The Garden – Kiss My Super Bowl Ring

Written by Recensioni

Era da bel po’ che assurdità e bellezza non dimostravano di avere tanto in comune.
[ 13.03.2020 | Epitaph | experimental rock ]

Dopo poco meno di una decade, finalmente la band californiana sforna un lavoro degno di nota, completo e riassuntivo della loro idea di musica sperimentale totalmente libera da ogni sorta di schema.
In sostanza, impossibile infilare questo Kiss My Super Bowl Ring in una definizione precisa; rock sperimentale, art, synth o post punk, breakbeat hardcore in stile Prodigy e punk hardcore, drum’n’bass e zolo, genere caratterizzato da bizzarrie stilistiche e umorismo alla maniera di Frank Zappa, per intenderci.

Comicità quasi parossistica, che i due gemelli Enjoy e Puzzle non hanno mai nascosto neanche nelle eclettiche apparizioni pubbliche e che si può notare anche nella voluta e palese bruttezza dell’artwork. L’attitudine e lo stile punk più strambo è chiara ispirazione delle band anni Ottanta come Minutemen, Big Black in minima parte e NoMeansNo ma il loro completo rifiuto di confini stilistici (ad esempio, alcuni momenti di Kiss My Super Bowl Ring come in Lurkin’ strizzano l’occhio al rap) rende inutile ogni paragone, anche a voler citare nomi più attuali con i quali hanno certamente molto in comune (Liars).

Massiccia è la presenza dell’elettronica così come il surrealista stile canoro che svaria continuamente finendo anche ad avere richiami goth. Inutile continuare a elencarvi quanta diavolo di roba possa essere racchiusa in questo disco; l’elenco è ancora lungo e passa perfino dall’industrial breakbeat di Sneaky Devil con cenni di Rage Against The Machine. Da un punto di vista lirico, i testi sono carichi di rabbia delirante, come quella di un folle joker pronto a far esplodere la città o la tua testa (“Fottiti, ragazzo, ora ho il tuo indirizzo e in un secondo potrei mettere a letto il tuo culo razzista”).

Un disco assurdo dalle mille facce eppure non in una maniera così netta da farvi dire “cosa diavolo è ‘sta roba”, sempre che i vostri ascolti abituali più strani non siano Morgan e Bugo. A volte anche fin troppo deciso, categorico e repentino nel saltare da uno stile all’altro ma tutto sommato trasudando quell’aria che sembra dire “sti cazzi, faccio quello che mi parefinisce per essere ugualmente credibile. Era da bel po’ che assurdità e bellezza non dimostravano di avere tanto in comune.

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Last modified: 25 Marzo 2020