Simone Agostini

Written by Interviste

Ed ecco che anche Simone Agostini parla sulle pagine di Rockambula, vediamo…

“GREEN” un disco, un esordio, una ricerca e forse anche una sperimentazione di te e delle tue ambizioni. Cosa raccogli oggi, dopo un anno, cosa ti aspettavi, cosa non è accaduto…e cosa accadrà?

“Green” nasce come esigenza di fissare un paletto lungo il mio percorso di crescita come chitarrista e compositore. Con grande sincerità, ammetto di non aver avuto grandi aspettative: per un disco d’esordio di sola chitarra è difficile poterne avere.
Se oggi mi guardo indietro, non posso invece negare che “green” mi ha fatto crescere davvero tanto in ogni senso…sicuramente molto più di quanto avessi potuto immaginare. E’ comunque difficile poter dire cosa accadrà, soprattutto di questi tempi. Continuo a studiare e comporre e il futuro lo si scoprirà quando sarà presente.

Da alcune note di stampa emergono sentori di nuove sperimentazioni musicali. La ricerca e l’ispirazione dove ti stanno portando? Sul prossimo lavoro non ci sarà solo una chitarra acustica, vero?

Dal estate del 2009 ho iniziato a suonare un bouzouki greco che porto generalmente nei miei concerti, e dal maggio 2011 mi sono avvicinato anche all’Oud. Gli sturmenti con una forte caratterizzazione etnica mi piacciono davvero tanto e sicuramente tra le mie idee musicali del momento c’è un pò di spazio per questo tipo di sperimentazione. La chitarra acustica resta però il mio strumento, quello con cui sono in grado di esprimermi al meglio, quindi penso che la sua presenza in un prossimo lavoro sarà comunque predominante.

Dalle montagne del tuo Abruzzo in continuo viaggio…dove pensi di portarci nel prossimo lavoro? Hai conosciuto terre particolari? Che musica hai trovato?

Mi piace molto sognare terre lontane, immaginare paesaggi, odori, sapori…e la musica si rivela sempre il miglior mezzo per fare tutto ciò. Al momento percepisco forte questa impronta in molti dei brani su cui sto lavorando…però poi l’Abruzzo ed il suo verde ritornano sempre!

Per dovere di cronaca va detto che sei FORSE l’unico artista del genere ad avere un VIDEOCLIP di una tale qualità e fattura artistica (spero di non sbagliarmi e, nel caso, chiedo scusa anzitempo…). Quanto è importante l’immagine nella costruzione del tuo percorso creativo? Quanto è fatto di immagini ogni tuo brano?

Si, forse è così! è decisamente inusuale per un chitarrista acustico girare un vero e proprio videoclip. Penso che al giorno d’oggi quello del videoclip sia un’arma in più per avvicinare alla propria musica più persone che attraverso delle immagini possono trovare maggiore facilità nel ascolto.
Le immagini sono molto importanti, personalmente però le identifico molto raramente alla base di un processo creativo. E’ molto più facile che sia la musica ad indurre immagini e pensieri nell’ascoltatore!

E giusto per sottolineare il concetto: quando esegui live o riascolti i tuoi pezzi, questi ti portano ogni volta in viaggi e panorami diversi oppure li ritrovi perfettamente incastonati nel quadro da cui hanno preso vita?

Viaggi e panorami sono sempre gli stessi, ma soprattutto le sensazioni sono le stesse perché forse la musica descrive soprattutto le sensazioni che si provano nell’osservare il mondo che ci circonda.

Da esordiente hai avuto davvero molto. Soprattutto considerando il genere che proponi. Punterai ancora oltre? C’è spazio, secondo te, per la chitarra acustica in questa realtà discografica italiana?

Con la mia musica cerco di dare sempre il meglio, anche se raramente mi sento soddisfatto pienamente. Mi dispiacerebbe molto se per esigenze di lavoro mi trovassi a suonare raramente solo per me stesso, e per questo motivo mi piacerebbe poter crescere ancora e magari fare della musica la mia professione…al momento però è difficile poter pensare in questi termini.
Compositori come Einauidi ed Allevi dimostrano chiaramente che la sola musica strumentale può essere esportata ad una realtà discografica più ampia ed essere apprezzata un pò da tutti, però è anche vero che dietro i due nomi citati esiste un universo di musicisti e compositori straordinari completamente sconosciuti ai più. Penso che alla fin fine sia la comunicazione a fare la differenza e sono certo che alcuni grandissimi chitarristi potrebbero riempire arene e stadi se solo la loro musica fosse conosciuta da tutti.
In questo discorso però io mi tiro fuori, penso sia meglio studiare e restare coi piedi per terra!

– Oggi consiglio a tutti il tuo disco: GREEN. La prossima musica di SIMONE AGOSTINI che colore avrà?

Grazie! non so, spero che avrà tanti colori diversi in grado di far vibrare tante differenti emozioni…

Last modified: 11 Dicembre 2011

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