Autenticità e libertà dietro al nuovo nome della scena urban italiana: intervista a Nicol

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Classe 1999, una delle nuove voci femminili in un universo prettamente maschile.

(di Chiara Grauso)

Nicol è una cantautrice di Vicenza nata nel 1999. La sua musica si inserisce in quella scena urban indie che, in particolare nell’ultimo anno, è stata attraversata da un’incredibile esplosione di creatività. È lo stesso panorama artistico che accoglie nomi come quello di Madame, una voce che ha contribuito con forza all’apertura di un genere da sempre chiuso all’influsso di artiste donne. sdoganando così l’assunto che si tratti di un mondo in grado di ospitare esclusivamente l’universo maschile.

Nonostante la sua giovane età, Nicol è una cantautrice che non ha paura di prendersi a morsi quello che desidera. La sua musica è graffiante e intensa: di lei ci ha colpito la scrittura forte e tagliente. È come se le sue parole si caricassero di un’emotività magnetica, in grado di scuoterti qualcosa all’interno.

L’artista ha pubblicato da poco il singolo Pupille, nato dalla collaborazione con i producer BIAS e SEDD: un brano che attraversa sottopelle il nostro corpo, dalla testa ai piedi, grazie alla descrizione di un contatto visivo particolarmente intenso.

Nicol è una figura musicale e artistica estremamente complessa, intendendo con questo termine non una difficoltà nella comprensione, bensì una poliedricità e versatilità incredibile per un’artista agli esordi: appena dopo l’uscita di Pupille, abbiamo deciso di rivolgerle alcune domande per farci raccontare meglio la sua musica.

Ciao Nicol! Pupille è il tuo ultimo singolo, presentandolo hai raccontato che si tratta di un brano che ti ha messa a nudo. Vorrei partire proprio da questa sensazione: quando hai capito che con questa canzone ti saresti ritrovata faccia a faccia con te stessa?

Ricordo che il testo di questa canzone è uscito tutto d’un fiato. Ma è quando l’ho cantato che mi sono resa conto realmente che ciò che avevo scritto mi aveva spinto e messo al centro del cerchio.

Tutto il brano si regge sulla tematica del corpo, sin dai primi versi. La sua materialità sembra essere parte fondante l’opera stessa: in questo mi ha ricordato una performance d’arte contemporanea. Cosa ne pensi?

Non ci avevo mai pensato sinceramente! Per me è un complimento, perché quel genere di performance mi hanno sempre affascinato e quindi pensare che questa canzone possa avere lo stesso potere mi rende felice. Diciamo che nella scrittura di questo brano ho voluto guidare passo dopo passo l’ascoltatore in ciò che accade nel nostro corpo, quando proviamo un’emozione, per renderlo libero di rivivere queste sensazioni attraverso la musica.

Il corpo è protagonista anche del video ufficiale. Ci racconti qualcosa su come è stato girarlo?

Tengo molto al videoclip di Pupille, perché come nel caso di quello di Ritornerai è nato da una mia idea e le scene sono state tutte scritte da me. Alberto Dani mi ha aiutato nelle riprese e ha saputo ascoltarmi alla lettera. Ho girato il video sia a Milano, per le scene girate nella camera, sia nel mio paese, per quelle in cui è presente la natura. Non vi nego che la fase di montaggio è stata dura. Sia io che Alberto abbiamo corso contro il tempo, ma alla fine siamo stati molto soddisfatti! Credo che in un video conti più l’idea rispetto ai mezzi a disposizione per realizzarla.

Penso che il linguaggio usato nelle tue canzoni sia molto tagliente, in senso letterale. In Ritornerai soprattutto, ho percepito ogni parola del brano carica del dolore legato alla storia raccontata. Che rapporto hai con la scrittura?

La scrittura mi libera. Penso sia questa la frase che definisce meglio il mio rapporto con lei. Posso scrivere di qualsiasi cosa e ogni volta mi rende sempre più consapevole di ciò che sto vivendo o di ciò che mi sto perdendo. Mi aiuta spesso a fermarmi e a farmi delle autoanalisi che mi aiutano molto a migliorarmi come persona. Abbiamo un legame davvero stretto io e la scrittura e cresciamo giorno dopo giorno insieme. Questo è l’aspetto che mi tiene più legata a lei.

Da piccola come ti vedevi a quest’età? Immaginavi un futuro nel mondo della musica?

Da piccola volevo fare la veterinaria. Ogni tanto mi capitava di sognarmi come una rockstar, ma non ho mai creduto abbastanza in me stessa per pensare di poterlo fare davvero e mettere questo sogno in cima agli altri. Mi sembrava più concreto andare all’università, laurearmi e diventare una veterinaria. Oggi sogno e concretizzo quello che da piccola non mi permettevo di desiderare.

Satellite, Ritornerai e Pupille: sono brani coerenti ma anche molto diversi tra loro. Con i tuoi prossimi lavori, pensi che ti dirigerai verso un’identità artistica definita, o ti piacerebbe restare in una dimensione musicalmente più fluida?

Io sono fluida in tutto e per tutto, anche come persona. Partendo dal presupposto che racconto la mia storia e la mia identità, anche la mia musica troverà più sfaccettature e modi diversi di esprimere quello che mi è successo e che mi succederà. In generale non amo pormi dei limiti, perché non mi permetterebbero di crescere. Sperimentare è ciò che può portarti all’idea geniale. Quindi per ora lascio che il flusso della mia coscienza mi porti dove più si sente al suo posto, in modo che io possa produrre musica più vera possibile.

In precedenti interviste hai rivelato di variare molto nei tuoi ascolti musicali. Ci dici un artista del passato, e uno attuale, con cui ti piacerebbe collaborare?

L’artista del passato, esclusivamente perché non pubblica ormai da due anni, con cui sogno di collaborare è Jovanotti. Ho riascoltato alcune sue canzoni più vecchie che, contestualizzate al momento storico che stiamo vivendo oggi, funzionano ancora una volta. Quando un artista è eterno nelle parole e mi fa venire così tanta voglia di vivere, mi ruba l’anima, e Lorenzo ci è riuscito.

Esistono vari artisti di oggi con i quali mi piacerebbe collaborare, ma lascio che siano le connessioni a portarmi ad un feat, oltre che il mio gusto personale. Ammiro molti artisti, di cui conosco i pezzi a memoria, ma non potrei mai creare della musica con qualcuno senza prima avere creato una connessione insieme.

Ultima domanda: cosa ci puoi anticipare sul tuo futuro artistico? Stai lavorando ad un album?

La voglia è quella di farmi conoscere, di raccontare la mia storia. Ciò che dovrete aspettarvi è sicuramente tanta musica! Ho molti brani, ma credo che parlare di disco sia un po’ prematuro, sto ancora testando il terreno e costruendo le fondamenta. Sono una perfezionista, quindi preferisco aspettare il momento giusto. La pazienza è la chiave.

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Last modified: 12 Aprile 2021