Matta-Clast Tag Archive

Matta-Clast – De Morbo

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I Matta-Clast producono, nel loro studio e con la loro Matta Sound, un EP per nervi tesi: diretto, duro, spigoloso. Il loro Rock meticcio si tinge di sonorità Heavy quando spinge, tra batteria Hardcore Punk e voci gutturali e confuse, mescolandosi poi con inserti d’Elettronica grezza e minimale. De Morbo predilige la brevità e l’incisività al discorso composito: brani corti e sottili come graffi, che ruotano attorno a riff inquieti e testi da filastrocca.

Il prodotto, nell’insieme, non è male, ma manca ancora quel tocco originale che potrebbe invogliarci a riascoltare il disco una volta finito. Note di demerito per voce e testi, la prima che stona con l’impianto generale del loro sound, troppo teatrale e pericolosamente vicina al rischio auto-parodia, e i secondi che non brillano d’inventiva e falliscono nel tentativo di incuriosirci e andare ad approfondirli. Interessanti, comunque, “Sono Migliore di Te” e l’introduzione di “Febbre”, dove i Matta-Clast riescono ad inquietarci e a tenerci stretti con spezzoni ritmici aggressivi e dissonanze ossessive. Nel resto del disco tendono a essere più apertamente lineari (“Non Sono in Me”) e questo gli riesce peggio. Un buon tentativo, insomma, ma con ampi margini di miglioramento.

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Matta-Clast – Inferno

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L”Inferno” dei Matta-Clast è un frenetico e allucinato ritorno all’originaria carica psicologica del Rock, la discesa introspettiva e mid-velenosa di un sintomo plagiato dallo scavare dentro, dalla lacerazione ossessiva d’anima e sangue che non trovano pace, requiem e linfa alla luce del giorno, che adora la notte come energia vitale sul mortale; la formazione Perugina qui con il loro secondo album, distribuiscono ansie, disagio e paranoia in un viatico elettrico che porta undici stazioni soniche lungo una tracklist che brucia, segna e scarnifica l’ascolto formando un’orgia di riverberi e nervi tesi come estratto esaustivo della loro “malattia di vivere” l’esistenziale.

Tutto è impatto duro e straordinario con il mondo al di qua dei coni stereo, un mefistofelico e desertico “imbevuto” d’estetica noir –  a tratti color bluastro/ecchimosi – che poetica espansioni violente e calme piatte come dentro un cinematico progressive che non conosce contenimenti o linee proibite di sorpasso; con l’intensa atmosfera KuntzianaUn po’ di disperazione sospesa nel buio” che permea i tormenti generali del registrato, timbriche, eccitazioni elettriche e pads sintetici fanno la voce grossa non come incarnazione estrema del musicista cercatore di stranezze emaciate perdute, ma come una diabolica tac del’Io ed il tentativo convinto di evidenziare il male del quotidiano, nudo e crudo nella sua impietosa mossa venefica.

Undici piste che regalano brividi ed obscured vision, undici tratteggi che il trio umbro formato da Nicola Frattegiani voce/chitarra, Paolo Coscia sinth e Tommaso Boldrini batteria/ SH 101/vocoder ti fa arrivare direttamente sottopelle come un dolce supplizio mai concordato, come una pena da scontare con te stesso; percorrendo questo bel disco  andiamo incontro al Luciferino sconquasso di “Inferno”, capovolti dagli spiazzanti effetti doom che cesellano “Replica”, stritolati nei marchingegni rock rutilanti “Campo K”, schiacciati dall’apparenza kraut che robotizza “Allarme all’alba incauta” per finire a cavalcioni estasiati dentro la notte amarognola di Corganiana memoria “Cattivi pensieri in una bellissima notte stellata”, attizzata da un pathos che mette luce e bellezza maxima e porta le quotazioni – già di per sé alte – di questo disco a livelli immaginifici.

Dal de profundis alle stelle, questa è la liberatoria ideale per questo bel ritorno sulle scene discografiche dei Matta-Clast, di questa band che non usa il “basso” tra i suoi arnesi sonori ma gestisce divinamente i suoni del buio per fare definitivamente luce in un underground che senza queste “ toniche sollecitazioni” rimarrebbe continuamente al palo.

http://www.myspace.com/mattaclast

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