Werner – Oil tries to be water

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L’arte è un puzzle di geometrie e colori e la musica- nel suo specifico – ne rappresenta la parte armonica e poliedrica, la pelle, il graffito prospettico e contemporaneo da considerare come mappa cerebrale e curatrice per ogni vicissitudine. L’arte dei Werner è quella dalla parte diabolica della bellezza, quel frastuono soffice di walzerini e ballate impercettibili, chitarre, celli, piano e voci per un trio all’esordio discografico, “Oil tries to be water”, dieci tracce “progettate” per svolgere una determinata funzione, vale a dire innalzare la grazia stimolatrice come fondamentale “mente dissociata” dall’indefinito e lercio commercio musicale sottostante.

Stefano Venturini chitarra e voce (Ka mate Ka ora), Elettra Capecchi piano e Alessia Castellano cello e voce, sono gli artefici di quest’opera raffinata e solitaria, piena di quelle atmosfere autunnali che riscaldano tra memorie e ricordi di qualcosa di andato, lontano, folk sospirato, soave, ballate metafisiche sul filo da equilibrista e fumigazioni pop d’elevata caratura, una tracklist lavorata a cesello, preziosa come una tramatura sartoriale d’altri tempi; leggero come un velo vissuto avanza il disincanto folk “Valzer for Annie”, l’aria fine e in salita degli AppalachiHomesleeping”, “Blue sea of runa”, il respiro aperto e guardingo di un Daniel JohnstonBrown eyes”,  ed è molto difficile ancorarsi a qualcosa che ti impedisca di salire in alto insieme ai vortici sensibili che questa musica porta in dote, questi refoli elettrici che riportano nelle loro risacche echi dell’Islanda degli SloblowErik” ed i mondi vicini al songwriting lo-fi americano “The dawning”.

La magia di questo album è – o è anche quello – di avere uno stile ben definito, quell’idea di packaging interiore che si abbellisce ad ogni giro di giostra, un’armonizzazione estesa che va a filo di piombo con – ovviamente – palati fini; a questo punto , per capire chi veramente sono i Werner, è indispensabile oltre alla visione di un film tipo “Dove sognano le formiche verdi” di Herzog, un salto alla loro prossima data dal vivo, ed un mondo vi si aprirà negli occhi e negli orecchi.

Last modified: 18 Aprile 2012

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