Thing Mote – Robokiller [STREAMING]

Written by Anteprime

Ascolta in anteprima esclusiva il primo album della band veronese.

Robokiller è l’album di esordio dei Thing Mote, band veronese che approda alla tappa fondamentale del primo LP dopo l’uscita di alcuni EP.
C’è un unico comune denominatore dietro questo album che la band utilizza come sottotesto a tutta quella che sarà la narrazione sonica: la riflessione sulla progressiva perdita di umanità e del rapporto che lega l’uomo alla tecnologia in questi strani giorni.

Viviamo in una società ormai incentrata sulla comunicazione digitale, ognuno di noi ormai ha una vita reale e una vita virtuale, con il rischio di non riconoscere più quale sia quella vera. La tecnologia quindi, invade il nostro quotidiano, mutandoci nel profondo, anche inconsciamente.
Attenzione, l’album non vuole essere una sorta di manifesto luddista, ma anzi, vuole essere uno spunto di riflessione, estremizzando talvolta alcune situazioni:
Robokiller rappresenta quindi una sorta di “Black Mirror” musicale, ovviamente in chiave rock.

Il disco esce venerdì prossimo 5 giugno per Cabezon Italy.

ASCOLTA IN ANTEPRIMA
LA BAND

La band nasce a Verona a fine 2006, involontariamente nel giorno di nascita di Jimi Hendrix, forse un segno del destino. “Thing Mote” significa “luogo di ritrovo”, che meglio non poteva esprimere lo spirito della band: il luogo di ritrovo infatti non è inteso in termini fisico spaziali, ma in senso più astratto ed ampio che vive di condivisione artistico musicale e di profondi rapporti umani.

Per quanto sia odiosa la categorizzazione in generi, definiscono quello che fanno con il nome di alternative, che è di fatto un non genere: proprio per questo tentano di dargli una definizione attraverso l’unione delle loro differenti esperienze musicali, la sovversione delle strutture classiche del Rock e la loro visione espressiva.

Il primo EP, Mote, autoprodotto, esce nel 2010 e contiene i primi tre pezzi inediti della band. L’anno successivo pubblicano un nuovo EP di cinque canzoni, sempre autoprodotto, dal titolo Scratches from the ground above, accostato dalla stampa a Nirvana, R.E.M., White Stripes, Vampire Weekend e Pixies. La seconda uscita ufficiale rappresenta una maturazione nella scrittura delle canzoni, che segnerà il cammino verso una maggi ore consapevolezza musicale.

A Settembre 2013 esce Stabstrings A Genuine Acoustic, quattro canzoni (due inedite) in cui per la prima volta decidono di cimentarsi con sonorità acustiche, tra Radiohead e Simon & Garfunkel, accompagnati da un malinconico violoncello. Nell’ottobre 2014 pubblicano un mini EP composto da tre canzoni: un inedito, una versione elettrica di un pezzo presente in Stabstrings e una reinterpretazione di Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles: Alive in the sky with no reason, questo il titolo, segna il ritorno su sonorità cupe, distorte e a tratti stoner.

A Gennaio 2016, accolgono con piacere l’invito a partecipare all’iniziativa “Rivalutare il Dimenticato ” dell’associazione culturale H Key. L’iniziativa ha come scopo quello di rivalutare, appunto , brani storici del periodo della Grande Guerra , coinvolgendo musicisti di qualsiasi genere, e di accendere i riflettori sui luoghi di importanza storica ma abbandonati o semplicemente dimenticati. I Thing Mote scelgono di riarrangiare Addio Padre e Madre Addio del 1916 e di girare il video nelle trincee della Lessinia . Questa canzone segna inoltre l’inizio della collaborazione con il produttore Jacopo Gobber.

L’ALBUM

I Thing Mote suonano rock, quel rock che forse avevamo dimenticato e di cui ultimamente torniamo a sentire la mancanza, quella voglia di sudore e suono, strumenti e vitalità, meno plastica e più anima. Ma rock significa tutto e niente, per questo la band contamina costantemente la sua miscela sonora, spostando il punto d’osservazione che resta, però, sempre fedele alla sua visione originaria.

Grunge e post-rock sono due colonne portanti su cui costruire il resto della struttura, chitarre distorte, noise, riff accattivanti e un groove pieno e rotondo. Le voci di Giuliano e Tommaso cesellano melodie e armonie vocali, cercando di ritagliare e dare spazio alle voci, spesso sacrificate in una dimensione sonora che punta tutto sull’impatto sonoro. Definito il cuore pulsante e la costruzione delle trame di questo disco da parte della band, bisognava affidare il tutto a un regista sapiente, capace di trovare la giusta chiave di lettura e la giusta letteratura sonora: ci ha pensato Jacopo Gobber che nel suo Flaming Studio a Verona ha dato forza e vita a sonorità profonde, un continuo viaggio, un gioco di chiaro/scuri, una tavolozza di sensazione cinedeliche.

Robokiller è un disco che imparerete a conoscere per gradi, un insieme di canzoni che, una volta sedimentate, scopriranno diversi livelli, plasmando mondi sonori e narrativi in rapida successione.

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Last modified: 2 Giugno 2020