Overdub Recordings Tag Archive

“Fatte ‘na vita tua…”: 6 dischi italiani non per tutti

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… ma magari per te!
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5 album da regalare a Natale

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(al vostro “amico” trap boy a cui volete male)
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Rough Enough – Molto Poco Zen [STREAMING]

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Ascolta in esclusiva l’album in uscita venerdì prossimo per OverDub Recordings

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Rough Enough – Mackie [VIDEOCLIP]

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Guarda in esclusiva su Rockambula il clip del singolo dei Rough Enough

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Recensioni #01.2018 – Sendorma / Kill Your Boyfriend / Coding Candy / Deckard

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Deathwood – And if It Were True?

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Reduci da un mini tour che li ha visti scorazzare in terra tedesca, gli horror punker abruzzesi hanno recentemente presentato il nuovo lavoro And if It Were True? con un’esibizione mozzafiato al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ) in compagnia dei Whip Hand, band di tutt’altra estrazione ma ugualmente valida. Messi da parte gli elogi per un contesto che è palesemente il palcoscenico più adatto alle loro canzoni, quello che resta è un disco che, se non nelle intenzioni, di certo nel risultato è una prova di maturità decisa o forse piuttosto una dimostrazione di consapevolezza dei propri mezzi.

And if It Were True? è, prima di tutto, un lavoro attento a ogni piccolo dettaglio, e in questo fondamentale è stato l’apporto dello studio Acme Rec. di Davide Rosati che ha prodotto, registrato e missato le nove canzoni così come quello di Nick Zampiello (AgainstMe!, Agnostic Front, Converge) che ha masterizzato il tutto ai New Alliance East Mastering Studio in Usa ma anche di Eeriette, l’artista che ha messo mano a cover e artwork. And if It Were True? è prima di tutto un disco Punk, un disco Horror Punk meglio, e potete immaginare da soli cosa possa significare suonare Horror Punk in Italia nel 2016. C’è solo da andare a sbattere la testa nella persistente reiterazione eppure i nostri quattro ragazzi scelgono una strada che riuscirà a dare loro la giusta convinzione e a finire per convincere anche noi ascoltatori.

And if It Were True? racconta delle storie, ovviamente spaventose, terribili, di cadaveri e fantasmi ma riesce a farlo con una sorta di velo d’ironia unico nel suo genere accarezzando trasversalmente le vicende dei singoli componenti della band ma anche le diverse leggende locali abruzzesi, affrontate con un misto di serietà e spasso che ci mette al riparo da ogni possibile critica su quanto stiamo ascoltando (non perdetevi il gioco di società inserito all’interno del libretto, che siate abruzzesi o no). In tal senso, assolutamente rappresentative le canzoni che compongono la trilogia di Quaglia Lake (“The Legend Is True”, “Lake of the Undead”, “The Day Is Over”) ispirata alle tante storie che si raccontano da generazioni sul piccolo lago La Quaglia. Ascoltare con attenzione ogni singolo brano, cercando di scavare più a fondo delle semplici note, è come stare nel bosco, attorno al falò, ad ascoltare i racconti di un vecchio incontrato per caso cercando di prestare attenzione mente la coda dell’occhio scruta l’oscurità degli alberi. Questo ci suggerisce la stessa copertina di And if It Were True? eppure la sensazione è che la metafora di quest’opera sia tutt’altra. L’Horror Punk dei Deathwood è un Horror punk che sa prendersi gioco tanto dei cliché del mondo che ruota attorno all’horror, inteso sotto l’aspetto artistico cinematografico, quanto dei cliché del Punk, qui proposto in tutta la sua semplicità, con coretti, chitarre taglienti e i giri semplici, sezione ritmica basilare e potente, voce poco attenta allo stile, ritornelli che invitano all’urlo di gruppo e, allo stesso modo, delle tradizioni del territorio da cui arrivano, spesso rilevate nei testi e nell’estetica (vedi i vari riferimenti al Parco Nazionale, agli orsi che popolano l’Abruzzo, ecc…). E se fosse vero?, si chiedono i Deathwood. Se lo chiedono come chi ti ha appena detto una stronzata, facendovi sbellicare dalle risate, ridendo con voi mentre faceva finta di volervi spaventare ma poi torna serio quando, prima di sparire nel nulla, vi ficca un dubbio nel cervello. E se fosse vero? Ed è quello che ci fotte, alla fine, il dubbio; ci rende liberi davanti al mondo e schiavi della nostra afflizione al tempo stesso. Che sia questo il mostro più temibile dentro la rassegna horror movie firmata Deathwood?

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À L’Aube Fluorescente – Taking My Youth

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Esordio liscio per À L’Aube Fluorescente, band abruzzese che parte in quarta con le nove tracce di questo Taking My Youth: batteria che spinge in zona Rock duro, tempi terzinati che sanno leggermente di metallo, chitarre suadenti e precise, oniriche, magiche, effettate con sapienza, che non sbagliano mai o quasi ( forse vero punto di forza di tutto il lavoro) e una voce limpida che sa trovare la strada giusta per rimanere incollata all’orecchio senza sembrare eccessivamente paracula. Tira un’aria buona nei dintorni, aria fresca e leggera che spesso manca al Rock italiano (si legga “fatto in Italia”, i nostri cantano in inglese). Taking My Youth è eseguito e prodotto con tutti i crismi, suona pulito e preciso ma non finto, non assemblato in una catena di montaggio, anzi: si sente che è un prodotto artigianale di ottima qualità, il che è di certo un bene (avercene). Anche la composizione è solida, matura: le strutture non annoiano, le scelte melodiche sono d’alto livello e alcuni accorgimenti (i suoni e gli arrangiamenti delle chitarre, come già si diceva, o i cori, ottimi) si meritano tutto il plauso possibile. C’è coraggio, competenza e ispirazione: proprio per questo mi manca, per stendergli definitivamente davanti un bel tappeto rosso verso le mie personali stanze degli innamoramenti musicali, quel pizzico in più di novità, di ricerca, di concetto, anche, se vogliamo, che me li distingua nettamente da una galassia di suoni, suggestioni, andamenti simili. Mi acchiappano le orecchie, e il piede mentre tengo il tempo ma a fine ascolto mi lasciano con meno di quello che mi sarei aspettato. L’esordio è liscio, si diceva, ma c’è ancora qualcosa da dimostrare.

