Chiaverano Tag Archive

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #24.03.2017

Written by Playlist

A Night Like This Festival @ Chiaverano (TO) 15-16-17/07/2016

Written by Live Report

Quando si torna a casa dopo un festival di tre giorni, la sensazione è sempre quella di aver mangiato troppo. E così è stato anche al ritorno da Chiaverano. Ho seguito 22 concerti in una location mozzafiato, in compagnia di gente splendida, nutrita da ottimo cibo, alla presenza di un cielo che il Piemonte non è solito regalare così facilmente! Il senso di appagamento che mi ha dato A Night Like This Festival è stato tanto anche se, musicalmente parlando, non ho mai raggiunto un’apice di piacere durante nessuna delle esibizioni. Ho confermato alcune ipotesi, rafforzato delle certezze, confutato vecchie teorie, fatto qualche bella scoperta e provato anche disappunto e turbamento. Di seguito riporterò alcuni degli stati d’animo che ho vissuto durante le esibizioni live. Mi concentrerò sulle band che mi hanno maggiormente colpito, nel bene e nel male. Qualche gruppo purtroppo non sono riuscita a seguirlo, vuoi a causa di qualche sovrapposizione, vuoi per la necessità di espletare le mie funzioni vitali. Non me ne vogliate, sono umana anch’io. Dovranno perdonarmi anche tutte le band che si sono esibite sul “Palco dell’Esploratore”. L’acustica era pessima, e a causa di ciò non me la sento di esprimere pareri su qualcuno di voi. Prometto di venirvi a cercare, per ascoltarvi ancora.

“LE CERTEZZE DELLA VITA
WE ARE WAVES | di certo non hanno bisogno di presentazioni qui su Rockambula. Fabio Viax Viassone come al solito non si è risparmiato sul palco, e Cesare Corso, nascosto come sempre dietro un cappuccio, ha creato la magica atmosfera synth che tanto amiamo. Redoglia e Menegatti, batteria e basso, non da meno degli altri due, per regalarci un’esibizione carica di energia.

P1060199

♦BE FOREST | è un’immersione nella quiete notturna di un bosco, la loro esibizione. Qualcuno tra il pubblico ha il coraggio di gridare“siete mosci”, forse perché la loro esibizione arriva subito dopo quella, decisamente più energica, dei The Temper Trap. Ma che cavolo dici? Sono i Be Forest! Che t’aspettavi? Un attacco con le maracas e poi subito dopo “Maracaibo” cantata dal vivo? Ok, mi ricompongo. I Be Forest sono un po’ agitati per via di qualche discussione con i fonici. Poi tutto passa, ed è magia.

P1060282

“UN’ILLUMINAZIONE DIVINA”
♦LUMINAL | fino ad oggi, alla fine di un concerto dei Luminal, mi facevo sempre la solita domanda: ma perché hanno bisogno di fare tutte quelle scene, non possono suonare e basta? Già. Perché chi è stato ad un concerto dei Luminal sa bene in che modo viene coinvolto il pubblico, un modo che va ben oltre l’attitudine Punk di scendere da un palco e cercare un forte contatto col pubblico. Carlo Martinelli  ti si appiccica addosso dopo aver strisciato a terra come un verme, e Alessandra Perna improvvisa Valzer con ignare (?) pulzelle. Finalmente ho una risposta a tutto questo: i Luminal prendono per il culo, dall’inizio alla fine, le nostre vite piatte e insignificanti. E ho dovuto assistere ad una loro esibizione davanti ad un pubblico probabilmente assiduo ascoltatore delle canzuncelle “Indie” nostrane per capirlo. I Luminal ci dicono di fare qualsiasi cosa pur di movimentare le nostre vite, anche prenderci una malattia venerea, piuttosto. Per qualcuno dei presenti la loro esibizione è forse una delle maggiori emozioni musicali che hanno vissuto in tutta la loro vita. Per altri è un ritorno al Punk che ascoltavano durante l’adolescenza, declassato e messo da parte chissà quando, chissà perché. Per altri sono la feccia alla quale non assomiglieranno mai. Un esempio? La ragazza che mi sta accanto, e che in faccia ha una maschera a forma delle facce di tutte le donne citate in “Donne (Du  Du Du)” guarda schifata Alessandra e dice Ma come cazzo si è vestita?. Chissà da quanto tempo non si schifava così. Che momento di pura umanità. Quanta bellezza.

