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Gronge – Cremone Gigante Per Soli Adulti

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Doversi confrontare con il passato non è mai facile e se poi questo arriva dagli anni 90 ecco che la faccenda si complica. Gronge, questi sconosciuti ai molti che riemergono dagli anni del Grunge dei Nirvana e del lolita Pop della Britney con un album del 1992 mai edito, Cremone Gigante Per Soli Adulti. La faccenda, dicevamo, è complessa sotto molti punti di vista. Gli anni passati, ben ventiquattro, che rendono questo lavoro quasi un reperto di archeologia musicale riportato alla luce non si sa per quale motivo. Il genere, Gronge non è una persona, una band, un mondo ma un concetto di musica sperimentale e provocatoria. La musica, difficile da passare sotto una lente analitica perchè contaminata fino al midollo, sregolata, guidata da un approccio teatrale che raggiunge picchi grotteschi al limite, pure per il più ardito Pirandello. In tutto questo marasma l’unico punto saldo è la voce di Tiziana Lo Conte, che nonostante rimanga ingabbiata nelle logiche non logiche di Cremone e votata al rumore piuttosto che alla melodia, ci porta per mano con personalità per tutti i ventiquattro brani dell’album. Tiziana ha un timbro che si avvicina, per molti aspetti, a quello di Antonella Ruggiero ma che, nell’adattarsi alle turbolenze melodiche, viene usato in modo più moderno e schizzofrenico. Chiarite le premesse è facile capire che preferirei astenermi dal dare un giudizio su questo gruppo romano che fin dal 1989, anno di fondazione, ha percorso con tenacia la via dell’autoproduzione cercando di uscire da schemi e logiche preconfezionate.

Questi pionieri, forse, dadaisti visionari del loro tempo, ascoltati alcuni decenni dopo perdono l’aura trasgressiva e provocatoria e il loro Punk Noise misto a Pop denaturato con qualche pennellata New Wave non sconvolge il mio animo. Direte, sbagliato decontestualizzare, soprattutto per un disco che affonda la sua ragion d’essere nella critica feroce alla sua contemporaneità; dico sì con riserva in quanto Gronge nel momento in cui decide di editare il disco si mette alla mercè di noi ascoltatori, che abbiamo orecchie abituate ad altre sonorità e gusti definiti su altri modelli. Probabilmente se fosse uscito nell’anno di realizzazione sarebbe stato tutta un altra storia e avrebbe avuto un altro e alto valore culturale, pezzi come “Era Moderna”, “Ticket” e “Metropolis” e la stessa tracklist “Cremone Gigante Per Soli Adulti” avrebbero avuto un’impronta più decisiva sui ricordi delle generazioni future e sulla musica italiana in generale.

Le chitarre impazzite, il Punk e il sapore della patina vintage non sempre fanno “figo” e lasciano a chi resta un nostalgico dei tempi che furono e agli appassionati una raccolta postuma dall’allure del vorrei ma non posso.

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