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Like a Paperplane – Unfolding Light

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Avete mai passato un pomeriggio d’estate distesi in un campo di grano guardando le nuvole danzare veloci nel cielo? Ecco, quella è l’immaginazione. Aspettate un secondo. No, non è quella l’immaginazione. Quella è la cartolina, l’idea di immaginazione che potrebbe scaturire da uno spot della mulino bianco. Quella è la definizione dell’immaginazione fornita dai Like a Paperplane. Quella non è l’immaginazione ma un luogo comune. Lo stesso che pare essere la musica contenuta in Unfolding Light quando si autodefinisce Instrumental /Post Rock. Un gigantesco e noioso e anche un po’ raffazzonato luogo comune sul genere oltretutto reso da una registrazione ovattata, con suoni non degni di paragoni lodevoli con illustri colleghi, stranieri e non. Dieci pezzi per la giovane formazione fiorentina che riprendono la tradizione Post Rock di God Is an Astronaut, Explosion in the Sky e Mogwai senza provare minimamente a scostarsi dal vecchio solco ormai tracciato e polveroso, anzi ridisegnandolo in maniera ancor più confusa e grossolana. Scusate le mie poche parole ma il Post Rock è altra cosa; almeno io immagino che lo sia. Così come vagheggio che l’immaginazione sia altra cosa rispetto allo stereotipo d’un  pomeriggio d’estate passato distesi in un campo di grano guardando le nuvole danzare veloci nel cielo. L’immaginazione è sognare e fare di tutto per realizzare i propri sogni. L’immaginazione è ciò che ci rende liberi e schiavi al tempo stesso. L’immaginazione è la capacità di prevedere il futuro e sistematicamente sbagliare; ma in fondo, anche queste sono enormi stronzate.

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I Deathwood entrano nel roster di Overdub Recordings

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Deathwood entrano nel roster di Overdub Recordings (alternative department di Worm Hole Death). La label licenzierà il disco di debutto della Horror Punk band dal titolo “…and If It Were True?” via Code7/PHD. L’album verrà registrato, prodotto e mixato all’ACME Recording Studio dal produttore Davide Rosati (Straight Opposition, Chaos Conspiracy, La Dodicesima Notte, Disbeliever, Christine Plays Viola).  Le riprese avranno inizio il 6 ottobre, mentre l’album uscirà nei primi mesi del 2015.   “L’aspetto musicale è caratterizzato da un Horror Punk di matrice americana unito a tematiche puramente horror che si rifanno a miti e leggende delle loro terre.”

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Red Shelter – Nothing More…Nothing Less

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Attaccano con “Alone” e tu hai la voglia irrefrenabile di metterti il tuo parka verde e andare a farti una birra nel pub più inglese che c’è in circolazione. “Ok” la balleresti fino a perdere il fiato, “Little Closer” o “Just a Game” ti fa rimpiangere di non aver mai imparato a suonare la chitarra per bene. Continui ad ascoltare le dieci tracce dell’album dei Red Shelter e ripensi con una certa soddisfazione a un passato non troppo lontano, contraddistinto dalle risse dei fratelli Liam e Noel, dai cugini nemici Blur e dalla meteora degli Elastica. Un po’ di Supergrass e un po’ di Franz Ferdinand, qualche eco Punk e di Elettronica. Un tributo alla migliore musica dei primi Duemila, ma non una semplice copia di quello che è stato già fatto, suonato e cantato. Un tributo a quello che sono le sonorità che hanno ispirato fin dall’inizio Carlo (voce e chitarra), Clod (basso), Luigi Mic.Rec (batteria) e Jack C (tastiere), ma Nothing More… Nothing Less è la viva conferma di come la musica sia universale, oltre la geografia. E di come, partendo da punti di riferimento, si possa creare per diventare originali e mai scontati. Cantano in inglese i campani Red Shelter, perché è la lingua della loro musica, dicono loro. E perché l’inglese è senza confini come lo è questo disco che starebbe bene nella programmazione di qualsiasi radio Rock.  La conseguenza di tutto questo è che l’album lo ascolti e riascolti senza stancarti. Ti sbatteresti anche come un indemoniato se non fosse per la vicina di casa, che è molto poco tollerante. Tanto vale prendere il parka, uscire e andare a cercare il primo palco dove sentirli suonare.

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Il video della settimana: Prospettive di Gioia sulla Luna – Baby

Written by Senza categoria

La scelta di questa settimana è il video di Baby, primo singolo estratto dall’album Il Giorno Dopo, dei Prospettive di Gioia Sulla Luna. La bellissima canzone dei tre ex punk incazzati, capelloni, fini rumoristi e anche onanisti elettronici è accompagnata da immagini suggestive che rendono al meglio la malinconia di queste fresche giornate di inizio estate.

Il video è presentato da Mediterranea Produzioni e Overdub Recordings e vede la partecipazione di Flavia Lisotti per la regia di Ruggero Pini. Buon ascolto e buona visione.

Trovate il video in home, nella sezione dedicata al video della settimana.

 

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