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Pollio @ La Salumeria della Musica, Milano | 30.03.2017

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Arrivo in Via Pasinetti senza aver ancora ascoltato bene il disco d’esordio da solista di Fabrizio Pollio, che all’attivo ha già tre dischi e un EP con gli io?drama. Non so bene cosa aspettarmi: ho seguito la parabola incostante degli io?drama da vicino, apprezzando molto i primi due dischi e perdendo un po’ di vista il progetto all’uscita dell’ultimo, Non resta che perdersi.

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Ex-Otago @ Qube, Roma | 16.03.2017

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Un’attesa quasi snervante per gli Ex-Otago. Concerto annunciato per le 22, slittato alle 23, comunicazione on-line orario di inizio ufficiale: 23 e 30 e biglietto a prezzo ridotto. Evidentemente i gestori pretendono il sold out, ma per essere una data infrasettimanale – e in un locale grande come il Qube – il risultato c’è.

(foto di Beatrice Ciuca)

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Piers Faccini @ San Belushi, Roma | 23.02.2017

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C’avete presente quei mega concerti assurdi che l’Olimpico non basta, che fai una fila spropositata da almeno sette ore prima, che il frontman si dimena in preda alle convulsioni da sostanze psicotrope mentre il palco si infiamma con un gioco di luci da far invidia alla stazione spaziale della Nasa? Ecco, niente di tutto questo.

(foto di Beatrice Ciuca)

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Dente @ Hi-Hat Play Live, Collecorvino (PE) | 17.02.2017

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Dente, al secolo Giuseppe Peveri, in giro per l’Italia per la promozione del suo ultimo disco Canzoni Per Metà, per la sua unica data abruzzese è stato ospite dell’Hi-Hat Play Live di Collecorvino, in provincia di Pescara. Una bella prova per il cantautore di Fidenza, che con l’ironia che lo contraddistingue ha saputo tenere la scena davanti ad un pubblico desideroso di cantare e divertirsi.

(foto di Antonello Campanelli)

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Trentemøller @ Spazio Novecento, Roma | 14.02.2017

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Trentemøller torna nella Capitale con il suo “Fixion Tour”. Ad accoglierlo il pubblico delle grandi occasioni della musica elettronica: Sasu Ripatti detto anche Vladislav Delay ma anche Luomo e anche Uusitalo ancora Conoco così come Sistol finanche Bright People, per brevità un dj finlandese.
(foto di Beatrice Ciuca)

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Marlene Kuntz – Onorate il Vile Tour @ Bliss, L’Aquila 02/02/2017 [LIVE & PHOTO REPORT]

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Siamo al quarto appuntamento post sismico con i Marlene Kuntz, già presenti a L’Aquila nel 2011 per la Festa Democratica della Cultura, nel 2012 accompagnati dagli Afterhours in Piazza Duomo e nel 2014 nello stesso locale che li ha ospitati anche in questa occasione ma che all’epoca si chiamava Set. Ora, io sono spudoratamente di parte ma gli artisti che sono passati per “terremotopoli” li stimo un po’ di più. Va da sé pertanto che il mio affetto per Cristiano Godano e soci vada di pari passo con lo sballottamento di ormoni che mi provoca il suddetto, sebbene cominci ad avvicinarsi vertiginosamente all’età in cui gli uomini smetti di guardarli da quel punto di vista. Evidentemente non tutti la pensano allo stesso modo, pertanto la sala rimane piena a metà, colpevole anche la scelta di far cominciare un concerto alle 23 inoltrate di un giorno infrasettimanale. Aggiungiamo anche che sulla falsa riga dei Diaframma e del loro Siberia Reloaded Tour, anche i Marlene portano in viaggio Il Vile, secondo album della band datato 1996, pertanto, calcoli alla mano, quelli che oggi hanno 20 anni all’epoca non erano nemmeno nati, quelli sui 40 a quest’ora stanno a casa in pantofole a guardare qualche fiction di Rai Uno e pure le fashion blogger, una volta capito che non ci sarà “La Canzone che Scrivo per Te”, hanno boicottato l’evento per mancanza di hashtag da usare su Instagram.

