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Saint Motel – Voyeur

Written by Recensioni

Debutto ad altissimo volume per i quattro losangelesini Saint Motel, esemplari unici nella loro certificazione sonora di far  della musica che propongono  una corrente alternata di pop, dance, allucinazioni da Studio 54 e mosse gloss che potrebbero andare bene per una serata a Las Vegas come in quartiere periferico di Milano, una di quelle band che non soffrono assolutamente della patologia del “primo disco”, loro sono così, difetti pregi messi insieme pur di far smuovere il culetto di tanti dancers affamati ed ingordi trafficanti del sabato sera.

Voyeur” (manco a farlo apposta) è il loro primo lavoro discografico che, senza la velleità di essere fattibile ascendente su qualcuno o qualcosa, arriva come una meteora impazzita tra le calure di questa estate torrida, e a dirla tutta più che rinfrescare fa sudare da matti in quanto ad energia e frenetismi è il massimo che il mercato possa – ultimamente – offrire; inutile cercare qualsiasi provenienza circa intellettualismi lirici o altro, qui il sound o il groove regna assoluto, una misticanza estiva che ha la prerogativa di dire tutto e niente, occorre solamente lasciarsi prendere dalle sue striature soniche e farsi trasportare con la testa in mete esotiche, dancefloor trandy, vibes BeeGeesiane e  deliri iper colorati di elettricità e turbolenze di Marshall a palla.

Con i – pressappoco – Killers come numi tutelari in sottofondo, i Saint Motel sono una band a tutto ritmo, spiritelli apolidi di musiche e hooks radiofonici da contagio, e anche se non  volete entrare nella loro area move-it vi ci portano lo stesso, anche vestiti come siete senza strass, gèè o lamè alla John Travolta o alla bella Karen Lynn Gorney, in pochi attimi sarete al centro dello shake convulso “Benny Goodmann”, prede del rifferama tex.mex “Honest feedback”, importunati felicemente dal rock battuto di “You do it well”, “Hands up Robert” o addirittura potrete pomiciare come non avete mai fatto tra le spennate acustiche ed innamorate della ballata “Balsa wood bones”, inno di coretti e arie field che ti fanno riprendere il minimo di fiato sindacale.

Volete liberare il corpo e sgomberare la mente per una mezzoretta buona, qui c’è la medicina che serve e senza controindicazioni..

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