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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #08.10.2018

Written by Playlist

Gli Occhi degli Altri – Di Fronte al Lago

Written by Recensioni

Provenienti da Lecco, Gli Occhi Degli Altri sono una formazione fresca che ci presenta Di Fronte Al Lago, loro disco di debutto, edito da La Clinica Dischi.
“Naif”, traccia di esordio, parte a mille e in due minuti esaurisce il suo effetto. Rapida e dolorosamente accattivante. Ritmi incalzanti, voglia di far casino e un mix di Shoegaze e Grunge di matrice Smashing Pumpkins. Tre elementi ben condensati in “Andare Avanti”, una canzone orecchiabile giocata su tematiche post adolescenziali. “Nebbia” abbraccia buona parte della scena Indie italiana, con la voce parlata a rinvangare Death Of Anna Karina o ZiDima, ma nel ritornello ci riserva un effetto sorpresa che distrugge il senso di già sentito, grazie a un crescendo maestoso e indimenticabile. La successiva “La Vertigine” è un attimo più sbiadita, si salva in corner per merito del giro di chitarra azzeccatissimo e il refrain corale posto nel finale. “Passo Falso” si tradisce già dal titolo: è un’improbabile scambio di fluidi tra i Nirvana e Le Vibrazioni, a cui mette una pezza un assolo che pare partorito dalla mente geniale di Tom Morello. La batteria esce fuori nelle composizioni conclusive, dettando tempi in levare (“Guarda Me”) e accelerazioni Punk Rock (“Contro Vento”), molestando l’imperturbabilità dei brani.
Il disco nel complesso è interessante, ben suonato, con qualche momento frammentario che ne rovina a tratti l’ascolto. Piccole pecche che, sono convinto, non guasteranno l’ascesa della band lombarda.

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Funkin’ Donuts

Written by Interviste

Come promesso i Funkin’ Donuts vengono intervistati da Rockambula, un sound tra Red Hot Chili Peppers e James Brown. Essere emergenti al tempo di internet non è poi così facile. Ecco a voi i vincitori del nostro contest AltroCheSanremo Vol. 6.


Cosa sono i Funkin’ Donuts? Parlateci di voi… In poche parole?
I Funkin’ Donuts sono il Funk Rock visto e reinterpretato da quattro ragazzi di Roma. Sono il ricordo del basso di Flea dei Red Hot Chili Peppers unito ai riff alla Tom Morello dei Rage Against The Machine, passando attraverso un cantato che cerca di avere lo smalto e l’efficacia di James Brown, tutto questo condito con una batteria dotata contemporaneamente della leggerezza del Funk e della pesantezza del Rock.

Dalla recensione sulle nostre pagine emerge un sound Funky acerbo e con arrangiamenti raffazzonati ma di grande impatto. Fate una brevissima recensione dei vostri suoni?
Nella nostra musica convergono, come detto sopra, caratteristiche abbastanza precise. Ondeggiamo tra il Funk Rock dei primi Red Hot e la musica dei Rage Against The Machine, senza disdegnare un po’ di Funk tradizionale che ricorda vagamente James Brown. Ci piace suonare queste diverse sfumature e unirle magari all’interno di un’unica canzone, dove ad esempio può capitare una chitarra Funky che si trasforma in una chitarra pesantemente distorta, oppure un basso che passa da giri più elaborati a giri di accompagnamento più propri dell’Hard Rock.

Parliamo indiscutibilmente di un autoproduzione, pensate sarà facile (o difficile) trovare un adeguata produzione ai vostri futuri lavori? Perché?
Non è una questione che ci siamo ancora posti. Funk Tasty KO rappresenta la nostra voglia di mettere nero su bianco i nostri primi lavori ed è stato fatto nel box di Simone, il chitarrista, in modo del tutto autonomo, senza l’appoggio di nessun altro all’infuori di noi quattro. Gli evidenti limiti tecnici e di strumentazione dovuti ad uno studio di registrazione che il nostro Simone ha tirato su da solo e dal nulla, ci hanno permesso di osservare i nostri limiti come musicisti, per cui ci sembra molto più formativo continuare a registrare in questo modo, più che altro per migliorarci nell’eseguire e nel creare musica, e cercare di tirare fuori da noi quattro il massimo in quest’unico contesto, almeno finché non ci sarà la cosiddetta “grande occasione”. Comunque, per rispondere alla domanda, non sappiamo se sarà facile o difficile semplicemente perché ancora non ci siamo ancora posti il problema.

