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Stephanie

Written by Interviste

Silvio “Don” Pizzica ha incontrato Stefania D’Amato, in arte Stephanie, cantante e cantautrice abruzzese (ma nata in terra americana) che insegue il sogno della celebrità per poter raccontare al mondo, il mondo che gira dentro la sua anima. Stephanie ci ha spiegato come è nata e si è evoluta la sua vita artistica e ci ha detto di più sulla sua voce, le sue parole e la sua musica indicandoci quale sia quel sogno che insegue da tanto tempo.

Ciao Stephanie. Per prima cosa, come stai?
Alla grande, grazie

Iniziamo con una domanda di una banalità imbarazzante. Il tuo vero nome è Stefania D’Amato ma hai scelto di cambiarlo artisticamente in Stephanie. Serviva davvero questa scelta per dare compimento alla tua proposta?
Sì, era necessaria e strettamente connessa alla mia tendenza a scrivere in inglese e a prediligere anche nell’ascolto pezzi di origine inglese, americana, canadese, volevo dare una coerenza alla lingua che uso nei miei testi (questo è il motivo principale), l’altra ragione è legata a una sorta di rivalsa per un nome che avrei sempre voluto mi venisse dato dai miei genitori (sai che sono nata negli Stati Uniti) che hanno invece preferito la “versione” italiana.

È la prima volta che il tuo nome compare tra le pagine di Rockambula eppure sono diversi anni che navighi nel mare della musica emergente. Che rapporto hai con la stampa e la critica di settore? Che canali prediligi per raggiungere il maggior numero di persone possibile?
Con la stampa ho buon rapporto, sarà perché finora le critiche sono state tutte positive! Ahaha  scherzo… decisamente un buon rapporto, la stampa e le tv locali mi seguono e sono sempre attente all’evoluzione della mia carriera. Poi qualora arrivassero critiche costituirebbero per me uno spunto per capire dove sto sbagliando, in cosa migliorare. Per diffondere la mia musica utilizzo i comuni social network Facebook e Twitter e la piattaforma di Youtube.

Non voglio certo essere inelegante rivelando la tua età ma non posso negare che tu non possa essere annoverata tra gli esordienti. Eppure sei ancora alla ricerca di una casa discografica e di un produttore. Credi che sia veramente cosi importante oggi avere una casa di produzione alle spalle?
Credo sia molto importante se non addirittura fondamentale,prima di tutto perché con una casa di produzione arrivi a mercati che con un’autoproduzione puoi solo sognare e anche per ovvie ragioni di natura economica. Per i miei due album Follow the Dream e Follow  the Dream vol.2 ho curato con le mie risorse la stampa  e la distribuzione e so cosa vuol dire in termini economici investire in un progetto musicale

Nelle esibizioni live ti accompagnano diversi musicisti. Vuoi presentarceli?
La band che mi accompagna attualmente è cambiata (se non per il batterista) rispetto alla precedente. Ma sono soddisfatta da questa formazione, siamo tutti molto affiatati e uniti, ci divertiamo tanto insieme. Alla chitarra ho Fabio Rosato, al basso Kristian Serafini e alla batteria la roccia del mio gruppo che è con me dall’inizio di quest’avventura, Giovanni Giannantonio.

Nella tua musica misceli alla perfezione le melodie del Pop, sia in lingua italiana che in inglese, alle ritmiche del Rock, sempre lasciando in primo piano la voce, assoluta protagonista. Cosa distingue la tua proposta da quella di tante altre ottime cantanti che circolano nel mondo della musica emergente?
Nelle mie canzoni ci sono io, le mie canzoni sono la mia lingua e la musica è il suono della mia anima che si racconta e narra la sua storia. Le mie canzoni hanno un filo conduttore che è il sogno inteso come realizzazione di se stessi e di quello che profondamente si desidera essere nella vita.  Racconto una verità. E’  questo ciò che mi distingue, perché quella verità è solo mia.

