Scarlet Records Tag Archive

Sadist – Hyaena

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Non c’è bisogno di presentare i Sadist, loro sono un pezzo di storia della musica estrema italiana. Proprio la band di Trevor e soci è quella che con molta probabilità ha, in Italia, più discepoli di tutti se confrontati attualmente agli altri pilastri connazionali. I Sadist nel bene o nel male ad ogni loro uscita sono sempre riusciti a sbalordire, nel senso che ogni loro nuovo disco aveva qualche particolare che si faceva notare. Adesso, con Hyaena, disco che esce a distanza di cinque anni dall ottimo Season in Silence, si vanno a toccare sonorità tribali che chiaramente riconducono ad etnie africane. Interessante il passaggio fatto dal disco precedente a questo protagonista della nostra recensione: Season in Silence era un disco freddo che lasciava intenderlo da tutto e per tutto, dalla copertina al sound; Hyaena invece è trasportato da un sound con diverse sfumature, che sono particolari sottigliezze che si rifanno ai popoli Africani. Senza troppo distoglierci su vaneggianti particolari, la base rimane chiaramente quel Progressive Death Metal made in Sadist: la voce di Trevor è inconfondibile come gli stessi possenti giri di chitarra di Mr. Talamanca. Questo nuovo disco è stato registrato presso gli studi della Nadir, ed anche il lavoro svolto per quest’altra fase è più che soddisfacente. Tracce da citare sono l’opener, intitolata “The Lonely Mountain”, un discreto biglietto da visita che mette insieme un po tutte le caratteristiche del disco. Un’ altra traccia da menzionare obbligatoriamente è “Bouki” che vanta un ottimo gioco delle tastiere, il fiore all’ occhiello della canzone. Passiamo alla successiva “The Devil Riding the Evil Steed”, che vanta, come la precedente, un ottimo uso delle tastiere ma anche un cambio di tonalità di Trevor che rende la canzone sinistra, insieme al cantato di un probabile “indigeno”. “Gadawan Kura” è la canzone molto più “morbida” del disco, dai riff melodici e dal suono più mieloso rispetto alle altre; si tratta di una traccia strumentale della durata di poco più tre minuti, insomma una piacevole pausa del platter. Si riparte con “Eternal Enemies”, una canzone che alterna momenti forti con altri più deboli; in questo caso il momento forte è il Death Metal del gruppo e la parte debole le sottili strumentazioni africane. Hyaena è un album in puro stile Sadist, dunque ha un marchio di fabbrica che fa comunque la differenza. Un’altra buona prova per Trevor e soci.

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Mellowtoy: online il video ufficiale “Destroy Yourself”

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E’ ufficialmente online sul canale YouTube di Scarlet Records, “Destroy Yourself”, terzo video estratto da Lies, ultima fatica artistica dei Mellowtoy, pubblicata all’inizio dell’anno. ​Lies è stato prodotto da Marco Coti Zelati (Lacuna Coil), mixato da Kyle Hoffman (P.O.D., Lacuna Coil, Bush, Zebrahead) e masterizzato dal leggendario Howie Weinberg (Nirvana, Metallica, Pantera, Deftones, Limp Bizkit). E’ l’album della definitiva consacrazione dei Mellowtoy, pregno di un sound unico e dalle mille sfaccettature, affinato nel corso degli anni.

