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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #21.05.2018

Written by Playlist

Lisa Hannigan – Passenger

Written by Recensioni

Amata artisticamente e non senza mezzi termini da Damien Rice con il quale ha condiviso progetti musicali, session e amore, Lisa Hanningan, la rossa cantautrice irlandese, torna a camminare con le proprie gambe sui sentieri folk della sua infanzia e della sua vita attuale, viaggia e tutto quello che riesce a condensare delle emozioni vissute, le raccoglie in questo bel tenero album “Passenger”, undici fiori sbocciati tra gli occhi e giornate impegnate a fare chilometri in giro nel mondo senza mai abbandonare le rotonde convinzioni che nutre per la sua Inghilterra, terra anche di pop e melodie rinfrescanti.

Un disco che vive il proprio tempo o forse di più, che fa stare bene con la testa nei sogni, comodi e con buona pace di spirito, suite e atmosferici field che convincono subito, senza pensarci un secondo, modelli di fantasie sognanti che fungono ad atto d’amore consenziente, pallido e timido, ma consenziente; delicatezze vocali che si accostano a quelle di una leggiadra Vashti Bunyan alle prese con filigrane jazzly e ballate sospese, abbandonate su di una scrittura morbida e soave, un flute di note e poesia da bere tutto d’un fiato.

Di dischi come questo quello che colpisce sempre è l’evanescenza, quel vaporoso sistema comunicativo che sa di pulito e allentato che si fa respirare come ossigeno raffinato; prosaiche come voli radenti di rondini spensierate arrivano le cablate spaziose di “Passenger”, la march-stompin’ “Knots”, il pop radiofonico color arancio “What’ll I do”, stupendo il duetto mozzafiato con Ray LaMontagneO sleep”, l’andatura da ronzino stanco “Flowers” o il pensiero fugace e  solingo di un violino suonato da Lucy Wilkins che accompagna come un sole giunto al declino di una giornata “ Paper house”, ed è un ascolto che  si equilibria tra classico ed indie-folk, ma poi ogni definizione si fa benedire tanto vive di un volo di fantasia di un tot di minuti.

Della serie quello che “non passa il convento”, un bel disco da ascoltare chiudendo il mondo fuori e conservarne intatto il suo analgesico poetame a lungo nel tempo.

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