Weird is Better [marzo 2025]

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Mese per mese, una rubrica alla scoperta di tante novità in ambito experimental e affini.

In copertina: Dan Meyer © Sean Stout

Marzo è stato per me un lungo mese di lente passeggiate meditative sotto un sole timido ma già tiepido, ma anche di giornate uggiose da contemplare al sicuro fra le pareti di casa. La mia selezione di dischi weird per il primo mese di primavera astronomica intende abbracciarne entrambe le anime. Da un lato, musica che non vedrete l’ora di godervi seduti comodi sul divano di casa con una tazza di té fumante fra le mani; dall’altro qualcosa che vi farà venir voglia di indossare un paio di scarpe comode e uscire per un’avventura all’aria aperta, ovviamente sfidando qualsiasi condizione meteorologica. Pronti, partenza, via!

Earthen Well – Being Pulled Apart
[28.02.2025 | autoprodotto | trip hop, hip hop, electronic]

Trip hop dall’estetica di un videogioco cyberpunk, magnetismo drum and bass, claustrofobico hip hop ad elevatissimo tasso di sperimentazione, sinistri presagi, incubi che sgusciano nella realtà come mostruosi blob al nostro risveglio. Del progetto australiano Earthen Well – ahimè – non sono stata in grado di scovare sufficienti informazioni in rete, ma il bello dei miei adorati weirdos è anche (e soprattutto) questo.
In trepidante attesa di scoprire di più, se la descrizione sopra fornita vi intriga, premete play senza esitazione alcuna e perdetevi fra le mille ossessività di questo spettrale, misterioso labirinto.

Gnäw – II
[07.03.2025 | Stoned To Death, Centripetal Force, Ramble, Radio Khiyaban | world music, ambient, psychedelic rock]

Se questo disco fosse un profumo, sarebbe quello dell’incenso che si consuma lentamente in una calda sera di fine giugno; un mix di spezie provenienti da un vivace mercato, ma anche la fragranza calda e avvolgente del legno di una sauna.
Finlandia e Iran, collegati da un filo prezioso, sottilissimo e resistente, si tendono la mano a metà strada in quest’opera sui generis, risultato di una lodevole fusione fra culture musicali apparentemente agli antipodi. Simo Hakalisto e Arash Ghasemi uniscono le forze nel progetto Gnäw: un blend unico e sorprendente di avanguardia nordica e tradizione folk mediorientale.

Péist – Four
[09.03.2025 | autoprodotto | free jazz, noise rock, electronic, ambient]

Nel mese di San Patrizio non poteva certamente mancare un cenno all’Irlanda, terra sempre fertile di nuove scoperte musicali. Per la rubrica di marzo ho quindi scelto i Péist, collettivo di Limerick con una marcata inclinazione verso un’attitudine free jazz senza etichette e piacevolmente caotica. Ascoltare questo album mi ha ricordato i momenti in cui aprivo la scatola dove custodivo i miei giocattoli preferiti, quando ero bambina: un vero e proprio tripudio di colori, forme e suoni diversi, in cui tutti e cinque i sensi sguazzano ed è impossibile tenere a freno la curiosità.
Se non siete fra coloro a cui interessa sapere con precisione “che genere sia” prima di ascoltare, qui c’è materiale adatto a voi.

Black Arches with Sexton Ming – Folly
[14.03.2025 | Rocket | art rock, psychedelic rock, noise rock]

Debutta senza troppe anticipazioni nell’orbita di Rocket Recordings questo misterioso trio di Hastings, accompagnato per l’occasione dalla carismatica voce di un outsider per eccellenza: l’artista visivo, poeta e musicista Sexton Ming. Come un pennello intinto in un secchio di vernice scura e densa, le sette tracce di Folly dipingono un affresco dark e psichedelico in un unico, immenso flusso continuo: un viaggio ai confini fra occulto e surreale, magnetico ed esoterico, intriso di mistiche suggestioni (e splendide, ipnotiche chitarre).
Non abbiate paura di immergervi in questo disco, come in un vecchio libro dalla copertina polverosa: fra quelle pagine consumate c’è un’incredibile esperienza trascendentale ad attendervi.

Hekla – Turnar
[14.03.2025 | Phantom Limb | drone, ambient, doom]

Ghiaccio e lava, tormento e sinfonia, chiarore e buio, bellezza e catastrofe. Dalla gelida Reykjavik, il suono del theremin di Hekla Magnúsdóttir squarcia un nuovo varco su un universo ignoto e disturbante, un mondo in subbuglio che ribolle come lava sotto la crosta terrestre. Il titolo dell’album omaggia il luogo di incisione di parte dell’opera – la torre di un castello medievale francese – e sembra volerne rispecchiare tutto l’antico fascino e la magia.
Otto brani che si muovono, lenti, viscosi e inesorabili, fra funerei soundscape e monumentali, austere costruzioni: una perfetta colonna sonora per il più terrificante dei vostri apocalittici timori.

Kirk Barley – Lux
[21.03.2025 | Odda | ambient, sound design]

Lux è un album perfetto per accompagnare il lento trascorrere del tempo in un assopito e piovoso pomeriggio di marzo. Sullo sfondo il cielo plumbeo di uno Yorkshire tetro e rurale, sotto le fitte piogge primaverili che trasformano grigi paesaggi in verdi e rigogliose distese, il musicista e sound designer Kirk Barley compone in maniera pulita e minimale ma piacevolmente stratificata: una base ambient raffinata e profonda è la tela ideale sulla quale ombre malinconiche e suggestioni quasi spirituali si alternano e si intrecciano, dando origine ad un’opera in grado di suscitare uno spettro di percezioni ampio e variegato.

Satanique Samba Trio – Cursed Brazilian Beats vol. 1
[21.03.2025 | Rebel Up! | world music, progressive rock, free jazz]

E se il Carnevale di Rio si trasferisse momentaneamente all’Inferno, almeno per i dodici minuti di questo fugace EP? Satanica – ovviamente in senso buono – è indubbiamente la capacità di questa bizzarra ensemble (e no, non è un trio, bensì un quintetto) di miscelare i variopinti e solari ritmi del Brasile con le strutture cerebrali e matematiche del prog, un primordiale istinto free jazz e l’incessante spirito motorik del kraut. Il tutto magistralmente rivestito da una velata patina, talvolta acida, talvolta grottesca, che farà apprezzare questo inusuale mix persino alle orecchie più scettiche.
L’abbiamo già ipotizzato una volta, qui lo ribadiamo: il Geordie Greep di The New Sound approverebbe, eccome.

Dan Meyer – Kneeling
[28.03.2025 | The Flenser | folk, indie rock, atmospheric black metal]

Un paio di dovute presentazioni per iniziare: Dan Meyer è cantante e chitarrista dei losangelini Agriculture, mente e cuore del loro ecstatic black metal. Kneeling, il suo album d’esordio in veste solista, è una medaglia dalle due facce completamente opposte: un’opera divisa in due parti, tanto contrastanti quanto meravigliosamente complementari.
Come Yin e Yang, una prima metà di caldo e intimo indie rock coesiste armoniosamente con le sferzate corvine di atmosferico black metal della seconda metà – che non disdegna notevoli, struggenti aperture melodiche da brividi. È luce che trafigge l’oscurità, o tenebra che avvolge un raggio di sole: scegliete ciò di cui avete più bisogno.

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Last modified: 8 Aprile 2025