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Kay Alis – Hidden

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L’album d’esordio del quartetto ternano capitanato dalla voce di Alessandra Rossi è il punto d’arrivo e insieme di rinnovata partenza di un percorso iniziato nel 2008 quando la band umbra scandagliava il passato Electro Wave anni Ottanta in cerca della propria dimensione. Hidden è un punto d’arrivo, perché muovendo da quelle ricerche sonore che non disdegnavano di addentrarsi tanto nella New Wave e nell’Elettronica, quanto nel Trip Hop e l’Industrial, sono giunti a un suono distinto, caratteristico, peculiare pur non facendo dell’originalità il punto di forza. Hidden è, però, anche un punto di partenza perché proprio il conseguimento di questo sound specifico pone le basi, vista la buona qualità espressa, di un futuro avvincente sotto diversi punti di vista. Prendendo il via da un banalissimo tema quale l’amore, i Kay Alis (prima moniker della sola Rossi, ora nome della band a tutti gli effetti) ne indagano gli aspetti più felicemente corrotti e inverosimili grazie a voce e testi proprio di Alessandra Rossi, riuscendo a non essere mai insipidi, almeno sotto l’aspetto lirico. Sotto quello squisitamente strumentale, invece, restano le scie nostalgiche di certe sonorità Trip Hop, New Wave e Industrial, specie nella sezione ritmica curata da Samuele Rosati (basso) e Daniele Cruccolini (batteria) ma il lavoro di Giorgio Speranza a synth e programming plasma un sound molto discorde, che convenzionalmente si riduce a eredità ovvia di Kraftwerk e Depeche Mode ma nel concreto sembra un parallelo dalle distanze pericolosamente ridotte dei britannici Ladytron (il legame è rafforzato dalla comune voce femminile alla guida) da un lato e dei canadesi Junior Boys dall’altro. A guardare bene, vista la linearità della proposta dei Kay Alis, i paragoni scomodi potrebbero essere davvero tanti ma la cosa non sarebbe altro che un’inutile distrazione dall’ascolto di un prodotto intrigante almeno per le evidenziate potenzialità. La voce di Alessandra Rossi è croce e delizia; tenue, soffusa, dalla timbrica accattivante e capace di fare da perfetto amalgama tra l’anima Electro e l’urgenza Pop ma, nello stesso tempo, un limite per il futuro se quanto messo sul piatto dovesse essere il massimo manifestabile.

Accurata ma non troppo convincente la ricerca melodica; le linee gravi a farne da cornice e la globalità di quanto ascoltato forniscono diversi elementi per ben sperare ma c’è da rilevare che la semplicità mostrata rischia di diventare una debolezza e un handicap per i nostri italiani, specie se contrapposti ai colleghi lingua madre. Per andare oltre ed ergersi prima nel panorama tricolore e poi, magari, in quello oltre confine serve uno sforzo in più, possibile ma difficile da parte della Rossi, ben più alla portata dei restanti musicisti. Hidden è un buon lavoro che rischia di restare anonimo per mancanza di coraggio in fase compositiva e che potrebbe diventare il via di una bellissima realtà nostrana se solo musica e voce riuscissero a superare i propri limiti.

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Aeguana Way, esce il video “Cattivi Maestri”

Written by Senza categoria

È disponibile su YouTube dal 5 gennaio 2015 il videoclip di “Cattivi Maestri”, brano scelto dagli Aeguana Way come singolo d’esordio per presentare al pubblico il nuovo, atteso lavoro discografico, anch’esso dal titolo “Cattivi Maestri”, uscito il 10 novembre 2014 per Warning Records ed ottimamente accolto dal web e dalla stampa specializzata. Girato in piano-sequenza (elemento raro da vedere nei videoclip in quanto non esistono tagli delle scene), “Cattivi Maestri” è imperniato su tre figure, ognuna delle quali si associa ad un particolare significante riconducibile al brano. Quella del bambino, ingenua e curiosa, rappresenta la parte pura dell’essere umano, priva di condizionamenti dettati dalle dinamiche sociali. Di contro, l’anziano maestro, visibilmente consumato dal tempo e ingobbito dall’esperienza, rispecchia in modo estremo ciò che viene socialmente accettato come “la giusta cosa da fare”. In ultimo lo spirito guida che si presenta come l’alternativa al nozionismo ottuso del maestro, riconducibile nel testo alla metafora del “guardare il mare”, ivi intesa come forma di infinite possibilità. Nella scena finale si evince la sconfitta della figura del cattivo maestro scatenata proprio dalla nuova consapevolezza acquisita dal bambino.

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