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Doppia Goccia – Per La Gloria

Written by Recensioni

Pochi cazzi. Ci voleva un album cosi, una band cosi, in un’estate cosi, cosi. Calda, bollente e focosa. Ci volevano proprio queste undici canzoni, non tanto per combattere l’afa che tanto è ogni anno la più terribile di sempre (e quest’anno ha anche nomi da pelle d’oca, giusto per prenderci per il culo un po’ di più, ogni anno di più) ma più che altro per riuscire ad apprezzarla e sfruttarla come si deve, magari al riparo di rigogliose fronde o bianca calce, con l’aiuto di un fresco estivo bevibile Gin Lemon o una Corona gelata. Ci voleva “Per La Gloria” per aiutarci a riscoprire la bellezza del sudore d’estate, dell’ozio della controra e della spensieratezza dei balli e dei bagni di notte.

Il duo Amos Villa (voce, armonica e chitarre) e Gabriele Pezzini (voce e percussioni) nasce dieci anni fa e da allora la festa a tutta tequila non è mai finita. Il primo piccolo grande passo è l’album “D’Essenza E Speranza” datato 2004 che segna la svolta artistica della band brianzola che li porterà dal duro mondo del live (innumerevoli e da maratoneti) al più cervellotico lavoro in studio.

Nel 2007 esce l’album “Sulla Linea Di Confine” seguito, come nel loro stile degli esordi, da innumerevoli apparizioni dal vivo, in Italia come all’estero, in compagnia di Gang, Crifiu, Mercanti Di Liquore, Inti Illimani, Baba Sissoko e Marcio Rangel.

Nel 2010 il duo registra nel circolo Arci di Osnago La LoCo, l’acustico live tratto dal lavoro precedente e nel 2011 si torna in studio, con l’apporto del fonico Lorenzo Caperchi (Bluvertigo, Mercanti Di Liquore) per questo bellissimo, pungente, energico, essenziale “Per La Gloria”.

Il sound della band alterna il Folk Rock a stelle e strisce più robusto, stile 16 Horsepower e Two Gallants, al Tex Mex velenoso dei Calexico passando per le sbronze gongolanti da “Messico e Nuvole”. Una miscela esplosiva di percussioni afro caribbean, Reggae, Folk a non finire, Country e qualche passaggio Pop.

Si parte subito a mille con “Rock In The Aia”, eccezionale ululato alla luna, un inno alla voglia di libertà che mescola pelli nere con chitarre folkeggianti e un cantato impetuoso. Colpisce da subito la naturalità della musica di Amos e Gabriele che riescono a percuotere il cuore senza bisogno di superare i limiti, grazie anche a testi indovinati che fanno sognare. Nella successiva ballata “Radici Non Ne Ho” continua la strada presa dalle parole nel brano precedente mentre il ritmo decelera, evidenziando gli aspetti vocali del Folk dei Doppia Goccia, che, pur non spiccando per qualità, presentano un timbro e un’empatia assolutamente straordinari. “La Strada Di Bea” parte con l’armonica di Amos Villa e si capisce subito che qui c’è da ballare. Un ritmo travolgente, una melodia Pop alle spalle del solito King of the U.S.A. e, everything is gonna be alright, ti ritrovi in un attimo in pista a cantare con Bea. Un momento più leggero rispetto all’accoppiata iniziale e che rappresenterà uno dei momenti più divertenti delle loro esibizioni live. Con “Dirti Amore” si passa al momento più popular del disco (non è casuale l’aggiunta del synth di Simone Pirovano). E di cosa parla il Pop se non di Cupido, delle sue vittime e i suoi discepoli. Ma ancora una volta il testo, scritto con la collaborazione di Flavio Ciceri, coglie nel segno perché riesce a essere lineare, senza essere insipido, aiutato da una melodia febbrile, e gradevoli schitarrate Vampire Weekend (tanto per farvi capire). Curiose le note iniziali del brano che, non so quanto volutamente, sembrano essere fuse col pezzo precedente. Quindi “La Notte Che Gio Rivolta Tornò In Città” ci riporta al Folk- Country americano già dal titolo, particolarmente spaghetti western. Il brano non convince come il resto, non riesce a colpire né musicalmente, mancando di quella sobrietà mista di trascinante ritmo che è la peculiarità degli altri brani, né nel testo, poco riuscito nel tentativo di essere evocativo e moderno al tempo stesso. “Al Fianco Delle Stelle” abbassa ancora i ritmi aggiungendo il contrabbasso ad arco di Roberto Benatti che aiuta a rendere l’atmosfera più innamorata possibile. “Il Manovale” somiglia al più classico Folk Rock italiano, nello stile di Modena City Ramblers, The Gang e Bandabardò nei loro episodi più malinconici e impegnati. “La Stella Dei Monti” al contrario ci porta dritti a ballare nel Texas di qualche secolo fa mentre le parole, come a intavolare uno splendido piatto agro dolce, ci parla di oggi e di monti in un ironico e azzeccatissimo accenno a cori jodel. “To Ramona” e la tromba di Giulio Cereda ci riportano nuovamente ai confini del Messico insieme a un vecchio tizio di nome Bob Dylan (qua c’è da ridere felici) mentre “Ti ricordi Del Mare” ci propone una poesia in musica sarcastica ma con un retrogusto malinconico. Siamo quasi alla fine ma niente lacrime. Perché ci pensa proprio “Lacrime”, cantata insieme ai Water Tower e alla loro tromba (il testo è scritto proprio da Cecco e Water Tower), a scaldarci ancora il cuore. Se non dovesse bastare il sole.

Questo “Per La Gloria” è davvero bello. Sardonico quanto basta, melodico, innamorato, torrido, carico, brillo e gioioso, mai piatto, mai noioso nonostante il non facile terreno nel quale si cammina. Semplice e comunque denso grazie ad un uso puntuale ma mai ridondante di voce, chitarre, banjo, ukulele, armonica, djembe, cajòn, tamburi, timpano, piatti, udu, shake, maracas, karkabou, bongos e guiro. E dal vivo devono spaccare il culo ai passeri (non me ne vogliano gli ambientalisti).

Non mi resta che lasciarvi con le parole del pezzo finale perché fa un caldo bestiale e ho bisogno di un Gin Lemon o una Corona gelata, un po’ di fresco e solitudine.

Volere tutti e nessuno
Stare bene cosi
Felici e spensierati
Quasi come ubriachi
Ubriachi d’amore
Ubriachi di gioia
Ubriaco di te!

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