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Veronica Marchi – La Guarigione

Written by Recensioni

L’amore fa sicuramente schiudere il cerchio di questo bel pezzo di cielo formato disco della cantautrice veronese Veronica Marchi, disco che arriva sulla distanza di sette anni dall’esordio, quasi una rinascita, un rinascimento da quei percorsi lasciati a metà o mai presi per il guinzaglio della realtà; “La guarigione” è un disco per tutti quelli che hanno masticato e consumato nell’ombra della tenerezza certificata o nella cinica solarità  un qualcosa svuotato dall’attesa, mangiato da ore trascorse in solitudine, tra quelle nuvole che non fanno mai pioggia o su quella pioggia che non ha nuvole in frenata.

Registrato in presa diretta ed inciso su bobina e con la collaborazione artistica di Dario Caglioni (PFM, Carmen Consoli), il disco, sulle coordinate di nove tracce, da il senso di volo a radente tra storie ed intimità che danno il giusto peso alle parole, agli entusiasmi pacati, alle acustiche dell’anima ed ai piccoli simulacri dei ricordi che si fanno prendere sul serio, come una reazione specifica dello spirito umano; nove canzoni che quasi non si richiede di capire, ma di intuire dai suoni e dalle varie timbriche al pari di una poetica interiore che si fa canzone ogni volta si aziona la parte rimbombante del cuore, da quelle parti dove il battito si traveste da compressione, pensiero vero.

L’artista Marchi, insieme ai fidi musicisti Maddalena Fasoli e Andrea Faccioli, affida a queste tracce il suo io istintivo, la sua metrica di donna in una nuova avanscoperta del dintorno, tracce tenui ma disincantate, sofisticate e birichine, di rivincita come di ricostruzione, la movenza distratta di una Claudia Fofi che s’intravede in “Solo un incubo”, la soffice aria incantata e consapevole di Petramante che sfarfalla in “Passanti distratti”, “La guarigione”, il riflesso della coscienza femminile “Acqua”, il cono d’ombra da schiarire “La simbiosi ha il passo di un gatto” e il lento caracollare di una passeggiata in un qualcosa che si scioglie e si concretizza al centro di un raggio di sole divinamente “ozioso”, tutto per se stessi “La passeggiata”.

Veronica Marchi ed il suo “folk pop” profondo esprimono il pensiero di una Nina Berberova circa l’amore – e spesso i derivati – che comunque attraversa una porta girevole e che se la vita si risolva come una partita a tennis, affidando a un net le sorti di un incontro, un senso ci sarà.

Glicine fiorito.

 

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