P1060258

LE PIACEVOLI SCOPERTE
♦BIRTHH | si, Birthh l’ho scoperta a Chiaverano. Prima dalle parole di un’addetta ai lavori del settore Radio, poi dal vivo. Questa donna, di corporatura minuta, conserva dentro di sé un enorme patrimonio emotivo che ben riesce ad esprimere e a trasmettere sul palco. Non ero pronta, in quel momento ho raccolto il maggior numero di percezioni e me le sono tenute strette. Born in the Woods me lo sono gustato a casa, per bene. È stato bellissimo.

P1060172

♦BONETTI | intuisco che Bonetti è di Torino, o del Piemonte, o nessuno dei due, ma poco importa. Nella mia impegnativa attività di frequentatrice di concerti non mi era mai capitato di incontrarlo. Il suo è un Cantautorato Pop apparentemente semplice, che però riesce ad emergere dal coro per qualche strana alchimia. Mi tengo stretto questo suono, e studierò meglio il fenomeno. Ad A Night Like This Festival si è esibito accompagnato dai Van Halen.

P1060155

♦LO STRANIERO | a dire il vero avevo già ascoltato il loro disco omonimo e a Chiaverano abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere che presto leggerete su questi schermi. Piemontesi anche loro, si esibiscono con grinta, ma il loro suono è lontano da quello del disco, che tanto mi è piaciuto. Complice di sicuro l’acustica pessima de “Il Palco dell’Esploratore”, come dicevo sopra (ho ancora in mente l’esibizione dell’anno scorso di Iosonouncane, uno dei più bei dischi italiani torturato da un suono pessimo). Ed è un vero peccato. Spero di poterli riascoltare ancora, in condizioni più favorevoli, e che il loro Elettro-Pop emerga forte e vigoroso, come sono sicura che sia.

P1060163

PENSAVO FOSSE AMORE, E INVECE NO
♦THE TEMPER TRAP | lo ammetto, arrivo al concerto impreparata su di loro, ma di tanto in tanto mi piace farmi sorprendere dalla musica. Li avevo ascoltati molto ai tempi dell’immortale “Sweet Disposition”, dopo di che li ho persi di vista. Sono loro i veri headliner della serata, gli artisti di fama internazionale, mi aspetto scintille. La loro esibizione è stata di certo notevole, ma scintille a mio avviso non ce ne sono state.

P1060270

♦VERANO | Verano si esibisce venerdì sera, ma ci arrivo in ritardo, il montaggio della tenda ha richiesto più tempo del dovuto. Al “Palco del Quieto Vivere” c’è questa rossa indemoniata che brandisce una chitarra e ci dichiara guerra a colpi di suono. Ma la guerra per me dura pochissimo, il concerto finisce subito dopo. Non so niente di lei, mi prometto di tornare a casa e documentarmi, lo faccio. Scopro che Verano è il nuovo progetto di Anna Viganò de l’ Officina della Camomilla. Ascolto. E che fine ha fatto la guerra? Dov’è quella chitarra brandita con così tanto vigore? Decisamente meglio in versione live.

Read More

Stearica

Written by Interviste

Il 18 luglio, subito dopo la loro performance per A Night Like This Festival, abbiamo intervistato Davide e Francesco, batterista e chitarrista degli Stearica, band di Torino che ha da poco pubblicato il suo ultimo album, Fertile. Buona lettura.

M. Innanzitutto buonasera. Avete appena suonato, qualche considerazione a caldo su questo live?
D. Eh, c’era la pioggia, è stato divertente (ride). Abbiamo tirato corto per suonare mezz’ora. Siccome abbiamo pezzi molto lunghi dobbiamo tenerci parecchio. Però è stato un bel live.

