Cheap Date – In Gloom

Written by Recensioni

Tripudio anni Novanta per il nuovo EP dei casertani.
[ 20.12.2019 | autoprodotto | power pop, shoegaze, grunge ]

Dopo il demo dello scorso luglio, arriva a dicembre il momento per i quattro casertani di cominciare a fare sul serio, con questo EP registrato ai Till Deaf Recording Studios; un lavoro in pieno spirito do-it-yourself e che quindi è necessario ascoltare in quest’ottica, senza badare troppo alla forma.

La formazione campana dimostra profondo legame col territorio e la sua scena (vedi collettivo CBC) ma, antiteticamente, sceglie uno stile che abbraccia tanto l’alternative rock, il grunge e l’hardcore punk statunitense quanto lo shoegaze britannico, finendo per creare un collegamento spazio temporale tra universi lontani e tra i Novanta e la nostra attualità sempre più in crisi musicalmente alla ricerca di un’identità che non sia vuota come le mode che la accompagnano. La voglia di riscoprire un decennio lontano non ha nulla di sfavorevolmente nostalgico nei Cheap Date; è una scelta legata a una passione che accomuna ragazzi che non hanno intenzione di stare a guardare il mondo che gli scorre davanti, che hanno qualcosa da dire e vogliono dirlo attraverso il linguaggio loro più consono.

Un progetto che non ha nulla di passatista, eppure è pervaso da un’aria malinconica evocata dalla rabbia giovanile di quell’epoca in cui i ragazzi di provincia sognavano di essere altrove e che oggi rappresenta piuttosto un incubo agrodolce, quando il sogno di fuga diventa necessità di sopravvivenza. Quattro brani, ovviamente in inglese, per neanche quindici minuti di musica; quattro brani in cui Seattle incontra i My Bloody Valentine ma anche il power pop e lo shoegaze più attuale, quello dei Nothing per intenderci, e tutte le formazioni che con la loro scelta revival hanno finito per incoraggiare tanti tra cui i nostri Cheap Date.

Inutile insistere sulle influenze, è tutto abbastanza chiaro, ma i Cheap Date non vogliono semplificarci le cose e piazzano una cover dei Fab Four, A Day in the Life, così straordinaria che si resta delusi a sapere che supererà appena i due minuti. Stessa delusione che ci resterà alla fine del brevissimo EP. Perché l’impressione è che i casertani siano tra i potenziali migliori interpreti di questa rinascita anni 90 in Italia, ma ci toccherà aspettare affinché se ne possa godere pienamente.
I quattro hanno dimostrato con quattro canzoni che si può non suonare vecchi e anacronistici pur pescando in un passato lontano, semplicemente lasciandosi trasportare dai loro riferimenti ma anche da chi rappresenta l’eccellenza al giorno d’oggi e interpretando tutto con la massima spontaneità. Nello stesso tempo ci hanno mostrato muscoli e talento facendoci ben sperare per il loro futuro e per quello della scena alt rock fuori dai giri noti di qualche chilometro più a nord.

In Gloom (palese omaggio a uno dei più noti brani di Kurt Cobain) è tanto breve quanto imponente e grintoso, capace di incarnare gli aspetti più vigorosi dei generi cui fa riferimento e proporli in un modo che possa soddisfare chi aveva vent’anni venti anni fa come chi vent’anni li ha proprio ora. Tutto questo è frutto di una passione non statica, di ascolti attuali che si mischiano ai grandi classici, di idee proposte senza la necessità di suonare per forza nuovi ma proprio per questo in grado di dare un senso di appagante genuinità. In Gloom dovrebbe essere fatto ascoltare a tutti quelli che insistono nel suonare generi nati ormai trent’anni fa senza avere la minima idea di quello che succeda oggi; a tutti quelli che si nascondono dietro una passione per un genere pur di non ammettere l’assenza di talento. In Gloom dimostra che con stoffa e passione ma anche tanta curiosità si può fare qualcosa di già fatto e farlo splendidamente.

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Last modified: 8 Maggio 2020