5 album da regalare a Natale

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(al vostro “amico” trap boy a cui volete male)
GOLDEN HEIR SUN – HOLY THE ABYSS

[ 04.10.2019 | Karma Conspiracy Records | drone ]

Si può fare una scelta più azzardata che suonare post metal? Matteo Baldi è la riprova che si può fare. Il chitarrista degli Wows sceglie la strada solista sotto il moniker Golden Heir Sun, e dal metal passa a suonare in solo la sua chitarra con, a fare da sfondo, una serie di effetti e droni angoscianti con la voce ridotta al minimo indispensabile, applicata come nel più inquietante brano degli Have A Nice Life. Un album che renderebbe un funerale, una immane tragedia, la tragedia perfetta. E, fidatevi, non è una critica negativa.

KIWIBALBOA – NATALE IN ARGENTINA

[ 01.11.2019 | Overdub Recordings | alternative rock ]

Progetto genovese nato nel 2014, Kiwibalboa è un power trio alternative rock di stampo anni 90 ma profondamente influenzato dal suono di band italiane come i Ministri (non a caso la produzione artistica è affidata a Davide Autelitano) ma anche Mary In June, Gazebo Penguins o Fast Animals and Slow Kids. Rock, che spinge su corde e pelli ma che fa particolare attenzione alle liriche e alle melodie in modo da dare una prerogativa cantautorale alla propria musica. Natale in Argentina è un album di ottima fattura, con punti più o meno alti e ispirati (tra le migliori, Incendio), ma nell’insieme che riesce nell’intento di non suonare anacronistico, noioso, banale pur senza potersi definire originale. Puro e semplice rock italiano per chi non si è annoiato delle vecchie amiche chitarre.

FUKJO – LA MUSICA, IL MARE E LA DERIVA OCCIDENTALE

[ 07.06.2019 | Overdub Recordings | alt rock, shoegaze, psych rock ]

A dispetto del nome esotico, I Fukjo arrivano dalla Puglia e suonano un alternative rock in stile Verdena sporcato di rumori e distorsioni propri dello shoegaze e synth che danno un tocco psichedelico al sound, il tutto con liriche in lingua madre e melodie pop. Ospiti eccellenti di questo La musica, il mare e la deriva occidentale, le voci delle due Lilies on Mars e soprattutto di Pierpaolo Capovilla de Il Teatro Degli Orrori. Rispetto agli esordi, dunque, il suono si fa meno aggressivo, finendo per aprire strade inaspettate che vanno dagli ascoltatori nostalgici anni 90, fino ai più giovani, giovanissimi che ancora ascoltano le chitarre ma che tentano di trovare anche suoni più freschi. Non inseguite originalità, avanguardia o sperimentazione nel nuovo lavoro dei Fukjo; non aspettatevi il disco italiano che muterà la musica del Belpaese e, a dispetto del nome un pochino pretestuoso, neanche aspettatevi chissà quali testi complessi. Quello che possiamo promettervi è un disco inquieto che vi chiede solo di essere complici della sua irrequietezza. Un po’ come il mare, no?

I MAIALI – CVLTO

[ 22.03.2019 | Overdub Recordings | post hardcore, noise ]

Post hardcore rumoroso quanto basta e un nome, I Maiali, che già solo è tutto un programma. Eppure non è solo, perché a corredo troviamo un artwork fantastico a cura di Coito Negato (Hate & Merda, OvO) che piazza in copertina una testa di porco martoriata come Cristo durante la flagellazione, nel retro lo stesso maiale, tutto scheletro dal collo in giù, crocifisso, con lo sguardo rivolto al cielo ma con gli occhi chiusi. L’accostamento maiale/Cristo non è accidentale, ovviamente, e a riprova i titoli dei brani, che vanno da Ave a Demone, da Altari a Cvlto, da Carne a Inri. Irriverenza e blasfemia eccessiva e inutile? Nient’affatto, perché il tutto si trasforma facilmente in un’enorme metafora. Mettendo da parte l’aspetto simbolico e metonimico, la musica de I Maiali parte da una base post hardcore e noise ma sfocia spesso nel metal, nell’alt rock e nello screamo con voce in italiano intenta a declamare il satanismo in maniera tutt’altro che ridicola anche se nascosta da uno stile che non rende certo agevole la cognizione. Dieci canzoni di rabbia, energia, potenza, paura, blasfemia, intelligenza, provocazione, pesantezza, schizofrenia, fracasso, irruenza, introversione grezza e una specie di malcontenta inquietudine: “tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Dal vangelo secondo I Maiali.

CANNIBALI COMMESTIBILI – s/t

[ 13.09.2019 | Overdub Recordings | alt rock, stoner, hard blues ]

Power trio che unisce la tradizione alternative tricolore anni 90 allo stoner e all’hard blues anglofono, quello che spazia dai Kyuss ai Clutch, forse qui in maniera a tratti caotica ma comunque perdonabile trattandosi di un esordio. Meno giustificabile potrà risultare la scarsa impudenza dei tre che sembrano limitarsi a fare al meglio delle loro possibilità quello che fanno senza provare a fare quel qualcosa in più che ti fa essere qualcosa di più di una band italiana che canta in italiano musica che d’italiano ha ben poco. Da un disco che si dichiara concept sul cannibalismo, tra il serio e lo scherzoso, è impossibile non chiedere di più. Eppure, partendo da premesse così rischiose, il risultato è di quelli che necessariamente ci faranno tornare su di loro, si spera presto, per un nuovo disco in cui l’ambizione sia più grande del suonare “semplicemente quello che ci va”. Magari quel qualcosa in più che possono dare i Cannibali Commestibili sta nascosto da qualche parte. Basta scavarsi dentro e mangiarsi le budella da soli per trovarla.

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Last modified: 16 Gennaio 2020