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Il Video della Settimana: Actionmen – “Pee Pee Island”

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Gli Actionmen, si sa, sono esseri folli e amano crogiolarsi nella loro follia senza schemi. Così come la loro musica: senza schemi, ricca di citazioni, inside-jokes, ritmiche furiose, chitarre storte e ritornelli a metà tra il serio e il faceto. Anzi, sicuramente più per il faceto. Esce oggi “Pee Pee Island”, ennesimo delirio del quartetto ravennate formato da Libero Foschi, Matteo Pozzi, Pinna De Paola (ex Hormonauts) e Diego Pasini (Ronin), a nove mesi di distanza dall’uscita del fortunato Ramadama, doppio album che racchiude la produzione degli ultimi sei anni della band, pubblicato da Autunno Dischi e Inconsapevole Records. “Pee Pee Island” è il nostro nuovo video della settimana, visibile di seguito e in homepage fino al prossimo sabato. Qui trovate anche tutte ledate del tour:

05/09 – Gran Fagiuol, Perugia w/Lantern, Germanotta Youth, Tiger Shit Tiger Tiger
06/09 – Dalla Cira, Pesaro
11/09 – Honky Tonky, Seregno (MB)
12/09 – Atzavara Club, Sant Feliu De Guixols (ES)
13/09 – Morralla Espai Creatiu, Blanes (ES)
14/09 – Barraque, Castelar Del Vallès (ES)
14/09 – Estraperlo, Badalona (ES)
16/09 – Barracudas, Madrid (ES)
17/09 – La Lata de Zinc, Oviedo (ES)
19/09 – Sala Arena, Torrelavega (ES)
20/09 – Beerroom, Pontivrea (SV)
03/10 – The Stillery, London (UK)
04/10 – The Edge on the Wedge, Portsmouth (UK)
05/10 – The Owl Sanctuary, Norwich (UK)
09/10 – Cafè Mukkes, Leeuwarden (NL)
10/09 – The Flateertheek, Naaldwijk (NL)

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La Band Della Settimana: NiCE

Written by Novità

Tre amici, di cui due fratelli, decidono di intraprendere un viaggio creativo sulle note improvvisate in uno studio artigianale nell’hinterland milanese. Le risorse economiche sono poche, quasi inesistenti, ma l’afflato ed il vigore che emerge fin da subito sono sufficienti per tenere incollato un basso, una chitarra ed una batteria, nella vita come nella musica, e sviluppare in breve tempo progetti in costante crescita.

A gennaio del 2012, dopo circa due anni di esperienze e continue ricerche, i NiCE (“si scrive come si dice”) concretizzano il loro primo album Nuova Babele: un concentrato di Math Rock, Noise, Post-Rock, dove le voci dei due non-cantanti raccontano, con uno sguardo ironico e urgente, la follia e il disordine di un mondo sprofondato nel caos.

Il 2013 li vede passare alla label Inconsapevole Records, che pubblica l’Ep Nuova Babele? FELIX CULPA! (scaricabile gratuitamente qui), prodotto da Nicola Daino (produttore e manager), contenente 4 brani rivisitati del loro disco d’esordio più 2 versioni bonus del pezzo strumentale “Errore di Ciclo Ridondante”: in una vi è la partecipazione di Marco Fiorello (AIM) in veste di cantante e autore delle liriche, nell’altra vi è il lavoro di riarrangiamento e scomposizione, in chiave di remix, da parte del duo Operation Light/Universe.

Nuova Babele? FELIX CULPA! è stato suonato e registrato nel loro habitat naturale, nella sala prove dove compongono (un laboratorio artigianale di falegnameria), per cogliere appieno l’attitudine della band maturata nel tempo e per ottenere un risultato energico, sincero.

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Albedo – Lezioni di Anatomia

Written by Recensioni

Non riesco mai a trovare una giusta collocazione per la musica bella e interessante in questo ultimo periodo, sono sommerso da “immondizie musicali” a quintalate e non sono capace più di reagire in maniera lucida alle cose. Poi ti capita un disco “diverso” e pensi che non tutto è perduto, che la musica importante ancora riesce a portarsi a galla, non sappiamo bene per quanto tempo però riesce ancora a farlo. Arrivano al terzo disco i milanesi Albedo, ci arrivano in forma smagliante registrando in presa diretta Lezioni di Anatomia uscito per V4V Records con la partecipazione di Inconsapevole Records. Ebbene questo disco suona una bomba. Lo avrete già letto in tutte le altre recensioni già uscite e penserete a qualche mega pompaggio commerciale per cercare di convincere psicologicamente il pubblico, non è affatto così, trovate il modo di sentirli (e di questi tempi basta accendere il pc) e crederete ancora nella sostanza della musica italiana, in fondo c’è qualcuno che si lascia ancora influenzare dalle recensioni? Immaginate un sound molto post rock accompagnato da una voce che canta in italiano, non smetterete mai di ascoltare e poi ascoltare nuovamente Lezioni di Anatomia senza tregua, quasi una dolce lotta per farsi male. I pezzi lanciano brividi in continuazione, bisogna soltanto riuscire a coglierli e collocarli sul pezzo di cuore che si preferisce, un percorso intimo e interiore che ogni ascoltatore può rendere proprio assumendo la musica degli Albedo come alterante sottofondo emotivo. Un disco assolutamente grigio nei colori, non traspare mai la luce, associo malinconia a profondità, la felicità è leggerezza e noi siamo persone profonde. Il resto potrebbe tranquillamente sparire senza lasciare traccia.