Peggio per loro, perchè ai presenti viene offerto uno spettacolo ottimo. L’album è eseguito in toto, e magistralmente, e Godano a metà concerto è costretto a rubare una maglietta dal merch perché suda come una partoriente e si dimena nei ballettini usuali e nei movimenti con le mani che non capisci mai fino a che punto sia la versione maschile di Anna Oxa o di Dalida o quella femminile di Modugno. Su “Ape Regina” ho visto donne rimanere incinte per opera dello Spirito Godano. Nel complesso, una serata sentita e riuscita, e la menzione d’onore va ai ragazzi del Kimera Rock, già protagonisti della scorsa estate abruzzese con l’organizzazione dei concerti di L.A. Guns, Afterhours, The Darkness e Guè Pequeno. In chiusura, come se non si fosse già speso a sufficienza, Cristiano resta anche per il dj set de Le Indiesponenti, duo d’impronta rock genuinamente aquilano, che alla console alterna con scioltezza i brani dei Pulp a quelli di Fedez. Per dovere di cronaca dovrei citare anche i Luci Rosse Senza Porno, che hanno aperto le danze ma la serata era stata organizzata così bene che prevedeva la convenzione con un locale del centro, il Rockers, dove io più che Il Vile ho onorato Il Vino, quindi per giustificare il mancato commento a riguardo potrei tirare in ballo le antiche ostilità che vogliono aquilani e marsicani nemici atavici, ma in verità il problema è che non cessa di girare la mia testa in mezzo al mare.

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Nobraino @ Tipografia, Pescara 27/01/2017 [PHOTO REPORT]

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3460608524. No, non è il mio numero di telefono. È il nome del nuovo album dei Nobraino, e il 27 gennaio l’hanno presentato al Tipografia di Pescara.
Il concerto è stato aperto da Le Strade del Mediterraneo, band abruzzese che ama unire  il cantautorato alle musicalità Folk Pop. Il pubblico ne ha apprezzato le sonorità, e la formazione era già nota ai più, che cantavano spensieratamente i testi delle canzoni di Mattia Stirpe, dal loro album di debutto Quando gli Asini Voleranno.
Il tempo di un veloce cambio palco ed ecco apparire i pittoreschi Nobraino in tutto il loro splendore. Tipografia li ha ospitati spesso, ma a quanto pare il pubblico abruzzese non sembra mai pago dei loro spettacoli. Non a caso ho detto “spettacoli” e non “concerti”. La scelta dei costumi, gli accessori di scena, il telefono a disco onnipresente sul palco. Il carisma di Lorenzo Kruger, la voce e la tromba di Davide Barbatosta e tutta la band hanno trasportato gli ascoltatori per ben due ore, proponendo quasi l’intero nuovo album oltre ad alcuni immancabili classici come “Endorfine”.
Ritmiche Funk e più introspezione nelle liriche rispetto all’autoironia a cui ci avevano abituato, ma probabilmente 3460608524 è il disco più disco dei Nobraino, per usare le loro stesse parole. Anche per me quella a Tipografia è stata la data più data dei Nobraino. Buona visione e buona musica.

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Matt Elliott @ sPAZIO211, Torino 16/12/2016

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Nonostante qualche linea di una febbre che già sento esploderà nelle prossime ore ed una debolezza fisica per la quale faccio veramente fatica anche a star seduto raggiungo, con largo anticipo ed in compagnia di due amici, anche loro non al top della condizione (alè!), lo Spazio 211 per il concerto di Matt Elliott sentendomi comunque pronto per ricevere il profondo abbraccio del ragazzone di Bristol.
Siamo già dentro da un pezzo quando, dopo vari ripensamenti, mi convinco che stasera in queste condizioni non posso bere birra ed opto dunque per un whisky che spero mi ripulisca un po’. Proprio quando mi avvio al bar, mentre Matt chiacchiera amabilmente con un gruppetto di ragazzi, sale sul palco la formazione di casa che stasera aprirà la serata: The Spell of Ducks. La band propone un Folk piuttosto Irish che, escluso il pezzo conclusivo, risulta fin troppo allegro per precedere la malinconia di Elliott e sinceramente non cattura la mia attenzione. Diciamo che in queste condizioni fisiche e con un bicchiere di triplo distillato in mano avrei indubbiamente preferito delle songs più drinking ed howling, che comunque arriveranno di lì a poco, ma c’è da dire che una buona fetta di pubblico apprezza e risponde con entusiasmo alla proposta del quintetto di Torino e non manca nemmeno qualcuno che balla divertito. Il loro live dura poco meno di mezz’ora e passate da poco le 23, Matt Ellliott può fare il suo ingresso sul palco.

