Les Brucalifs – Tearunner

Written by Recensioni

Come credere ancora nel rock’n’roll nel 2012? In Italia poi! Quando nei prati più rigogliosi brucano rapper troppo giovani e troppo muscolosi e melodie da alto auditel in prima serata.
Beh qualcuno pare avere ancora piena fiducia e, senza esagerare in serietà e pretese, bruca pure lui, sebbene sotto il naso abbia un misero orticello diradato. Fregandosene altamente di ciò che vende, ma non di ciò che piace. I brucatori in questione pascolano nel Nord Est: Les Brucalifs sono una band sporca di polvere e umidità di sala prove, ma che prima di uscire allo scoperto si passa un bel litro di deodorante, si calza una bella camicia a quadretti e si calibra la barba con cura maniacale.

Suonano schizzofrenici come Manhattan by night e sporchi vintaggioni come gli Oasis di Liam: “Tearunner” e “Stop the monos” potrebbero essere episodi (anche relativamente ben riusciti) dei suoi Beady Eye. Pop inglese e alternative rock americano: grande dote saper cogliere due ingredienti così affini ma difficilmente mescolabili tra di loro.

L’EP fila veloce come deve essere per un biglietto da visita rock’n’roll: compatto, ballabile, ruffiano (che strano che assomiglino così tanto ai Kasabian che sono il gruppo del momento…), volgare nei suoni e nel modo di cantare di Babbo Ciaimani, che nonostante non sia ineccepibile in tecnica, stupisce sin dal primo episodio “Alibi” per estro e stile. “Smash or fix”, segue in alcuni spezzoni la rotta melodica di “Dakota” degli Stereophonics, con un ritornello così visceralmente punk e allo stesso tempo terribilmente modaiolo. La partenza con chitarra acustica soffusa trae in inganno e spiana la strada ad un riffone bello marcio e ad un basso che pompa al giusto grado di arroganza, e qui arrivano le ritmiche dritte e squadrate degli Artic Monkeys. Manca qualcuno all’appello?

A chiudere il furente percorso e la carrellata di band modaiole, l’acustico “Sgt Liridon” che col fischiettio disinteressato e il kazoo nel finale abbraccia la sbrindellata eleganza dei The Kooks (ecco mancavano giusto loro!), ma il brano perde leggermente di fascino durante i vocalizzi ballerini di Babbo. Bisogna mettersi in testa che le pecche tecniche sono ormai bandite anche dal rock’n’roll più stradaiolo.

Niente da aggiungere: al momento Les Brucalifs si sorseggiano velocemente il loro the impestato di brit pop e di frenesia “strokesiana”. Senza fare troppo rumore sfoderano un buon sano rock’n’roll. In punta di piedi. E’ forse però un po’ troppo facile fare la musica del diavolo così, senza spingersi in sentieri proibiti (la lingua italiana per esempio) e rischiare la guerra. Provando magari ad invadere con vera prepotenza e sfacciataggine i rigogliosi orticelli vicini.

Last modified: 2 Luglio 2012

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