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Tablo – Il Circolo Vizioso

Written by Recensioni

Ormai, da qualche settimana, è ufficialmente partita la nuova caccia alle streghe collezione autunno/inverno duemiladodici. Questa volte le fattucchiere designate allo scomodo trono in fiamme, hanno i volti di giovani e meno giovani che hanno fatto l’errore di suonare qualcosa che qualcuno ha deciso, un maledetto venerdì di tanti anni fa, di chiamare “Indie”. Tutto ha avuto inizio con la proclamazione dei vincitori del premio Tenco (per la cronaca sono Afterhours, Zibba, Enzo Avitabile, Francesco Baccini e Colapesce. Se volete i dettagli, andate su www.da un’altra parte.it) e di ulteriori premi come Le Targhe Mei (nuovamente Afterhours, Luca Sapio e Teatro Degli Orrori) e altri ancora, meno noti, venuti alla luce come Gremlins sotto la pioggia di polemiche.

È cosi che Umberto Palazzo comincia a prendersela con l’Indie su Facebook, Federico Gugliemi (Il Mucchio) se la prende con Lo Stato Sociale su Facebook, mezza Italia odia gli Afterhours su Facebook, l’altra mezza li incorona come il più grande gruppo italiano vivente su Facebook, chiunque, tranne qualche sfigato, si chiede “chi cazz è Colapesce?” su Facebook, tutti bestemmiano, urlano e si strappano i link su Facebook, Thegiornalisti se la prendono con tutti, da tempo, non solo su Facebook (qualche estratto: “I Verdena a scuola sono andati allo zoo di bergamo e il loro insegnante scimpanzè li ha cacciati via” o anche “Nessuno può ricordarsi una canzone dei tre allegri ragazzi morti. Ti puoi immaginare uno che mentre fa la doccia fischietta una canzone dei tre allegri?? E’ impossibile” altrimenti “Le luci della centrale elettrica ha creato una generazione di mostri analfabeti, ha spinto gruppi di tredicenni a scrivere musica senza che sappiano prima parlare, le luci sono il male”), nessuno, tranne me e qualche altro coglione, se la prende con pubblico e critica del cazzo che scambiano merda per nutella e, ancor più spesso, una scopata in culo per l’amore eterno su Facebook.

Insomma, il mondo è definitivamente alla fine. E Vasco è ancora vivo. Ormai anche le polemiche creano hype e ci si dimentica di una cosa tanto semplice, quando parliamo di musica. I dischi. E già!, verrebbe da dire, citando una delle massime espressioni filosofico esistenziali vascorossiane. Spengo Facebook e faccio la cosa più bella che ci sia. Tolgo la pellicola, apro un pezzo di cartoncino e metto su un album di un nuovo artista semisconosciuto.

Si fa chiamare Tablo (ma non è un furgone da lavoro FIAT) e qualcuno lo avrà forse già provato tre anni fa quando, sempre per Mizar Records, pubblicò Non Mi Senti, album che decantava il tragicomico amore in declino. Il passo successivo alla fine dell’affezione è il nuovo innamoramento, che diventa il fulcro di questo Il Circolo Vizioso, raccontato come un dialogo con la propria esistenza. Citando lo stesso autore “Il titolo nasce dal concetto di disco come punto cardine di un circolo vizioso a cui le canzoni disilluse e serene si abbandonano. Perché è bello poter vedere un disco principalmente come investimento emotivo”. Tutto molto bello. L’album, inoltre, è stato registrato in una piccola casa di legno, sulle rive del lago d’Idro chiamata “La Miopismo Studio” solo con strumenti pre anni ottanta. E ancora Tablo, mi fa sapere che “durante le pause tra una take e l’altra si guardava il lago. Molto spesso ci accompagnava un calice di vino rosso. Non si ascoltava quasi mai musica ma quando succedeva era Nick Drake a farci compagnia”. Lo so che starete pensando “figa niente, è?” oppure un più maicbongiorniano “Allegria!!!” ma cerchiamo di essere seri.

L’album è particolarmente incentrato sugli aspetti emotivi della musicalità e carca di unire la nostalgia di un sound retrò che scava nella vita precedente del Pop italiano, con un approccio moderno, semplice e non troppo ridondante. Il brano d’apertura “Prologo”, tutto strumentale, richiama le atmosfere Slow/Sadcore dei Red House Painters con l’aggiunta di un violino tanto U.S.A. Post Rock stile Clogs. Solo con “Sei Stata Gentile” entra in campo la voce di Nicola Tabellini, che di primo impatto può ricordare quella del più famoso Max Gazzé. Un brano delicatissimo, con un testo infantile come l’amore, che si arricchisce con un eccelso arrangiamento Jazz. In “Tentazioni” la musica prende tutta un’altra strada. L’atmosfera si fa più languida e le parole di Tablo, si avvicinano per profondità e metodo a quelle di un altro grande del nuovo cantautorato italiano e cioè Fabio De Min dei Non Voglio Che Clara, di certo la band che meglio s’accosta alla proposta di questo Il Circolo Vizioso. In “Tu”, voce e chitarra sembrano intonare una ninnananna ma presto il brano si risolve in un classico pezzo Pop, molto diretto, senza eccessi dove niente urla ma tutto è soffice come una carezza. “Un Viaggio”, “Il Matrimonio Di Aurora” e “Stella” rafforzano lo stile di Tablo, ne rendono l’impronta indelebile, marchiano a fuoco, insieme ai brani precedenti e grazie all’aiuto del pianoforte a muro di Claudio Gurra, il contrabbasso di Osman Meyredi, il violoncello di Anna Ziliani e le percussioni di Simone Gelmini, uno stile forse non unico ma di certo intrigante. Pop cantautorale con arrangiamenti mai intemperanti, che a tratti si confonde con lo Slowcore più profondo ed empatico. Gli ultimi tre brani, “La Scala Morale”, “Parlami” e “L’Arrivista”, utilizzando la stessa formula, raccontano il contrasto quotidiano tra la determinazione dell’uomo e del suo volere e le irruzioni del caso che l’esistenza ci serba. Tablo ci ha confezionato un bel disco. Niente di nuovo, niente di alternativo. Sono solo canzoni Pop che parlano d’amore. È quello che fanno tutti, no? Parlare d’amore, per non parlare di sesso. La cosa bella è che Tablo lo fa meglio di tanta gente più nota, che per dire niente è pagata tanto.

 

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