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La Nevrosi – Altro che Baghdad

Written by Recensioni

Ci sono delle regole ben scritte fatte per essere violate: una può essere che non è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera. Un’altra è chiara e raramente è stata smentita: quando un disco si apre o colloca tra le primissime tracce il singolo (che tra l’altro dà anche il titolo allo stesso), avrà poco da dire nel proseguo. Partiamo dal principio…

La Nevrosi è un quartetto partenopeo composto da una sezione ritmica tutta al femminile che si completa con i maschietti a occuparsi di voce e chitarra. Il 2013, anno del loro concepimento, ha riservato ai ragazzi già una prima vittoria non di poco conto: la finale del famoso programma Roxy Bar TV di Red Ronnie, dove hanno presentato tre canzoni che ad Aprile 2014 avrebbero composto il loro debut Altro che Baghdad. E arriviamo, disco alla mano, a capire la strada intrapresa da La Nevrosi e a dare un senso a ciò a cui alludevo nell’introduzione di questo articolo. L’inizio è buono, fa ben sperare: la titletrack ci parla di conflitto inteso come guerra (del Golfo o la più attuale caduta del regime di Saddam Hussein?), ma ad un’analisi più attenta ci si interroga se il testo non camuffi ben altre metafore. La seguente “Non Va Più Via” ci pone dinanzi una evidente débâcle: la somiglianza del timbro vocale di Antonio con il collega Vasco Rossi, un paragone che a mio avviso non sa di bocciatura vera e propria, ma toglie un pizzico di originalità alla proposta della band. Nei due brani seguenti, sicuramente i più cupi dell’album, La Nevrosi celebra due persone: una nota e fisica è quel mai troppo compianto Luigi Tenco, qui omaggiato con un riarrangiamento in chiave Rock della sua intramontabile “Vedrai Vedrai” del 1965. L’altra non ha nome, o forse non ci è concesso saperlo, ed è la struggente “La Tua Canzone” a raccontarci la sua storia, fatta di sofferenza e rassegnazione. Con “Ogni Notte è Così” si sterza verso lande più ruvide, su certe sonorità vicine agli inglesi Blood Red Shoes,dove la chitarra regge bene il colpo, sentendosi perfettamente a suo agio. Questo sarà il canone seguito anche per i quattro brani successivi, resi accattivanti dalle armonizzazioni della sei corde di Enzo, mai stucchevoli o scontate. A far calare il sipario è la romantica “La Tua Vita Sarà”, cruda nelle parole, ma che nasconde la dolcezza di chi, sconfitto, ha sete di rivalsa. Terminato l’ascolto torno a chiedermi, e a chiedervi, quali regole sono state rispettate e quali no. In cuor mio un’idea me la sono fatta ed è per questo che non vado oltre la sufficienza.

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Artefacendo Rock Festival: la musica dal vivo, la musica che vive! (con intervista ad Erica Mou)

Written by Articoli

Sabato 22 Giugno 2013 @ San Giovanni Rotondo

Da queste parti, si sa, il Rock’n’Roll è roba per pochi; per questo  nessuno si è preoccupato più di tanto se la piazza non era gremita di gente. All’Artefacendo Rock Festival, chi ci doveva essere, c’era. Il contest, rivolto ai musicisti emergenti, organizzato e ideato dai Laboratori Urbani Artefacendo di San Giovanni Rotondo, è arrivato alla sua III edizione e ancora una volta ha dato la possibilità ai partecipanti di  poter vincere una borsa di studio a seguito di un’esibizione live.

A esibirsi sul palco, con un pezzo inedito ed una cover, sette band del territorio garganico e non. Ad accendere la musica ci hanno pensato  gli  Stereofab di Manfredonia, seguiti a ruota dai Red Dust di San Giovanni Rotondo, i Paper Walls di Mafredonia, i Blastorm di Manfredonia, i Johnny Freak di Cassino, i Figli di Bacco di San Giovanni Rotondo ed infine gli Psilocibe di Troia. Dopo le varie esibizioni è stato bello poter constatare che la maggior parte dei gruppi era ad un livello abbastanza buono per tecnica, capacità compositive, presenza scenica e comunicazione al pubblico, tanto che per l’assegnazione del premio è stato necessario valutare un’ulteriore esibizione dei due gruppi più votati dalla giuria.