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Furor Gallico – Songs from the Earth

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Quanta attesa per questo Songs from the Earth, nuova fatica dei nostrani Furor Gallico. Cinque anni sono abbastanza e può succedere di tutto; non a caso all’ intrepida band qualcosa è accaduto: Maurizio “Merogaisus” Cardullo è passato ai Folkstone. “Merogaisus” aveva un ruolo fondamentale nel gruppo perchè era il polistrumentalista ed il produttore; inoltre, dalla band sono andati via anche il bassista Mac Brambilla ed il batterista Simone Sgarella. In sostituzione a questi musicisti sono accorsi Paolo Cattaneo, Fabio Gatto e Federico Paulovich, quest’ ultimo dai Destrage.  Cinque anni sono lunghi, il vantaggio sta nel poter meditare e riflettere. Pensare e ripensare a come può suonare un disco, cosa aggiungerci e cosa omettere. Questo arco di tempo per i Furor Gallico è stato fruttuoso. Registrato nei Metropolis Studio di Milano mentre il missaggio e la masterizzione sono a cura di Alex Azzali. Songs From The Earth è senza ombra di dubbio un lavoro di buona fattura ma con alti e bassi che in un linguaggio più vintage potremmo definire con un buon lato A  e un lato B più scadente. Ci troviamo ad ascoltare un disco che parte alla grande per chiudersi in una maniera un pò strampalata, forse per la voglia eccessiva di sperimentazione.  In un primo momento la differenza la fa la vena Folk targata Furor Gallico ma ad un certo punto del disco cominciamo a notare una virata verso il Crossover se non, a tratti, al Nu Metal e il diminuirsi dello stampo Medieval. Insomma, parliamo di un album in cui vediamo un gruppo che veramente cerca di superarsi. In un primo momento troviamo tutte quelle atmosfere che ricordano un pò le feste medievali e pagane; pian piano però questo andazzo si scosta un po. Personalmente l’ho trovato un tentativo vano ma comunque lodevole che mostra finalmente cosa vuol dire avere coraggio. I Furor Gallico sono una realtà nostrana che insieme ai Folkstone, gli Elvenking,  i Vallorch e i Kalevala hms innalzano la bandiera tricolore. Quando parliamo di loro, facciamo riferimento ad un gruppo intraprendente che nel bene o nel male cerca di conquistarsi i propri spazi con coerenza e onestà.

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Cadaveria – Silence

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Cadaveria non ha bisogno di presentazioni, l’oscura signora è uno dei personaggi più in vista nel metal estremo italiano. Un po’ per la sua indiscussa carriera, un po’ per il suo talento e soprattutto per la sua presenza scenica ammaliante. Non dimentichiamo che la Dama in Nero sventola la bandiera tricolore per il Mondo (nel Sud America ha praticamente un esercito di devoti) e lo fa con classe, con orgoglio, con successo. E’ vero, forse con il tempo il sound di Cadaveria si è leggermente ammorbidito, ma esperienza e sperimentazione sono le sue caratteristiche principali e la sua penultima fatica, Horror Metal, la dice lunga. Probabilmente il giusto equilibrio è cominciato da In Your Blood, dove, aggressività e cupezza erano dosati nella giusta maniera. Oggi ci troviamo ad analizzare Silence che, effettivamente, è il quinto studio album dell’artista. Per parlare di questo disco voglio adoperare una personale descrizione, voglio parlare dell’immaginazione che mi ha suscitato quando l’ho visto e ascoltato. Bene, la prima curiosità, la prima attrazione, lo ammetto, è stato l’artwork: quel sinistro giullare colorato di viola e nero circondato da un decadente quanto opaco paesaggio ha cominciato a farmi frullare le prime idee. Sarò sincero, questa copertina ha influito non poco sulle aspettative del sound, da quell’immagine mi lasciavo suggestionare ideando nella mia testa come potesse suonare il disco. In un modo o nell’ altro mi sono lasciato trasportare: ho sentito quel senso di macabro (che Silence emana a dismisura) in canzoni come “Existence” o “Death, Again”, ho centrato l’inquietudine di “Carnival Of Doom” e di “Loneliness” e ci ho visto giusto sulla tecnica maturata in tracce tipo “Free Spirit”, “Out Loud” ed “Exercise1”. Cadaveria ha realizzato un lavoro che in pochi riuscirebbero a fare, non è facile migliorare il sound e tenerlo sempre sugli stessi livelli. Silence riesce a ben dosare Gothic, Black e Thrash, e la voce sinistra di Cadaveria è la ciliegina sulla torta. Insomma, si tratta di un disco di un certo calibro, dire maturo sarebbe troppo scontato perchè come già accennato prima l’Oscura Signora le ha sperimentate quasi tutte o meglio ha provato in tutti i modi a raffinare il proprio stile, il proprio suono. Il bello di Silence è questo: sembra di ascoltare un The Shadow’s Madame perfezionato. Per concludere, posso soltanto consigliarvi di possedere questo disco (con tanto di booklet che è eccezionale), ascoltarlo vi farà capire tante cose di questa nostra artista.

