I Cosmetic cantano di un mondo tutt’altro che Normale

Written by Recensioni

La band romagnola torna alle origini con un album breve ma intenso, che affonda le radici in una quotidianità dove la bussola è stata persa da tempo.
[ 28.02.2025 | To Lose La Track / La Tempesta Dischi | shoegaze, indie rock ]

Ci voleva un nuovo disco dei Cosmetic per farmi pensare al significato del termine “normale” fino a spaccarmi la testa. In una società dove le mezze misure vengono demonizzate, la normalità non è più concessa, in nessun campo: “normale” non è più lo standard, ma è qualcosa di noioso. Ogni prodotto multimediale, dai dischi ai videogiochi, dai libri ai film, può essere una merda o un capolavoro, tutto piuttosto che “normale”.
I voti che vanno dal 5 al 7,5 sono una scala di grigi di normalità che semplicemente non ci interessa più. Vogliamo il sangue, l’azione, il dissing, l’effetto wow, una vita disneyficata per provare solo emozioni fortissime che durano 10 secondi l’una. 

Mentre eliminiamo il “normale” dal nostro quotidiano, abbiamo iniziato a percepire come tali cose che dovrebbero rimanere nel campo dell’eccezionalità, di quello che succede una volta ogni morte di papa (oh no) e per favore facciamo che non si ripeta più.

C’è ancora un conflitto in Ucraina ma i ruderi e le immagini dei carri armati si adattano perfettamente alla nuova quotidianità. Nel conflitto palestinese sembra normale che chi prende le decisioni stringa le mani all’oppressore, non all’oppresso, mentre si continua a perpetrare un genocidio che nulla ha di normale, men che meno di umano.

È normale il fascismo che riemerge dai tombini, le fake news che ormai assorbiamo come ossigeno, le battute omofobe, razziste, xenofobe, sessiste, misogine e via discorrendo. Tutto omologato: mentre noi individui cerchiamo l’eccezionale in ogni cosa, abbiamo normalizzato qualsiasi nefandezza.

Cosmetic © I Fiori del Male
Un ritorno alle origini.

Se tutto è politica, i Cosmetic possono essere definiti tranquillamente una band politica. Attivi da più di 20 anni e considerati tra i maggiori esponenti dello shoegaze italiano, in realtà da sempre utilizzano pedali e distorsioni per colorare delle meravigliose canzoni pop che, più o meno ermetiche, hanno sempre tratteggiato emozioni e battaglie del singolo e della società.

Normale è l’ottavo album della band romagnola, il quarto consecutivo su To Lose La Track, ed è anche il più breve: 12 pezzi in appena 29 minuti, un approccio quasi hardcore alla scrittura che – spoiler – funziona alla grande.

Anticipato dai singoli Rosa & Antrace e Spilla, il suono di Normale è una specie di ritorno alle origini della band, dopo il riuscito ammorbidimento di Paura Di Piacere. Come ai tempi di Non Siamo Di Qui e Conquiste, il basso ingrana e cambia le marce del motore, mentre le chitarre si occupano di piegare lo spaziotempo fino agli anni ’90 (Sui Pedali, Sentiero, Specialità), oppure di dipingere mondi più dreamy su cui ciondolare la testa pigramente (Dal Futuro).

Come tante band di questa nuova scena shoegaze che flirta con emo e grunge (Nothing, Glitterer, Hotline TNT), anche i Cosmetic mettono in luce una vena melodica che, dopo pezzoni come La Luce Accesa e Morsi, si è fatta ancora più scintillante. Ne sono la conferma gli intrecci vocali in Le Tue Piante, una Spilla dalla vena smaccatamente power pop, o quella Rosa & Antrace posta in apertura, il ritornello da cantare a squarciagola.

Cosa è davvero normale?

Normale è però un disco che scava ben più in profondità delle sue melodie a presa rapida. I Cosmetic sono una band politica, lo sono sempre stati. “Ti prego smettila / sembri normale così” canta Bart nella title-track, sintetizzando in 6 parole quello che ho impiegato un paragrafo intero per scrivere a inizio recensione. “È debilitante far finta di niente” si grida in Rosa & Antrace, mentre uno dei due interludi strumentali si intitola Ultim’ora: 47.107, a immortalare un momento del tempo che è già stato sostituito da una nuova normalità, nei numeri e nell’accettazione degli stessi, come fatto anche dai Godspeed You! Black Emperor.

Intitolare un disco Normale nel 2025 è quasi una provocazione. Quando diventa normale non indignarsi più dei sacchi con i cadaveri, dei palazzi a terra, dei soprusi ai più basici diritti umani, possiamo davvero stupirci ancora di qualcosa? Quando tutto questo è stato moralmente accettato dalla maggioranza delle persone che ci stanno attorno, cosa ci rimane? Indignarci delle etichette del vino, del prezzo delle ostriche?

Voglio rivendicare il mio diritto ad essere normale e ad alzarmi in piedi contro un mondo che sembra impazzito. Voi non siete normali neanche per il cazzo.

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Last modified: 7 Marzo 2025