Cosa c’è di speciale nella tua voce?
Non so se la mia voce è speciale o no, la mia voce è solo uno strumento per comunicare qualcosa di forte, quello che sono e che sento, poi se essa è gradevole tanto meglio, ma non spetta a me dirlo

Nonostante i due album siano autoprodotti, c’è una notevole attenzione al supporto. In merito a questo, perché i due album “Follow the Dream” hanno lo stesso nome, Volume 1 e Volume 2? C’è un legame particolare tra i due lavori? Non è cambiato nulla in te, sia a livello espressivo che compositivo ed esecutivo tra i brani dell’uno e dell’altro?
Follow the Dream è stata una scommessa, avevo un entusiasmo tale quando iniziai a scrivere i miei primi pezzi che volevo farli conoscere al mondo intero. Da “Brand New Eyes” che è il primo testo che ho scritto, (la musica è di Andrea Tirimacco)  sono venuti fuori altre sei canzoni che ero in ansia di far conoscere ma non erano sufficienti per far uscire un disco , così ho deciso di registrare alcune cover di alcuni brani che ho sempre apprezzato e da qui è uscito il 1° volume. Il 2° volume è nato poco dopo perché avevo altri pezzi che nel frattempo avevo scritto che ho aggiunto a quelli contenuti nel vol.1. Ma ci sono altre due ragioni che spiegano l’uscita del 2° volume: un mio drastico cambiamento d’immagine che avrebbe destato confusione tra i seguaci, il desiderio di far capire a chi mi apprezzava che mi sentivo diversa e più decisa nel mio cammino artistico che stava iniziando a percorre  una direzione più consapevole; l’altra ragione è legata alla la produzione di una serie di videoclip  relativi ad alcuni miei pezzi che era giusto avessero un posto in una riedizione dell’album

Sempre in merito all’album Volume2, ho notato che oltre ai 10 brani, il supporto contiene tanti contenuti extra come clip, video in studio, live, interviste e tanto altro. Oggi che il Cd sembra sempre più in via d’estinzione, almeno come strumento di diffusione di massa, quale pensi che sia il futuro della musica? E quello del Cd?
Io credo che anche se  nel prossimo futuro il cd potrebbe essere rimpiazzato da supporti ben più moderni, è fisiologico che poi si tornerà a riutilizzarlo, come ultimamente si è tornati a scorgere i vinili sugli scaffali dei negozi, anche il cd tornerà ad essere apprezzato come lo è ora

Che rapporto hai con i nuovi strumenti di condivisione, gratuita e non, come Spotify, Soundcloud, Reverbnation, Youtube?
Ho il mio canale Youtube di cui “abuso”, nel senso che non posso farne a meno: è il principale veicolo di diffusione della mia musica, con un click puoi essere visto in ogni parte del mondo. Grazie al mio canale e alla visibilità che mi ha dato sul web, ho ricevuto  ad es. ordini del mio cd dagli Stati Uniti, dal Messico, dal Brasile

Assodata l’impossibilità a guadagnare vendendo dischi, agli artisti non resta che ripiegare con le date live. Tuttavia sempre più locali scelgono, per fare il pienone, pseudo Dj o cover/tribute band. Tu che hai anche fatto cover di brani famosi pensi che siano questi i nuovi nemici della musica indipendente ed emergente?
Purtroppo devo constatare che molti locali quando ti proponi come cantautore con i tuoi pezzi invece di apprezzare la grandezza di questa cosa, di complimentarsi per avere un progetto proprio di inediti, sminuiscono ciò che fai chiedendoti un repertorio vario che abbia soprattutto cover. E’ una realtà contro la quale si scontrano continuamente i cantautori come me. Tuttavia credo che proporre pezzi propri dia una soddisfazione impagabile all’artista che ha la fortuna di poterli presentare.

Quali artisti hanno ispirato la tua musica e a quale voce pensi di poter accostare, con rispetto, la tua voce?
Ascolto prevalentemente musica di artisti/e canadesi, americani ed inglesi. Con molto rispetto nei suoi confronti perché l’ammiro e la stimo smisuratamente, personalmente trovo che il mio timbro ricordi quello di Elisa. I miei fan concordano ma mi accostano spesso anche ad Alanis Morissette, Dolores O’ Riordan, Avrile Lavigne e Taylor Swift.

Chi pensa possa essere il tuo ascoltatore ideale?
Chiunque ascolti musica Pop/Rock, che ami il genere melodico adattabile all’acustico. Credo di avere un pubblico abbastanza eterogeneo, giovani e adulti senza distinzione.

