Nada – La paura va via da sé se i pensieri brillano

Written by Recensioni

Il punk gentile della cantante nel nuovo capitolo della sua discografia.
[ 07.10.2022 | La Tempesta Dischi | indie, alt rock, cantautorato ]

La paura va via da sé se i pensieri brillano: tante conferme nel nuovo lavoro di Nada, a cominciare dalla scelta di titoli particolarmente evocativi, come quello dell’album stesso, che segue di tre anni il precedente È un momento difficile, tesoro. La produzione è nuovamente affidata alla guida sapiente di John Parish – già al fianco, tra gli altri, di PJ Harvery e Tracy Chapman – a riaffermare una collaborazione sperimentata positivamente in due occasioni precedenti.

Un album, l’ennesimo di questo periodo, maturato nel periodo più difficile della pandemia, che nei 10 brani che lo compongono si muove tra lo smarrimento che tutti abbiamo provato e uno sguardo di speranza sul futuro. Alla frustrazione per come stiamo venendo fuori da questi due anni – avremmo dovuto uscirne migliori, dicevano – alla rabbia per le diseguaglianze che si acuiscono, alla solitudine e l’insicurezza fanno da contraltare la consapevolezza di esserci, l’abitudine a resistere e la capacità di illuminare le ombre del futuro con lo scintillio dei pensieri positivi.

Temi che il pezzo che apre l’album, In mezzo al mare, mette subito in scena: “non si può mai dire che camminando arriverai dove vuoi, si può anche affondare, oppure buttarsi, scegliere di buttarsi, scegliere di buttarsi, in mezzo al mare dove ci sono i cani, dove stanno gli umani, dove ci sono fiori, in mezzo al mare ti potrai spaccare, godere della vita che hai”.

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Venature rock, blues, jazz rivestono la scrittura diretta e libera dagli schemi, talvolta immaginifica e letteraria. Il tutto impreziosito da una voce fascinosamente ruvida e dall’interpretazione furiosa e gentile, ai limiti del punk, come nell’urlo prolungato che chiude la disperata e bellissima Io ci sono, distante anni luce dai suoi esordi.

Chi non ha è rock marziale che omaggia i CSI, un manifesto contro le diseguaglianze che si fanno più forti, con la reiterazione dei versi “Chi non ha non ha e chi ne ha non ne dà, chi non sa e chi sa non dirà”.
I toni più duri si sciolgono nella liberatoria Un viaggio leggero (“…sulle nuvole, sui satelliti, sui pianeti più in alto lassù e potrei finalmente pisciare sopra la città e annaffiare, inondare, rinfrescare i giardini dell’umanità”) e si fanno più suadenti in Oscurità, dove il titolo del disco torna come un mantra declinato su sonorità jazz.

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Registrato nel Regno Unito, questo ennesimo capitolo del percorso artistico rigoroso e indipendente della cantante livornese è assolutamente da ascoltare e segna marcatamente la sua distanza dalle consuetudini più commerciali della scena italiana. Uno stile, il suo, che non trova facilmente riferimenti nel nostro Paese, e fa pensare a certe prove di PJ Harvey o di Chrissie Hynde (a proposito, per chi l’avesse persa, assolutamente da recuperare la sua recente rilettura dylaniana intitolata Standing in the Doorway).

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Last modified: 29 Novembre 2022