Brokeback – Illinois River Valley Blues

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Nato come progetto solista di Douglas McCombs (Tortoise, For Carnation, Pulmann, Eleventh Dream Day), col tempo apertosi sempre più a collaborazioni esterne di buonissimo livello, possiamo oggi parlare dei Brokeback come di una vera e propria band della quale il buon Doug rimane ovviamente il fulcro indiscusso. In questo nuovo album ritroviamo infatti per buona parte la squadra che accompagnò McCombs nel precedente Brokeback and the Black Rock, risalente ormai a quattro anni fa, riecco quindi James Elkington alla chitarra e Pete Croke al basso, mentre abbiamo invece un nome nuovo dietro le pelli dove troviamo Areif Sleiss-Kitain.

Quest’ultimo lavoro sin dal titolo ispirato dal fiume Illinois, grande affluente del Mississippi, nonché dalle terre e dalle popolazioni delle valli che da Peoria a Chicago ne osservano lo scorrere, rappresenta per McCombs un tuffo nel passato, una nostalgica colonna sonora su una carrellata di ricordi ed immagini della sua infanzia e della sua adolescenza.
Ricordi dei giorni passati in compagnia del padre a pescare o a correre lungo il fiume in “Ride Ahead and Light the Way For Me”, brano dove la meravigliosa chitarra, ottimamente supportata, crea atmosfere scure alle quali gli interventi vocali di Amalea Tshilds (The Paulina Hollers) donano suggestioni pinkfloydiane facendo passare quel raggio di luce che ancora oggi pare illuminare il cammino del Nostro, e ricordi delle notti passate a casa dei nonni in “Night Falls on Chillicothe”, dove in un’atmosfera sospesa (qui a donare le suddette suggestioni ci pensa la chitarra) ci viene descritto il sonno del piccolo Doug cullato dal passaggio dei treni.

Illinois River Valley Blues, anticipato dalla ritmica inquieta ed eccitabile e dai preziosi intarsi chitarristici dell’ottimo singolo “Cairo Levee”, forse il brano più “Post-Rock” del lotto, è un disco quasi completamente strumentale, registrato e mixato da John McEntire, che in pieno stile Tortoise si muove su un esteso raggio d’azione mantenendo un’elevata qualità indifferentemente dai generi trattati.
Ed ecco dunque pennate nervose e riverberate (molto vicine a quelle trovate nella “Hot Coffee” dell’ultimo album delle testuggini) farsi spazio tra le chicane della spagnoleggiante “Rise, Fernanda, Rise!”, ed apocalittiche atmosfere costruite da chitarra e armonica distendersi su tappeti di dolci note fusion-western-morriconiane ad osservare il potente, affascinante e malinconico spettacolo della natura (“The Canyons of Illinois”).
Si viaggia invece immersi nelle più solari atmosfere Tex-Mex di marca Calexico in “Andalusia, IL”, il brano più aperto del disco insieme a “On the Move and Vanishing” dove dopo una partenza dimessa ci si sbottona lanciandosi in una miscela Rock-Punk, arricchita da efficienti punteggiature Country-Jazz, che offre un chiaro e godibilissimo omaggio ai Television, la cui perla Marquee Moon ha compiuto quarant’anni proprio pochi giorni fa.

Molto riuscita è anche la polverosa ed ipnotica ballata noir “Spanish Venus” che tra (onnipresenti) stimoli morriconiani e delicatissimi tocchi jazz dal riverbero pieno di emotività, a contrastare un tappeto ritmico freddo e minimale, sempre capace di mantenere alte le sensazioni di ansia e incertezza, ci porta l’anima più malinconica ed elegante di questo disco, di questo progetto e di questo splendido musicista, Douglas McCombs, la cui riconoscibilissima impronta sonora, anche in quest’ultimo e più personale album, dove all’immancabile manierismo (e ci mancherebbe stando dalle parti di Morricone, comunque viene sempre “scaldato”, ed avendo una simile esperienza nonché una simile attitudine) si alternano momenti veramente sentiti e viscerali, non può che convincere.

Last modified: 20 Febbraio 2019

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