Non è solo l’amore al centro dei tuoi testi (che scrivi tu stessa). Come trovi l’ispirazione per creare le liriche?
Come rispondevo ad una delle domande precedenti, nelle mie canzoni racconto me stessa, il cambiamento che ho subito grazie all’incaponimento nel perseguire il mio sogno chiamato musica. Nelle mie canzoni non ho filtri e credo che altre persone possano rivedersi in ciò che scrivo , in fondo il mio sogno consiste fondamentalmente nel voler trovare la mia dimensione, un modo di esistere che mi appaghi che si manifesta naturalmente cantando e comunicandolo nelle mie canzoni

La musica invece è scritta da Andrea Tirimacco. In che modo mettete insieme le vostre idee per creare una canzone? E che cos’è una canzone?
I testi delle mie canzoni sono scritti di mio pugno, la capacità di Andrea che stimo moltissimo come musicista e come persona sta, nel capire immediatamente che tappeto musicale possa sposarsi con ciò che scrivo e con semplicità raggiungere alti livelli di comunione musico testuale. Il nostro processo creativo è sempre stato molto naturale, come se la sua musica dialogasse con le mie parole, come se parlassero la stessa lingua. Una canzone è un pezzo di te racchiuso in una storia, è la voce del tuo cuore, è il manifesto della  visione che hai del mondo esterno ma soprattutto del tuo mondo, è una vibrazione del tuo spirito, “piccoli spiriti che vogliono farsi ascoltare, storie fatte di zucchero e sale “– Le voci nel cuore (Follow the dream vol.2)

Dove speri di poter arrivare, sognando e dove credi che sarai, tenendo  i piedi per terra, tra 10 anni?
I sogni ti portano lontano e almeno nella dimensione onirica raggiungi vette che nella realtà sembrano inarrivabili, ti danno quell’ottimismo necessario ad osare, a tentare di realizzare qualcosa “escaping pregiudice and loss of faith” (“sfuggendo al pregiudizio della gente e alla mancanza di fiducia che la gente può dimostrarti” – Follow the Dream  (Follow the Dream vol.2) – Insegui il sogno. Per citare la mia artista preferita “l’anima osa”: la volontà della tua anima di realizzare un sogno ti dona il coraggio di provarci a far sì che esso diventi una realtà, di buttarti, di osare.

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Daft Punk: esce il remix ufficiale di Get Lucky

Written by Senza categoria

I Daft Punk continuano a promuoversi sui social media. Dopo tutta la suspance creata attorno a Random Acess Memories e le naturali diatribe, mi piace, non mi piace, create attorno all’evento, come già annunciato in radio dagli stessi Daft Punk, ecco che arriva l’atessisimo remix di Get Lucky ascoltabile su Spotify e in promo version su Youtube.

 

 

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Daft Punk – Random Access Memories

Written by Recensioni

È uscito l’attesissimo nuovo album studio dei Daft Punk, Random Access Memories; sono passati otto anni da Human After All ma i numeri parlano chiaro e già alla premiere su Spotify Random Access Memories batte tutti i record di streaming in UK e USA, con “Get Lucky”, come dichiara il Guardian, ma i numeri non sono noti. Sarà vero o sarà la solita trovata pubblicitaria? Ecco come conclude il Guardian, poi vi dirò la mia: “I robot hanno ancora una volta dimostrato di essere veri innovatori, non solo con la loro nuova direzione musicale e il cast stellare di collaboratori, ma anche perché hanno intrapreso una delle migliori campagne pubblicitarie che abbiamo visto da qualche tempo a questa parte. Ci aspettiamo che l’album diventi uno dei più grandi, se non il più grande, su Spotify quest’anno. “