Lezioni di Anatomia come dicevamo prima è il terzo disco ufficiale degli Albedo, arriva dopo i precedenti Il Male (2011) e A Casa (2012), praticamente un disco all’anno, in sostanza un percorso continuo e crescente che trova la punta di diamante nell’attuale lavoro, è difficile scrivere musica in questa maniera, è molto più semplice decrescere nel tempo.
Il lavoro è composto da nove pezzi tutti ben legati tra loro, tutti allacciati indivisibilmente come le parti del nostro corpo (difatti una lezione di anatomia),  l’opener “Cuore” è di una bellezza impressionante, la mente viene lasciata da parte e il continuo duello del ragionare col cuore o la testa marca forte il messaggio lanciato dalla canzone. Tanta dolcezza in pezzi come “Dita” e “Polmoni” (non sto più citando i brani in maniera sequenziale), la rabbia sviluppata in “Stomaco” e l’elettronica elegante in “Occhi” e “Pance”. Lezioni di Anatomia rassicura e parecchio la mia situazione di ascoltatore di musica, non pensavo fosse ancora possibile arrivare ad un disco del genere in Italia, fortunatamente gli Albedo ci arrivano al terzo disco, quello decisivo, quello del rischia tutto. Loro hanno giocato benissimo le proprie carte realizzando un prodotto ottimo da mantenere sulla bocca e orecchie di tutti il più a lungo possibile, loro attualmente hanno il merito di aver scritto uno dei migliori album degli ultimi anni, il resto per la gran parte è soltanto merda.

Dimenticavo una cosa fondamentale, Lezioni di Anatomia degli Albedo va ascoltato con un volume altissimo, assolutamente.

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Il nuovo album degli Albedo si chiama “Lezioni di Anatomia”

Written by Senza categoria

“Lezioni di anatomia” è il nuovo disco (e terzo) degli Albedo in uscita il prossimo 2 Aprile per V4V Records e Inconsapevole Records. Un disco che esce a distanza di un anno dal precedente “A casa”,  un ritorno alla grande quello dei milanesi Albedo, bisogna pazientare soltanto un pochino.
L’attesa renderà piacevole l’ascolto.

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Tres – Tres Bops (recensioni tutte d’un fiato)

Written by Novità

I Tres sono il progetto dei livornesi Roberto Luti, Simone Luti e Rolando Cappanera, nomi già ben noti e stimati nel fecondissimo panorama blues nostrano e non solo: i primi due, infatti, sono rispettivamente chitarrista e bassista affermati nel blues e nel funky, mentre Cappanera militò nella band heavy metal Strana Officina, che negli anni ’80 portò a casa meritatissimi successi e che ad oggi può vantare l’incisione di sette album. Il disco dei Tres, omonimo, pubblicato nel 2012, si compone di 11 tracce sanguigne, calde, tutte esclusivamente strumentali. Il richiamo al rock blues di Jimi Hendrix è pressoché istantaneo dall’iniziale Tres Niños a Cool ain’t cold con il suo sguaiato e onnipresente wah wah; 504th stone into the sea è una ballatona americana sexy e pelvica, mentre Bound to Houma con i suoi nove minuti di delirio psichedelico dà prova di tutta la bravura dei tre. Molto significativa è Hey Joe, citazione dell’hendrixiano omonimo capolavoro, con un inserimento non troppo velato del riff di Whola Lotta Love dei Led Zeppelin.

Non è il disco da avere assolutamente eh, soprattutto perché non è particolarmente originale né aggiunge qualcosa a un genere che già ha raggiunto esiti altissimi nella sua sotira, ma se vi capita tra le mani passerete un’oretta più che piacevole e se vi capitasse di poter assistere a un loro concerto dal vivo, avreste l’occasione di vedere dei veri musicisti.

