The Somnambulist – Quantum Porn

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Evito, generalmente, di lasciarmi influenzare dalla bruttezza di una copertina o da un titolo decisamente inappropriato; nel caso del collettivo berlinese, però faccio una fatica enorme e solo con il successivo ascolto spero di potermi ravvedere e sconfiggere la malsana opinione che già mi sono fatto del nuovo Quantum Porn.

L’idea di fondo dell’opera è la fisica fondamentale e il limite della comprensione umana che resta quasi muta di fronte a ciò che è incapace di cogliere; ma oltre tanta solennità c’è solo una profonda nostalgia per gli anni Novanta, riletti per oltre settanta minuti attraverso suoni che, coadiuvati da una vocalità cupa e scalcinata tra Tom Waits e Nick Cave, rievocano Faith No More e Grunge, Alice in Chains e il Funk Metal dei Mr Bungle (“The Slowing Clock”), i Primus e primi Incubus. Niente di nuovo, insomma, per non farla troppo lunga, se si esclude qualche interessante inserto sonoro come quella sorta di citazione dei Cramps in “Ronald Stark”, o qualche passaggio più tendente al Post/Math Rock sperimentale o ancora la rilettura moderna del Post Punk, le complesse strutture Neo Prog (“Sundrum Ln”, “The Science Of Hidden Purposes”), o ancora i jazzismi di “The Grand Anthem Of The Unnoble Nation Of…” e le avanguardistiche trovate soniche come in “Goddamnland”. È indubbio che Quantum Porn metta sul piatto una grande quantità di sostanza, provando a non discostarsi eccessivamente dalle cose più di facile ascolto (“The Unmanned Song”) eppure non bastano i brani più immediati come “Scurf”, ad esempio, a dare al disco energia, vitalità e uno spessore che vada oltre la voglia di rievocare anni passati. Quantum Porn non è molto di più di un disco che voglia affermare con determinazione le proprie radici musicali; tutto il resto è monotonia ed esuberanza fin troppo indisponente.

Last modified: 20 Febbraio 2019

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