Cosa significa essere emergenti nel duemilaquattordici?
Essere un gruppo emergente oggi vuol dire sbattersi tra serate live, pagine Facebook, purtroppo contest ed un mondo fatto di uffici stampa ed etichette indipendenti. Le serate sono l’elemento più gratificante, ma ci sarebbero diversi “localari”, gestori di locali, che andrebbero presi e attaccati al muro. La cosa accomuna anche chi organizza e pensa alcuni contest, concorsi musicali, dove non è importante come suoni, quanti calli ti sei fatto nel provare e riprovare i pezzi o se hai una presenza scenica che farebbe impallidire James Brown se fosse ancora vivo (Dio l’abbia in gloria), ma solo quante persone riesci a portare al loro fottuto evento. In breve, ai nostri giorni, come un gruppo riesce a “vendersi” tramite canali alternativi alla musica che propone, conta molto di più.


Internet gioca un ruolo fondamentale per le band emergenti oppure è solo merda? Vi sentite danneggiati oppure aiutati dalla musica virtuale?
Il potere divulgativo di internet è innegabile e saremmo degli ipocriti a sostenere il contrario. Ci piace interagire sui social network con tutte quelle persone che hanno piacere a partecipare alla nostra musica, ci piace che sia possibile raggiungere noi e le nostre canzoni direttamente online. Detto questo, siamo comunque i primi, ogni volta che ce n’è occasione, che hanno piacere a comprare gli Ep o gli album dei gruppi che andiamo a sentire, piuttosto che ridurci a sentirli online, semplicemente perché troviamo sia un giusto e doveroso riconoscimento per tutti quei ragazzi che fanno musica. Anche qui, per riassumere, internet è un mezzo divulgativo, ma la musica va ascoltata su disco o, meglio ancora, live.

Trovate problematiche nel procurarvi serate live nei locali? Pensate anche voi che in Italia suonano sempre le stesse band?
Nel colloquio con i gestori dei locali romani, l’80% delle volte ti ritrovi a rispondere all’unica domanda che desta loro preoccupazione: “Quante persone mi porti?”. In quel preciso istante sta a te decidere se instaurare un tavolo di trattative, cercando, da bravo PR improvvisato, di fare una mera previsione sull’esito di quante entrate ci saranno, o semplicemente ricordare, a chi ti sta di fronte, che dovrebbe essere lui a preoccuparsi di sponsorizzare l’evento per far sì che il locale che gestisce sia pieno. Non ci sono, quasi più, direzioni artistiche che valutino veramente la musica che viene proposta loro, ma ci si accontenta di far suonare chiunque abbia un seguito e così è probabile che al tuo posto venga scelto il gruppetto di quindicenni che si porta dietro l’intera scuola. Bene così. Per ciò che riguarda la musica live fuori da Roma, pensiamo, che il panorama sia abbastanza vario di band e generi musicali.


Siete di Roma, parlando con altre band della capitale sono venute fuori molte difficoltà per la band del posto a farsi notare, come se una sorta di cerchia ristretta comandasse il “mercato” dei live. Insomma se non conosci non suoni nei posti che contano. Tutto vero?
Abbiamo già espresso una nostra idea su quali possano essere le difficoltà effettive di suonare a Roma. I locali sono tanti e quelli un po’ più “importanti”, dove c’è una selezione sicuramente più esclusiva degli altri, si contano sulle dita di una mano. Suonarci non è poi così difficile, basta non pretendere un cachèt, accontentarsi di una pizza surgelata per cena e portarsi dietro i propri amici “costretti” a pagare l’entrata senza neanche una consumazione inclusa nel prezzo. Non crediamo sia questione di conoscenze o raccomandazioni, ma di… se vuoi/puoi.


