Interscope Tag Archive

Lana Del Rey – Chemtrails Over the Country Club

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La solita Lana, tra brani memorabili e monotonia stilistica.
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Helmet, 20esimo anniversario dell’uscita di Betty e tour europeo

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In occasione del ventennale dell’uscita di Betty, gli Helmet punta di diamante dell’Alternative Metal statunitense – annunciano un tour europeo nei mesi di settembre e ottobre. Il tour toccherà anche l’Italia con 4 concerti nei quali l’album verrà suonato dall’inizio alla fine, insieme anche ad altri successi del loro repertorio. Betty, pubblicato da Interscope nel 1994 dopo il successo mainstream di “Meantime” , ricevette un enorme successo di critica e pubblico e all’epoca venne accolto come “sperimentale” per l’introduzione di elementi Jazz, Blues, di improvvisazione e per la sua capacità di offrire qualcosa di alternativo rispetto alle band Grunge che spopolavano in quel periodo negli USA. Il pezzo “Milquetost” – inserito nella colonna sonora del film “Il Corvo” – divenne un classico nella programmazione di MTV in quell’anno.

16 Ottobre @ Circolo degli Artisti, Roma

17 Ottobre @ Bronson, Ravenna

18 Ottobre @ RNR Arena, Romagnano Sesia (No)

19 Ottobre @ Fabrik, Cagliari

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“Diamanti Vintage” Nine Inch Nails – The Downward Spiral

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E’ sicuramente il parto più incazzato e deviante che l’eccelsa mente ossessa di Trent Reznor dei Nine Inch Nails abbia mai esternato e ancor più sicuramente il suo più grande successo di carriera; The Downward Spiral è la più forte espressione psichica di follia urbana, rabbia e nevrosi che specchiano fortemente gli anni Novanta delle visceralità e queste quattordici tracce sono il sacrario fobico di un’arte a matassa, dove Screamo, Industrial e mille direttrici impazzite scavano a morte l’ascolto, anche il più intransigente.

Un capolavoro che abbandona ogni indugio di riappacificazione con un certo Rock, un monolite attraversato anche da momenti sparuti di dolcezza velenosa che non ammette regole o limiti, tutto è uno sconquasso devastante di chitarre, elettronica, ritmi sulfurei e ombre buie che si ammassano senza mai dileguarsi: dicevamo un lavoro che si identifica perfettamente con le illusioni claustrofobiche e malsane della società targata 90, di quelle brutalità espressive e fenomeniche di strade fosche che si abbattono ripetutamente e con vigore sull’orecchio, nonché una strabiliante metafora industrial sulle fonti maligne della non rigenerazione umana, del peggio che arriva a incrementare il peggio. Con alle manipolazioni del suono tipi come Alan e Flood Moulder e guest di prim’ordine quali Adrian Belew (King Crimson) e Stephen Perkins (Jane’s Addiction), il disco è un atto pratico di violenza e poesia maledetta, una sinistra evocazione che prevede e consta climi di instabilità e algide incursioni in pads ipnotici “Piggy”, “Closer” che occhieggia alla Minneapolis di Prince, si trasforma in voli screziati e illimitati “A Warm Place” o nelle ansie al rallenty “Hurt”, il resto è pura ed iconoclasta follia schizofrenica “Heresy”, “Ruiner”, “Eraser” per citarne alcune.

E’ una forza rituale di simbolismi e scarnificazioni di suono, una consacrazione estetica di dinamitarda bellezza che esplode, implode e riesplode in ogni istante della tracklist, una disperazione imbastita che si diffonderà come un herpes di cui non si conosce ancora di come guarirsi.

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