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Gletscher – Devout

Written by Recensioni

Metà Indie, metà Progressive e metà Metal e poco importa se c’è una metà di troppo in questo trio svizzero perché modo più diretto di farvi capire di che si tratta, senza costringervi ad ascoltare, non ce n’è. Da Zurigo giungono i due Marc Ysenschmid (basso) e Raphael Peter (batteria) mentre Joileah Concepcion (chitarra e voce) ex di Sleeping People (misconosciuta band di San Diego che merita più di un paio di ascolti) e Temporary Residence, pare arrivi addirittura dalla lontana Brooklyn e sembra anche abbia promesso un debutto solista a nome Victoria Concepcion. Se, come suggeritovi, vi siete messi già alla ricerca dell’omonimo del 2005 o del due anni più giovane Growing, o di qualunque altra cosa targata Sleeping People, potrete notare con le vostre orecchie quanto sia rilucente il legame tra l’attuale proposta della band svizzera e la band californiana, specie nella sua commistione tra elementi modernamente Indie Rock e testardaggine di stampo Math Core. La cosa che più traspare, visto anche l’uso ridotto all’osso della voce, è tuttavia una similitudine fortissima con l’Alternative Rock degli A Perfect Circle e (al disopra di tutto questo sarà il vero fattore negativo della valutazione) con la titanica creatura di Maynard James Keenan chiamata Tool.

Devout è gonfio di ritmiche poderose e chitarre taglienti e non pochi sono i momenti in cui l’ossessività e la ripetitività del sound creano una sensazione di potenza impressionante, eppure ciò in cui non riescono non è solo reggere il paragone con i succitati colleghi, quanto anche dare un’impronta omogenea alla loro musica, troppo spoglia per seguire la strada incominciata del Prog Metal e poco solerte e dinamica nei limitati ingredienti messi sul piatto. Alla fine, tolti un paio di brani come la first track introduttiva (“Eulenmann”) che quasi pareva preparare il terreno a un album Avant Folk (qualche elemento è ripreso anche in seguito, vedi “December”) e altri nei quali tutto l’impianto sonico messo in piedi dai tre regge bene l’impatto con l’ascolto, il resto è un continuo ripetersi di poche e non troppo brillanti idee. Ben compiute ma pur sempre smisuratamente esigue e esiguamente promettenti.

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