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Mr Boonekamp – Turn Off Fake Reality

Written by Recensioni

Il Veneto è da sempre una regione incubatrice per band emergenti e non, che abbracciano i suoni del Grunge e del Punk. Oggi è la volta dei Mr Boonekamp, quartetto di giovanotti veneziani che dopo alcune vicissitudini, periodi bui e cambio di formazione, si presentano, orami già da qualche mese, con un secondo album dal titolo Turn Off Fake Reality. Scorrendo velocemente tra le dieci tracce si percepisce subito una forte influenza proveniente della cultura cinematografica horror degli anni 80, tanto che molti dei personaggi descritti potrebbero benissimo essere grotteschi protagonisti di qualche serie splatter un po’ datata, scampati a qualche epidemia apocalittica “Splatters”, in preda a manie da stalker “Jeremy The Stalker”o rincorsi da mostri plasticosi “Tremors”.

Musicalmente il background dei veneziani è,anche in questo caso,marcatamente old school, con un sound figlio legittimo delle sonorità Grunge dei Nirvana e dei Soudgarden, a tratti però decisamente più violento e rumoroso. L’energià e l’impatto rappresentano i cardini del gruppo  e pervadono tutti i brani, non c’è spazio per sentimentalismi e fughe romantiche per campi bagnati dalla rugiada, tutto è duro, incazzato, sballato quanto basta. Non mancano poi pezzi  come “Problem” e “A Culple of Bitches” definibili come ibridi Rock, che fanno dell’accelerazione e della velocità del Punk il loro fulcro. Vocalmente sono nuovamente i Nirvana icreditori assoluti del gruppo, e Francesco,voce e chitarra, si avvicina molto col suo cantato a quella pasta vocale un po’malata e ubriaca che cotraddistingueva  Kobain. Turn Off Fake Reality è a conti fatti un disco che pesca dal passato, in quel  calderone dell’underground sudicio e sporco degli anni 80,  adatto ai maleodoranti locali, spesso malfrequentati di una periferia metropolitana.  A tratti ironico e grottesco e a tratti eccessivamente autoreferenziale “Boonekamp World”, sulla carta ha molti numeri, ma in fondo non colpisce e spicca per grandi novità. Decisamente adatto a chi sulla propria cartà d’identità, alla voce occupazione, preferirebbe mettere pogatore selvaggio e molesto ad attento e sodfisticato ascoltatore musicale.

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