Recensioni #12.2018 – Ryley Walker / Makai / Indianizer

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Ryley Walker – Deafman Glance

Ryley Walker- Deafman Glance[ 2018 | Dead Oceans | Psych Country, Alt Jazz ]

Il quinto album in studio del giovane songwriter di base a Chicago si apre con una ballad in ordinario odor di folk come “In Castle Dome” per poi smentirsi subito dopo. La morbidezza dall’estro jazz della successiva “22 Days” è solo un assaggio degli umori che modellano questo Deafman Glance, che significativamente mutua il proprio nome da una pièce teatrale del 1970 in cui si paventa l’idea di un mondo senza suono. Perché in effetti è l’alternanza di pieni e vuoti quello che rende sincero e coinvolgente il cantautorato di Ryley Walker, che quando è inquieto e istintivo come negli arrangiamenti di “Telluride Speed” è di vita vera che sta parlando. Quello che si crogiola tra i fiati e i campionamenti sinistri di “Accommodations” o di “Can’t Ask Why” è un sadcore struggente – complice il timbro di Walker che qui evoca spesso quello di Mark Kozelek – e insieme avanguardistico nel suo modo discreto di rimettere in discussione i dettami di generi estremamente consolidati. Un disco di cui è impossibile stancarsi.
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Makai – The Comfort Zone

30741598_1572297069566342_5947249443928539136_n[ 2018 | INRI / Metatron | Elettronica, Alt Folk ]

Un esordio sorprendente quello di Dario  Tatoli,  producer e  polistrumentista che dopo la militanza nei  Flowers  or  Razorwire ha dato vita a un progetto solista che – pur avendo tutte le coordinate giuste per galleggiare nelle tendenze attuali – riesce ad esplicarsi in maniera personalissima in questo suo primo full length. Un’elettronica fluida, matura e curatissima nei dettagli fa da sfondo al suo timbro ovattato e femmineo, intagliando composizioni gentili e piene di carattere. Le atmosfere restano oniriche e viscerali anche quando i ritmi si fanno più decisi (“Hands”), il songwriting è elegante anche nei momenti più danzerecci che rimandano ai The XX (“Missed”) ma la specialità di Makai sono senza dubbio i pattern ricchi ed emozionali di splendide ballate elettroniche come “Fire Fall” e “Clara”. 
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Indianizer – Zenith

29541007_978949332229812_3857865851955887100_n[ 2018 | Musica Altra / Edison Box | Psych Rock, Tropicalia ]

Lisergici ed energici à la Animal Collective anche in questo secondo album i quattro torinesi Indianizer, ma non solo. Le otto tracce di Zenith raccolgono ispirazioni sonore dai quattro angoli del globo: l’onda lunga e inesauribile degli anni ’70 nell’opener “Dawn”, il misticismo orientale che si riversa in “Get Up!”, i ritmi tribali irresistibili di “Hypnosis”, le esplosioni allucinate e umorali di “Bunjee Ginger”, la bossa elettrificata di “Bidonville”. Nel mentre, una babele di lingue – reali e immaginarie – si srotola su un sound estremamente coinvolgente, che punta tutto su accumulo e attitudine all’improvvisazione. Un lavoro trascinante e godereccio che lascia facilmente immaginare una resa esplosiva in versione live.
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Last modified: 18 Febbraio 2019