Weird is Better [aprile 2025]

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Mese per mese, una rubrica alla scoperta di tante novità in ambito experimental e affini.

In copertina: Mamuthones

Fra un volo aereo e una tratta in treno per raggiungere il Roadburn Festival, la mia selezione del mese di aprile è orientata verso una preferenza che spicca su tutte le altre e farà felici gli estimatori del minimalismo: drone, drone e ancora drone, in tutte le sue possibili variazioni sul tema.
E, nel mezzo, anche un album con tutte le carte in regola per raggiungere senza troppi sforzi la famigerata classifica di fine anno. Quale sarà? Non vi resta che scoprirlo, dando una possibilità a questi otto dischi weird del mese: buon ascolto e buona lettura.

Index For Working Musik – Which Direction Goes the Beam
[04.04.2025 | Tough Love | indie rock, psychedelic rock, post-punk]

In che direzione vanno gli Index For Working Musik? Dopo un LP di debutto che sembrava essere stato sfornato direttamente dalla Factory di Andy Warhol e un secondo album tutto all’insegna del drone più tenebroso, pubblicati entrambi nel 2023, il collettivo torna alla ribalta in una veste ancor più contorta e intrigante. Impossibile lasciarsi guidare dalla mappa tracciata in copertina, fra sprazzi di folk, chitarre di matrice novantiana e lisergiche sbandate psych; questo è un disco fatto apposta per perdere la bussola e smarrirsi nei suoi inquieti meandri acquisirà un diverso significato ad ogni ascolto.

Walt McClements – On a Painted Ocean
[04.04.2025 | Western Vinyl | folk, ambient, drone]

Sin dal giorno in cui l’ho scoperto, questo disco è stato il mio personale giardino zen da tavolo – o, perlomeno, mi ha regalato la stessa sensazione di pace interiore. Ci sono tornata con piacere nei momenti in cui ne ho sentito il bisogno, e sono certa lo rifarò altre volte. L’approccio anti-convenzionale alla fisarmonica di Walt McClements è un biglietto di sola andata per una nave che salpa verso mari azzurrissimi, sereni e infiniti. Un oceano sconfinato in cui la malinconia è destinata a dissolversi in milioni di particelle, dove una soffusa calma, sottintesa ma potente, prevale sempre su tutte le tempeste. Prendete il vostro rastrellino e accomodatevi: nel mio giardino zen c’è posto per tutti voi.

Mark Waldron-Hyden – WORLD OCEAN
[12.04.2025 | autoprodotto | field recording, electronic, gaze]

Mi imbatto nella nuova opera solista del talentuoso Mark Waldron-Hyden (pôt-pot) nel bel mezzo di un anonimo sabato pomeriggio, persa fra le caotiche corsie di un ipermercato (sì, ascolto musica in cuffia anche nei negozi e no, non era assolutamente un volontario riferimento a quel famoso pezzo dei Clash). Ed è così che mi trovo a fluttuare in assenza di gravità fra scaffali ricolmi di prodotti che dimenticherò di acquistare, smarrita fra synth irregolari, elettronica ridotta all’osso e tappeti di immense desolazioni tendenti al gaze. Segnatevi quest’album, rigorosamente a penna, sulla vostra prossima lista della spesa.

Sonic Womb – VOYAGE
[14.04.2025 | autoprodotto | drone, noise, industrial]

Hai più paura del silenzio o del rumore? Ti accartocci su te stesso come un foglio strappato da un quotidiano per sopravvivere alle macerie di drone che ti sovrastano piombandoti sul cranio, o temi maggiormente la tensione che imperla la tua fronte di sudore fra un crollo e l’altro? È meglio morire schiacciati dal peso insistente di uno scuro bordone assordante, o vivere con un’ansia traballante sospesa sulla testa come una spada di Damocle, sotto un’incessante pioggia acida à la Blade Runner? VOYAGE è il titolo di quest’album: ma di questo distopico viaggio restano solo frantumi di quiete e frastuono. Consigliato a tutti gli avventurosi e non.

Lucy Railton – Blue Veil
[18.04.2025 | Ideologic Organ | drone, ambient]

Questo nome vi dice già qualcosa? Allora, molto probabilmente, sarete d’accordo con me: ricordate anche voi Does Spring Hide Its Joy come uno dei migliori dischi drone del 2023. Dopo la citata parentesi collaborativa con Kali Malone e Stephen O’Malley, la violoncellista britannica Lucy Railton ritorna con un’opera solista più intensa e graffiante che mai. La fragile intimità di quegli intensi, infiniti paesaggi spezzati trafiggerà la vostra anima – qualunque sia il suo spessore – e arriverà dritta come un dardo a fare breccia nei vostri cuori. Blue Veil è un album che non si può fare a meno di “sentire”, non solo semplicemente ascoltare, ma assorbire con tutti i cinque sensi e percepire in ogni sua vibrazione e variazione.

Mamuthones – From Word to Flesh
[18.04.2025 | Rocket | psychedelic rock, krautrock, Italian occult psychedelia]

La serie Black Hole lanciata da Rocket Recordings colpisce ancora, stavolta con una band sorprendentemente nostrana che torna a farsi sentire dopo sette anni dal precedente lavoro. Sette tracce che vi teletrasporteranno dritti su un set cinematografico di kubrickiana memoria, fra avanguardistico folklore, kraut occulto, sinistri sussurri e interminabili flussi di psichedelia oscura. La ciliegina sulla torta? Voci sciamaniche e misteriose come antichi rituali, che vi trascineranno in un ipnotico abisso senza fine. Come nella tradizione sarda dei mamuthones, ogni pezzo dell’album indossa la propria silenziosa, affaticata maschera, in un vero e proprio viaggio fra realtà e finzione.

BIG|BRAVE – OST
[25.04.2025 | Thrill Jockey | drone, ambient]

Il trio canadese composto da Robin Wattie, Mathieu Ball e Tasy Hudson dà una svolta inaspettata alla propria discografia con l’album più sperimentale, austero e spettrale dai tempi del suo esordio ad oggi (se volete saperne di più, potete leggere cosa scrivemmo di nature morte e A Chaos of Flowers).
The Instrument, un cordofono costruito e suonato appositamente per l’occasione con l’aiuto del produttore Seth Manchester, è il protagonista indiscusso di quest’opera carica di nebbiose trame ambient, rintocchi funerei, inquietanti sussurri e dissonanze che penetrano nell’anima. Una colonna sonora messa a nudo, senza titoli né colori, ideata per accompagnare lentamente il più cupo dei vostri immaginari.

Amanda Mur – Neu Om
[25.04.2025 | La Castanya | ambient, folk, electronic]

È facile restare invischiati nella ragnatela tesa dalla voce fascinosa della musicista spagnola Amanda Mur. La nostra guida, il nostro Virgilio che ci traghetta in un frastornante aldilà tendente alle tinte oscure: un mondo parallelo fatto di folk e raffinatezze iberiche, sincopate danze proibite, un pianoforte dall’eleganza d’altri tempi che prende sotto braccio le avanguardie elettroniche più moderne.
Neu Om è l’album che fa al caso vostro se cercate un disco sui generis, dalle sfumature quasi inedite, magnetico eppure perennemente sfuggente, possibilmente con un tocco di magia (nera) celata fra una traccia e l’altra.

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Last modified: 4 Maggio 2025