le critiche nei loro confronti fossero sempre le solite, riguardo l’originalità e la questione delle strade conosciute. Per quanto riguarda l’estero i Bwani Juction sono una realtà scozzese molto interessante (restando sempre nell’ambito di gruppi strettamente esordienti). Sul discorso del miglior disco la domanda si fa molto personale. Diciamo che possiamo consigliare quelli che secondo noi sono due buoni dischi: l’omonimo Giuradei dei fratelli Giuradei e The Raven That Refused To Sing (and other stories) del mitico Steven Wilson.

Non vi chiedo certo perché cantate in inglese ma invece sono curioso di sapere di cosa parlano i vostri testi. Pensate che a chi vi ascolta interessino veramente le parole? Sono cosi importanti i testi nella musica Rock soprattutto?
Non sono semplicemente importanti, sono importantissimi. Veicolare un messaggio è il primo obiettivo che qualunque artista dovrebbe porsi e non essendo un gruppo strumentale il testo assume un’ importanza primaria. I nostri testi riconducono esperienze spesso personali ad una dimensione più ampia, generalizzata, attraverso un forte processo di trasformazione che a livello del tutto teorico dovrebbe portare l’ascoltatore a poter dare il significato che vuol vedere all’interno di quel pezzo. Tutto questo ovviamente tenendo costante il messaggio di fondo che deve essere percepito in maniera inconscia. Diciamo che è un grande metodo per mandare un messaggio senza imporlo. Crediamo molto nella forza delle idee non imposte, ma condivise.

Perché un ascoltatore, un nostro lettore, dovrebbe dare fiducia e il suo tempo a voi, prima che agli altri, non potendo darli a tutti?
Ci piacerebbe che chi sceglie di seguirci e supportarci possa avere il tempo per fare la stessa cosa con tutti i gruppi emergenti che ritiene meritevoli. È proprio il fenomeno delle “tifoserie” che ha contribuito ad uccidere la qualità della musica in Italia. Che trovi il tempo allora per tutti quelli che vuole supportare; la musica restituisce sempre molto più di quello che chiede.

Dove pensate di poter arrivare, in concreto? Quale è invece il vostro sogno e il vostro incubo di musicisti?
Per ora, molto in concreto, vogliamo solo arrivare alla realizzazione del nostro primo full length Non facciamo piani decennali. Il nostro sogno è quello di fare un buon disco ed entrare nella casa di qualche sconosciuto che decide di accendere lo stereo ed ascoltarci. Niente di più. Di incubi al momento non ne abbiamo, solo tanta voglia di fare e di fare bene.

Per un attimo non parliamo di voi. Come sempre, provo a farmi dare un nome. Quale è la band o l’artista Indie italiano più sopravvalutato in circolazione?
Dai, diciamo che tu ci hai provato e il tuo dovere l’hai fatto! Noi manteniamo il silenzio stampa per adesso, è troppo presto per giocarsi qualche nome. Metti che poi ci tocca suonarci, che si fa?!

Come detto, il 31 agosto parteciperete alle finali di Streetambula, music contest organizzato dalla nostra testata in collaborazione con Nuove Frontiere. Tanti premi importanti in palio, presenza garantita di etichette come la Indelirium Records, la V4V, la To Lose La Track (e tante altre) e rappresentanti di webzine importanti come Rockit, Ondarock, Mola Mola, Stordisco, ecc… Voi perché avete scelto di partecipare? E avete avuto modo di conoscere le altre band in gara? C’è qualcuno che vi ha colpito?
Beh che domanda! Abbiamo voluto partecipare proprio perchè avete fatto un lavoro straordinario di organizzazione e di coesione. Un’occasione che un gruppo emergente come il nostro non poteva farsi sfuggire. Abbiamo avuto modo di conoscere la musica dei Too Late To Wake in maniera approfondita e sono davvero una grande band. Sarà un piacere conoscerli e condividere il palco con loro (così come con tutti gli altri). Nei prossimi giorni ascolteremo per bene anche tutti gli artisti in gara. Non sentiamo la competizione, solo una grande voglia di confrontarci e imparare magari qualcosa dagli altri. È sempre bello passare delle giornate con dei musicisti.