Ed è così che Psilocibe e Red Dust sono scesi nuovamente in campo per contendersi la vittoria assegnata, infine, ai Red Dust.  Giovanissimi,  hanno sicuramente ancora molto da imparare, ma di certo non necessitano di lezioni di grinta e coraggio; il loro pezzo inedito e la loro cover di  “Time” dei Pink Floyd sono arrivati dritti sul pubblico come una valanga, sommergendolo di emozioni. Il premio della critica Rockambula è stato assegnato invece ai Jhonny Freak che, nonostante qualche problema tecnico con le chitarre, sono riusciti ad incantare il pubblico sia con il loro pezzo inedito (rigorosamente in italiano), sia con la stupenda interpretazione de “La Donna Cannone” di De Gregori.

Guest Star della serata: Erica Mou, che ha presentato il suo ultimo disco Contro le Onde, uscito lo scorso 28 maggio, eseguendo i brani “Mettiti la Maschera” e “Mentre mi Baci (Scena Madre)”, insieme a “Nella vasca da Bagno Del Tempo” (brano che l’ha portata a vincere il Premio della Critica Mia Martini a Sanremo 2012 nella categoria Sanremosocial) e “Oltre”, pezzo scritto alla sola età di 16 anni, suonato in occasione di diversi contest a cui la cantautrice ha partecipato, e con il quale ha augurato il suo personalissimo in bocca al lupo a tutti i musicisti presenti. Alle volte si dimentica che anche un artista ormai conosciuto al pubblico e con una carriera ben avviata ha dovuto fare anni ed anni di gavetta e cominciare da zero, proprio come tutti i grandi hanno fatto.

Chitarre in spalla, furgoni stracolmi di strumenti, chilometri su chilometri da percorrere, il tutto per giocarsi un’altra possibilità, per creare una nuova connessione col pubblico, per trasmettere a tanti l’emozione di uno, per generare un suono, per tirar fuori la voce, per improvvisare un assolo, per catturare anche per un attimo l’attenzione e generare all’interno di chi ascolta un piccolo grande wow! E’ così che forse succede quando la musica centra il bersaglio, e nessun ascolto “digitale” potrà mai generare questo tipo di emozioni ed improvvisazioni che può provocare solo un evento live. Per  un musicista emergente tale tipo di esibizioni è indispensabile, come lo è per il pubblico che ascolta, che ha la possibilità di apprezzare a 360° le doti di un artista dimenticando per una volta quel maledetto filtro con la realtà che è lo schermo, di un  pc, di un televisore o di qualsiasi altra diavoleria elettronica.

Iniziative come quella dell’Artefacendo Rock Festival, ed in genere di tutti i contest musicali di musica dal vivo, dovrebbero essere preservate e moltiplicate. Ognuno di noi dovrebbe dire grazie a chi, tra mille e più difficoltà, si impegna a diffondere e preservare quel bene raro che è la musica live, emergente e non, il più delle volte senza un preciso ritorno economico ma semplicemente in nome della propria passione per la musica, in nome del Rock’n’Roll.

Artefacendo Rock Festival, quattro chiacchiere con Erica Mou, sogni e progetti sparsi qua e là, sorrisi ovunque, qualche domanda sul suo presente e sul suo passato, una serie di belle risposte.  

Grazie, Mou!

Ciao Erica, in questo periodo sei impegnata con la promozione del tuo ultimo album “Contro le Onde” uscito lo scorso 28 maggio. Cosa sono per te le onde contro le quali bisogna andare? Cosa rappresentano?
Le onde sono prima di tutto quelle fisiche, quelle del mare. In tutto il disco parlo tantissimo dell’acqua e del mare visto sia come compagno di viaggio che come ostacolo da superare, come elemento rassicurante ma anche come pericolo.
Però le onde contro cui sono voluta andare in questo album sono anche più in generale le avversità della vita, tutto ciò che ti impedisce di viaggiare ma soprattutto tutti gli ostacoli che ci costruiamo da soli, che sono nella nostra testa.
Contro le onde è per me un inno a liberarsi, a rischiare.

