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Cani di Diamante – Le Mie Creature

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Undici pezzi che sanno di amore acido sparpagliato tra arrangiamenti Rock e solide atmosfere pesantemente Stoner, è il secondo disco in studio per i bergamaschi Cani di Diamante, il frutto delle registrazioni completamente in presa diretta si chiama Le Mie Creature uscito sotto etichetta Ulula Records.  Non si scherza affatto con una visione decisamente Rock Italian Style portata gelosamente nel cuore dai Cani di Diamante, forti influenze provenienti dalle band più conosciute del Rock tricolore a comporre questo disco vario e imprevedibile. L’imprevedibilità che Le Mie Creature crea a volte risulta uno scombussola umore per chi ascolta. Il disco è tiratissimo ma con dei suoni vecchi arrangiati e suonati benissimo, la voce “precisina” e“fiscale” potrebbe piacere (perché merita davvero) ma con il rischio di stancare già dal secondo ascolto, esaltazione della tecnica per una mancanza di stimoli, un effetto innaturale quanto costruito a tavolino. Però c’è sempre un però a cui fare capo. Togliamo adesso il fatto che non ci troviamo davanti a nessun tipo di inventiva nel campo musicale e guardiamo il disco sotto la luce di un prodotto “normale” che non vuole fare la rivoluzione. L’album si apre con “Il Cantico”, pezzo bello tosto e dritto dalle somiglianze (soprattutto vocali) molto Litfiba, comunque sia una gradevole soddisfazione. Poi arriva “Seta” con un graffio dispettosamente Grunge. Il resto lo ascolto senza troppo entusiasmo perché non mi emoziono affatto nell’udire canzoni di puro Rock esageratamente italiano con delle chitarre obbligate a suoni molto sporchi per ragione di risultato. La presa diretta della registrazione risulta insostituibile per la riuscita dell’impatto de Le Mie Creature, non riesco ad immaginare una soluzione diversa, la forza dell’album deve tutto a questa scelta. Poi Rock italiano, Rock italiano, Rock italiano fino alla fine dei sensi, con un basso pesante e martellante preso in prestito alla produzione dei Tool o dei Kyuss (a voi il piacere della scelta), e la voce assume qualcosa di diverso in “Viola Cade”.  Poi Rock italiano.

E la sorpresa che non ti saresti mai aspettato arriva proprio nel finale con “Meglio di Così”, brano in cui spicca la notevole partecipazione di Nagaila, la cantante dei viaggi interstellari. Tutto sommato ci troviamo dinanzi un disco valido con alcune problematiche riguardanti la singolarità del sound, viene inevitabile il paragone di somiglianza con questo piuttosto che con quest’altro, Le Mie Creature dei Cani di Diamante risulta poco originale (e questo si era stra-capito) ma dalla buona orecchiabilità, un disco onesto di musica italiana che comunque si difende dalla feccia che ormai siamo costretti a spararci nelle orecchie. Non sarà sicuramente il miglior disco dell’anno ma neanche il peggiore. Un disco di Rock italiano.

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Nagaila – Viaggio di Ritorno

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Non può essere vero ma esiste anche il post pop in versione lunare, una sorta di musica fantasiosa per viaggi interstellari. Nagaila Calori per l’arte Nagaila scrive e suona cose che vanno al di fuori delle nostre conoscenze terrestri, una voce soffice e penetrante come rugiada nelle mattine di primavera. Il suo ultimo disco Viaggio di Ritorno che uscirà in Settembre conferma ampiamente e senza paura i tre precedenti lavori dove le produzioni artistiche erano state affidate a gente importante come quella di Francesco Renga e Maurizio Zappatini in Silenzi Miei del 1996. Ma quelle sono altre storie e altre galassie alle quali possiamo soltanto gettare un nostalgico ricordo e niente più. Adoro il presente, ho paura del futuro.  Nagalia è un artista che non solo canta con una voce sopra le righe, soprattutto vive di musica a pieno regime prestando le sue capacità nei più disparati comparti della musica italiana, corista di Baglioni e tromba dei Verdena nel 2004, come dire amo il mainstream quanto l’indipendente. E con questo si esalta la consapevolezza di fare musica bella ovunque sia possibile farlo senza discriminazione di ambiente, per piacere a tutti quelli che hanno voglia di apprezzare il talento della cantautrice bergamasca.

Viaggio di Ritorno rilassa i miei sensi buttando acqua sulle dolorose imperfezioni della vita, pochissimi strumenti a corda (e questo la dice lunga sulla complessità realizzativa) e registrazione in presa diretta per non perdere neanche un frammento dell’emozione del momento. Una Bjork tutta italiana che canta canzoni in italiano alzando il livello delle produzioni nostrane riuscendo a dare un tocco di internazionalità ad una lingua difficile da esportare e da armonizzare. Si sperimenta e pure parecchio in pezzi come Microbo e Palla di Vetro, difficili da cogliere subito ma da tenere stretti una volta assorbiti, poi le svariate venature colorate del pop in Mal D’Africa rendono questo disco completo. Nagaila sussurra note come fossero luccicanti polveri di stelle, il mio viaggio è appena iniziato e vorrei non finisse mai.

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