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Movida, il video di “Il Ricamo della Farfalla” e ristampa di Contro Ogni Tempo

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“Il Ricamo della Farfalla”, brano inedito estratto dalla ristampa di Contro Ogni Tempo, il successo del 1995 targato Movida, in uscita il prossimo 19 Gennaio in tutti i negozi fisici ed online per Scarlet Records. Sono passati vent’anni da quando Contro Ogni Tempo segna indelebilmente la cultura musicale di una generazione che, ancora oggi, rievoca quel Rock italiano sincero, umano ed aggressivo. Dopo qualche accenno di reunion nel 2007 e nel 2013, culminati in una manciata di show nello UK, i Movida versione 2015 sono ufficialmente di nuovo una band che ambisce a scrivere un nuovo capitolo nella storia della musica tricolore. “Il Ricamo della Farfalla” sarà in rotazione nei prossimi giorni nelle migliori radio di settore e la band celebrerà la ricorrenza di Contro Ogni Tempo con un tour in partenza il prossimo 22 Gennaio al Legend Club di Milano.

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Hell In The Club

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Sano Rock’n’Roll con gli Hell In The Club. Con immenso piacere sulle pagine di Rockambula ospitiamo Andy, il bassista del gruppo. Tra una curiosità e l’altra saltano fuori interessanti informazioni sulla band e sul loro nuovo disco intitolato Devil On My Shoulder. Godetevi l’ intervista e fate occhio allerivelazioni.

Ciao Andy, direi di cominciare l’intervista parlandoci un po’ delle fasi di registrazioni di missaggio di Devil On My Sholuder. Dove, come e a chi vi siete affidati per questi processi?
Ciao Vincenzo! Come per il disco precedente, abbiamo eseguito le registrazioni agli Authoma Studios di Alessandria con il nostro batterista Federico Pennazzato. Invece del mix e del master se n’è occupato Simone Mularoni nei suoi Domination Studio di San Marino.

Pare che gli Hell In The Club siano diventati una vera e propria realtà nostrana. Come vi state dividendo con gli altri gruppi (Elvenking, Secret Sphere ecc…)? Riuscite a far combaciare i tempi?
In effetti a volte gli impegni sono molti e rischiano di accavallarsi ma con un po’ di organizzazione si riesce a fare tutto . Non accadrà mai che un disco degli HELL IN THE CLUB esca parallelamente ai dischi Elvenking o Secret Sphere . In questo modo riusciamo a concentrarci su un disco alla volta e possiamo lavorare al 100% su ogni progetto.

A cosa ti sei ispirato per la composizione dei testi di Devil On My Shoulder? Quali sono gli argomenti a te cari?
A differenza del primo disco ci sono due canzoni (Bare Hands e Snowman Six) ispirate a dei romanzi mentre tutti gli altri pezzi parlano di esperienze , sensazioni ,pensieri, emozioni personali come su “Let The Games Begin”. Parlando di ciò che ci accade o ci circonda spesso succede che l’ascoltare ci si ritrovi nelle nostre parole e senta la canzone un po’ anche sua . Come accade anche a noi quando ascoltiamo altri artisti.