M. Vedo che portate la maglietta di Fertile, il vostro ultimo album, parliamone un po’. Cos’è questa fertilità, cosa eravate pronti a seminare?
F. Diciamo che il periodo in cui abbiamo composto il disco era un periodo molto “fertile”. Probabilmente sta continuando ad esserlo, anche se son cambiate tante cose da tre anni a questa parte. Lo era perché era un periodo in cui stavamo suonando al Primavera Sound, a Barcellona, e ci siamo trovati proprio nel mezzo delle manifestazioni del movimento degli Indignados che ha poi avuto un certo riverbero nel nord Africa e nel Medio Oriente, in quei movimenti che se ricordi hanno preso il nome di Primavera Araba, C’erano delle grandi speranze in quel momento, dell’energia e ci ha colpiti.

M. Voi fate purtroppo parte di quella schiera di musicisti che all’estero riescono a suonare tantissimo, e sono anche molto conosciuti…
F. Ma in Italia no, diciamolo! (Ridono).

M. Ecco appunto, in Italia no. Cos’ha l’Italia che non va? Cosa c’è in Italia che non permette il diffondersi della vostra musica?
F. In realtà non lo sappiamo. Quest’anno stiamo provando a suonare di più e già arrivare a dei festival come questo ed il Siren (Vasto Siren Festival n.d.r.) per noi è un piccolo traguardo, che raggiungiamo dopo 18 anni che suoniamo. Abbiamo cominciato prestissimo a suonare all’estero, perché è sempre stato più facile. Mandavamo il materiale in Italia e lo mandavamo all’estero: fuori ci chiamavano, qua no.
D. Ed è ancora così. Stanno per uscire le date dell’ennesimo Tour Europeo, ed in Italia niente. Continua ad essere esattamente come prima.
F. Apriamo un’inchiesta con i lettori di Rockambula: com’è possibile che in Italia non si riesca proprio a suonare? Dobbiamo forse cambiare deodorante? (Ridono).

M. Voi vi siete fatti un’idea del perché in Italia non riuscite a suonare?
F. Le idee ce le abbiamo ma sono cattive e non le possiamo dire.

M. Ma Rockambula è una webzine senza peli sulla lingua… (Ridono)
F. Guarda in realtà non lo sappiamo davvero. La cosa che ci dicono sempre è “ spaccate, siete fighissimi e bla bla bla…” ma quando arriva quel momento in cui se lì con i pugni stretti e continui dicendo “E quindi?” in realtà poi non succede mai niente. Quindi dobbiamo sempre farci un po’ di chilometri per suonare. E soprattutto non possiamo mangiare il cibo italiano.
D. La cosa bella di quando suoni in Italia è che comunque mangi sempre bene.

M. Portarsi dei sughi da casa? (Ridono)
F. Qualche volta abbiamo fatto anche quello.

M. E di Torino invece cosa mi dite? Com’è stato tornare a suonare nella vostra città?
D. Abbiamo presentato Fertile allo Spazio 211, ed è stato molto molto bello.

M. Come l’avete ritrovata, musicalmente parlando?
D. La serata degli Stearica allo Spazio è una cosa, la città di Torino musicalmente parlando è un’altra cosa. Io sono abbastanza deluso di quello che ha fatto Torino negli ultimi 2-3 anni. C’è stato un periodo in cui sembrava potesse diventare una città del calibro di Berlino o Londra, l’attitudine era verso quel tipo di realtà. Artisticamente parlando c’è un gruppo di gente che suona, ma alla fine non si quaglia. Ovviamente parliamo sempre del nostro ambito e settore musicale.
F. Nonostante abbiano aperto anche diversi locali, che poi però nel frattempo hanno anche chiuso.
D. Ecco, a me sta sul cazzo che c’è stato proprio un momento, circa 4-5 anni fa, in cui vedevo uno sviluppo di situazioni e di festival, di cose belle che succedevano. Poi ad un certo punto improvvisamente si è fermato tutto quello che sembrava stesse nascendo.

