Slash – Apocalyptic Love

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Axl  Rose lo ha mandato a fare in culo perche si è rifiutato di riunirsi col resto dei Guns in occasione della Hall Of  Fame, ha glissato magnificamente gli esperimenti penosi di Snakepit prima e Velvet Revolver dopo, ha stretto l’anima con Myle Kennedy (Alter Bridge) con un patto sonoro fenomenale, ed ora il mitico chitarrista Slash può alzare la testa ed il volume del suo mitra a sei corde, e lo fa in questo “amplificatissimo” nuovo disco “Apocalyptic love”, il segno e la virtù di un mito vivente con la perenne sigaretta in bocca che suona da dio e che lascia il suo tocco ovunque, come un compito in classe per milioni di chitarristi in erba.

Certo che l’alchimia hard imbastita insieme a Kennedy ed i suoi The Conspirators è una forza della natura, il tratto e il gancio di Slash è rimasto intatto, sporco e preciso come un tiro di fucile col mirino, una classe senza età e senza mode, tutto riporta comunque allo stimolo G’N’Roseano, sembra di sentire un vecchio disco della band eccellenza di un allora street-rock senza rivali dissolta poi nel nulla e nella cupidigia di un leader convulso e preda del successo mondiale, ma della storia solo lui, Saul Hudson detto Slash  l’inglese con la tuba – che la rivista Rolling Stone lo ha voluto tra i cento chitarristi della storia del rock – è ancora qui sulla strada elettrica a tramandare una favola che non conosce fine o bollette d’energia, ancora qui a farci balzare ogni volta che la sua penna tocca le corde possedute della sua fiammante e insostituibile B.C Rich Mokinbird .

Per essere sinceri fino in fondo “è la musica di Slash” e nient’altro, non ci sono novità eclatanti solo i riffoni estatici, l’hard blues lancinate che sposa magnificamente la voce di Kennedy “No more heroes”, “Halo”, “Bad rain”, le ballatone da cardiopalma “Far and away”, “Not for me” e chiudendo gli occhi ricompaiono gli ectoplasmi dei citati GNR che comunque non se ne vogliono andare dai bei ricordi di questo eroe, specialmente nella quadriga “We will roam”, “On last thrill”, “You’re a lie” e “Anastasia”;  molto degli anni Ottanta gira dentro ancora come una meteora impazzita, ancor più le sensazione che la maledizione di Axl non sia stata lanciata a caso, ma al momento tutto questo è da accantonare, abbiamo una chitarra in ottima forma ed un chitarrista che la sa domare come sempre, cercare di più mi sembra fuori luogo e fuori di testa.

Per voi un bel disco che sfida il tempo.

Last modified: 28 Settembre 2012

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