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Duchenne Music Project – S/T BOPS (recensioni tutte d’un fiato)

Written by Novità

Il Duchenne Music Project non è il lavoro di una band, ma di un collettivo di artisti, accomunati dall’origine livornese e della volontà di sensibilizzare sulla distrofia muscolare di Duchenne e Beker. Il cd, il cui ricavato infatti viene devoluto a Parent Project Onlus, l’associazione di genitori con figli affetti da questa malattia, raccoglie sedici contributi i cui unici denominatori comuni sono la lingua inglese usata per la redazione dei testi letterari e la presenza di Matteo Caldari e Alessio Carli, i due ideatori del progetto, che hanno chiamato a partecipare altri musicisti della loro città. Ciascuno di questi porta le sue esperienze musicali pregresse, i suoi gusti, il suo stile. Ne esce un prodotto disomogeneo ma molto interessante: si va dal brit-pop all’indie americano, dalla new wave al reggae, dall’hard rock al folk, in uno spaccato dell’underground livornese che diversamente non si sarebbe potuto esplorare. La qualità, naturalmente, varia da traccia a traccia, con esiti molto interessanti come nel caso  della beatlesiana Anymore, dell’americanissima The answer, della super indie Our Summer Nights o della delicata Dorothy. Al di là dell’impegno sociale, vale la pena di ascoltare quest’album e farsi un’idea della ricchezza del panorama indipendente nostrano.

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Operation Light/Universe – Operation Light/Universe

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Quando: un qualsiasi giorno invernale lavorativo (nota: fuori fa un freddo cane).
Dove: il bagno di casa mia, con la vasca piena.
Perché: è la fine di una giornata stressante (nota: di quelle che ti fanno incazzare).
La pratica del bagno serve a distendere i nervi e lavar via dal proprio corpo impurità e tossine varie e la eseguo con estrema dovizia, con acqua calda ma non bollente e con fare lento, ma non da bradipo. Mi immergo quindi con misurata soddisfazione, conscio che questa sarà la parte migliore della mia giornata.
Per completare il quadro serve solo un’adeguata colonna sonora, così metto su Operation Light/Universe dell’omonimo duo livornese, e subito penso che mai scelta fu più azzeccata. Quando partono le note di Signal sento i muscoli distendersi nell’acqua piena di bagnoschiuma, mentre assieme ai fumi del vapore l’arpeggio iniziale mi rapisce e mi solleva. Chiudendo gli occhi ho una sensazione di benessere che mi trasporta altrove, in alto, oltre la stratosfera, sono nell’Universe…
Ma dopo un po’ riapro gli occhi. La dose di benessere che mi faceva trasmigrare si è stemperata fino a sparire. Altrove ma a poca distanza le casse del mio stereo continuano a suonare la stessa melodia da parecchio. Ma è proprio la stessa? Esco dalla vasca. Sgocciolo. Fuori un freddo boia mi fa ritrarre tutto il retrattile, ma me ne frego. Voglio soltanto scoprire se ho mandato il disco in loop. Invece no. Il disco va come dovrebbe. Torno allora dubbioso in bagno e mi ripropongo di ascoltarlo accuratamente. L’acqua però ora è tiepida, i muscoli di nuovo in tensione: così mi asciugo rimirando la pozza  che ho creato uscendo, e sono conscio che dovrò asciugarla prima di scivolarci sù e spaccarmi qualcosa (nota: effettivamente ho rischiato di farlo, solo grazie ad un colpo di reni straordinario ed alla posizione felice del portasciugamani sono ancora qui fra voi). Ora non mi resta che ascoltare di nuovo.
Operation Light/Universe è un lavoro a quattro mani di Alessio Carli (guitar, bass, keyboards, programming, synth) e Alessandro Sebastian Morandi (guitar, soundscape, textures, loops) che esce per Inconsapevole Records, interessante etichetta livornese (anch’essa) di Ian MacKayeiana ispirazione. Il disco contiene otto brani strumentali dalle atmosfere rarefatte, dove la chitarra la fa da padrona e basi e tastiere seguono dimesse ma con stile. Il duo toscano si rifà esplicitamente a gruppi come Boards of Canada e Mogwai, reinterpretandone le direttive con sufficienti  gusto e personalità, attraverso una discreta scelta dei suoni e delle architetture, pronti talvolta anche a sorprendere con delle brusche ed inattese sterzate. Purtroppo gli Operation Light/Universe cadono nella per me troppo pretenziosa idea di trasmettere un’unica “immagine” attraverso il filo conduttore di una melodia che assomiglia troppo a se stessa in ogni brano. L’opera nella sua completezza ne risente al primo ascolto così come nei successivi, seppur l’impressione di ripetitività va progressivamente attenuandosi. Succede così che anche brani ben studiati, come il singolo Iridium Flare o la buona 88 Constellations, funzionano da soli ma non se accorpati nell’insieme dell’album che non trova la varietà in un’esposizione episodica, ma mostra per lo più la continua reinterpretazione dello stesso tema dalla prima all’ultima nota. Un peccato considerando che gli Operation Light/Universe avrebbero potuto dare ulteriore prova delle loro indiscutibili doti architettonico-sonore, ma siamo solo agli inizi (la band si è formata nel 2011) e, come si suol dire, le basi ci sono. Attendiamo speranzosi.
Ora mi tocca davvero asciugare quella pozza…

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