Cosa avete in programma per l’immediato futuro? Album, live, video, qualunque cosa!
Intanto è imminente l’uscita del videoclip di “Brand New Stupid Words”. Sarà un videoclip animato realizzato da Tonino Bosco. Non vi diciamo di più per adesso. Poi gireremo a breve un altro video per promuovere un secondo singolo, dobbiamo ancora definire diversi dettagli. Sotto il punto di vista live avremo un agosto stra-pieno e ne siamo ben felici. Gireremo davvero parecchio e appena possibile pubblicheremo un calendario ufficiale. Poi sicuramente ci rimetteremo per bene a lavoro su tutti i pezzi che faranno parte del nostro primo album. Per ora non ci siamo dati una scadenza, vediamo come va la promozione dell’ep e poi decideremo il da farsi. Insomma, tanto lavoro e tanta strada da fare, ma tanta voglia di farla!

Ditemi quello che avrei dovuto chiedervi e non vi ho chiesto? Poi, se volete, rispondetemi.
Diciamo che essendo la nostra prima intervista non siamo abituatissimi a parlare, e per ora, ci sembra di aver parlato fin troppo! Speriamo che le canzoni possano essere per tutti una spiegazione più che sufficiente in merito a tutto quello che ci riguarda!

Ciao Rockambula e grazie di tutto! Stay alternative!

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STRAIGHT OPPOSITION fuori il nuovo ep “10 OZ”

Written by Senza categoria

Gli STRAIGHT OPPOSITION hanno appena pubblicato, tramite Indelirium Records, il loro nuovo Ep intitolato “10 OZ“.

Sei nuovissime tracce di puro hardcore old school!!
Il concept del disco ha alla base un significato molto semplice:dimenticare il passato per combattere il presente.10 OZ, ovvero le 10 once riferite ad un tipo specifico di guantoni nelle discipline da combattimento, rappresentano il soggetto metaforico di questa lotta.

Il disco è stato registrato, mixato e prodotto negli Acme Recording Studio da Davide Rosati (www.acmerecording.it) e masterizzato allo Studio 73 da Riccardo Pasini (www.facebook.com/Studio73.Recording).
E’ possibile ascoltare e scaricare l’Ep sul canale Bandcamp dell’Indelirium Records (http://indeliriumrecords.bandcamp.com/album/10-oz), nei migliori store digitali (Itunes, Amazon, ecc) o acquistarlo in versione fisica sul sito Bigcartel (http://indelirium.bigcartel.com/product/idr-releases) Interpunk, Andromeda e molti altri.

La band è pronta a promuovere il lavoro in Italia e in Europa nel “10 Oz Eurotour 2013”, le cui date sono:
– 6 aprile – Orange, Pescara;
– 12 aprile – Modena, Tba, w/ Strange Fear;
– 13 aprile – Pop Corner, Porto Marghera ( Ve ), w/Strange Fear;
– 20 aprile – Istanbul Cafè, Squinzano (Le);
– 24 aprile – South Italy – tba;
– 26 aprile – Stage Club, Larissa ( Gr );
– 27 aprile – Bar Zinc, Pernik (Bg) w/twist;Dfts;F.a.y.d./Lapus Linguae;
– 28 aprile – Private Hell, Bucarest (Ro) with/first division; bever going home; sinscape;
– 29 aprile – Gambrinus Club, Cluj – Napoca ( Ro );
– 30 aprile – Trafik Klub – hardcore/punk Fest;
– 2 maggio – book show Serbia; Romania;
– 3 maggio – 3 Lions Club; Varna ( Bg)
– 4 maggio – Stage 51, Plovdiv ( Bg );

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Forgotten Tears – Versione acustica di ‘Frail Reality’

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La metal band milanese ha pubblicato sul proprio canale YouTube un video in cui presenta la versione acustica di “Frail Reality”, brano presente sul full length di debutto “Words To End” uscito ad Aprile per To React Records.

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Amaury Cambuzat

Written by Interviste

Rockambula incontra Amaury Cambuzat agli ACME Recording Studio in occasione della registrazione del nuovo album dei Droning Maud in veste di produttore della band. Una video intervista con il sapore di una semplice chiacchierata, buona visione…

http://www.youtube.com/watch?v=1mk9tPlLOrg

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