M. Voi avete avuto modo di vivere la scena della Torino Punk Hardcore?
D. I nostri primi live, quando avevamo sedici anni, li abbiamo fatti insieme a gruppi Punk Hardcore, pur non suonando Punk Hardcore. Eravamo in quel giro lì.
F. Ecco vedi, quella lì ad esempio è stata una cosa pazzesca. Quel periodo lì che ovviamente per noi è una delle poche scene che riconosciamo come valide, c’era una apertura mentale ed una voglia di aiutarsi, anche tra i gruppi. Ricordo sempre quando suonavamo alla Delta House e ci dicevano che facevamo musica da viaggio, da trip. E ci suonavamo con facilità, avevano piacere ad invitarci. Quando abbiamo cominciato a suonare noi, 18 anni fa, c’era un’attitudine, c’era molta forza, energia. Adesso la sensazione che ho è che si tende a curare tutta una serie di cose. Già da quattro anni a questa parte i Social hanno cominciato a dettare tutte le regole.
D. Devi categoricamente essere un gruppo da Social.
F. C’è questa storia che bisogna avere quel tipo di facciata, quel bisogno di far vedere che vai a cagare e ti fai il selfie sul cesso. E non lo fa solo Arisa, lo fanno anche i signori dell’Indie. Non ho la sensazione che si voglia creare qualcosa tra gruppi, poche volte succede.
D. Sembra ci siano dei canoni preconfezionati che devi per forza seguire.
F. Forse è questo uno di motivi per cui abbiamo sempre suonato poco in Italia. Forse non abbiamo coltivato un certo tipo di immagine, un certo tipo di contatti. Però ti ripeto, non è una cosa che ci interessa, non ci appartiene.

M. E per quanto riguarda il discorso dell’attitudine di cui parlavi prima…
F. Io credo che se suoniamo in un certo modo è perché siamo nati e vissuti in un certo periodo. Quando ci chiedono i nostri riferimenti, musicalmente è difficile dirlo, anche perché abbiamo sempre suonato cose diverse da quello che ascoltavamo. Più che dei riferimenti musicali, noi abbiamo proprio avuto dei riferimenti umani, è questa la differenza grossa, ed è stata una roba che ci ha fatto dare veramente una svolta ai tempi, e che oggi ci fa un po’ soffrire, perché ci sentiamo un po’ fuori da questo tipo di mondo.

M. Cosa vi portate oggi dietro di quegli anni, di quel periodo che avete vissuto. Come lo riproponete oggi?
D. Con quell’attitudine che vedi sul palco.
F. Quando suoniamo vogliamo spaccare il culo, ma nel frattempo proviamo profonda tristezza nel vedere che dall’altra parte del palco non è più così.

M. E dall’altra parte, all’estero, cosa c’è che qui manca?
D. C’è più curiosità, meritocrazia, cultura musicale, ascolto. Che poi se ti piace la musica è quello che dovresti fare. All’estero c’è chi ascolta la musica e va ad ascoltare le band che non conosce. Se gli piacciono si gasa, e poi magari compra anche i dischi.

M. Bene, siamo giunti al termine, io interrompo l’intervista e vi ringrazio. È stato molto bello parlare con voi.
F. La cosa è reciproca.
D. Ciao, alla prossima

Read More

A Night Like This Festival: il Cast Definitivo

Written by Senza categoria

A Night Like This Festival, il festival di musica indipendente immerso nel suggestivo borgo medievale di Chiaverano (TO) che si terrà sabato 18 luglio, chiude la sua line up con alcune piccole chicche per prendere l’esperienza del festival ancora più particolare.
Dopo l’annuncio dei nomi sui palchi principali, saranno tre artisti ad incantare sul pontile del Lago Sirio la mattina di domenica 19 luglio dalle 12: Morning Tea, una voce e una chitarra, Bea Zanin, violoncellista che spazia in tutti i generi musicali e Fade, musicista eclettico che spazia in molti sottogeneri della musica elettronica.
A far ballare fino a notte inoltrata sabato 18 l’aftershow al Camping dei Laghi ci sarà Capibara, producer romano un’anima sensibile travestita da nerd.

