Nelly Furtado Tag Archive

Dance pop e non solo – Intervista ad Alice Robber

Written by Interviste

Futura 1993 ha intervistato la giovane artista che si divide tra Roma e Londra.
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Beatrice Antolini – Vivid

Written by Recensioni

Saranno i tempi non più conformi, le deviazioni meteo o chissà la profonda alienazione dell’underground o i prezzi delle albicocche alle stelle, fatto sta che quel prodigio che fu  Beatrice Antolini si è liquefatto per sempre, lontani i tempi di A Due e stratosferici gli allontanamenti dalle conferme che per un lasso di tempo l’avevano seguita qua e la per lo Stivale. Ed ora? Tutto finito, Vivid, l’ultimo lavoro della nostra marchigiana è un buco nell’acqua colossale, un sequel di quel orrido escamotage chiamato BioY che già era presagio sincero di una fine annunciata, di una pagina underground strappata e data in pasto al nulla.

Dischi simili funzionano nel senso opposto del piacere, tracce queste su livelli “metaqualcosa” spudoratamente declinate all’effetto immediato che purtroppo per la Antolini non arriva nemmeno se lo si affitta a buon soldo, un continuo riciclo di elementi ispirativi e di mosse già  pre-esistenti per giocarli poi in  manipolazioni estenuanti e di scarsissimo valore uditivo; dieci confusioni patinate che soggiacciono e guastano il ricordo di questa giovane promessa che era, e che confondono ulteriormente il già tanto confuso circuito emergente. Quello che emerge – o sarebbe meglio dire “viene a galla” – è un contorno musicale senza capo ne coda, molto radiofonico quello si ma di quei “zompettoni imbarazzanti” che farebbero la fortuna di qualche club sulla costa sud del lago di Garda nei fine settimana.

Sculettate alla B52’s, la Furtado che anela amore tra un trucco e l’altro “Open”,. “Trasmutation”, più in basso la tecnologia vibrante dell’Acid Jazz che avvampa senza prendere fuoco “Now”, la stupidità ritmata in mid-techno “Cobra” e un pochino più in disparte (menomale) la nullità corale di “Happy Europa”, anello di congiunzione tra il niente e sperpero di energia elettrica, quello che rimane dopo l’ascolto è solamente il ricordo vago di “ My Name Is An Invention”, sciarada volatile ben congegnata ma che purtroppo non può soddisfare da sola quello che un intero disco nega all’ascolto.

Beatrice Antolini devia sulla strada di un mediocre Soul-Pop, forse un ripiego o forse una ricerca di un qualcosa da cantare pur di cantare, ma quello che si prospetta agli orecchi è solo autolesionismo senza nessun significato. Peccato gli inizi erano buoni…….

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Nelly Furtado

Written by Live Report

Eccomi catapultato quasi per caso al concerto di Nelly Furtado, lo scopro pochi giorni prima dello stesso e ciò che mi torna subito in mente è il mio passato da ragazzino in cui la bella Nelly mi aveva attratto più per la sua indiscussa bellezza che per la sua, diciamo, particolare voce. Ricordo il suo primo album Whoa, Nelly!. Scorreva veloce tra semplici ma ricercati ritmi pop e ritornelli che entrano in testa facilmente, ritornelli che eri pronto a fischiettare per le 42 ore successive. Era però evidente già da questo album che Nelly avrebbe riscosso un discreto successo e avrebbe avuto il modo di coltivare i piccoli esperimenti presenti in alcune tracce dello stesso, a partire dai ritmi portoghesi che si porta con sé date le sue origini.

Gli anni a venire la confermano come pop-princess di buon livello, se Folklore segue un po’ la strada aperta da Whoa, Nelly!, l’album successivo Loose ci mostra una Furtado completamente diversa dalla precedente. L’album riesce a fondersi nonostante l’eterogeneità dei singoli pezzi: si varia dall’Hip-Hop alla Dance, passando dal Pop per finire al R&B. Ora, dopo qualche anno fuori dalle scene, una gravidanza, tante collaborazioni, un Best of e la scoperta della meditazione, Nelly Furtado torna con un nuovo album dal nome The Spirit Indestructible.

Il concerto viene aperto da Dylan Murray, la sua chitarra e la sua voce. Niente di che, scoprirò dopo che deve il suo successo a Nelly stessa che lo chiamerà per duettare sulle note di “Be Ok”. Ore 21.50, mi guardo intorno. L’Alcatraz è tutt’altro che pieno. Nelly spunta fuori puntuale ed inizia il suo concerto con le note di “Spirit Indestructible”, secondo singolo rilasciato dall’album omonimo. Si capisce sin da subito come la cantante canadese adori coinvolgere il pubblico e divertirsi con esso. E il pubblico, il suo pubblico, gradisce e canta ogni singola parola con lei. Si prosegue con “Waiting 4 The Night”, in versione più dolce dell’originale quasi a voler scaldare gli animi per i pezzi successivi “Say it Right”, che senza l’ossessivo “Hey” ripetuto da Timbaland sembra addirittura migliorare, e “Manos al Aire” in cui tutto il pubblico partecipa attivamente con le mani in aria per la gioia della stessa Nelly che ringrazia a fine canzone con un buon italiano.

La canzone successiva, come tutto il concerto, rispecchia esattamente il percorso di sperimentazioni varie seguito negli anni da Nelly Furtado. “Powerless (Say What You Want)” parte con un ritmo country, soft e gradevole e dopo aver intonato probabilmente la frase più significativa del pezzo “Cause this life is too short to live it just for you“, una chitarra quasi rock entra prepotentemente in scena per dar vita ad una canzone completamente diversa. L’azzardo è notevole, riesce e scuote i poveri genitori venuti ad accompagnare i propri figli (quindicenni o giù di lì). La prima parte del concerto si chiude con il ritorno sul palco di Dylan Murray con il pubblico tutt’altro che felice. Lui stesso sembra fuori posto e pronto a scappare.

La seconda parte è un crescendo tra hit del passato e bei pezzi del nuovo album. “Turn Off The lights” suona soffice fino all’arrivo di un assolo sulle note di “Fly Away” di Lenny Krevitz e un intermezzo simil-dubstep ottenendo così una versione completamente differente dall’originale. Dopo aver eseguito “Bucket List”, lasciando cantare anche gente dal pubblico, e “Broken Strings”, si passa ad “All Good Things (Come to an End)”, uno dei maggiori successi di Nelly. E tu che sei lì, a Milano, e non aspetti altro che l’entrata trionfale degli Zero Assoluto rimani deluso, tremendamente deluso.

L’ultima parte del concerto passa da un primo momento Hip-Hop/Rap con “High Life / Bigger The Better” per concludersi con ritmi più dance con “Live it to me” e “Promiscuos”. Piccola pausa, candele sul palco in stile Madonna e succede esattamente quello che ti aspetti: medley “Miracles – Like a Prayer” con tanto di cambio di vestito in corsa. Si chiude con “Maneater” e tanta energia sul palco e tra il pubblico. Un concerto senza esagerazioni, senza immense scenografie, Nelly, il suo sorriso e il suo pubblico che sa comunque apprezzarla, accompagnarla e stimolarla semplicemente per quello che è.

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