Foxhound – In Primavera

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È da un po’ di tempo che non mi ritrovo a recensire un disco senza dover pensare troppo, e In Primavera mi ha fatto invece riprovare il piacere di ascoltare un album fluido, che scorre e risuona, perché infondo questa è la vera essenza del secondo full-lenght dei Foxhound (successore di Concordia). La band si è estraniata dal mondo dentro una casetta sull’albero, e così, lontani dalla frenetica vita di tutti i giorni e dalle comunicazioni incessanti e stressanti è riuscita a trovare l’ispirazione per delle nuove creazioni musicali attraverso la pace dei sensi che la natura regala. Un po’ come un film romantico in cui i protagonisti sono dei bambini innocenti e puri che vivono il loro limbo con sincerità, e che lontani dalle impurità e dalle complicazioni della vita adulta si godono i loro sorrisi con sincerità. Ed ora, visto che siamo in via d’arrivo verso la primavera, iniziamo a parlare del disco.

Si parte dalla solitudine con “All Alone on my Own” in cui si descrive il desiderio di ritrovare il silenzio e il piacere che quest’ultimo può regalare, ribadendo dunque il modus operandi con cui il disco è stato concepito. “Erase me” inizia con un’interessante mix di voce presente e sintetizzatori eterei che creano un’atmosfera speciale, come se fossimo in un sogno, per poi passare successivamente nel vivo del brano con un mood Funky Rock. “Fitness” si concentra su una piaga moderna della società: l’ossessione per il corpo scolpito. Che grande disgrazia dover lottare tutti i giorni per raggiungere uno standard di bellezza assurdo che non fa altro che alimentare un narcisismo ossessivo e malato (e che palle soprattutto!). Molto Africa United e molto Dub è invece “I Just Don’t Mind”: delay e riverberi a palla, momenti di voce bassa pitchata e chitarre in levare. Si passa al basso Funky con “Out”, brano dal testo questa volta meno esplicito e apprezzabile per le chitarre che in certi momenti diventano rumorose e fastidiose. Si ritorna a parlare di forza della solitudine in “Gasulì”, al caos frenetico cittadino intriso di routine in “I Don’t Want to Run Roday”, e all’arrivo dell’estate (ricordo che il disco si intitola In Primavera) in “Summer Yeast”, quest’ultima molto bella in quanto descrive la triste verità che in estate è difficile lavorare ma lo si deve fare, e per questo a volte si finisce per fare un countdown verso il freddo, tanto atteso in quanto non saremo più costretti a dover sopportare il sudore cittadino che opprime. Intro spaziale perché pieno di effetti è quello di “Stars (Anytime You Want to)”, con cambi di tempo, chitarre ripetitive martellanti e voci che volano tra destra e sinistra. Un pezzo che inizialmente ti fa venire voglia di volare ed infine invece impazzire, con il risultato che musica e testo si incastrano alla perfezione. Ballabile, orecchiabile, e spensierata è “That’s the Sky”, mentre “My Life Is so Cool” conclude il disco con una buona dose di incazzatura (che ci sta sempre) fatta di grida e djambé africani.

Insomma sarà per il sole, sarà che ormai la primavera è arrivata, ma i Foxhound mi hanno fatto venire la voglia di uscire di casa e andare in un prato con la mia branda, mettermi gli occhiali da sole (che fanno tanto glamour), e sorridere in solitudine. Per finire: se questa band non fosse di Torino avrebbe già sfondato ne sono sicura, e il video di “Erase Me” che trovate qui sotto lo conferma, quindi buona fortuna!

Last modified: 20 Febbraio 2022