Si parte con A Place To Bury Strangers, la band noise rock psichedelica di New York che porterà sul palco del festival l’acclamato nuovo album Transfixiation, quarto lavoro in studio pubblicato lo scorso febbraio, nonché il primo registrato con il nuovo batterista Robi Gonzales.
Poi i Drink To Me, band di Ivrea tra le più quotate della scena italiana grazie al suo elettro-pop brillante, che presenteranno il loro ultimo album, Bright White Light, uscito ad ottobre per 42 Records.
I Jennifer Gentle sono un nome ormai storico dell’indie italiano e una delle band nostrane più conosciute all’estero, anche grazie alla firma per la leggendaria etichetta statunitense Sub Pop. Una sicurezza live, cosa che stanno dimostrando ancora nel tour di supporto ai Verdena di questi mesi.
Un altro nome straniero sono i Girls Names, band di Belfast che è passata da un art rock molto scuro a suoni molto più elettronici senza perdere la vena dark.
Altro nome degno di attenzione e sulla bocca di tutti nell’ultimo periodo: i C’mon Tigre, misterioso collettivo internazionale fondato da due musicisti che mantengono ignota la propria identità, lasciando parlare per sé la loro world music che viaggia tra Africa, Mediterraneo e deserti statunitensi.
Populous è un musicista e producer salentino che ha attirato molta attenzione anche all’estero con il suo ultimo album Night Safari, un viaggio esotico tra suoni world e ricerca elettronica, tra antichi strumenti etnici e i bassi della 808.
Nuovo disco da ascoltare dal vivo anche per IOSONOUNCANE, che con il secondo album Die, pubblicato a marzo, propone un collage di suoni che mescola il digitale di campionatori e sintetizzatori con i suoni degli strumenti tradizionali, tra chitarre, organi, flicorni, canti tenorili e molto altro ancora.
I Welcome Back Sailors sono un altro dei nomi di punta di un certo modo tutto italiano di fare electro-dream-pop, e la riprova si è avuta con l’uscita del loro ultimo album Tourismo, definito da tutti uno dei pochi dischi italiani di respiro internazionale.
Oltre a loro Stearica, Edipo, gli Albedo, gli Abiku, Joan Thiele, i The Circle, Giorgieness, i Rame, i Finistère, gli L-Noir, i Parados i Victoria Station Disorder e gli Ongaku Motel.
In apertura ai concerti l’inedito set di organo, voci e rumori della polistrumentista Carlot-ta, costruito ad hoc sulle sonorità dell’antico strumento della Chiesa di San Silvestro di Chiaverano, dove si svolgerà lo spettacolo, tra un cupo e sofferto blues e malinconie folk.
Anche quest’anno A Night Like This Festival non offrirà solo ottima musica: la fotografia avrà un ruolo importante all’interno della rassegna, con due mostre fotografiche realizzate dall’Associazione Culturale Reflextribe. Si rinnova inoltre la collaborazione con la community Instagram IGWORLDCLUB, che promuoverà un contest con l’hashtag #altrevisioni della durata di 12 settimane, al termine delle quali verranno selezionate le 12 foto che faranno parte di un calendario in vendita al festival, il cui ricavato sarà devoluto all’Associazione ONLUS Piccolo Carro di Chiaverano. Torna inoltre per il secondo anno consecutivo la mostra a cielo aperto di artisti emergenti, anche per questa edizione a cura di Gianluca Gramolazzi; l’esposizione si intitolerà (E)coesistenze ed avrà tema green, con al centro del concept l’interazione uomo-natura.
Ormai giunto alla sua quarta edizione, A Night Like This Festival promette un viaggio ipnotico e coinvolgente, in una location mozzafiato. Strutture convenzionate e servizi navetta collegheranno la vicinissima stazione di Ivrea all’area concerti e al campeggio sulle sponde del Lago Sirio, nelle cui acque è possibile (e consigliato!) nuotare circondati da un paesaggio magico.