Facciamo un passo indietro. Come mai decideste di metter su una nuova band, in questo caso gli Hell In The Club? C’è qualche motivazione in particolare tenendo conto che comunque le band di cui già fate parte sia tu che gli altri membri sono di un certo rilievo?
Il desiderio nasce dall’amore che abbiamo per il Rock n Roll. Erano già anni che cercavo di mettere in piedi una band del genere ma non trovavo le persone adatte. Con Dave Picco e Fede invece si è creato il giusto feeling e finalmente si è nato ciò che avevo in testa e ciò che volevo . Io come altri membri del gruppo ci siamo avvicinati alla musica con questo genere e anche se ascoltiamo di tutto questo e ‘ ciò che non ha mai smesso di emozionarci e divertirci.

Come vi trovate con la Scarlet Records? Che tipo di lavoro sta svolgendo l’ etichetta per la promozione del disco?
La Scarlet è fra le etichette discografiche migliori d’Italia e non solo. Abbiamo anche un bel rapporto al di là del lavoro . Io personalmente ci lavoravo già con Secret Sphere. Noi con loro e con l’agenzia Truck me Hard stiamo sviluppando un piano promozionale che possa far conoscere a più gente possibile il nome HELL IN THE CLUB e i nostri dischi. Sicuramente ci saranno molti live perché è quella la dimensione che più amiamo.

Ci sono determinate fasi o magari un processo che seguite per comporre una canzone?
La fase compositiva è molto libera e naturale. Tutti noi proponiamo agli altri idee e materiale e da li iniziamo a lavorarci . Ci lasciamo inizialmente trasportare dall’istinto. Creiamo uno scheletro musicale che verrà poi arrangiato e su cui poi Dave lavorerà alle linee melodiche vocali.

C’è un teaser di un vostro nuovo video. Collaborerete ancora con le Leather Girls? Come è nata la collaborazione con le due ragazze?
Si, presto uscirà il primo video clip estratto da questo disco. Nel video sarà presente Nisha una delle due ragazze che hai citato. Con loro sono amico da anni quindi ci è venuta l’idea di collaborare così come per il primo disco collaborammo con Chiara e Lory . Sicuramente con tutte loro collaboreremo ancora.

Invece riguardo il tour cosa ci dici, quando partirà e dove suonerete?
Il tour inizierà il 29 novembre ad Alessandria al live23 con il release party in onore del nuovo disco. Con noi ci saranno le Cellulite Star e sarà una vera e propria festa con ballerine, dj-set di ALTERIA, live show e tante sorprese. Proseguirà poi in molte città italiane nei mesi successivi e andremo sicuramente anche all’estero.

Una piccola curiosità che ho sempre voluto chiederti. Che impressione avesti 2 anni fa allo show di Bacoli a Napoli? Insomma come commenti l’organizzazione, l’ affluenza e la location?
L’organizzazione è stata impeccabile e gentilissima nei nostri confronti e noi ci siano divertiti davvero tanto. Peccato per il super freddo ma basta qualche birretta e passa tutto.

Bene Andy l’ intervista si chiude qui. Concludi come meglio ti pare…
Grazie mille a te Vincenzo per l’intervista e grazie a tutti i lettori di Rockambula per l’attenzione. Se vi piace il Rock date una chance a Devil on myShoulder e non ve ne pentirete!! Grazie ancora!
CIAO!

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Hell in the Club – Devil on My Shoulder

