GG King – Remain Intact

Written by Recensioni

Garage punk violento e oscuro come una mesta s*ga esistenziale.
[ 12.02.2021 | Total Punk Records | garage punk ]

Greg King di Atlanta, voce dei Carbonas, torna con il quarto full length a suo nome, pur se accompagnato da Ryan Bell al basso, Josh Feigert e Mike Koechlin alla chitarra, Tyler Kinney alla batteria e con camei di Chris Van Etten, Graham Tavel e Andrew Wiggins.

Dall’esordio del 2011 Esoteric Lore ed altri due album, GG King torna con un intenso disco di rumoroso, puro e crudo garage punk che prosegue il lavoro fatto col precedente Mass of Entrails in cui a vecchie registrazioni si aggiungevano nuovi pezzi che saranno le fondamenta virtuali di Remain Intact. Garage stracolmo di pessimismo ed intriso di una sottile vena psichedelica che somigliano, per citare un suo vecchio brano, a masturbazione senza gioia.

***

Greg ama ciò che suona, ama la sofferenza che pervade la sua musica, gode e soffre al tempo stesso e tutto questo è perfettamente rappresentato da questi tredici brani. Una sorta di punk oscuro che, nonostante non possa definirsi tra le opere più innovative dell’anno, farà la gioia degli amanti del garage più grezzo, sporco e malato.

Riff psicotici si alternano ad una ricerca melodica che porta a ganci trascinanti (Sad and Crazy for a Long Time) che rendono l’ascolto seppur rude per una certa cacofonia ricercata di fondo qualcosa di godibile in una forma malsana e depravata e che riprende il sound dei suoi Carbonas di pezzi come Don’t Know Why. Le basi quando meccaniche, ripetitive, semplici e gelide sono lo sfondo ideale per la voce di GG King qui particolarmente centrata e richiamano le reiterazioni violente dei Big Black pur se con un fare ai limiti del funesto.

A tutto questo si aggiungono suoni inquietanti, dissonanze e tagli quasi senza logica che danno a tutta l’opera un senso di strampalato vintage come si trattasse di una vecchia e rovinata cassetta registrata da qualche musicista suicida nello scantinato della sua casa alla periferia della civiltà. L’intro pare volerci accompagnare in un fosco lavoro post industrial ma già con la seconda traccia, che da titolo al disco, il registro muta rapidamente in un caotico punk pieno di melodia che sarà anche tra i passaggi più immediati del disco.

***

Rallentano graduatamente i ritmi con i successivi brani tanto che in Mephitic Redux pare di assistere ad un travestimento emotrap notturno e malinconico in stile Wicca Phase Springs Eternal ma sarà solo un accenno di pochissimi secondi volto a spiazzare e confondere l’ascoltatore. Presto si torna sui binari più consoni con Melt on You, altro brano dall’incredibile appeal punk sui tormenti mortali del romanticismo che anticipa la litanica Cul de Sac.

Dekalb Country Endless suona con quelle chitarre taglienti come suonerebbe una nuova band post punk se fosse prodotta da Steve Albini. Dopo un intermezzo vorticoso camuffato in una sorta di vento gelido, parte Golden Horde Rising, col suo riff semplice ma che ti prende in pieno petto come una coltellata ben assestata in combutta con la voce che ripete una sorta di tiritera satanica che deflagra in urla rabbiose. L’ultima parte del disco inizia con Firdaous 7″ che omaggia sommessamente la psichedelia buia nordica dei Singapore Sling mentre tornerà la crudezza del garage punk più sporco già nella seguente God’s Chalk.

Incredibile la penultima Sad and Crazy for a Long Time, in cui GG King si diletta in un pezzo slacker rock, lo fi punk che cambia completamente le carte in tavola nel momento meno atteso. Il disco si chiude con Timesick (Doom and Gloom Part 3), con la voce che recitare versi macabri o meglio quasi filosofici sovrastata dalle reiterazioni strumentali ossessive, tanto che il pezzo pare un intermezzo estrapolato dal più luciferino album dei Mogwai e aggiunge coscienza di sé all’opera quando, fino ad ora, ci era sembrato di assistere ad uno sfogo rabbioso.

***

Greg King mette insieme un disco di onesto e semplice garage punk, pieno di melodie, tutt’altro che superficiale e che, nonostante l’apparente anacronismo, è pieno di idee, di spunti, di accenni a qualcosa di diverso, come a volere suggerire ulteriori eventuali variazioni stilistiche future.

Remain Intact non è solo questo: non solo un punto di arrivo e di partenza ma anche un disco che legge perfettamente la pesantezza psicotica del presente, che riesce con intelligenza a trascinarci in un mondo fatto di tenebra, che si fa ascoltare con leggerezza nei suoi momenti più immediati ma che sa anche richiederci uno sforzo maggiore per cogliere sfumature più complesse.

Ascoltare Remain Intact è come masturbarsi senza gioia sulle macerie dei nostri pensieri più oscuri , come sfondare con un’ascia il cranio del suo autore e divorare il tumore nel suo cervello.

LINK

Bandcamp
Spotify

SEGUICI

Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify

Last modified: 27 Aprile 2021