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Ahinoi, anche il Nostro non se la passa benissimo ed oltre che dalla sua chitarra, sul palco, è accompagnato da un bicchiere di whisky (stasera una scelta di molti fedeli alla medicina alternativa). “My voice is broken” dice Matt, che per questa voce che non va si scuserà più volte durante l’esibizione ma, in realtà, grazie al suo grande cuore ed alla sua innata intensità nonostante qualche imperfezione il live risulterà comunque di buonissimo livello. E così, sin dall’iniziale dolorosa bellezza di “The Right to Cry”, nonostante qualche problemino effettivamente ci sia, vedremo immediatamente cadere quel velo che separa l’artista sul palco dal pubblico. Matt Elliott ha questo dono, ti sbatte in faccia il dolore in modo così profondo e sincero e subito, con incredibile facilità, ti raggiunge il cuore. Ti sbatte in faccia il dolore e cadono i veli, crollano i palchi, si placano le tempeste, e quel dolore diviene quasi una speranza, mite ed intimamente condivisa. A questo punto non siamo più allo Spazio 211, ognuno si trova dove meglio crede di viversi questo live che vedrà arrivare, tra le altre, la grandissima profondità di “I Put a Spell on You” brano firmato da Screamin’ Jay Hawkins ed interpretato da molti, Nina Simone in primis, che Elliott ha ormai fatto suo dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, la sua enorme sensibilità musicale facendolo diventare più popolare (nel senso migliore che il termina conosca) e se possibile, grazie al suo cupo spleen, ancora più intenso. Altro momento penetrante giungerà con “The Kursk”, straziante elegia che il Nostro dal vivo dilata ulteriormente. Questo gioiello di disperazione con le sue note cariche di significato e le splendide stratificazioni di suono e voce tracimanti afflizione è ormai un appuntamento fisso dei live di Elliott e vedendoglielo interpretare è facile capire perché. Gli occhi di Matt saranno chiusi per quasi l’intera durata di ogni pezzo, la concentrazione per raggiungere il miglior climax possibile risulterà sempre altissima, solo tra un brano e l’altro li aprirà guardandoci sorridente e continuando a scusarsi e ringraziarci.

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Non mancheranno ovviamente brani dall’ultimo The Calm Before. “I Only Wanted to Give You Everything” sarà purtroppo il brano che stasera perderà di più nelle stratificazioni vocali ed alla loro conclusione, con il ritorno alla parte strumentale che non risulterà perfetto. Ho come l’impressione che se ne accorga lo stesso Elliott, tant’è che il brano dura un buon paio di minuti meno che su disco venendo tagliato di buona parte del finale strumentale, un po’ insolito per un artista che solitamente dal vivo i brani li espande. Spero di aver presto una nuova occasione per sentire dal vivo questa perla con un Matt più in salute. “The Calm Before” risulterà invece assolutamente perfetta, il cantato più disteso in quest’occasione aiuta lo chansonnier che su questo pezzo regala un’esecuzione veramente sentita ed elegantissima. La tripletta dall’ultima fatica verrà chiusa dal singolo “Wings & Crown”, col quale terminerà anche questa ricchissima parte di set, il rigoglioso Flamenco che inevitabilmente col solo Elliott sul palco risulta più misurato si rivela comunque non meno piacevole e incendiario. Dopo una brevissima pausa il Nostro tornerà sul palco per concludere, dopo quasi due ore di concerto (generosità incredibile vista la condizione non ottimale), con il Folk greco-turco di “Misirlou”, reso celebre da Pulp Fiction e con l’intensa “Also Ran” brano tranquillamente rabbioso, persino etereo, ancor più se spogliato quasi completamente della sua parte elettronica. Un degno finale di un concerto sicuramente meno perfetto che in altre occasioni ma comunque non meno incantevole.