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Attendevo con entusiasmo questo secondo capitolo degli Hell in the Club, band formata da membri dei Secret Sphere e degli Elvenking. Partiamo col dire che qualche anno fa ebbi modo di ascoltare Let the Games Begin, il loro disco d’esordio e ne rimasi veramente affascinato per l’intraprendenza e il talento dimostrato. Ora è il momento di Devil on My Shoulder. Anche questo disco è di stampo Hard Rock e sarà sicuramente apprezzato dai fan dei L.A. Guns, Twister Sister, Motley Crue e Skid Row. Cosa ha di particolare questo nuovo album di Davide e soci? Fondamentalmente poco o niente ma è suonato ad arte, l’album presenta riff e assoli di una certa caratura e ci sono melodie e giri di chitarra che farebbero gola agli Aerosmith o ai Mr. Big. Un album dall’ascolto facile ti prende se fai un giro in auto, se fai jogging o magari chiuso in stanza per scuoterti un po’, è sempre il momento giusto per Devil on My Shoulder. Volendo dividere i momenti e abbinarli alle diverse tracce potremmo dire che “Bare Hands”, “Whore Paint”, “Save Me” e “Snowman Six” sembrano composte proprio per andare in giro per la città con le cuffie nelle orecchie e l’apposito walkman (perdonatemi l’antichità ma ci sono affezionato) godendosi i vari paesaggi. Con la titletrack, “Proud”, “Pole Dancer”, “Toxic Love” e la conclusiva “Night” ci sta bene un infinito giro in macchina, avete presente quando accendi il motore e gironzoli senza meta con i propri pensieri? Ecco resa l’idea. Si balla ondeggiando con “We Are the Ones”, “Muse” e “No More Goodbye”, queste potremmo considerarle le tracce più calme del platter, le classiche canzoni che le balli cantando. Insomma Devil on My Shoulder è un album veramente raffinato e gli Hell in the Club divengono una realtà da non sottovalutare. Senza ombra di dubbio la Scarlet Records ha fatto centro tenendo con se questi scatenati ragazzi che al di fuori di tutto hanno ancora tanto da mostrare.

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Cadaveria: tracklist e copertina di Silence.

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I Cadaveria hanno rivelato i dettagli del nuovo Silence, quinto studio album per la band, che uscirà in tutto il mondo il 18 novembre 2014 su Scarlet Records. Silence è stato composto principalmente durante il 2013 e registrato tra maggio e luglio 2014 in tre diversi studi di proprietà della band stessa, che ne ha curato direttamente la produzione. Il disco contiene undici nuovi brani per una durata totale di circa 47 minuti, e può essere descritto come la perfetta colonna sonora per un film horror contemporaneo, ambientato in bui sotterranei, trasudanti odore di incenso, dolore, rabbia e malinconia. Le atmosfere sono criptiche e ultraterrene, ma l’approccio musicale è sorprendentemente aggressivo e concreto. I testi, scritti come sempre dalla cantante Cadaveria, oscillano tra la dimensione dell’aldilà e la realtà, svelando l’anima della loro autrice come mai prima d’ora.

La tracklist:
1.Velo (The Other Side Of Hate)
2.Carnival Of Doom
3.Free Spirit
4.The Soul That Doesn’t Sleep
5.Existence
6.Out Loud
7.Death, Again
8.Exercise1
9.Almost Ghostly
10.Loneliness
11.Strangled Idols
Cadaveria - Silence

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Necrodeath – The 7 Deadly Sins