Cosa vi inorridisce del sistema musica in Italia?
I prezzi degli uffici stampa.


Pensate che l’estero musicale sia più all’avanguardia?
Pensiamo solamente che all’estero sia più facile vivere di musica, da che cosa derivi questa nostra convinzione non lo sappiamo neanche noi, forse speranza in orizzonti diversi o magari solo invidia per i più alti livelli qualitativi che si riescono a raggiungere.


I Funkin’ Donuts al comando supremo della musica italiana. Decidete voi incondizionatamente cosa fare. Cosa fareste?
Mah… Probabilmente nessuno di noi ci ha veramente pensato. Quello che ci piace fare è semplicemente suonare: suonare live, suonare tra di noi in saletta, creare canzoni nuove. A livello pratico, il diventare “famosi” sarebbe solo un modo per poter far diventare questa passione un lavoro, e quindi ci permetterebbe di farlo ogni giorno, piuttosto che un paio di volte a settimana o nei ritagli di tempo. Quindi invece che fare tot concerti in un mese, o provare tot volte la settimana, potremmo fare tot concerti alla settimana e provare tra di noi ogni giorno. Beh, in effetti sarebbe bello…


Esisteranno delle situazioni imbarazzanti legate all’ambiente musicale in cui almeno una vota vi siete trovati a fare i conti, volete raccontarci qualcosa?
Una situazione particolarmente imbarazzante riguarda un concerto. Per quanto ridicolo possa sembrare, Tommaso e Simone, bassista e chitarrista, si erano messi nel camerino del backstage con Flavio, il cantante, con l’intento di spiegargli quando saltare (sì, saltare) durante una canzone, in modo da riuscire a farlo contemporaneamente. Insomma mentre stavano lì a saltare come degli idioti, un altro gruppo che avrebbe suonato in quella serata ha aperto la porta del camerino e li ha trovati che saltavano tutti e tre in uno stanzino chiuso. Grandi risate.


Domanda obbligata visto il periodo, cosa pensate del festival di Sanremo? E’ quella la musica italiana? Si potrebbe cambiare? Avendo la possibilità ci andreste mai?
Diciamo che noi quattro complessivamente avremo visto sì e no cinque minuti delle ultime sei o sette edizioni di Sanremo. Probabilmente il problema non è Sanremo ma la musica italiana. Sanremo è solo un palcoscenico dove viene mostrato quello che l’Italia offre, quindi se l’offerta è bassa non è necessariamente colpa del Festival. La verità è soprattutto che come musicisti e membri di un gruppo Rock non ci sentiamo rappresentati da un festival che privilegia la musica cantautorale (o che dovrebbe farlo), quindi, al di là d giudizi positivi o negativi sul festival in se, non lo consideriamo proprio. Certo se un giorno arrivasse Pippo Baudo a dirci che siamo richiesti sul palco dell’Ariston, non so se saremmo in grado di dire di no, se non altro per la storia che Sanremo rappresenta.


Cosa avete in progetto nell’immediato futuro? Disco? Concerti? Cosa?
La nostra priorità sono sicuramente i concerti. Suonare più possibile e in più posti possibile è la cosa più importante, perché la musica va portata fuori. La cosa più importante è far conoscere noi e la nostra musica. Dischi, videoclip e altre forme di comunicazione verranno sicuramente, ma saranno sempre subordinate ai nostri impegni live.


Ancora complimenti per la vittoria del nostro insolito e gratuito contest, in questo spazio potete scrivere tutto quello che vi passa per la testa, fare pubblicità e dire quello che non vi è stato chiesto ma che volete dire…
Concludiamo con poche parole e piuttosto che fare pubblicità a noi, facciamo pubblicità al nostro genere musicale. Ascoltateci per ascoltare un genere, assolutamente non originale o innovativo, ma comunque leggermente diverso da quello che ormai si sente in giro. Ciao!

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