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Potrà anche avere problemi vocali ma Elliott, distillando alla sua maniera Folk, Flamenco, Songwriting e quant’altro regala sempre quella sensazione di intimità ed abbandono tipiche delle sue esibizioni. La sua capacità di raggiungere incredibili picchi di pathos, analizzando anime e cuori che cadono a pezzi e creando meraviglie partendo dalla sofferenza, nasce dall’innata capacità di trasmettere in modo raffinato e sincero i propri abissi interiori, aprendo a tutti, con estrema naturalezza, le immense stanze della propria memoria, personale e storica. Questo lo ha portato ad essere uno dei maggiori comunicatori musicali dei nostri giorni, musicista eccelso che sul palco trova la sua più profonda ragion d’essere. Insomma, nonostante i problemi alla voce (a causa dei quali le prossime date vedranno il suo set dividersi tra Matt Elliott e Third Eye Foundation, sicuramente non un grosso problema per chi lo ama), anche questa volta non possiamo che ringraziare l’umile e fiero Matt ed andarcene a casa felici e malati.

Questa la scaletta della serata:

“The Right to Cry”
“Zugzwang”
“I Put a Spell on You”
“Il Galeone”
“I Only Wanted to Give You Everything” 
“The Calm Before”
“Wings & Crown”
Encore:
“Misirlou”
“Also Ran”

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Ex-Otago @ Tipografia, Pescara 07/12/2016

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Mercoledì 7 dicembre 2016, gli Ex-Otago fanno tappa per la prima volta a Pescara per presentare il nuovo album Marassi. Il concerto si apre con il singolo “I giovani d’oggi” per proseguire tra brani vecchi e nuovi, accompagnati da un pubblico divertito che canta e balla dall’inizio alla fine del live, che si conclude con “Cinghiali Incazzati”.

Scorre con leggerezza, questo concerto degli Ex-Otago, che nel corso di quasi 15 anni si rinnovano senza forzare il loro cambio di rotta. Il talento melodico che contraddistingue la band genovese dagli esordi tiene insieme questa manciata di canzoni fatte di synth e anni 80 tocca il suo culmine quando parte la bellissima cover di “The Rhythm of the Night” e nel bis con “Quando sono con te”.
Per un’ora e trenta sono tutti contagiati dalla musica dolce-amara degli Ex-Otago. Un concerto leggero, ma sincero, in cui i primi a divertirsi sono quelli sul palco.

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Erica Mou @ Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara 01/12/2016 [LIVE & PHOTO REPORT]

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Con la consueta invidia aquilana mascherata da spocchia, mi dirigo di forza in terra pescarese per il MagFest – Festival di donne nel teatro contemporaneo. Il menù per la giornata del primo dicembre prevede una combo musicale distante per intenti, provenienze e finalità ma con le medesime cura e ricercatezza. Da un lato Doriana Legge, cantautrice e compositrice aquilana, che porta sul palco la sua sonorizzazione elettronica dell’unico film in cui vediamo Eleonora Duse, nota in questi lidi più per le sue frequentazioni che per il suo innato talento. Dall’altro lato Erica Mou, al secolo Erica Musci, pugliese trapiantata a Roma che per l’occasione raccoglie in uno spazio buio, intimo e quasi confidenziale la sua personalità e la sua chitarra.

La performance di Doriana avviene in un auditorium, il Petruzzi, tanto brutto quanto acusticamente impeccabile e ad accoglierla trova un pubblico discreto ma attento che non si risparmia dal fare domande che coinvolgono la Doriana Legge compositrice come la Doriana Legge docente di teatro.

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La location della Mou è assai accattivante, una sorta di antro volutamente lasciato buio, due palloncini, una chitarra e lei. Poco più di una ragazza solo sulla carta d’identità. La profondità dei suoi testi ben si bilancia con l’ironia frizzante ma mai sopra le righe della sua persona. L’esecuzione è perfetta, suoni talmente puliti da sembrare quasi semplici eppure mai banali tanto da chiedersi come mai non sia ancora riuscita ad ottenere la notorietà che vantano alcune illustri colleghe. In controtendenza Erica si mostra timida mentre si esibisce e incredibilmente socievole nello sciorinare piccoli racconti e aneddoti sul suo ragazzo, sulla nonna o sul cambio di vita geografica e musicale. Un live ‘sottovoce’ ma mai noioso che regala ai presenti un’esecuzione de “L’Edera” di Nilla Pizzi che avrebbe emozionato anche lei e al contempo delle piccole sperimentazioni acustiche con un bicchiere colmo d’acqua e un cucchiaino.
Il nome dell’evento, che è lo stesso della sua ultima fatica musicale, a posteriori, sembra quasi un invito deciso. Tienimi il posto.