Quali sono le maggiori novità di questo disco? (Ho letto di una collaborazione con Boosta dei Subsonica).
Sicuramente la produzione artistica di Boosta è una grande novità! Con Davide abbiamo davvero lavorato a quattro mani su queste canzoni, ne abbiamo anche scritte un paio insieme (“Il ritmo” e “Non dormo mai”) e anche scrivere con un altro artista rappresenta per me una novità. Le sonorità sono un po’ più elettroniche, senza rinunciare però ad un approccio molto suonato, molto “live”. Inoltre è la prima volta che do dichiaratamente un senso comune ad un album, c’è un unico concept che si sviluppa attraverso le canzoni.
E poi grazie a Davide sono riuscita a tirar fuori la parte più ironica di me senza perdere quella intimista, sono riuscita a scrivere e cantare con una libertà che finora non avevo mai avuto in uno studio di registrazione.

Oggi siamo ad un Rock Festival dedicato allamusica emergente, torniamo al tuo di esordio. Ne hai ripercorso le tappe sul palco del Roxy Bar di Red Ronnie il 15 giugno (il racconto, tra l’altro, è stato davvero bello ed emozionante). Hai definito la tua partecipazione al contest che ha “scatenato una serie di cose stupende”, “una serie di fortuite e fortunatissime coincidenze”. Credi davvero sia solo questo? Dicci la verità, quanta energia e quanto impegno ci hai messo per arrivare fin qui?
Io mi impegno da quando avevo cinque anni, dalla mia prima lezione di canto. La musica è un percorso infinito di studi, di ascolti, di incontri, di pensieri. Le coincidenze sono quegli avvenimenti magici che ti portano in un luogo al momento giusto, per me è stato davvero un caso iscrivermi a quel contest. Ma poi ovviamente… la performance sul palco non si fa con la fortuna, ma col portare il pubblico per un attimo a guardare dall’interno il punto in cui ti trovi in quel percorso infinito, tecnicamente ed emotivamente.

Il Rock Festival di oggi è organizzato dai Laboratori Urbani Artefacendo di San Giovanni Rotondo, uno dei 151 laboratori urbani la cui nascita è stata finanziata dalla Regione Puglia all’interno del programma Bollenti Spiriti, il programma della Regione Puglia per le Politiche Giovanili. Quanto hanno influito le politiche della Regione Puglia rivolte alla musica per il tuo esordio e per la tua carriera di musicista?
Per me sono state fondamentali sia a livello promozionale (per esempio un mio brano era inserito in una compilation allegata al mensile XL) che economico (grazie ai bandi di Puglia Sounds abbiamo avuto un sostegno per la Prima del mio precedente tour e per la realizzazione del mio ultimo videoclip “Mettiti la maschera”). Inoltre essere pugliese mi ha agevolato nel suonare all’estero ma, più di ogni altra cosa, grazie alle istituzioni della nostra regione ti senti parte di un sistema, senti di produrre qualcosa di concreto, qualcosa che fa parte nel suo piccolo di una economia. Ed oltre ad essere un musicista diventi anche una persona che fa il musicista.

Quale consiglio daresti oggi ad un artista, ad una band emergente?
Consiglierei di suonare ovunque, sempre, tanto. Di essere in movimento, di divertirsi, di studiare e di ascoltare. Alla fine dell’Artefacendo Rock Festival una giovanissima band mi si è avvicinata e mi ha detto: “noi ci siamo formati da pochissimo, come si fa ad avere un contatto con una casa discografica?”. Ecco, consiglierei soprattutto di ragionare sui propri obiettivi, di essere autocritici e non farsi mai domande come questa.

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Il video bootleg dei Totale Apatia al Roxy Bar

Written by Senza categoria

Dopo avere intervistato RuSsU e visionato il video di “Sai Perché?” per il progetto LaGrandeOnda (che andrà in onda su RoxyBarTv) presso il MUSIC ITALY SHOW in Fiera a Bologna, RED RONNIE ha deciso di invitare i TOTALE APATIA ad esibirsi live nei mitici studi del ROXY BAR, riaperto SABATO 15 GIUGNO per una serata in collaborazione con Aramini Strumenti Musicali che tra l’altro metteva in palio un set completo di batteria e amplificatori per l’artista ritenuto più meritevole.

In qualità di partner dell’esibizione, Rockambula vi propone il video bootleg dei Totale Apatia al Roxy Bar.

Vi invitiamo inoltre a visitare e partecipare, magari inserendo un commento, alla pagina https://www.facebook.com/events/387718038004928/ dedicata proprio alla promozione del video bootleg.

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