Sono le 21:30 quando le luci si accendono e Daniele Silvestri sale sul palco del Porto Turistico di Pescara cominciando il concerto sulle note di “Marzo 3039”, e via ad alternarsi canzoni che almeno due generazioni di noi conoscono benissimo.
Silvestri si dimostra in ottima forma e passa abilmente da brani eseguiti con la chitarra a canzoni più intime che lo vedono alla tastiera. “Strade di Francia”, “Ma che discorsi”, “Le cose in comune”, “Sempre di domenica” fino a “La guerra del sale”, con le immagini di Caparezza proiettate sul maxi-schermo sullo sfondo.
Poi c’è anche un momento molto serio. Tre brevi filmati vengono proiettati alle sue spalle: il tema del primo è il diritto di voto alle donne, poi compare Enrico Berlinguer che parla di giustizia sociale, infine un intervento tratto dal Gay Pride. A seguire “A bocca chiusa” e “L’uomo col megafono”.
Ma la serata è ancora lunga! Daniele prende una chitarra, ci dice che suonerà qualcosa a sorpresa, inizia a muovere le dita sulle corde e i migliori romantici in un momento riconoscono un pezzo degli Otto Ohm: regalando un grande sorriso agli spettatori pescaresi appare Vincenzo Leuzzi detto ‘Bove’ sale e intona insieme a Daniele le sue “Strade inquiete” e “Fumo denso”, e poi ancora “A me ricordi il mare” e “Il mondo stretto in una mano.” Poi si congeda, e Daniele continua sulle note dei suoi grandi classici come “Gino e l’alfetta”, “Salirò”, “Testardo” e l’immancabile “Occhi da orientale”.
Sono già più di due ore che si suona a Pescara, e ormai dopo il bis pensiamo tutti che sia arrivato il momento dei saluti. E invece no! Iniziano le canzoni a richiesta! “L’autostrada”, “Samantha”, poi Silvestri lancia un tappo tra il pubblico: alla persona che lo afferra tocca scegliere ancora un pezzo, la scelta cade su “La paranza”, e via tutti a ballare.
Si chiude con “Aria” e il grande classico, “Cohiba”. Il pubblico è entusiasta. I musicisti si abbracciano, grandi sorrisi ed un inchino finale verso il pubblico.
Grazie Daniele, con le tue quasi tre ore di concerto ci hai regalato una serata strepitosa.
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Daniele Silvestri @ Estatica | Pescara, 08/08/2016
Sainkho Namtchylak live @ Folk Club, Torino, 18/04/2016 [PHOTO REPORT]
Lo storico Folk Club di Torino ha ospitato pochi giorni fa l’inimitabile voce tuvana di Sainkho Namtchylak accompagnata dagli strumentisti maliani Liya Ag Ablil “Diara” e Sanou Ag Ahmed, membri di Tinariwen e Terakaft, e dal nostro Danilo Gallo dei Guano Padano.
L’artista europeo ha fatto da ponte tra le circolarità chitarristiche dei musicisti nordafricani e l’incredibile espressività vocale di una Sainkho Namtchylak che ha deliziato il pubblico con il suo canto che riprende i tratti caratteristici della sua terra d’origine adattandoli alle più svariate sonorità in questo riuscito incontro tra culture.
Il live ha vissuto molto d’improvvisazione ed i brani dell’ultimo Like a Bird or Spirit, Not a Face si sono sviluppati spesso in modo molto diverso che su disco.
Sainkho, che col suo viso e le sue movenze potrebbe sembrare un personaggio del mondo di una spiritualissima Paperopoli, non ha fatto mancare brani di lavori meno recenti ed ha terminato il concerto felice e commossa regalando una conclusiva “Dance of Eagle” fatta di sola voce.
Un’anima bella, affabile e delicata, questo ha visto e sentito il pubblico presente in sala, oltre ad un concerto che sicuramente avrà saputo conquistare i più.
William Basinski @ Superbudda, Torino, 12/04/2016 [PHOTO REPORT]
Il compositore sperimentale statunitense William Basinski sta in questi giorni presentando in Italia la sua nuova composizione A Shadow In Time, requiem in memoria di David Bowie. Il Superbudda di Torino ha avuto l’onore di ospitare la prima data di questo breve tour il 12 Aprile.
La serata Ambient Drone è stata aperta dal set del bravissimo Paul Beauchamp che ha preparato il pubblico presente in sala al live dell’artista texano. L’autore delle celebri Disntegration Loops ha poi avvolto la gremita sala con la sua ultima composizione, un’elegia che si evolve lentamente e col passare del tempo si fa sempre più magnetica fino al doloroso, ma estremamente dolce, finale.
Una contemplativa composizione di cinquanta minuti per descrivere l’ombra lasciata nel tempo da una stella già di per sé nera. Basinski sarà nel nostro paese ancora per qualche giorno, chi può non se lo perda.