Personalmente, tutta questa innovazione non la sento; la nuova direzione musicale, un misto di Funky Soul elettrificato da suoni campionati in bassa frequenza, non sembra tutta farina del loro sacco, ecco perché alle mie orecchie sembrano profondamente cambiati; altro che nuova direzione musicale. Sarà frutto del cast stellare di collaboratori che hanno contribuito, e non poco, a rendere questo lavoro perfetto, satinato, talmente studiato che prima di uscire ha già battuto i record di ascolti. L’album si avvale di diverse collaborazioni; tra i più incisivi troviamo la chitarra del compositore Nile Rodgers a dare all’atmosfera quel tocco retrò/vintage. Per chi non lo sapesse Rodgers è considerato uno dei più influenti compositori della storia della musica Pop. Tra cui troviamo anche Paul Williams, ripescato chissà dove, autore e compositore molto attivo negli anni ’70. Tra i producer anche Chilly Gonzales pianista canadese specializzato in elettronica. In questo primo humus di nomi troviamo gli ingredienti fondamentali di quest’album studiato alla perfezione e dall’atmosfera molto Disco ’70.
Andiamo ai brani. Il singolo “Get Lucky”, record di stream su Spotify si avvale della presenza di Pharrell Williams, voce anche in “Lose Yourself to Dance”,  altro super big della musica Pop che, per intenderci, ha scritto molti pezzi della star del Rap Snoop Dog. Brano simbolo del disco è “Giorgio by Moroder” con la partecipazione appunto del grande compositore pluripremiato Giorgio Moroder personaggio di spicco della Disco ’70, traccia monologo, nove minuti dal mood graffiante e molto Funky. Scostano i nomi di  Julian Casablancas, degli Strokes, in “Instant Crush” e di Panda Bear in “Doin’ It Right”.

Come leggete e potrete sentire questo lavoro presenta una moltitudine di sfumature collaborative che sicuramente da un lato impreziosiscono ma dall’altro lasciano poco spazio a ciò a cui i fans di lunga data sono abituati con i Daft Punk. Un lavoro che sorprende al primo ascolto e i vecchi fans dovranno faticare per trovare qualcosa a cui aggrapparsi altrimenti non rimarrà che supplicare un ritorno al passato e non quello vintage Disco ’70 ma quello dei primi Daft Punk.

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Ska-P – 99%

Written by Recensioni

Non impareranno e non lo faranno mai a dire si, non si tolgono i sassolini dalle scarpe ma scagliano macigni contro le ingiustizie, ed in questo loro settimo album 99% i madrileni “lingua di fuoco” Ska-P sono scatenati, non come sempre, ma in una misura devastante superiore, un invito caliente e rivoluzionario che incita alla ribellione non con le armi ma con i gesti quotidiani, e una volta detto questo lo tzunami del loro scoramento ska-punk può prendere fuoco, può iniziare la ferocia dei buoni e giusti sentimenti.

Il disco è uno statement, una rivendicazione antagonista, che cerca di smuovere alla riflessione, anche perché la musica in se stessa non può e non potrà mai cambiare il mondo o metterlo sottosopra , ma loro, questi turbolenti rude-boys, ci provano comunque, e toccano tutti i punti dolenti della nostra società tra cui, per citarne alcuni,  la tragedia Africana, la perdita della privacy nell’era digitale e del Big Brother e non secondaria certamente la lotta del movimento degli Indignados; con il titolo che allude al 99% della popolazione globale che è schiava e succube degli interessi delle multinazionali, gli Ska-P non nascondono nulla che possa infastidire il potere, i poteri, e fanno massa e cortocircuito con  una valanga di ritmi forsennati, colori timbrici al fulmicotone e quella melodia da pogo invalidante che è gioia e consapevolezza.

Quindici pallottole sparate a mille, che vanno a colpire anche l’ultima invenzione di Spotify, il servizio musicale in streaming che permette di ascoltare milioni di brani on demand, e Joxemi (il chitarrista della formazione spagnola) ammette di odiarlo a tal punto che sta pensando di vietarne all’interno la circolazione delle sue composizioni; capricci  di ribelle, capricci da barricata, ma la  missione sua e del combo è quella di combattere e di creare scompiglio sociale, e ci riescono senza tanti sacrifici; prodotto da Tony Lopez e distribuito dalla Warner, l’album è una trottola col pugno chiuso, e per dare risultati concreti all’ascolto inneggia alla battaglia “Canto A La Rebellìon”, “Se Acabò”, trasvola su ritmi calienti e latineggianti “Marinaleda”, caraibici “Africa Agònica”, morde a sangue “Ciudadano Papagayo”, da il via al salto in levare “Radio Falacia” e si addolcisce – ma di poco –  nella ballata  “Maquis”, speranzosa aria che urla verso un mondo da ripulire, dove cacciare gli usurpatori capitalisti è il compito primario dei combattenti della libertà, dopodichè parlare di pace e prosperità diverrà il verbo di una umanità riscattata.