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Preoccupations @ Quirinetta, Roma 24/11/2016 [LIVE & PHOTO REPORT]

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Tempo di politically correct anche nella musica, e così i già Women e i già Viet Cong si presentano al pubblico romano con la nuova denominazione d’origine controllata, Preoccupations [Quand’erano ancora i Viet Cong, noi di Rockambula avevamo avuto il piacere di incontrarli già al Primavera Sound 2015]. Per essere sicuri di aver fissato il concetto nella mente chiamano così anche l’ultima fatica che presentano in tour. Preoccupations, l’album, non mi aveva impressionato molto ed era necessario effettuare una verifica sul campo per confermare o smentire l’idea. Preoccupations, il gruppo, si presenta in una sala semi deserta se si escludono fotografi e “quelli che scrivono per le webzine”. Evidentemente il cambio di nome deve aver seminato gli hipster dell’ultim’ora.

Bastano un paio di canzoni per capire che i canadesi hanno l’attitude del gruppo emergente che non sfonda mai, teste basse, poche interazioni con i presenti, a tratti sembrano quei nerdoni che si fissano con il suono, a tratti sembrano quei timidi che hanno il timore di alzare lo sguardo e di incrociarlo con quello inquisitore di chi li ascolta e a tratti sono quei soggetti che suonano perché piace a loro, come fossero soli nel garage di casa del bassista. Chi entra a concerto iniziato ha l’impressione costante che siano il gruppo spalla e che stiano per smettere da un momento all’altro. Non hanno fan di nicchia e nemmeno affezionati. Troppo melodici per gli amanti degli albori, troppo psichedelici per i tristoni, troppo strumentali per le fashion blogger. E questo è il loro punto di forza. Tra gli ascoltatori trovi il tipo con la maglia dei Bauhaus vicino al tizio con i risvoltini rimbalzato al Goa e la ragazzina con i capelli blu e la matita scura ripassata tre, quattro volte intorno agli occhi.
Durante il live, nella loro esecuzione, ci ritrovo la voce del tipo degli Editors ma anche il Nick Cave dei Birthday Party, St. Vincent, i Blonde Redhead, i Jesus and Mary Chain e la cattiveria dei My Bloody Valentine in un’accozzaglia (cit.) che è peggio dei sostenitori del No al referendum. Il suono disarmonico mal si sposa con le luci gestite da una capra ubriaca che ha appena rubato i faretti al Luneur Park. Punta di diamante, quota “bellezza” e menzione d’onore vanno al batterista, preciso, veloce, pulitissimo e maestro di bacchette.
Nel complesso un concerto intimo che ti lascia quella sensazione vibrante nelle ossa. Non di quelli che te ne vai fischiettando il bis ma di quelli che te ne vai e pensi “ma che bombetta atomica era”? E vorresti risponderti ma ti fischiano ancora le orecchie.

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Teho Teardo & Blixa Bargeld @ Lavanderia a Vapore, Collegno (TO) 06/05/2016 [PHOTO REPORT]

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 Il piccolo ed accogliente centro regionale per la danza Lavanderia a Vapore di Collegno ha ospitato il 6 Maggio Teho Teardo e Blixa Bargeld in tour per promuovere Nerissimo, loro ultimo disco uscito lo scorso 8 Aprile per Specula Records a tre anni da Still Smiling. Il duo ha portato con sé, come nel precedente tour, la violoncellista Martina Bertoni, ma questa volta sul palco si sono visti anche un altro violoncello, tre violini ed un clarinetto basso.

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Il live, seppur con qualche inconveniente tecnico (che ha dato vita ad alcuni siparietti tra i protagonisti sul palco seppur non senza un minimo d’irritazione, soprattutto da parte dell’artista tedesco), è risultato piacevolissimo.
Teardo si è mosso appassionatamente tra chitarra ed elettronica mentre Bargeld ha offerto la solita grande performance ricca d’intensità (poetica, romantica, ironica, teatrale) esaltata dall’ottima prestazione della bravissima Bertoni e delle sue colleghe.
Live intenso (ma personalmente meno emozionante del precedente), che ha visto il duo italo-tedesco pescare a piene mani dai due full length fin qui pubblicati come dall’Ep Spring, riuscendo spesso a far salire la temperatura della graziosa sala di Collegno come a portarla a vivere attimi di attentissimo e religioso silenzio.

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