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L’invidiabile esperienza e la sostanziosa carriera sono importanti punti di forza per i i Necrodeath, orgoglio tricolore e pilastri del Black/Thrash made in Italy. In quasi trent’anni hanno sfornato eccellenti dischi, partecipato ad importanti festival e girato il mondo insieme ad altre band di un certo rilievo, hanno fatto la storia. Alla base di tutto comunque c’è l’amore e la passione per questa musica: Flegias ad esempio è impegnato anche con Cadaveria mentre Peso tra lezioni e progetti alternativi ha fatto della batteria la sua compagna di vita. Questo grande sentimento li ha spinti a comporre un nuovo disco che non delude affatto le aspettative, parliamo di The 7 Deadly Sins, un album Thrash Metal vecchio stampo, in puro stile Necrodeath. Una caratteristica di Peso e soci sta anche nel progressivo lavoro di mixaggio e registrazione, analizzando album dopo album si percepisce una musica sempre più limpida e pulita, mettendo in evidenza la possibilità di cogliere le chicche del platter che spaziano in un riff, in un assolo o in una sfuriata di batteria. The 7 Deadly Sins si lascia ascoltare con gran piacere, fila tutto liscio dalla prima all’ultima traccia. E’ interessante sbattersi e scuotersi con “Sloth”, il brano d’apertura cantato alternativamente in inglese e in italiano. Oppure possiamo ammirare la grinta contenuta in “Envy” e “Pride”. Una nota di merito va al solito Flegias che si rivela essere una delle miglior voci screaming internazionali. Passiamo direttamente a “Wrath”, il singolo del disco, eseguito nella loro maniera più classica, insomma, il loro biglietto da visita. “Gluttony” e “Lust” invece emanano a tratti delle sinistre e cupe atmosfere mentre “Greed” da la sensazione di avere un retrogusto malsano. Un disco molto ispirato e composto nel migliore dei modi, basti pensare che le sette tracce presenti stanno ad evocare nel numero i sette peccati capitali. L’album si conclude con la rivisitazione di due vecchi brani dei Necrodeath adattati chiaramente al sound di The 7 Deadly Sins, trattasi di “Thanadoid” dal disco Fragments Of Insanity e “Graveyard Of Innocents” dal possente Into The Macabre. Dovete solo acquistare il disco e godervelo, nessuno ne rimarrà deluso, garantito.

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Heimdall – Aeneid

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“Aeneid” è, in Italiano, l’Eneide di Virgilio. Il tema del quinto lavoro della ormai quasi ventennale band campana, che arriva dopo 9 anni di silenzio (caratterizzati da diversi cambi di formazione) dal precedente lavoro in studio Hard as Iron, è dunque il simbolo stesso dell’avventura epica come la buona tradizione del power metal richiede. Il coraggioso concept-album degli Heimdall, pubblicato dalla Scarlet Records, non tradisce le alte aspettative di un’ispirazione così importante e regala all’ascoltatore, dalla prima all’ultima traccia, un metal genuino e tradizionalista ma al tempo stesso moderno nelle sonorità, coraggioso negli arrangiamenti, mai scontati e sempre egregiamente realizzati. Una produzione di ottimo livello anche tecnicamente parlando, con un suono potente soprattutto grazie alle chitarre del tridente composto da Fabio Calluori, Carmelo Claps e Umberto Parisi. Le linee melodiche della voce di Gandalf Ferro sono perfettamente in stile e ben cantate, supportate da ottimi cori degli stessi chitarristi, le ritmiche di basso e batteria (Daniele Pastore e Nicolas Calluori) sempre corpose e incalzanti. Infine un plauso particolare per le tutt’altro che trascurabili tastiere che, meravigliosamente concepite, rendono l’atmosfera evocativa ai massimi livelli.
Che dire, potrei passare traccia per traccia, dall’immancabile e romanzesco prologo all’epilogo (quattordicesima traccia!), appunto “The Last Act”. Ma a cosa servirebbe? Non c’è una traccia brutta in questo disco. Non c’è una traccia che preferisco sulle altre. La storia è quella di Virgilio. L’interpretazione e la realizzazione degli Heimdall è magistrale. Questo “Aeneid” in sostanza offre tutto ciò di cui un sano metal-lover abbisogna, portando una ventata di modernità sonora ma rimanendo fedele alla tradizione degli artisti ispiratori della band di Salerno: Ozzy Osbourne, Judas Priest, Iron Maiden, Helloween e Metallica, solo per citarne alcuni. Potenza, atmosfera epica, melodie evocative, giusta dose di cuore, anima, sangue. L’uscita del disco è prevista per il 26 febbraio 2013. Chi non ama il genere probabilmente non sta nemmeno leggendo il mio articolo. Per tutti gli altri nessun indugio! Per quanto mi riguarda, quando avrò voglia di metal, so che avrò certamente gli Heimdall nella mia playlist.

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