Sono tornati per agitare le coscienze e far pogare a morte, e i fascisti? Ska Ska Ska Skapperanno a gambe levate!
http://youtu.be/LET-RY5g5mw

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Spotify in Italia: forse la musica italiana si è svegliata dal letargo?

Written by Senza categoria

Martedì 12 febbraio 2013, finalmente anche in Italia è arrivato il servizio di streaming musicale più fornito del pianeta, Spotify e noi non ci eravamo dimenticati di farvelo sapere.
Sembra che questo sia il mese delle innovazioni: le dimissioni del Papa, l’avvento di Spotify, il Festival di Sanremo, e ovviamente le tanto contestate elezioni.
Che finalmente anche l’industria musicale italiana si sia svegliata ed abbia aperto gli occhi? E’ pura fatalità che l’entrata in gioco di Spotify coincida proprio con Sanremo? Questo sarà un modo per combattere la pirateria e cambiare le abitudini di ascolto musicale degli italiani oppure no?
Una cosa è certa: l’Italia ha reagito alla notizia, infatti stamattina la mia mail è stata completamente intasata da messaggi di persone che hanno deciso di abbracciare  il nuovo servizio di streaming, ed ascoltarsi attraverso un unica interfaccia non solo la musica che già possiedono, ma anche un’infinità di altri artisti provenienti da tutto il globo.
Il vantaggio? Non aver bisogno di intasare il proprio PC con gigabyte di musica che forse nemmeno ascolteremo, utilizzare le app messe a disposizione per rimanere aggiornati sulle uscite musicali, conoscere nuova musica ed ampliare i propri orizzonti, avere una libreria musicale ordinata ed indicizzata.
Lo svantaggio? Sopportare i banner pubblicitari che a volte interrompono l’ascolto (ma si sa, nessuno regala niente per niente), ed avere sempre a portata di mano una connessione internet efficiente che, come tutti sappiamo, è ancora un miraggio per alcuni luoghi della penisola.
Nota per gli artisti: se deciderete di render disponibile la vostra musica su Spotify, sappiate che almeno in questo modo riuscirete ad ottenere un rientro economico (anche se misero) per ogni streaming di un vostro brano. Ricordate inoltre che in qualsiasi caso non c’è alcuna controindicazione nell’essere reperibili, in fondo si chiama visibilità, e se questa è unita alla parola condivisione, potrebbe essere un’arma vincente per riuscire a farsi conoscere maggiormente ed ampliare il proprio pubblico!
Sinceramente parlando, ho solo una cosa da dire sulla svolta tricolore di questo servizio musicale: Alleluia!

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Spotify in Italia. Era ora!

Written by Senza categoria

Concepito come un’interfaccia intuitiva e semplice, molto simile a quella di iTunes, Spotify arriva a disposizione degli utenti della nostra penisola. In ritardo considerevole, visto che sono già 20 milioni gli utenti che lo usano in tutto il mondo, ma con grandi ambizioni. Si tratta fondamentalmente di un lettore musicale, collegato automaticamente all’account Facebook dell’utente e alle raccolte multimediali presenti sul pc o tablet o smartphone (come la libreria di iTunes o il catalogo di Windows Media Player). La novità sta nel fatto che Spotify non si accontenta di eseguire i file mp3 presenti sul proprio computer, ma consente, con una semplicissima ricerca, di trovare qualsiasi brano disponibile in streaming e di conservarlo in playlist virtuali. Non solo la qualità audio dei file è molto alta, ma le informazioni relative ad ogni canzone sono precise e dettagliate (artista, album, anno). Il sistema, inoltre, verrà progressivamente assimilato a un vero e proprio social network: sarà possibile seguire i propri amici condividendo file e impressioni, ma anche i propri begnamini. Al momento sono previsti contenuti extra esclusivi in occasione dell’imminente edizione del Festival di Sanremo. La registrazione alla versione base – comunque completa – di Spotify è gratuita, mentre sono disponibili versioni a pagamento con funzioni aggiuntive per gli smartphone. Non si tratta neppure di una versa e propria registrazione: è sufficiente sincronizzare l’account Facebook e accedere con le medesime credenziali. L’unico neo, che disturba l’utente già dopo una sola mezz’ora di utilizzo, è un banner pubblicitario accanto alla playlist dei brani in esecuzione. Purtroppo per avere un servizio gratuito, qualcuno deve pur aver pagato.

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