SABATO 18 LUGLIO 2015
Chiaverano (TO)
Piazza Ombre, 1

www.anightlikethisfestival.com
www.facebook.com/ANightLikeThisFestival
twitter: @anightlikethisfestival

Read More

A Night Like This Festival

Written by Live Report

Metti un paesino di duemila anime vicino a Ivrea nel Canavese, magari con vicino un rilassante lago; mettici degli instancabili organizzatori e aggiungici tutti i volontari che riesci ad immaginare, tre palchi, quasi tremila persone, una buona dose di cibo e litri di birra e soprattutto, the last but not the least, una line up notevole composta da quasi venti band. Bene, ora immagina tutto questo calderone fotonico concentrato in un unico giorno. Sembra impensabile ed invece questo è successo veramente il 19 Luglio a Chiaverano, dove si è tenuto per il terzo anno consecutivo A Night Like This Festival. Un’edizione partita con grandi aspettative, che non ha deluso le migliaia di persone che hanno affollato il borgo piemontese, grazie ad una formula vincente basata principalmente sul binomio locale/internazionale. Il risultato è stata una line up varia ed equilibrata che ha miscelato i talenti del territorio come gli Yellow Traffic Light, gli Invers, i Niagara e i più conosciuti Nadàr Solo, a gruppi di respiro e peso internazionale con Austra, Slow Magic e The Soft Moon, senza ovviamente dimenticare nomi ormai affermati del panorama italiano come Soviet Soviet e His Clancyness. Un grande flusso musicale ininterrotto, un super tetris di gruppi e palchi, con incastri studiati per evitare eccessive sovrapposizioni, e non lasciare mai a digiuno lo spettatore. I live si sono avvicendati dalle 19.00 fino a notte inoltrata, seguiti da diversi dj set. Un vero tour de force per instancabili ascoltatori. Sul palco principale, chiamato il palco delle Colline, l’inizio è stato tutto rock e schitarrate con gli Wemen di Carlo Pastore e i Nadàr Solo. Conclusa l’esperienza Rock and Roll è stato il momento per l’attitudine Post Punk di prendere il sopravvento con l’energia diretta dei Soviet Soviet, una garanzia, e quindi la potente chiusura dei fratelloni americani, The Soft Moon, con il loro Post Punk dalle forti sfumature New Wave. Il tutto perfettamente alternanato con le sonorità Pop psichedeliche degli Hys Clancyness, non in formissima in questa occasione, e quindi con le atmosfere sintetico-siderali degli Austra, con la strabiliante voce di Katie Stelmanis, che all’improvviso ci  catapulta nel bel mezzo di un rito ancestrale, con una perfomance impeccabile.

Il secondo palco, quello dell’esploratore, è stato fin dall’inizio, ad eccezione degli oscuri rockettari, nonché ottimi, Invers, un crescendo di synth giocosi e psichedelie, dalle elettro sperimentazioni dei Niagara, al Pop fresco e giovane dei Love The Unicorn, fino al momento  dell’esibizione di Slow Magic che, indossata la usuale mascherona, nonostante si stesse sciogliendo, ha presentato un set immaginifico fatto di suoni, emozioni e accostamenti inusuali. Probabilmente lo spazio allestito e la mancanza di un’ambientazione hanno reso il tutto meno impattante ed esperienziale, ma il pubblico si è comunque dimostrato caldo e partecipe. Il terzo palco, quello del quieto vivere, lo spazio dedicato a emergenti e nuove proposte, è stato l’unico ad avere alcuni spiacevoli problemi tecnici dovuti a cali di corrente, che però non hanno fermato le band che si sono susseguite. La proposta in questo piccolo angolo ha spaziato molto; per citarne alcuni, dal Rock New Wave dei MasCara in set semi acustico, ai suoni più Folk e Blues dei Pocket Chestnut e al cantautorato di Johnny Fishborn. Dopo dodici ore di musica, e qualche zanzara di troppo, non si può che essere soddisfatti di aver partecipato a un festival così. A voler tirare le somme  credo che l’anima di questo evento si possa facilmente riassumere nel vedere sullo stesso prato a pochi metri di distanza la tipica coppia residente, lei ben vestita e truccata, lui un po’ meno, con mini cagnolino annesso e dei giovani ragazzi svizzeri muniti di zainoni e bicchieroni di birra, godersi lo stesso spettacolo, sotto lo stesso cielo e davanti allo stesso palco. Speriamo che festival così continuino a essere presenti e portare grande musica. nel nostro paese.

Read More